Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: J85    15/12/2014    1 recensioni
Senza un apparente motivo, 10 persone, 7 maschi e 3 femmine, con caratteristiche totalmente differenti tra di loro e completamente all'oscuro l'uno dell'altro, si ritroveranno improvvisamente dentro un'enorme stanza dalle pareti metalliche.
Nessuno di loro ricorda come abbia fatto a finire lì dentro e, ancora meno, è a conoscenza delle difficili prove che insieme dovranno affrontare per procedere verso un'insperata libertà.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 15

“Lame rotanti”

 

 

 

“… Però, Lupo, non trovo per niente corretto come mi ha trattato poco fa!” proseguiva nella sua pur giusta lamentela Sciullo, arrotando tutte le erre presenti nel discorso.

“Che ci vuoi fare, non ti decidevi a svegliarti…” si giustificò il ladro.

“Comunque Marco ha ragione. Ci sono modi e modi per risvegliare una persona!” si unì al battibecco Wilson.

“Ah! Non rompetemi le palle!” tagliò corto l’incriminato.

Nel frattempo, Rosa era ancora intenta nel controllare minuziosamente tutto il suo giovane corpo.

Roberto se ne accorse e le si avvicinò “Tranquilla, tesoro. Finché ci sono io, sarò l’unico che potrà toglierti i vestiti di dosso!”.

“Porco!” gli rispose l’attrice.

“Ora vediamo cosa si sono inventati…” esclamò Sara, mentre osservava la nuova stanza in cui erano entrati.

Delle fessure, lunghe all’incirca un metro ciascuna, procedevano verso l’uscita esattamente parallele le une alle altre. Nella parete all’altra estremità, vi erano altre fessure perfettamente identiche alle prime.

“Decisamente sospetti quei buchi…” osservò concentrato Simone.

“In effetti, non promettono niente di buono” confermò Stefano.

“Vorrà dire che procederemo tenendo sempre gli occhi aperti, come abbiamo fatto finora” concluse Oscar.

Fatti pochi passi, la comitiva comprese a cosa servivano tali aperture. Da esse, improvvisamente, iniziarono ad essere sparate fuori delle seghe circolari che, procedendo in posizione orizzontale, come se seguissero un percorso invisibile, terminavano la propria corsa letale scomparendo nelle fessure di fronte.

“Mia madre lo diceva sempre: Troppe seghe fanno male!” ironizzò un comunque sorpreso Lupo.

“Questa era davvero una pessima battuta!” protestò seccato Orsi.

“Forse hai detto così perché sei un esperto in queste cose…” insistette Silvestri.

“Ora basta! Non perdiamoci in certe cazzate!” richiamò tutti all’ordine il poliziotto.

“E ora come procediamo?” domandò preoccupata Rosa.

“Personalmente, proporrei di proseguire mantenendoci al centro della stanza” consigliò il militare.

“Simone ha ragione. Se notate bene, c’è molto tempo tra un lancio e l’altro. Dovremmo facilmente farcela a passare indenni” fece notare lo scienziato.

“Ma Tommaso con il suo piede ce la farà?” si preoccupò la dottoressa.

“Tranquilla Carla, per me non ci sono problemi” le rispose tranquillo il calciatore.

Santucci fece un passo avanti “Allora, procediamo!”.

Il gruppo partì all’unisono e, una volta presa la giusta tempistica, onde evitare l’arma volante, riuscirono a superare la prima di quelle minacce mortali.

“E una è andata!” esultò festante Sara.

“Ne mancano ancora quattro” ricordò un già sudato Marco.

“Ah! Io mi sto annoiando…” proruppe Andrea “Voi, se volete, perdete pure tempo, io procedo del mio passo!”.

“Fermati, Lupo!” lo bloccò Roberto.

“Perché? Che succede?” chiese sobbalzando Carla.

“E’ tutto troppo semplice…” bisbigliò quasi Sarti.

“Già… scusate un attimo, gente, ma non sembra anche a voi che la prossima vada leggermente più veloce?” domandò sospetto Tommaso.

Effettivamente, la seconda raffica di seghe aveva un marcia che, anche se non in maniera esagerata, procedeva più rapidamente della precedente.

