CAPITOLO 12
“Il
labirinto”
La prima cosa che notarono i
nostri era che, nella nuova stanza in cui erano appena entrati, non c’era
presenza alcuna di acqua. Si era tornati alla classica sala anonima metallica.
La particolarità di questa stanza era però ciò che presentava al suo interno:
una particolare struttura, anch’essa in metallo, definita dai più con il termine
labirinto.
“Oh mio dio! Cos’hanno messo lì
in mezzo?” chiese, già preoccupata, Rosa.
“Sembra in tutto e per tutto un
labirinto, signorina” le rispose Oscar.
“Bene, ci mancava anche questa!”
cominciò a lamentarsi Marco.
“Io non li sopporto nemmeno
quando sono nella settimana enigmistica…” ironizzò Sara.
“Beh, è sempre meglio degli
squali, non trovate?” sottolineò giustamente Tommaso.
“Non vi preoccupate gente!
Basterà che seguiate il mio istinto!” e detto questo Stefano partì alla
carica.
Gli altri nove gli andarono
dietro fiduciosi ed entrarono nel complesso. Subito nell’ingresso trovarono due
via ad attenderli. Noro imboccò deciso quella di sinistra. Dopo un lieve
zigzagare, presero un corridoio che li portò verso il muro esterno. Costretti
solamente a voltare verso destro proseguirono e, in un attimo, la loro guida
scomparì.
“Cos’è successo?” chiese Simone
dalle retrovie dato che, in quei cunicoli, in più di due affiancati non si
poteva passare.
“Tutto bene, Stefano?” domandò
Carla allo scienziato, che si trovava sdraiato prono a terra, con le gambe
sollevate da una grande sfera d’acciaio.
“Sì Carla… ahi… questa sfera mi è
venuta addosso…”.
“Mi sembrava tutto troppo
semplice…” osservò sfiduciato Orsi.
“Forza Stefano, non è nulla.
Proseguiamo!” lo esortò convinta Silvestri.
La compagine dunque proseguì la
marcia. Prima a destra, poi a sinistra, poi di nuovo a destra e dopo ancora a
sinistra. Proseguendo per qualche metro, si trovarono con due nuovi sbocchi alla
loro sinistra.
“Dato che dovremmo essere ancora
verso l’esterno del labirinto, io direi di andare verso destra. Non penso che,
tornando a sinistra, andremo da alcuna parte…” spiegò la situazione Testa.
Dopo attimi di indecisione,
Santucci ordinò “Vai a controllare, soldato”.
“Sì signore!” obbedì fedelmente
Sarti.
L’ufficiale si affacciò appena
dallo stipite del muro, per poi ritrarsi rapidamente e lasciar andare la sfera a
sbattere contro la parete.
“Bene, è deciso! Tutti a destra!”
ripartì come un fulmine Stefano “Lo sento! Siamo vicini all’uscita, gente!”.
Una volta girato subito e
nuovamente a destra… vicolo cieco.
“Cosa?” allo stesso capofila
crollò il mondo addosso.
“Seguiamo il tuo istinto avevi
detto…” lo canzonò Andrea, mentre si accendeva una delle sue sigarette.
“Oh per la miseria! Possibile che
non riusciate nemmeno a risolvere un giochetto da bambini come questo!” sbottò
improvvisamente Marco.
“Sai che ti dico Sciullo… ne ho
davvero piene le scatole di quella tua erre moscia!” gli tuonò contro Roberto,
andandogli pericolosamente molto vicino.
“State calmi, ragazzi! È inutile
metterci a scannare tra di noi!” tentò di separarli Rosa.
“E ora che facciamo?” chiese
sconsolato Tommaso.
“C’è solo una cosa da fare…”
rispose tranquilla Sara “Io direi di tornare indietro, non vi pare?”.
E così fece l’intero gruppo. Dopo
breve, facendo a ritroso tutto il tragitto percorso, ritornarono esattamente al
punto di partenza.
