Corrente
naturale
di ellephedre
Marzo 1997 - Scoperte
Sdraiata, stremata, appagata. E abbracciata da
qualche minuto
- sorrise Makoto - alla persona con cui era capitolata per l'estasi.
Lei e Gen riposavano in silenzio, uno dei suoi momenti
preferiti. Sotto
l'orecchio che aveva appoggiato al petto di lui pulsava un battito
calmo, rilassante. Se provava a non fiatare, si rendeva conto di come
l'aria passava attraverso il corpo di Gen sollevandogli il
torace. Allargò il palmo sul suo stomaco. Lui non
reagì, la lasciò fare. Makoto si
beò
dei propri capelli sparsi sul suo torace.
Questa è
intimità.
Sciolse i nodi dei fili scuri con le dita, lisciandoli sul
corpo di
Gen - un modo per pettinarsi e coccolarlo.
Sbadigliò e pensò di dormire, ma la
tenne sveglia
la bellezza del momento. Arricciò le dita dei piedi,
solleticando le gambe di lui. Lo immaginò sorridere - sapeva
che Gen lo stava facendo - ma non sentì il bisogno di
controllare. Era un bel gioco.
Lui iniziò a muovere la mano. A volte lo faceva
sulla sua
nuca, altre volte sulla schiena, sulla vita.
Col polpastrello del
pollice Gen disegnò una linea, poi un cerchio, regalandole
piccoli brividi. Era un'esperienza di cui lei non si sarebbe
mai stancata.
Gli sfiorò il petto con le labbra, baciandolo e
stringendosi a lui. Lo sentì inspirare forte e il modo in
cui la strinse suggerì una reazione che lei
provò a controllare abbassando gli occhi.
Trattenne a stento una risata. «Sei insaziabile!»
Gen non provò nemmeno a negarlo.
Lei si sollevò su un braccio e gli
strinse il naso
tra due dita. «Non era un complimento.»
Lui agitò la testa, per liberarsi. «Per
me
lo
è. Non vedi quanto mi piaci?»
Nel sentire quelle frasi lei si
eccitava
e al contempo roteava gli occhi al cielo.
Perché caricare di
un doppio senso erotico ogni parola?
«Gen...» Si sedette sulle ginocchia.
«Mi piace farti
venire
questi pensieri, ma mi fa anche sorridere.»
Lui si preparò ad ascoltarla, o forse a prenderla
in giro
dall'alto delle proprie conoscenze.
Makoto non si lasciò più
intimidire: stava acquisendo sicurezza. «Cosa ti ha eccitato
adesso? Che ti abbia abbracciato? O
il bacio?»
«Tutti e due. Mi schiacciavi i seni contro il
fianco.»
Avrebbe dovuto immaginarlo. Abbassò lo sguardo sui
due
globi di
carne che aveva sul petto e li prese in mano, sollevandoli.
«Queste sono solo
parti del corpo, sai?»
«Oh, sì.
Lo so.»
Incorreggibile.
«Non eccitarti di più,
ascolta.» Spostò i palmi sul petto di lui.
«Non siamo così diversi. Esattamente in questi due
punti io ho solo un po' di ciccia
che tu non hai.»
Lui scoppiò a ridere.
Makoto cercò di non imitarlo.
«Andiamo!»
Bussò alla sua nuca.
«Non è un'immagine che mi
piace!»
Uff.
«Non sto cercando di...»
«Togliermi l'eccitazione?»
Esatto. «Ma tu pensi troppo al
sesso, anche
nei momenti più tranquilli.» Si afferrò
di nuovo i seni. «Questi sono belli, ma-»
«Non ci sono 'ma' mentre me li
punti
addosso.»
Per ostinazione, lei insistette. «Anche se ti
piacciono-»
«Ci muoio dietro.»
Makoto soffocò una risata. «Non sono nati
per il
sesso, altrimenti non farebbero questo.» Portò le
mani su una sola mammella, schiacciando forte da due lati, in modo da
fare pressione sull'interno. Ottenne ciò che aveva
cercato, una goccia di liquido biancastro che fuoriuscì
lentamente dal capezzolo.
