Capitolo 9
Laila
Scerlì
aveva diciotto anni e si sentiva pronta. Aveva passato una vita a
cercare
qualcosa che rendesse i suoi giorni meno noiosi e no, essere un mago
non
bastava. Non bastava perché questo per lei aveva sempre
rappresentato la
normalità.
Ad undici anni
era entrata a far parte de collegio di Beuxbatons, voti nella media con
qualche
eccezione, amiche e qualche ragazzo sparso qua e là con cui
aveva storie estive
e poi manteneva la corrispondenza via lettera. Non che una sua storia
fosse
durata più di un mese dopo la separazione. Aveva sempre
odiato il fatto che il
college francese fosse interamente a femminile e, sinceramente, non
l'aveva mai
capito. Insomma, mischiare i sessi era una buona cosa, no? Favoriva
l'inserimento e l'equilibrio e tutte quelle stronzate lì. La
verità era che a
quella scuola mancava decisamente un po' di testosterone. Erano
diventate tutte
troppo femmine. Compresa lei.
Quindi quando
aveva scoperto che quell’anno sarebbero stati ospiti di
Hogwarts aveva
letteralmente fatto i salti di gioia. Non perché fosse
sicura di poter avere
una relazione più duratura, ma perché Laila aveva
bisogno di amici e che
fossero maschi. Aveva bisogno di sentirsi disgustata da alcuni loro
comportamenti e lamentarsi della loro volgarità come le
raccontava sua cugina
durante le vacanze.
Aveva bisogno che
qualcuno le imparasse a sputare e ruttare a comando, che le dicessero
che dire
qualche parolaccia non era poi la fine del mondo e che non la
guardassero male
quando, presa dalla fame, si dimenticava un pochino, ma giusto un
pochino,
delle buone maniere.
E poi aveva
bisogno di partecipare a quel torneo. Aveva bisogno di un po’
di movimento
nella sua vita, aveva bisogno di qualcosa di nuovo per scappare dalla
monotonia.
Così
quella
mattina, a solo un giorno dall’estrazione, scrisse il suo
nome su un pezzetto
irregolare di pergamena e si diresse verso a sala grande. Non corse, ma
camminò
piano, prendendosi il tempo di guardarsi intorno ed ammirare la scuola.
Hogwarts era
profondamente diversa da Beuxbatons, a partire dal colore. No, mettiamo
le cose
in chiaro, la loro scuola non era rosa confetto, nonostante le continue
proposte di quella pazza di Roberta, e ancora no, non era ricoperta di
merletti
o incastonata di perle. Ma era un edificio moderno, quasi
dall’aspetto
tecnologico. Laila era arrivata a questa conclusione dopo aver visto,
quell’estate stessa, il palazzo dedicato ad una delle riviste
di moda più in
voga di Parigi.
Quindi, aveva
deciso, la loro scuola era quasi un palazzetto per le riviste di moda e
a lei
piaceva davvero, ma Hogwarts. Hogwarts era diversa.
Camminare per
quei corridoi, circondata da muri di pietra, con finestre ampie che
davano
sull’immenso panorama verde e magico.
Hogwarts
le dava l’idea di essere tornata nel passato.
Lì la
magia si
respirava in ogni angolo. Hogwarts era magia in sé. Qualcosa
di meraviglioso.
Avrebbe dovuto
trasferirsi, seguire le impronte di Arielle, anche se, la sua sola
presenza lì,
rendeva il tutto un po’ meno bello.
Dire che non la
sopportava era un eufemismo.
<<
Laila
>>
Parli
del diavolo e spuntano le corna. Pensò
la ragazza
prima di essere raggiunta da una chioma scura e due occhi celesti che
la
guardavano divertiti.
<<
Arielle
>> rispose, tanto per essere educata.
Dire che la
ragazza non fosse bella era decisamente una bugia e Laila non si era
mai
permessa nemmeno di pensarlo, a differenza delle altre ragazze nella
loro
scuola. Lei era sincera. E sinceramente ammetteva che Arielle era molto
più
bella di lei.
<<
Metti il
tuo nome nel calice? >> chiese la mora, continuando a
tenere il passo,
nonostante l’altra avesse aumentato il ritmo.
Non le andava di
parlarle, non le andava di vederla. Non voleva nemmeno più
pensarla.
<<
Che vuoi?
>>
<<
Sei
scortese, Laila. Non si parla così ad una vecchia amica
>>
La
rimbeccò
quella, con una nota divertita nella voce. Laila bloccò il
suo passo, girandosi
verso di lei e fronteggiandola.
Incrociò
i suoi
occhi con quelli altrettanto celesti dell’altra.
Così simili eppure così
diversi. La veela aveva degli occhi impenetrabili, delle lastre di
ghiaccio,
quasi senza profondità. Mettevano a disagio e infondevano un
po’ di timore,
sicuramente dovuto ai geni veela.
Gli occhi
dell’altra erano caldi, espressivi, strabordanti di energia e
quasi come una
colata di lava fredda. Di ghiacciato quegli occhi avevano solo il
colore.
<<
Non
siamo mai state amiche >>
Nel momento in
cui Arielle sorrise il cuore di Laila perse un battito per poi
cominciare a
battere più veloce, fino a riempire le sue orecchie di quel
rumore che aveva
scordato, ma che le era ancora familiare.