“Però!”notò subito Rosa “non
hanno perso tempo a chiudere la porta!” catturando l’attenzione di tutto
sull’entrata, ora chiusa ermeticamente, del labirinto in cui si trovavano
dentro.
“Ok… abbiamo visto che andando a
sinistra non si va da nessuna parte, quindi andiamo a destra!” ricapitolò il
tutto Santucci, prima che qualcuno andasse nel panico.
E così fecero, ma subito si
trovarono di fronte ad un incrocio a T.
Dopo altri attimi di indecisione,
fu Silvestri a prendere l’iniziativa “Secondo me, a destra non si va da nessuna
parte…” e, mentre si avviava verso tale direzione, ordinò “Voi aspettatemi
qui!”.
Il gruppo non si mosse e, dopo
aver sentito l’ormai familiare rumore della sfera d’acciaio che colpiva il muro
metallico, udirono “Sì, avevo ragione!”.
Dopo poco, la stessa biondina
dagli occhi castani rientrò alla base.
A questo punto, la compagine andò
a sinistra e, dopo una lieve virata a manca, svoltarono a destra e si trovarono
con un nuovo corridoio ed un entrata subito sulla destra.
“Bene, questa volta vado io in
perlustrazione…” si offrì volontaria Wilson che, dopo poco, ritornò “Altro
vicolo cieco… però arredato bene! Potrebbe venirci fuori un bel bilocale!” ci
scherzò su la dottoressa. Quindi tutti in avanti, per poi girare a destra,
andare brevemente a zig-zag e trovarsi di fronte un nuovo androne, con
l’immancabile globo che puntava dritto verso di loro. Con sorpresa di tutti, il
ladro dalla giacca verde puntò la sua arma contro la stessa e fece fuoco. La
pallottola rilasciata rimbalzò pericolosamente su di essa. Intanto gli altri si
precipitarono indietro per evitare l’urto, che la sfera subì contro il
tramezzo.
Subito il poliziotto afferrò per
il bavero il suo antagonista “Che cazzo avevi in mente Lupo?! Mettersi a sparare
in un ambiente chiuso!”.
“Valeva la pena tentare…” si
giustificò l’altro, con un sorrisetto beffardo sul viso.
“Se solo fossi a posto al posto
con il piede, la calcerei via io…” sussurrò il capitano del Team 2000, che aveva
sempre il braccio legato al collo, anche se ancora piuttosto bagnato dalla
precedente avventura.
“Sì, come no…” lo canzonò
Sara.
Dunque il gruppo riprese il
cammino e, dopo aver svoltato una volta a sinistra, una volta a destra, poi
nuovamente a sinistra ed infine nuovamente a destra, si trovarono con due
sbocchi, uno di fianco all’altro.
Rosa, che si trovava a capo della
comitiva, avanzò verso di essi proponendo “Forse dovremmo divider…” ma non fece
in tempo a terminare l’idea che fu abbrancata di peso da Roberto, prima che una
nuova sfera le finisse addosso.
“Stai attenta, Rosa!” la
rimproverò il poliziotto.
“Grazie…” l’attrice espresse la
sua gratitudine a capo chino. Una volta di nuovo a terra, superò l’enorme
biglia, che si era fermata schiantandosi contro il muro, per raggiungere il
secondo sbocco, da cui, momentaneamente, non era uscito niente. Una volta lì, la
morettina sventolò un piede all’imbocco dell’entrata, per poi ritirarlo subito
indietro. Non accadde nulla. A questo punto si affacciò con il suo viso grazioso
per sincerarsi che si trattava dell’ennesimo vicolo cieco. Una volta avutone la
conferma, la banda decise di proseguire nel corridoio da cui era sbucata la
sfera. Il povero Stefano Noro, che oltre ad essere il più basso era anche il più
corpulento, riuscì a malapena a passare tra la suddetta sfera ed il muro.
La truppa quindi, proseguendo
nella sua marcia, passò ad un altro corridoio sulla destra quando,
improvvisamente, il militare si bloccò.
“Signori, aspettate un
attimo…”.
Tutti si fermarono e si girarono
verso di lui.
