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Autore: ellephedre    08/12/2014    4 recensioni
Makoto Kino è innamorata. Gen Masashi la segue a ruota.
Con una relazione nata nella battaglia, non hanno più segreti tra loro, eppure hanno ancora molto da scoprire l'uno sull'altro. E non vedono l'ora di farlo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto/Morea, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
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corrente naturale 6

 

Corrente naturale

di ellephedre

 

 

 

Marzo 1997 - Scoperte

  

Sdraiata, stremata, appagata. E abbracciata da qualche minuto - sorrise Makoto - alla persona con cui era capitolata per l'estasi.

Lei e Gen riposavano in silenzio, uno dei suoi momenti preferiti. Sotto l'orecchio che aveva appoggiato al petto di lui pulsava un battito calmo, rilassante. Se provava a non fiatare, si rendeva conto di come l'aria passava attraverso il corpo di Gen sollevandogli il torace. Allargò il palmo sul suo stomaco. Lui non reagì, la lasciò fare. Makoto si beò dei propri capelli sparsi sul suo torace.

Questa è intimità.

Sciolse i nodi dei fili scuri con le dita, lisciandoli sul corpo di Gen - un modo per pettinarsi e coccolarlo.

Sbadigliò e pensò di dormire, ma la tenne sveglia la bellezza del momento. Arricciò le dita dei piedi, solleticando le gambe di lui. Lo immaginò sorridere - sapeva che Gen lo stava facendo - ma non sentì il bisogno di controllare. Era un bel gioco.

Lui iniziò a muovere la mano. A volte lo faceva sulla sua nuca, altre volte sulla schiena, sulla vita.

Col polpastrello del pollice Gen disegnò una linea, poi un cerchio, regalandole piccoli brividi. Era un'esperienza di cui lei non si sarebbe mai stancata.

Gli sfiorò il petto con le labbra, baciandolo e stringendosi a lui. Lo sentì inspirare forte e il modo in cui la strinse suggerì una reazione che lei provò a controllare abbassando gli occhi.

Trattenne a stento una risata. «Sei insaziabile!»

Gen non provò nemmeno a negarlo.

Lei si sollevò su un braccio e gli strinse il naso tra due dita. «Non era un complimento.»

Lui agitò la testa, per liberarsi. «Per me lo è. Non vedi quanto mi piaci?»

Nel sentire quelle frasi lei si eccitava e al contempo roteava gli occhi al cielo.

Perché caricare di un doppio senso erotico ogni parola? 

«Gen...» Si sedette sulle ginocchia. «Mi piace farti venire questi pensieri, ma mi fa anche sorridere.»

Lui si preparò ad ascoltarla, o forse a prenderla in giro dall'alto delle proprie conoscenze. 

Makoto non si lasciò più intimidire: stava acquisendo sicurezza. «Cosa ti ha eccitato adesso? Che ti abbia abbracciato? O il bacio?»

«Tutti e due. Mi schiacciavi i seni contro il fianco.»

Avrebbe dovuto immaginarlo. Abbassò lo sguardo sui due globi di carne che aveva sul petto e li prese in mano, sollevandoli. «Queste sono solo parti del corpo, sai?»

«Oh, . Lo so.»

Incorreggibile. «Non eccitarti di più, ascolta.» Spostò i palmi sul petto di lui. «Non siamo così diversi. Esattamente in questi due punti io ho solo un po' di ciccia che tu non hai.»

Lui scoppiò a ridere.

Makoto cercò di non imitarlo. «Andiamo!» Bussò alla sua nuca.

«Non è un'immagine che mi piace!»

Uff. «Non sto cercando di...»

«Togliermi l'eccitazione?»

Esatto. «Ma tu pensi troppo al sesso, anche nei momenti più tranquilli.» Si afferrò di nuovo i seni. «Questi sono belli, ma-»

«Non ci sono 'ma' mentre me li punti addosso.»

Per ostinazione, lei insistette. «Anche se ti piacciono-»

«Ci muoio dietro.»