«Uhò!» Gen si tirò
su. «Cos'è quello?»
«Una specie di latte. Un liquido che lubrifica
l'interno.»
Gen si piegò in due dal ridere. «Non
avevo mai
visto una cosa simile!»
Lei sospirò e cercò di
scuoterlo per le
spalle. «Oggi sei proprio sciocco!»
«No, scusa!» Lui le prese i polsi.
«È solo che... Ora devo assaggiare.»
«No!» Makoto unì di corsa le
braccia, ma Gen non
la lasciò andare.
«Ti prego. Mentre lo faccio puoi parlare.»
Il modo in cui lo disse fu talmente sentito e comico che lei
cedette.
«Ehi, è sparito.»
Abbassando lo sguardo, Makoto constatò la
situazione. Si era
agitata
troppo. «La punta è ancora umida,
però...» Provò a strizzare forte
l'altro seno. Non sempre usciva qualcosa, ma in quel caso fu fortunata.
Gen la guardava affascinato. «Mi sembra di essere in
un
documentario. O in una fattoria.»
Adesso lo
ammazzava.
Lui le bloccò strategicamente le mani.
«Lascia che
ti dica che sapore ha.»
Avvampando, Makoto provò a ricomporsi.
«Non
è latte vero.» Si tese col torso quando
sentì il passaggio veloce della lingua di lui sul capezzolo.
«Ho scoperto anni fa che usciva qualcosa quando premevo molto
forte,
solo una goccia. Non avevo nessuno a cui chiedere, perciò ho
dovuto- Cosa stai
facendo?!» Si ritrasse dalla bocca di lui, che
aveva cominciato a succhiarla. «Non esce
così!» Esplose in una risata.
«Dovevo
provare. Per
la scienza.»
Quasi le mancò il respiro per gli spasmi di
divertimento.
«Okay, okay. Facciamolo per il sesso
allora.»
«Basta!» Stava morendo!
Ridendo, Gen le coprì la bocca con un bacio a
stampo.
«Ci sei? Riprenditi!»
«Sì, sì...» La
risata
morì mentre cercava di seguire il ritmo dei piccoli baci che
lui le dava sulle labbra.
«Stavi dicendo? Ascoltavo.»
Lei inspirò una bella boccata d'aria.
«Dicevo
che ho dovuto cercare nei libri. Ero preoccupata, avevo tredici
anni. Ma è una cosa normale per alcune donne. Quella che
esce è solo una sostanza che tiene lubrificati i canali
interni al seno.»
«Da cui un giorno uscirà del latte. Era
questo che
volevi dimostrarmi?»
Lui era ancora divertito.
«No» disse lei. Quasi,
pensò. «Dicevo che i seni hanno questa forma per
uno scopo. Così come le gambe si piegano per aiutarci a
saltare, o cose simili.»
«Tutto con lo scopo di non eccitarmi.»
Makoto aveva imparato a capire quando lui scherzava,
perciò non disse niente.
Gen scosse la testa. «Mi dispiace, non ha
funzionato.»
Sorrisero nel baciarsi di nuovo.
Senza fretta lui si
tirò
indietro. «Ti dimostro che sono intelligente. Ho capito il
significato nascosto di tutto questo discorso.»
Ah,
sì?
Gen annuì. Si sdraiò di lato
e le
prese la testa tra le mani, rallentando ogni movimento. Le
sfiorò il labbro inferiore con la lingua, indugiò
su ogni centimetro della sua bocca. Scivolò con le mani tra
i suoi capelli.
Accesa, fu Makoto a cercare un abbraccio. Tremò nel
toccarlo, nel ricevere le sue carezze. Le cercò, ne diede.
Amò con tutto il suo essere il modo in cui aderirono l'uno
all'altra su ogni
parte del corpo. Non potevano sopravvivere separati, non
volevano.
Andavano lenti perché l'istante non finisse.