“Cosa succede, figliolo?” domandò
preoccupato Testa.
“Ho sentito un rumore…” rispose
enigmatico Sarti.
“Oh ti prego Simone, non dire
cazzate! Già sto combattendo terribilmente contro la mia claustrofobia, ti
prego, cerchiamo di uscire il prima possibile di qui ed alla svelta!” lo
rimproverò un estremamente sudato Sciullo.
“Però, ora che ci faccio caso, lo
sento anch’io uno strano brusio…” intervenne Silvestri.
“Hai ragione Sara…” l’appoggiò
Orsi.
“Sembra che venga da dietro
questa parete” spiegò Noro, indicando il muro alla loro destra.
Tutti allora appoggiarono
l’orecchio alla superficie verticale. Udirono qualcosa.
“Cos’era?” chiese Wilson.
“Sembrava uno… starnuto!” rispose
perplesso Santucci.
“Che bastardi! Sono al di là di
questo muro!” sbottò Lupo, impugnando subito la sua pistola.
“Fermo Lupo! Non fare cazzate!”
lo bloccò subito il tutore dell’ordine.
“Che stronzi! Quello era proprio
uno starnuto!” imprecò Sara calciando il muro, facendosi più male che bene.
“Ascoltate ora… quel ronzio si è
fermato” informò gli altri, Tommaso.
“Chissà cosa stanno facendo?”
domandò visibilmente spaventato Marco.
“Ci tengono sotto controllo,
magari con qualche telecamera nascosta” ipotizzò Simone controllando, nel
frattempo, tutto l’ambiente attorno a loro.
“POTETE PROSEGUIRE”.
La voce dagli altoparlanti tornò
a farsi sentire dopo un po’ di tempo, mandando su tutte le furie Andrea.
“Brutti bastardi! Fattevi vedere,
se avete le palle!” urlò contro il nulla.
“Personalmente signori proporrei
di proseguire, dato che, ahimè, non vedo altre soluzioni all’orizzonte” riportò
tutti alla calma, Oscar.
Il gruppo seguì rassegnato il
consiglio e proseguì la sua marcia quando, dopo poco, si trovò ad un nuovo
bivio, con il corridoio che proseguiva in avanti ed una nuova apertura a
sinistra.
“Ed ora?” domandò al resto della
comitiva, Rosa.
Dopo qualche attimo di silenzio,
fu Tommaso a rispondere “Potremmo fare come hai proposto te poco fa…”.
“E cioè?”.
“Dividerci in due gruppi”.
“Va bene, però bisogna che, in
entrambi i gruppi, ci sia almeno un componente che abbia un buon senso
dell’orientamento” sentenziò Roberto.
“Io sono a sua disposizione,
signore!” affermò Sarti.
“Bene e l’altro… Lupo, ci riesci
a fare una cosa giusta, almeno una volta?”.
“Ci proverò…” rispose alla
provocazione ghignando.
“Sentite… per formare i gruppi,
potremmo fare la conta?” propose, non certo in maniera scherzosa, Stefano.
Alla fine, tutti appoggiarono
l’idea e, dopo aver ultimato la divisione, i due gruppi erano: con il militare,
Noro, Wilson, Simone e Silvestri mentre, con il ladro, vi erano i restanti Orsi,
Santucci, Sciullo e Testa.
“Bene! Noi andiamo per di qua!”
ordinò il soldato mentre si avviava, seguito dal suo gruppo, verso lo sbocco
sulla sinistra.
“Aspettate un attimo…” li
interrupe subito il poliziotto.
“Cosa c’è ora?” domandò seccata
Sara.
“Perché tutte le donne sono nel
suo gruppo?”.
Tutti alzarono gli occhi al
cielo.
“Dai Roberto! Non puoi pensare a
queste cose proprio ora! Cerchiamo di uscire il prima possibile di qui e basta!
Fallo almeno per Marco…” lo riprese Tommaso, effettuando l’ultima parte del
discorso sottovoce.
E così si divisero per la seconda
volta.
