CAPITOLO 15
“Lame
rotanti”
“… Però, Lupo, non trovo per
niente corretto come mi ha trattato poco fa!” proseguiva nella sua pur giusta
lamentela Sciullo, arrotando tutte le erre presenti nel discorso.
“Che ci vuoi fare, non ti
decidevi a svegliarti…” si giustificò il ladro.
“Comunque Marco ha ragione. Ci
sono modi e modi per risvegliare una persona!” si unì al battibecco Wilson.
“Ah! Non rompetemi le palle!”
tagliò corto l’incriminato.
Nel frattempo, Rosa era ancora
intenta nel controllare minuziosamente tutto il suo giovane corpo.
Roberto se ne accorse e le si
avvicinò “Tranquilla, tesoro. Finché ci sono io, sarò l’unico che potrà
toglierti i vestiti di dosso!”.
“Porco!” gli rispose
l’attrice.
“Ora vediamo cosa si sono
inventati…” esclamò Sara, mentre osservava la nuova stanza in cui erano
entrati.
Delle fessure, lunghe all’incirca
un metro ciascuna, procedevano verso l’uscita esattamente parallele le une alle
altre. Nella parete all’altra estremità, vi erano altre fessure perfettamente
identiche alle prime.
“Decisamente sospetti quei
buchi…” osservò concentrato Simone.
“In effetti, non promettono
niente di buono” confermò Stefano.
“Vorrà dire che procederemo
tenendo sempre gli occhi aperti, come abbiamo fatto finora” concluse Oscar.
Fatti pochi passi, la comitiva
comprese a cosa servivano tali aperture. Da esse, improvvisamente, iniziarono ad
essere sparate fuori delle seghe circolari che, procedendo in posizione
orizzontale, come se seguissero un percorso invisibile, terminavano la propria
corsa letale scomparendo nelle fessure di fronte.
“Mia madre lo diceva sempre:
Troppe seghe fanno male!” ironizzò un comunque sorpreso Lupo.
“Questa era davvero una pessima
battuta!” protestò seccato Orsi.
“Forse hai detto così perché sei
un esperto in queste cose…” insistette Silvestri.
“Ora basta! Non perdiamoci in
certe cazzate!” richiamò tutti all’ordine il poliziotto.
“E ora come procediamo?” domandò
preoccupata Rosa.
“Personalmente, proporrei di
proseguire mantenendoci al centro della stanza” consigliò il militare.
“Simone ha ragione. Se notate
bene, c’è molto tempo tra un lancio e l’altro. Dovremmo facilmente farcela a
passare indenni” fece notare lo scienziato.
“Ma Tommaso con il suo piede ce
la farà?” si preoccupò la dottoressa.
“Tranquilla Carla, per me non ci
sono problemi” le rispose tranquillo il calciatore.
Santucci fece un passo avanti
“Allora, procediamo!”.
Il gruppo partì all’unisono e,
una volta presa la giusta tempistica, onde evitare l’arma volante, riuscirono a
superare la prima di quelle minacce mortali.
“E una è andata!” esultò festante
Sara.
“Ne mancano ancora quattro”
ricordò un già sudato Marco.
“Ah! Io mi sto annoiando…”
proruppe Andrea “Voi, se volete, perdete pure tempo, io procedo del mio
passo!”.
“Fermati, Lupo!” lo bloccò
Roberto.
“Perché? Che succede?” chiese
sobbalzando Carla.
“E’ tutto troppo semplice…”
bisbigliò quasi Sarti.
“Già… scusate un attimo, gente,
ma non sembra anche a voi che la prossima vada leggermente più veloce?” domandò
sospetto Tommaso.
Effettivamente, la seconda
raffica di seghe aveva un marcia che, anche se non in maniera esagerata,
procedeva più rapidamente della precedente.
“Non ditemi che sarà così fino a
laggiù?” esclamò Stefano indicando, nel contempo, la porta da raggiungere.
“Certo che non sanno più che
inventarsi!” ironizzò sarcastica Sara.
“È solo questione di velocizzare
un po’ il passo” tagliò corto Andrea.
“Che stronzo! Pensi che per tutti
sia così facile?” gli inveì contro Rosa.