Prolungarono l'unione con ogni bacio, con ogni piccola e
profonda spinta.
Lei ballò molto piano con lui nella massima
intimità
che conoscevano insieme, esaltando dal nulla sensazioni che divennero
deliziose, irrefrenabili.
Infine si lasciò andare, affondando il viso nel suo
collo,
il
respiro di Gen contro l'orecchio.
Dopo molti minuti di pace, nel secondo momento di torpore
esausto di
quella
sera, domandò. «Che cosa volevi
dimostrarmi di aver
capito?»
Si era sdraiata con gambe e braccia distese accanto a lui,
senza
toccarlo. Dopo tanto contatto la separazione era benefica,
tenera.
Ognuno si stava riappropriando del proprio fisico.
«Volevi questo, no?»
Lei voltò la testa per guardarlo.
Gen teneva gli occhi chiusi. «Volevi qualcosa di
romantico e mentale.»
Incredula, osservò il soffitto.
Ragionò su
quello che gli aveva detto, su come poi aveva reagito e giunse a una
conclusione.
«Sei... bravo.» La conosceva
davvero bene.
«Già. Ogni tanto ti va un po' di sesso
selvaggio,
mentre altre volte sei in vena di qualcosa di più
calmo.»
Lo colpì senza voglia su una spalla.
Lui sorrise. «Devo solo decifrarti bene.»
Come se facesse tutto da solo. «A volte ti butto
io sul letto. In quei casi non puoi fraintendermi.»
«Lo ammetti.»
Lei scrollò senza vergogna le spalle.
«Ti fai più problemi a dirmi quando ti va
qualcosa
di dolce.»
«Solo quando tu parti in quarta.»
«Colpa mia, allora. O del tuo bellissimo e
funzionante
seno.»
Lei sospirò. «Non smetterai
più di
prendermi in giro, vero?»
Lui appoggiò la testa su un braccio. «No,
mi
hai... educato. Meglio di un libro di anatomia. L'assaggio ha
aiutato.»
Makoto si coprì la faccia con le mani.
Gen si avvicinò al suo orecchio.
«C'è un altro posto in cui hai un sapore
più buono.»
«Eh, no!» Dovette prendere il controllo.
«Quello la
prossima volta.
Ora si dorme!»
Gen si stiracchiò e rise. «Agli
ordini!»
Sdraiato, allargò le braccia per accoglierla.
Lei si sistemò contro il suo fianco, sazia di
sensazioni.
«'Notte» la salutò lui.
In risposta lei lo baciò sul petto. Soddisfatta,
dormì.
Marzo 1997 -
Scoperte - FINE
NdA: la storia è praticamente nata in diretta,
questa sera, sul gruppo Facebook dedicato alle mie storie (Sailor
Moon, Verso l'alba e oltre).
E' stato strano scrivere così di getto, vincendo la
mia
naturale resistenza a rileggere mille volte tutte. La versione
pubblicata qui su EFP è quella definitiva.
Non so bene come giudicarla, o come giudicare la storia.
Ditemi voi,
per favore (sto con le manine unite)
ellephedre
P.S. Dato che ho preoccupato leggermente una mia
lettrice
quando ho parlato in uno spoiler dettagliato del fenomeno fisiologico
di cui narra Makoto, vorrei andare un po' sul medico.
Ecco una citazione:
"Succede talvolta che schiacciando leggermente il capezzolo si
abbia
una secrezione. Quando il fatto riguarda entrambe le mammelle la causa
è generalmente fisiologica e, quindi, non preoccupante. Nel
periodo premestruale, nella fase che precede la menopausa e durante la
gravidanza questo evento può capitare."
Riassumendo tutto quello che ho trovato sul web, in lingua
italiana e
non, c'è da preoccuparsi principalmente se la fuoriuscita
è spontanea, dolorosa, se c'è presenzi di noduli
nel seno, se il colore del liquido è diverso dal bianco,
ecc... Naturalmente, un dottore risponde meglio a qualunque
domanda.