“…Ma è possibile che quello scemo
non pensi ad altro?!” continuò la sua polemica Rosa, mentre la sua combriccola
proseguiva tra i corridoi metallici.
“Che ci vuoi fare tesoro, è pur
sempre un uomo…” le diede corda Sara, mentre Carla riusciva a stento a
trattenere le risate.
“Beh… senza offesa, Simone e
Stefano…”.
“Oh no, tranquilla, non c’è
problema” disse lo scienziato, mentre il ragazzo che era a capo del gruppo
nemmeno rispose.
Intanto, ad un nuovo incrocio a
T, la via verso destra era subito interrotta da l’ennesimo muro metallico.
Proseguendo verso l’unico
percorso possibile, evitando chiaramente una nuova sfera d’acciaio, i soggetti
arrivarono alla conclusione del loro viaggio.
“Purtroppo, devo constatare
l’esito negativo di questa spedizione” prese nota freddamente Sarti.
“Se non altro, speriamo che ai
nostri compagni sia andata meglio…” cercò di rasserenare i presenti, Carla.
“Oh sì certo, senza dubbio, con
quello scemo a capo…” sottolineò la situazione Rosa.
“…Secondo me l’ha fatto apposta
Stefano, di proporre la conta per fare le squadre…” continuò la sua polemica
Santucci.
“Basta Roberto! È da quando ci
siamo divisi che non fai altro che lamentarti!” sbottò alla fine Orsi.
“In effetti, signor Santucci,
anch’io speravo che questa sua discussione terminasse…” lo richiamò anche lo
stesso Testa.
Intanto Lupo proseguiva nel suo
percorso in testa al gruppo, quando si fermò esclamando “Oh cazzo!”.
“Che succede ora?” domandò
Tommaso.
“Un nuovo bivio!” gli rispose
Marco.
Per un po’, nessuno della
compagine prese l’iniziativa. Alla fine fu Andrea a rompere l’incertezza “Io
torno indietro a richiamare gli altri” e, detto questo, si avviò al punto in cui
avevano diviso la compagnia.
Tra quelli rimasti ad aspettare,
il giovane calciatore era l’unico che, nonostante i suoi infortuni, non riusciva
a restare fermo in attesa e, anche per ammazzare un po’ il tempo, sbirciò nel
passaggio alla loro destra. Immediatamente notò qualcosa d’incoraggiante “Ehi,
guardate! Non vi sembra che, da sopra queste pareti, provenga una luce più
intensa?”.
Gli altri, accorsi subito alla
sua chiamata, notarono anch’essi questa particolarità.
“In effetti…” constatò Oscar.
“Potrebbe davvero essere
l’uscita!” esclamò, finalmente entusiasta, Sciullo.
Intanto, anche l’altro gruppetto
si era riunito a loro e subito furono informati della loro scoperta.
“Beh allora direi di andare
subito qua a destra!” propose immediatamente Sara.
“Ma questa volta non ci
dividiamo?” chiese Rosa.
“E perché mai? Siamo vicini
all’uscita, finalmente!” la riprese, anche troppo energicamente, Marco.
“Ok, andiamo allora!” suonò la
carica Roberto.
Dopo aver zigzagato un po’,
trovarono alla loro sinistra un lungo corridoio, senza presenza alcuna di sfere
o quant’altro e, alla fine di esso, la luce che si faceva notevolmente più
invitante. Senza pensarci un attimo, la squadra affrettò sempre di più il passo,
arrivando al termine del rettilineo, da cui la luce proveniva più luminosa, in
piena corsa, anche da parte di infortunati e gente fuori forma, per poi svoltare
a tutta velocità a sinistra. Qui arrivò la brusca frenata.
Un enorme globo, di certo più
grande dei precedenti, rotolava sempre più minaccioso verso di loro. In un
attimo, il gruppo fece dietrofront, scappando il più velocemente possibile verso
la salvezza dietro l’angolo, con anche qualcuna/o che urlava a squarciagola.
Questa volta, il boato del tonfo, tra la sfera ed il muro, fu talmente forte che
in molti si tapparono le orecchie con le mani.