“Ora però diamoci tutti una
calmata! Non è obbligatorio che passiamo tutti insieme! Appena ve la sentirete,
fate un bel salto in avanti e superate l’ostacolo!” consigliò un Roberto più
convinto che mai.
“Sì signore!” rispose serio
Simone.
I dieci si misero, tutti
allineati, a pochi centimetri dal traffico volante.
“Chi va per primo?” chiese
Carla.
Senza proferir parola, il ladro
scattò in avanti, evitando facilmente le lame rotanti.
“Che sbruffone!” lo apostrofò
Marco.
“Ok, l’idiota è andato avanti da
sé. Noi però dobbiamo organizzarci: Simone, te la senti di controllare Tommaso e
Marco?” cercava di progettare il tutto, Santucci.
“Non c’è problema, signore”
acconsentì Sarti.
“E per quanto riguarda Oscar?”
questionò la mora del gruppo.
“Non si preoccupi, signorina,
saprò badare a me stesso” la tranquillizzò Testa.
“Sei sicuro?” si aggiunse
Silvestri “Non c’è niente di male se qualcuno ti dà una mano”.
“Tranquilla Sara, nella vita ho
superato prove ben peggiori” proseguì il politico.
“Bene. Dato che è tutto deciso,
quando volete, possiamo procedere” sentenziò il poliziotto.
“Senti Stefano…” richiamò la sua
attenzione Sciullo.
“Dimmi”.
“Te la senti di andare da
solo?”.
“Certo, non c’è problema”.
Il militare, sapendo di dover
scortare due persone con sé, si mise il più vicino possibile alla bocca di
fuoco. Facendo così, era certo di avere il maggior tempo possibile per passare
dall’altra parte.
Nonostante ciò, la prima a
partire fu Sara. Appena riatterrata dopo il salto, si mise subito ad incitare i
compagni.
“Forza ragazzi! Tanto le seghe
vanno ancora lente!”.
“Pronti?” il soldato mise gli
altri due sugli attenti.
Con un clangore metallico, la
sega circolare fu sparata in avanti. Il trio, appena essa fu ad una distanza di
sicurezza, accelerarono a passi brevi ma rapidi. Finirono il tutto con
un’esultanza spropositata.
Man mano che vedeva i suoi amici
passare, Rosa s’innervosiva sempre più.
Roberto le si accostò “Vuoi che
ti accompagni?”.
“No! No! Ce la faccio da sola!”
le urlò contro la giovane.
L’agente non insistette e attese
in silenzio.
Sempre più sottopressione,
l’attrice partì di colpo, con i denti metallici che le sfiorarono appena le
punte dei lunghi capelli. Tutti gli altri trattennero il fiato.
“Per la miseria, ce l’ha fatta!”
esclamò appena Noro.
D’un tratto, lo stupore negli
occhi dello scienziato si tramutò in determinazione. Appena vistosi superare
dall’arma volante, scattò come mai aveva fatto in vita sua, emettendo
contemporaneamente un urlo belluino.
Fermatosi dopo pochi metri con il
fiatone, tutti lo applaudirono come se avesse vinto una gara di corsa.
“Bene signori, i prossimi siamo
noi!” annunciò Oscar.
“Eccola che arriva!” preannunciò
il tutore dell’ordine.
Di fatti, una nuova sega
circolare fu lanciata. Sibilando nell’aria, proseguì in tutto il suo percorso,
procedendo ad una velocità moderata, tanto da permettere ai tre rimasti di
raggiungere i propri compagni.
“Ora arriva il difficile…”
sentenziò Tommaso, osservando la nuova frequenza di sparo, più elevata rispetto
alla precedente.
“Mi trovo a condividere il tuo
pensiero, figliolo” concordò un visibilmente preoccupato Oscar.
“Possibile che non ci sia un
altro modo per andare avanti?” domandò disperata Rosa.
“Negativo. Ho controllato ogni
variabile possibile” informò il resto del gruppo, Simone.
“Non ci resta che proseguire come
abbiamo fatto finora” concluse Roberto “Sicuro di farcela da solo, Oscar?”.
“Probabilmente sì” gli rispose il
politico.
“M-Magari Simone può dare una
mano a te invece che a me…” propose, con ben poca convinzione, un sudato
Marco.