Makoto soffocò una risata. «Non sono nati per il sesso, altrimenti non farebbero questo.» Portò le mani su una sola mammella, schiacciando forte da due lati, in modo da fare pressione sull'interno. Ottenne ciò che aveva cercato, una goccia di liquido biancastro che fuoriuscì lentamente dal capezzolo.

«Uhò!» Gen si tirò su. «Cos'è quello

«Una specie di latte. Un liquido che lubrifica l'interno.»

Gen si piegò in due dal ridere. «Non avevo mai visto una cosa simile!»

Lei sospirò e cercò di scuoterlo per le spalle. «Oggi sei proprio sciocco!»

«No, scusa!» Lui le prese i polsi. «È solo che... Ora devo assaggiare.»

«No!» Makoto unì di corsa le braccia, ma Gen non la lasciò andare.

«Ti prego. Mentre lo faccio puoi parlare.»

Il modo in cui lo disse fu talmente sentito e comico che lei cedette.

«Ehi, è sparito.»

Abbassando lo sguardo, Makoto constatò la situazione. Si era agitata troppo. «La punta è ancora umida, però...» Provò a strizzare forte l'altro seno. Non sempre usciva qualcosa, ma in quel caso fu fortunata.

Gen la guardava affascinato. «Mi sembra di essere in un documentario. O in una fattoria.»

Adesso lo ammazzava.

Lui le bloccò strategicamente le mani. «Lascia che ti dica che sapore ha.»

Avvampando, Makoto provò a ricomporsi. «Non è latte vero.» Si tese col torso quando sentì il passaggio veloce della lingua di lui sul capezzolo. «Ho scoperto anni fa che usciva qualcosa quando premevo molto forte, solo una goccia. Non avevo nessuno a cui chiedere, perciò ho dovuto- Cosa stai facendo?!» Si ritrasse dalla bocca di lui, che aveva cominciato a succhiarla. «Non esce così!» Esplose in una risata.

«Dovevo provare. Per la scienza.»

Quasi le mancò il respiro per gli spasmi di divertimento.

«Okay, okay. Facciamolo per il sesso allora.»

«Basta!» Stava morendo!

Ridendo, Gen le coprì la bocca con un bacio a stampo. «Ci sei? Riprenditi!»

«Sì, sì...» La risata morì mentre cercava di seguire il ritmo dei piccoli baci che lui le dava sulle labbra.

«Stavi dicendo? Ascoltavo.»

Lei inspirò una bella boccata d'aria. «Dicevo che ho dovuto cercare nei libri. Ero preoccupata, avevo tredici anni. Ma è una cosa normale per alcune donne. Quella che esce è solo una sostanza che tiene lubrificati i canali interni al seno.»

«Da cui un giorno uscirà del latte. Era questo che volevi dimostrarmi?»

Lui era ancora divertito.

«No» disse lei. Quasi, pensò. «Dicevo che i seni hanno questa forma per uno scopo. Così come le gambe si piegano per aiutarci a saltare, o cose simili.»

«Tutto con lo scopo di non eccitarmi.»

Makoto aveva imparato a capire quando lui scherzava, perciò non disse niente.

Gen scosse la testa. «Mi dispiace, non ha funzionato.»

Sorrisero nel baciarsi di nuovo.

Senza fretta lui si tirò indietro. «Ti dimostro che sono intelligente. Ho capito il significato nascosto di tutto questo discorso.»

Ah, sì?

Gen annuì. Si sdraiò di lato e le prese la testa tra le mani, rallentando ogni movimento. Le sfiorò il labbro inferiore con la lingua, indugiò su ogni centimetro della sua bocca. Scivolò con le mani tra i suoi capelli.

Accesa, fu Makoto a cercare un abbraccio. Tremò nel toccarlo, nel ricevere le sue carezze. Le cercò, ne diede. Amò con tutto il suo essere il modo in cui aderirono l'uno all'altra su ogni parte del corpo. Non potevano sopravvivere separati, non volevano. Andavano lenti perché l'istante non finisse.