“Non ditemi che sarà così fino a laggiù?” esclamò Stefano indicando, nel contempo, la porta da raggiungere.

“Certo che non sanno più che inventarsi!” ironizzò sarcastica Sara.

“È solo questione di velocizzare un po’ il passo” tagliò corto Andrea.

“Che stronzo! Pensi che per tutti sia così facile?” gli inveì contro Rosa.

“Ora però diamoci tutti una calmata! Non è obbligatorio che passiamo tutti insieme! Appena ve la sentirete, fate un bel salto in avanti e superate l’ostacolo!” consigliò un Roberto più convinto che mai.

“Sì signore!” rispose serio Simone.

I dieci si misero, tutti allineati, a pochi centimetri dal traffico volante.

“Chi va per primo?” chiese Carla.

Senza proferir parola, il ladro scattò in avanti, evitando facilmente le lame rotanti.

“Che sbruffone!” lo apostrofò Marco.

“Ok, l’idiota è andato avanti da sé. Noi però dobbiamo organizzarci: Simone, te la senti di controllare Tommaso e Marco?” cercava di progettare il tutto, Santucci.

“Non c’è problema, signore” acconsentì Sarti.

“E per quanto riguarda Oscar?” questionò la mora del gruppo.

“Non si preoccupi, signorina, saprò badare a me stesso” la tranquillizzò Testa.

“Sei sicuro?” si aggiunse Silvestri “Non c’è niente di male se qualcuno ti dà una mano”.

“Tranquilla Sara, nella vita ho superato prove ben peggiori” proseguì il politico.

“Bene. Dato che è tutto deciso, quando volete, possiamo procedere” sentenziò il poliziotto.

“Senti Stefano…” richiamò la sua attenzione Sciullo.

“Dimmi”.

“Te la senti di andare da solo?”.

“Certo, non c’è problema”.

Il militare, sapendo di dover scortare due persone con sé, si mise il più vicino possibile alla bocca di fuoco. Facendo così, era certo di avere il maggior tempo possibile per passare dall’altra parte.

Nonostante ciò, la prima a partire fu Sara. Appena riatterrata dopo il salto, si mise subito ad incitare i compagni.

“Forza ragazzi! Tanto le seghe vanno ancora lente!”.

“Pronti?” il soldato mise gli altri due sugli attenti.

Con un clangore metallico, la sega circolare fu sparata in avanti. Il trio, appena essa fu ad una distanza di sicurezza, accelerarono a passi brevi ma rapidi. Finirono il tutto con un’esultanza spropositata.

Man mano che vedeva i suoi amici passare, Rosa s’innervosiva sempre più.

Roberto le si accostò “Vuoi che ti accompagni?”.

“No! No! Ce la faccio da sola!” le urlò contro la giovane.

L’agente non insistette e attese in silenzio.

Sempre più sottopressione, l’attrice partì di colpo, con i denti metallici che le sfiorarono appena le punte dei lunghi capelli. Tutti gli altri trattennero il fiato.

“Per la miseria, ce l’ha fatta!” esclamò appena Noro.

D’un tratto, lo stupore negli occhi dello scienziato si tramutò in determinazione. Appena vistosi superare dall’arma volante, scattò come mai aveva fatto in vita sua, emettendo contemporaneamente un urlo belluino.

Fermatosi dopo pochi metri con il fiatone, tutti lo applaudirono come se avesse vinto una gara di corsa.

“Bene signori, i prossimi siamo noi!” annunciò Oscar.

“Eccola che arriva!” preannunciò il tutore dell’ordine.

Di fatti, una nuova sega circolare fu lanciata. Sibilando nell’aria, proseguì in tutto il suo percorso, procedendo ad una velocità moderata, tanto da permettere ai tre rimasti di raggiungere i propri compagni.

“Ora arriva il difficile…” sentenziò Tommaso, osservando la nuova frequenza di sparo, più elevata rispetto alla precedente.

“Mi trovo a condividere il tuo pensiero, figliolo” concordò un visibilmente preoccupato Oscar.

“Possibile che non ci sia un altro modo per andare avanti?” domandò disperata Rosa.

“Negativo. Ho controllato ogni variabile possibile” informò il resto del gruppo, Simone.