“Oppure ti posso aiutare io”
aggiunse Sara.
“Signori!” alzò la voce l’uomo
che, normalmente, era conosciuto per la sua pacatezza “Non perdiamo ulteriore
tempo e proseguiamo il nostro cammino!”.
“Giuste parole, vecchio!” esclamò
Andrea che, con un balzo, si mise nuovamente davanti agli altri.
“Aspettaci Lupo!” gli urlò contro
Carla.
“Che persona schifosa!” sussurrò
irritato Sciullo.
“Bene gente! come prima, quando
vi sentite pronti, saltate!” ricordò un convinto Santucci.
Era palese che la prossima a
saltare doveva essere ancora Silvestri.
“Quello stronzo di Andrea pensa
di essere il fenomeno della compagnia!” pensava tra sé, mentre partiva con la
rincorsa. Anche lei superò facilmente l’ostacolo.
Appena arrivata dall’altra parte,
dopo aver lanciato un’occhiataccia al fuorilegge, si mise immediatamente a
tifare per i suoi compagni.
“A quanto pare la velocità di
esecuzione è aumentata tanto da, in alcuni casi, presentare ben due seghe in
volo” Sarti informava le due persone che aveva sottobraccio.
“Penso di poter dare ancora un
po’” si autoconvinceva Orsi.
“Anche perché” aggiunse
l’imprenditore “indietro non possiamo tornare”.
Appena sparato un nuovo colpo, i
tre non si dissero nemmeno nulla e, in un lampo, proseguirono più rapidamente
che poterono, il calciatore saltellando appena su una gamba sola.
Una volta al sicuro, Marco si
lasciò cadere stremato al suolo.
“Forza ragazzi che potete
farcela!” la bionda spronava i componenti della compagnia a raggiungerli.
“Forse farebbero bene a rimanere
dove sono…” rifletteva Andrea, mentre osservava preoccupato la scia quasi
continua di seghe lanciate dalle aperture successive.
Testa respirava affannosamente.
Le lenti dei suoi occhiali riflettevano quei cerchi seghettati che passavano a
qualche centimetro da lui. Di certo avrebbe preferito che qualcosa di spiacevole
capitasse a lui, piuttosto che ad uno di quei nove giovani con cui, per un
diabolico scherzo del destino, si era trovato a vivere un’avventura
inquietante.
Fatto il primo passo, le sue
eleganti scarpe in pelle lo tradirono. La suola scivolò sul pavimento metallico
e l’anziano rischiò di perdere l’equilibrio. Vedendosi minacciato da un’altra
lama dentata, si tuffò quanto prima in avanti, ma troppo lentamente.
Le maniche sinistre del suo
soprabito e della camicia sotto di esso si stracciarono e, all’istante, il suo
braccio iniziò a sanguinare.
A nulla valse il grido disperato
di Wilson, a pochi passi da lui. D’istinto, la dottoressa si buttò sul ferito,
mentre una nuova sega, l’altra era finita rumorosamente a terra, puntava dritta
verso di lei.
Ad evitare una nuova vittima fu
l’intervento dell’attrice che, con grande slancio, si gettò contro il suo
addome, facendole cadere entrambe dall’altra parte.
Gli altri erano tutti
ammutoliti.
“Oh cazzo! Oscar stai bene?” urlò
come un matto Roberto, furioso per non aver fatto in tempo a salvare
l’amico.
“Signore ti prego!” pregava, con
le lacrime agli occhi, Noro.
Tutto il resto della compagine si
avvicinò a l’uomo a terra.
“Oscar! Oscar!” ripeteva come
un’ossessa Sara, nel pieno di un pianto a dirotto.
A quel punto intervenne Carla
“Fermi! Fermi! Non stategli tutti addosso!”.
“Puoi fare qualcosa per lui? Ti
servono dei medicinali, Carla?” le domandò frenetico Simone.
“Certo! Mi servirebbero
dell’alcol per disinfettare la ferita, delle garze sterili per coprirla e dei
cerotti per tenere fermo il tutto”.
“Hai qualcosa con te, Simo?”
chiese fiducioso Tommaso, appoggiato alla spalla di Marco.