Prolungarono l'unione con ogni bacio, con ogni piccola e profonda spinta.

Lei ballò molto piano con lui nella massima intimità che conoscevano insieme, esaltando dal nulla sensazioni che divennero deliziose, irrefrenabili.

Infine si lasciò andare, affondando il viso nel suo collo, il respiro di Gen contro l'orecchio.

Dopo molti minuti di pace, nel secondo momento di torpore esausto di quella sera, domandò. «Che cosa volevi dimostrarmi di aver capito?»

Si era sdraiata con gambe e braccia distese accanto a lui, senza toccarlo. Dopo tanto contatto la separazione era benefica, tenera. Ognuno si stava riappropriando del proprio fisico.

«Volevi questo, no?»

Lei voltò la testa per guardarlo.

Gen teneva gli occhi chiusi. «Volevi qualcosa di romantico e mentale.»

Incredula, osservò il soffitto. Ragionò su quello che gli aveva detto, su come poi aveva reagito e giunse a una conclusione.

«Sei... bravo.» La conosceva davvero bene.

«Già. Ogni tanto ti va un po' di sesso selvaggio, mentre altre volte sei in vena di qualcosa di più calmo.»

Lo colpì senza voglia su una spalla.

Lui sorrise. «Devo solo decifrarti bene.»

Come se facesse tutto da solo. «A volte ti butto io sul letto. In quei casi non puoi fraintendermi.»

«Lo ammetti.»

Lei scrollò senza vergogna le spalle.

«Ti fai più problemi a dirmi quando ti va qualcosa di dolce.»

«Solo quando tu parti in quarta.»

«Colpa mia, allora. O del tuo bellissimo e funzionante seno.»

Lei sospirò. «Non smetterai più di prendermi in giro, vero?»

Lui appoggiò la testa su un braccio. «No, mi hai... educato. Meglio di un libro di anatomia. L'assaggio ha aiutato.»

Makoto si coprì la faccia con le mani.

Gen si avvicinò al suo orecchio. «C'è un altro posto in cui hai un sapore più buono.»

«Eh, no!» Dovette prendere il controllo. «Quello la prossima volta. Ora si dorme!»

Gen si stiracchiò e rise. «Agli ordini!» Sdraiato, allargò le braccia per accoglierla.

Lei si sistemò contro il suo fianco, sazia di sensazioni.

«'Notte» la salutò lui.

In risposta lei lo baciò sul petto. Soddisfatta, dormì.

 

  

Marzo 1997 - Scoperte - FINE

 


 

NdA: la storia è praticamente nata in diretta, questa sera, sul gruppo Facebook dedicato alle mie storie (Sailor Moon, Verso l'alba e oltre).

E' stato strano scrivere così di getto, vincendo la mia naturale resistenza a rileggere mille volte tutte. La versione pubblicata qui su EFP è quella definitiva.

Non so bene come giudicarla, o come giudicare la storia. Ditemi voi, per favore (sto con le manine unite)

 

ellephedre

 

P.S.  Dato che ho preoccupato leggermente una mia lettrice quando ho parlato in uno spoiler dettagliato del fenomeno fisiologico di cui narra Makoto, vorrei andare un po' sul medico.

Ecco una citazione:

"Succede talvolta che schiacciando leggermente il capezzolo si abbia una secrezione. Quando il fatto riguarda entrambe le mammelle la causa è generalmente fisiologica e, quindi, non preoccupante. Nel periodo premestruale, nella fase che precede la menopausa e durante la gravidanza questo evento può capitare."

Riassumendo tutto quello che ho trovato sul web, in lingua italiana e non, c'è da preoccuparsi principalmente se la fuoriuscita è spontanea, dolorosa, se c'è presenzi di noduli nel seno, se il colore del liquido è diverso dal bianco, ecc... Naturalmente, un dottore risponde meglio a qualunque domanda.

 

 

 

   
 
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