Sara riuscì a malapena a scorgere
che, al termine dello stesso corridoio in cui avevano riposte tante speranze, vi
era nuovamente una solida parete d’acciaio.
“Niente da fare, altro vicolo
cieco” informò gli altri.
Tutti accettarono in silenzio il
verdetto. Tommaso si era accasciato al suolo con i suoi piedi ancora più
doloranti.
“Tommy stai bene?” chiese con la
solita preoccupazione materna Carla.
“Sì, Carla, mi basterà riposare
un attimo” le rispose il ragazzo, mentre si toglieva gli scarpini.
“Oh signore! Ancora non siamo
usciti di qui…” rischiava nuovamente la crisi, Marco.
“Personalmente, però, ritengo che
la luce sia un buon segnale. A questo punto, ipotizzo che dobbiamo solamente
tornare indietro ed imboccare l’altra strada” spiegò con entusiasmo Oscar.
“Anf… sì però… anf… devo
ammettere che… anf… anch’io devo un attimo… anf… rifiatare… anf” appoggiò il
piano del politico, Stefano.
“Bene. Te tutto a posto, Rosa?”
domandò Roberto.
“Certo, e non vedo l’ora di
uscire di qui!” rispose seccata la giovane attrice.
Il gruppo, dato che non sembrava
creare problemi ai loro carcerieri, prese ancora qualche minuto di riposo. Una
volta che lo stesso Orsi tornò in posizione eretta, la compagine riprese il
proprio viaggio.
“Forza soldato, facci strada!”
punzecchiò Lupo.
Sarti, per un attimo, rimase
perplesso “Sì signore…”.
L’andatura della squadra era la
più blanda che avevano adottato da quando erano entrati in quel labirinto.
Tommaso era sempre più
zoppicante, Sara e Rosa procedevano di pari passo una fianco all’altra, Simone
apriva la fila mentre Andrea la chiudeva, Roberto controllava di tanto in tanto
le pareti dei cunicoli, anche Stefano controllava le superfici metalliche
presenti ma con una certa ammirazione, Carla invece era di continuo a
controllare il procedere di ognuno dei suoi compagni, Marco continuava a sudare
freddo ed infine Oscar sembrava il più rilassato dei presenti. Una volta
raggiunto il punto di ritrovo scelto in precedenza, proseguirono diretti verso
la via a sinistra. Nessuno ormai fiatava più. Prima una svolta a sinistra, poi a
destra, poi nuovamente a destra, sinistra, destra, ancora destra. Una rapida
occhiata ad un vicolo cieco a fianco del corridoio da cui erano venuti. Ancora
destra e sinistra per arrivare ad un lungo rettilineo con a fianco uno che
correva parallelo ad esso.
“Questa volta vado io a dare
un’occhiata!” affermò sicuro di se Noro.
Il tozzo personaggio si affaccio
appena all’ingresso, per poi ritirare via velocemente il capo e lasciare che
l’ennesimo globo metallico finisse la sua corsa contro il tramezzo.
“Niente di che neanche qui…”.
La loro luce guida si faceva
sempre più intensa e, dopo un lieve dirottamento sulla destra ed una svolta a
sinistra, la compagnia si fermò. Un rumore, divenuto ormai molto familiare,
annunciò l’ultima sfera che, una volta superata li portava diritti verso un déjà
vu: alla fine del tragitto, la luce che proveniva da destra.
“Questa volta ci siamo davvero!”
assicurò Roberto, che nel mentre affrettava il passo.
E così fecero anche gli altri. In
un attimo, raggiunsero il termine del rettilineo e svoltarono a destra. Subito
riconobbero la porta di entrata/uscita della stanza.
“Speriamo che non sia il punto di
partenza…” disse allarmato Sciullo.
Tutti, per un attimo, si
preoccuparono con lui. Poi le ante scivolarono dentro la parete, così come il
timore scivolò via dai dieci membri del gruppo.
Era proprio l’arrivo del loro
intricato percorso.
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