Shield_BML_00
Ormai io e il ritardo siamo fidanzati ufficialmente :(
Come vedrete, da qui ci sarà un cambiamento netto e spero che possiate gradire la cosa.
Come sempre, insiemne a chi ha messo la storia tra ricordate, seguite e preferite, ringrazio la mia amica e
beta artemide88 e vi lascio alla lettura.
Capitolo 4
“...until you find it there and lead it back home”*
Da quando siamo in questa specie di base-laboratorio ho fatto solo una
cosa: star chiusa nella cabina di Ward, da sola per di più, ed
è quasi passata una settimana da quando siamo arrivati.
Un arrivo che è stato decisamente diverso da quello che Ward si
aspettava: quando ha contattato Garrett, questi si è mostrato
molto felice di riavere indietro il suo Golden Boy e ancora più
felice di avere me come sua "ospite".
Questo entusiasmo non è affatto piaciuto al "mio A.S.", che ha
pensato ad un modo per correre ai ripari e ridurre al minimo i pericoli
per la mia incolumità. Dopo aver pensato attentamente a come
muoversi, ha deciso che la cosa migliore fosse spararmi con un ICER e
poi nascondermi nella sua stanza. Ovviamente non ero d'accordo!
Lasciarmi sparare avrebbe significato fidarmi, in qualche modo, di lui
e questo era impossibile. Abbiamo passato quasi un'ora a discutere,
alcuni momenti anche in modo comico! Un po' come ai vecchi tempi. Anche
perché non riuscivo a capire quale fosse il motivo di questa
farsa, ma non ero riuscita a cavargli di bocca niente se non
farfugliamenti sulla pericolosità di Garrett e su come gli
sarebbe bastato distrarlo.
“Si può sapere quale sarebbe il problema?”
“Che Garrett è troppo entusiasta di incontrarti, Skye!
Potrebbe volere qualcosa da te, ma se riesco ad evitare che vi
incontriate, poi potrei riuscire a distoglierlo da qualsiasi
curiosità abbia nei tuoi confronti. E Garrett sarebbe
l’unico pericolo per te in quella maledetta base,
perché nessun altro si permetterebbe di alzare un dito su di te,
se dico che sei sotto la mia protezione. Quindi mi serve un diversivo
per evitare il vostro incontro. Poi lui sarà troppo occupato per
pensare a te!”
Alla fine, appena mi sono distratta, contro il mio volere, mi ha
sparato. Prima di perdere i sensi ho sentito solo uno "scusami", che
ovviamente vale meno di zero detto da lui.
Eppure devo ammettere che odio stare da sola tra queste quattro mura,
quasi più di quanto odi essere in compagnia di Ward. Essere da
sola significa pensare. Pensare significa cercare di dare un senso a
tutto. A tutti quei ricordi. Anche a quel bacio.
A quel bacio a cui non voglio pensare, perché non solo mi fa
male, come quelli che ci sono stati prima che scoprissi la
verità; non solo mi provocano disgusto, come quelli che gli ho
dato mentre fingevo; quel bacio, quello che ci siamo scambiati davanti
alla porta della suite "luna di miele"... Quel bacio mi spaventa.
Tre giorni fa un'agente giovanissima ha bussato alla porta e ha portato
delle scatole: all'interno c'erano effetti personali di Ward. Speravo
ci fosse qualcosa di diverso dai libri, il mazzo di carte e il foglio e
la penna che aveva sul Pulmino. In realtà ci sono solo altri
libri, molti dei quali gli ho visto tra le mani. I libri che gli ha
assegnato Garrett, mi disse una volta.
Nel piccolo frigo il cibo che ha portato qui per me, mentre ero ancora
svenuta a causa dell'ICER. Sulla scrivania i dati dell'hard drive, che
Coulson ci aveva detto di proteggere, alcuni fascicoli in cui sono
descritti i gadget progettati da Fitz e Simmons e tutta la strategia
con cui è riuscito a portarsi a letto May. Chi è Grant
Ward?
È un pupazzo. È un insieme di dati e di propositi di
altri. È il nulla. Non è nemmeno un mostro, non è
nemmeno un nazista o un assassino. È un guscio vuoto. E sono
abbastanza certa che lui lo sappia.
Sono passati altri quattro lunghissimi ed interminabili giorni. Inizio
a sentirmi davvero una prigioniera. E probabilmente lo sono.
Probabilmente tutta la storia della protezione è solo una scusa
per farmi rimanere qui, buona.