“Negativo, purtroppo”.
“Cazzo! Non possiamo lasciarlo
così!” imprecò disperata Rosa.
“Intanto usa questa per tamponare
la ferita!” ordinò repentino il poliziotto che, non notato da nessuno, aveva
attraversato anch’egli l’ostacolo, mente porgeva la sua maglietta alla
dottoressa.
“Per ora dovrebbe funzionare…”
acconsentì il medico, mentre eseguiva quando dettogli dal tutore dell’ordine,
rimasto a petto nudo.
“S-Scusate…” tentò di attirare
l’attenzione Stefano, anche lui dal loro lato.
Gli altri si voltarono inferociti
verso di lui.
“S-scusate ma lì, nel muro, si è
aperto come una specie di cassetto”.
Tutti i presenti si voltarono
dove gli stava indicando lo scienziato. Con passo titubante, il baffuto si
avvicinò al compartimento segreto. Affacciatovisi appena, con mano tremante,
andò a raccogliere quanto vi era contenuto.
“È… è la roba che avevi
richiesto!” esclamò guardando Carla.
“Davvero?” domandò sorpreso
Sciullo.
“Portali qua, sbrigati!” sbottò
impazientita Wilson.
Il corpo sovrappeso dell’uomo di
scienza trotterellò più rapido possibile verso la donna di medicina.
Una volta in possesso dei suoi
attrezzi del mestiere, la dottoressa si mise all’opera sul ferito nel più totale
silenzio. Troppo silenzio.
Il primo ad accorgersene fu
Simone Sarti “Le seghe si sono fermate!”.
Gli altri, escluse le due persone
a terra, si guardarono tutti attorno.
“Il soldatino ha ragione” osservò
Andrea Lupo, mentre si accendeva una nuova sigaretta.
“Ma com’è possibile?” si chiedeva
Marco Sciullo.
Fu allora che Sara Silvestri ebbe
uno spaventoso attacco d’ira “Che figlio di puttana! Ma che cazzo di carceriere
sei? Eh? Fai di tutto per ucciderci e poi, invece, eviti che ci scappi il
morto?!”.
“Calmati Sara!” cercava di farla
tornare in sé Tommaso Orsi.
“Fate silenzio! Che sennò
distraete Carla!” richiamò la coppia Stefano Noro.
Fu invece Rosa Simone che, senza
dire una parola, andò semplicemente ad abbracciare la sua quasi coetanea
bionda.
“Sembra che si stia
risvegliando!” esclamò Roberto Santucci.
Il povero Oscar Testa aprì
leggermente gli occhi.
“Oh signore…” bisbigliò appena
tra le labbra.
“A che punto sei, Carla?”chiese
impaziente lo scienziato.
“Ho finito. Fortunatamente, si
trattava soltanto di una ferita di striscio. Basterebbe che ora si riposasse un
po’” concluse Carla Wilson.
“Non credo che avremo questo
privilegio” sentenziò il ladro.
“Purtroppo temo che Lupo abbia
ragione. Nessuno ci assicura che, tra breve, non inizino a riempire questa
stanza con il gas verde” ipotizzò secco il poliziotto.
“Non hanno rispetto nemmeno di un
anziano ferito, questi bastardi!” sbottò rabbioso il calciatore.
“Ora sto meglio…” riprese a
parlare la persona appena medicata “Basta che mi diate una mano a
rialzarmi”.
Ad esaudire questo suo desiderio
furono il soldato e l’uomo a torso nudo.
“Grazie per tutto, signori”
ringraziò l’infortunato.
“Certo è strano…” si mise a
riflettere l’attrice “Anche quando mi sono ferita io, quella volta dei
pipistrelli meccanici, hanno subito smesso di torturarci”.
“Sì vede che a questi stronzi gli
serviamo vivi!” disse il fuorilegge.
“Comunque sia state tranquilli…”
la dottoressa rivolse un dolce sorriso a tutti i presenti “ci sarò sempre io a
rimettervi in sesto”.
“Benissimo! Allora non abbiamo
niente di cui preoccuparci!” le rispose Roberto.
Mentre l’entusiasmo riprendeva
vigore nel gruppo, la porta verso cui essi erano diretti si aprì.
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