“Non ci resta che proseguire come abbiamo fatto finora” concluse Roberto “Sicuro di farcela da solo, Oscar?”.

“Probabilmente sì” gli rispose il politico.

“M-Magari Simone può dare una mano a te invece che a me…” propose, con ben poca convinzione, un sudato Marco.

“Oppure ti posso aiutare io” aggiunse Sara.

“Signori!” alzò la voce l’uomo che, normalmente, era conosciuto per la sua pacatezza “Non perdiamo ulteriore tempo e proseguiamo il nostro cammino!”.

“Giuste parole, vecchio!” esclamò Andrea che, con un balzo, si mise nuovamente davanti agli altri.

“Aspettaci Lupo!” gli urlò contro Carla.

“Che persona schifosa!” sussurrò irritato Sciullo.

“Bene gente! come prima, quando vi sentite pronti, saltate!” ricordò un convinto Santucci.

Era palese che la prossima a saltare doveva essere ancora Silvestri.

“Quello stronzo di Andrea pensa di essere il fenomeno della compagnia!” pensava tra sé, mentre partiva con la rincorsa. Anche lei superò facilmente l’ostacolo.

Appena arrivata dall’altra parte, dopo aver lanciato un’occhiataccia al fuorilegge, si mise immediatamente a tifare per i suoi compagni.

“A quanto pare la velocità di esecuzione è aumentata tanto da, in alcuni casi, presentare ben due seghe in volo” Sarti informava le due persone che aveva sottobraccio.

“Penso di poter dare ancora un po’” si autoconvinceva Orsi.

“Anche perché” aggiunse l’imprenditore “indietro non possiamo tornare”.

Appena sparato un nuovo colpo, i tre non si dissero nemmeno nulla e, in un lampo, proseguirono più rapidamente che poterono, il calciatore saltellando appena su una gamba sola.

Una volta al sicuro, Marco si lasciò cadere stremato al suolo.

“Forza ragazzi che potete farcela!” la bionda spronava i componenti della compagnia a raggiungerli.

“Forse farebbero bene a rimanere dove sono…” rifletteva Andrea, mentre osservava preoccupato la scia quasi continua di seghe lanciate dalle aperture successive.

Testa respirava affannosamente. Le lenti dei suoi occhiali riflettevano quei cerchi seghettati che passavano a qualche centimetro da lui. Di certo avrebbe preferito che qualcosa di spiacevole capitasse a lui, piuttosto che ad uno di quei nove giovani con cui, per un diabolico scherzo del destino, si era trovato a vivere un’avventura inquietante.

Fatto il primo passo, le sue eleganti scarpe in pelle lo tradirono. La suola scivolò sul pavimento metallico e l’anziano rischiò di perdere l’equilibrio. Vedendosi minacciato da un’altra lama dentata, si tuffò quanto prima in avanti, ma troppo lentamente.

Le maniche sinistre del suo soprabito e della camicia sotto di esso si stracciarono e, all’istante, il suo braccio iniziò a sanguinare.

A nulla valse il grido disperato di Wilson, a pochi passi da lui. D’istinto, la dottoressa si buttò sul ferito, mentre una nuova sega, l’altra era finita rumorosamente a terra, puntava dritta verso di lei.

Ad evitare una nuova vittima fu l’intervento dell’attrice che, con grande slancio, si gettò contro il suo addome, facendole cadere entrambe dall’altra parte.

Gli altri erano tutti ammutoliti.

“Oh cazzo! Oscar stai bene?” urlò come un matto Roberto, furioso per non aver fatto in tempo a salvare l’amico.

“Signore ti prego!” pregava, con le lacrime agli occhi, Noro.

Tutto il resto della compagine si avvicinò a l’uomo a terra.

“Oscar! Oscar!” ripeteva come un’ossessa Sara, nel pieno di un pianto a dirotto.

A quel punto intervenne Carla “Fermi! Fermi! Non stategli tutti addosso!”.

“Puoi fare qualcosa per lui? Ti servono dei medicinali, Carla?” le domandò frenetico Simone.

“Certo! Mi servirebbero dell’alcol per disinfettare la ferita, delle garze sterili per coprirla e dei cerotti per tenere fermo il tutto”.