Ieri mattina c'è stato un cambiamento. Mi sono svegliata con
l'odore di un dolcissimo cornetto sulla scrivania, accanto al
caffè, che però, di solito, mi portano più tardi,
quando sono sveglia da un bel po'. Inizialmente ho pensato fosse una
trappola, fosse avvelenato o un modo per sedarmi. Una sorta di cavallo
di Troia dal profumo irresistibile.
Forse Garrett voleva finalmente incontrarmi.
Ma era un cornetto al cioccolato, con l'aggiunta di morbida panna
montata. Poteva essere stata solo un'idea di Ward e a quel punto,
già nella tana del lupo, potevo anche permettermi di assaggiare
quella leccornia.
Proprio mentre mi gustavo la colazione, mi resi conto che c'era una
coperta perfettamente piegata sulla sedia della scrivania e che i
fascicoli erano aumentati. Ce ne era uno su ognuno di noi, oltre che
sulle specifiche del Pulmino. E poi uno che raccontava come, dopo il
mio salvataggio, l'intervento dell'esercito avesse spinto Ward a far
perdere le nostre tracce, finché non aveva chiamato Garrett. In
effetti mi ero chiesta come fossimo sfuggiti all'HYDRA, ma devo
ammettere -almeno con me stessa - che avevo preferito concentrarmi su
cose molto più essenziali, come odiare intensamente Ward e
tenerlo a distanza. Emotivamente più che fisicamente.
Con tutte queste prove sparse per la stanza avevo dovuto ammettere che
era più che ovvio che Ward fosse venuto in camera proprio mentre
dormivo e avesse deliberatamente deciso di non svegliarmi. Stava
evitando la mia compagnia. Lui. Ovviamente.
Proprio mentre cerco di non farmi montare la rabbia a quel ricordo,
finalmente, dall'altro lato della porta, sento qualcosa di diverso
rispetto al nulla e dai passi lenti a cui mi sono abituata negli ultimi
dieci giorni. C'è trambusto, agitazione. AC sarà venuto a
prendermi, ne sono sicura.
Tempo cinque minuti e la porta di fronte a me si spalanca.
Il volto di Jemma si apre in un enorme sorriso appena mi vede. E riesco
appena a vederlo prima che mi ritrovi la mia amica addosso, mentre mi
stritola in un abbraccio soffocante. Un paio di secondi e sento la voce
di Fitz che ci dice che dobbiamo andarcene velocemente. Coulson se la
sta vedendo con Garrett e noi dobbiamo correre ad aiutare May che sta
cercando Ace, così da avere Mike di nuovo dalla nostra parte.
Mentre corro fuori dalla stanza trascinando Simmons con me nella
direzione indicatami da Fitz, vedo quest'ultimo tornare indietro e mi
blocco.
"Devo trovare Ward!", urla, mentre scompare alla mia vista.
"È stato Ward a dirci dove trovarti.", spiega, alla mia
espressione dubbiosa, la biochimica, mentre inizia a correre,
finalmente di nuovo collaborativa, verso l'uscita.
Quando finalmente usciamo dai labirintici corridoi di quella base,
Jemma mi trascina al punto d'incontro, dove troviamo May e Ace.
La donna mi accoglie con un'espressione leggermente serena mentre mi
stringe il braccio ed annuisce, poi ci comunica che noi resteremo con
il figlio di Mike, mentre corre ad aiutare AC. Un attimo prima di farlo
però ci chiede dove sia Fitz.
- È con Ward.-, rispondo preoccupata e vedo l'espressione della Cavalleria fare da specchio alla mia.
E proprio mentre osserviamo May correre verso l'edificio da cui noi
siamo appena scappate, una scena sul tetto cattura la nostra
attenzione: ci sono Fitz e Ward. Poi si sente uno sparo e Fitz cade a
terra.
Non sappiamo che fare. Vorremmo correre da lui, ma non possiamo
lasciare Ace da solo in quella che è una vera e propria guerra.
Mentre ragiono su come raggiungere il mio amico e cerco di convincere
Jemma a riprendere a respirare, un elicottero atterra a pochi metri da
Fitz e qualcuno esce a recuperarlo, poi risale sul mezzo che
velocemente ci raggiunge.
Impossibile, ma vero. Il direttore Fury non solo è vivo, ma è qui per aiutarci.
Lascia il nostro amico alle amorevoli cure di Jemma, ripresasi dopo
essere quasi divenuta cianotica, e vola, letteralmente, da AC. Intanto,
sullo stesso tetto da cui è precipitato Fitz, vediamo combattere
May e Ward.
* Bring me to life, Evanescence
Nel prossimo capitolo ci sarà un bel salto temporale, il titolo sarà "You won't cry for my absence, I know", tratto da "Missing".
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