“Hai qualcosa con te, Simo?” chiese fiducioso Tommaso, appoggiato alla spalla di Marco.

“Negativo, purtroppo”.

“Cazzo! Non possiamo lasciarlo così!” imprecò disperata Rosa.

“Intanto usa questa per tamponare la ferita!” ordinò repentino il poliziotto che, non notato da nessuno, aveva attraversato anch’egli l’ostacolo, mente porgeva la sua maglietta alla dottoressa.

“Per ora dovrebbe funzionare…” acconsentì il medico, mentre eseguiva quando dettogli dal tutore dell’ordine, rimasto a petto nudo.

“S-Scusate…” tentò di attirare l’attenzione Stefano, anche lui dal loro lato.

Gli altri si voltarono inferociti verso di lui.

“S-scusate ma lì, nel muro, si è aperto come una specie di cassetto”.

Tutti i presenti si voltarono dove gli stava indicando lo scienziato. Con passo titubante, il baffuto si avvicinò al compartimento segreto. Affacciatovisi appena, con mano tremante, andò a raccogliere quanto vi era contenuto.

“È… è la roba che avevi richiesto!” esclamò guardando Carla.

“Davvero?” domandò sorpreso Sciullo.

“Portali qua, sbrigati!” sbottò impazientita Wilson.

Il corpo sovrappeso dell’uomo di scienza trotterellò più rapido possibile verso la donna di medicina.

Una volta in possesso dei suoi attrezzi del mestiere, la dottoressa si mise all’opera sul ferito nel più totale silenzio. Troppo silenzio.

Il primo ad accorgersene fu Simone Sarti “Le seghe si sono fermate!”.

Gli altri, escluse le due persone a terra, si guardarono tutti attorno.

“Il soldatino ha ragione” osservò Andrea Lupo, mentre si accendeva una nuova sigaretta.

“Ma com’è possibile?” si chiedeva Marco Sciullo.

Fu allora che Sara Silvestri ebbe uno spaventoso attacco d’ira “Che figlio di puttana! Ma che cazzo di carceriere sei? Eh? Fai di tutto per ucciderci e poi, invece, eviti che ci scappi il morto?!”.

“Calmati Sara!” cercava di farla tornare in sé Tommaso Orsi.

“Fate silenzio! Che sennò distraete Carla!” richiamò la coppia Stefano Noro.

Fu invece Rosa Simone che, senza dire una parola, andò semplicemente ad abbracciare la sua quasi coetanea bionda.

“Sembra che si stia risvegliando!” esclamò Roberto Santucci.

Il povero Oscar Testa aprì leggermente gli occhi.

“Oh signore…” bisbigliò appena tra le labbra.

“A che punto sei, Carla?”chiese impaziente lo scienziato.

“Ho finito. Fortunatamente, si trattava soltanto di una ferita di striscio. Basterebbe che ora si riposasse un po’” concluse Carla Wilson.

“Non credo che avremo questo privilegio” sentenziò il ladro.

“Purtroppo temo che Lupo abbia ragione. Nessuno ci assicura che, tra breve, non inizino a riempire questa stanza con il gas verde” ipotizzò secco il poliziotto.

“Non hanno rispetto nemmeno di un anziano ferito, questi bastardi!” sbottò rabbioso il calciatore.

“Ora sto meglio…” riprese a parlare la persona appena medicata “Basta che mi diate una mano a rialzarmi”.

Ad esaudire questo suo desiderio furono il soldato e l’uomo a torso nudo.

“Grazie per tutto, signori” ringraziò l’infortunato.

“Certo è strano…” si mise a riflettere l’attrice “Anche quando mi sono ferita io, quella volta dei pipistrelli meccanici, hanno subito smesso di torturarci”.

“Sì vede che a questi stronzi gli serviamo vivi!” disse il fuorilegge.

“Comunque sia state tranquilli…” la dottoressa rivolse un dolce sorriso a tutti i presenti “ci sarò sempre io a rimettervi in sesto”.

“Benissimo! Allora non abbiamo niente di cui preoccuparci!” le rispose Roberto.

Mentre l’entusiasmo riprendeva vigore nel gruppo, la porta verso cui essi erano diretti si aprì.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: J85