Quanto le
mancavano quegli occhi. Quanto le mancavano quelle labbra. Quanto le
mancavano
quelle mani che ora, con un gesto quasi divertito, le spostavano una
ciocca
bionda dal viso.
<<
No,
siamo state di più >>
La bionda la
ignorò e ricominciò a camminare, ma Arielle non
era della stessa opinione. La
serpeverde prese un braccio della ragazza e la sbatté contro
il muro, facendole
scappare un gemito di dolore.
Nel corridoio non
c’era nessuno.
<<
Stammi
lontana >>
<<
Oh,
Laila, mi è sempre piaciuta questa parte di te
>>
La voce sembrava
dolce e accarezzava tutte le parole con grazia, ma la bionda lo sapeva,
Arielle
non la conosceva nemmeno la dolcezza.
<<
Per te
tutto è un gioco, ma per no. Lasciami in pace
>>
La mora sorrise,
schioccando la lingua. Non rispose, si limito ad avvicinarsi alla
ragazza e
sfiorare le sue labbra.
Laila si
tirò
indietro, ma l’altra premette maggiormente e la bionda non
poté far altro che
arrendersi.
Arrendersi ai
suoi sentimenti, arrendersi alle sue labbra, arrendersi a quella lingua
che
cercava la sua e l’accarezzava senza dolcezza. Ma non si
lamentò, lasciò che
Arielle continuasse a baciarla, stringendola, nonostante sapesse che se
ne
sarebbe pentita, perché lei sarebbe andata via, lasciandola
sola. Ancora una
volta.
Laila non lo
considerava un gioco a differenza dell’altra, ma non poteva
fare altro che
farsi male. Lasciare che lei le facesse male.
Arielle si
staccò
da lei e la guardò con divertimento.
<<
In bocca
a lupo >>
Laila si
lasciò
cadere sul pavimento e prese la testa tra le mani, finalmente sola.
Sospirò e
si strofinò gli occhi stanchi.
Avrebbe dovuto
reagire, lo sapeva, ma non ci riusciva. Era debole. Non sapeva
allontanarla da
sé.
No,
pensò non
è certo la relazione con
un ragazzo che cerco.
Era domenica.
James Sirius
Potter si alzò quella mattina con la consapevolezza che
finalmente era arrivata
domenica anche quella settimana. Sorrise di sbieco e si alzò
dal letto,
scostando le coperte. Il freddo lo colpì con forza,
facendolo rabbrividire. Ma
niente, quella mattina, poteva intaccare il suo buon umore.
Erano le sette di
mattina, il che voleva dire che tutti stavano dormendo, probabilmente
l’intera
scuola, ad eccezione di una ventina di ragazzi che, come lui, si
stavano
preparando.
Lanciò
uno
sguardo al letto di suo cugino Fred che si rigirava tra le coperte e si
diresse
verso il bagno. Fece una doccia veloce ed indossò una
semplice tuta.
Cercando di
essere silenzioso, mise il suo cappotto e uscì dalla stanza
per poi percorrere
i corridoi di Hogwarts e trovarsi finalmente all’esterno. Un
forte vento gli
colpì il viso, facendolo sbuffare.
Era la fine di
settembre e il clima non avrebbe dovuto essere così rigido,
ma a James non
importava.
Il giorno
seguente sarebbe stato il grande giorno dell’estrazione. Ogni
lezione era
cancellata per permettere ai ragazzi di prepararsi psicologicamente.
Che
stronzata.
Quel torneo era
un’immensa stronzata.
Sarebbe
decisamente stato più felice se quegli idioti dei suoi
cugini non avessero
partecipato, ma si era limitato a dirlo a sua sorella. Conversazione
che,
ovviamente, non aveva avuto l’esito sperato.
Lily era stata
irremovibile.
<<
Lily, pensaci, è pericoloso >>
l’aveva pregata,
prendendole una mano e stringendola tra le sue.
La
ragazza si era accoccolata meglio tra le sue braccia, posando la
testa sul suo petto e circondandogli il busto con un braccio magro.
Aveva
sbuffato ed aveva scosso la testa, evitando di guardarlo.
Erano
stesi in riva al lago nero, stretti l’uno
all’altra. James
avvolgeva la sorella come se quell’abbraccio potesse farle
cambiare idea.
<<
Sono preoccupato >>
Le
lasciò un bacio tra i capelli rosso fuoco e la ragazza
alzò il viso,
incontrando gli occhi nocciola del fratello con i suoi più
scuri.
<<
So badare a me stessa >>
<<
Ti farai uccidere >>
La
rossa si alzò senza perdere il contatto visivo.
Incrociò le gambe e
sospirò, portandosi i capelli dietro le orecchie.
Era
strano vedere Lily così seria e concentrata.
<<
Devo farlo >>
<<
Non devi dimostrare niente a nessuno >>
La
ragazza sbuffò e si alzò, irritata dalle parole
del fratello. Anche
James si alzò, pulendosi i pantaloni con le mani e fissando
la grifondoro con
sguardo di rimprovero.
<<
Devo >>
<<
Smettila di dire stronzate >>
<<
Smettila di cercare di decidere per me >> urlò
a ragazza,
girandosi di spalle.
Cominciò
a camminare verso il castello, sentendo la voce scocciata di
James dietro le spalle. Con due falcate il ragazzo, molto
più alto di lei, la
raggiunse. Sbuffò di nuovo, prima di cercare di calmarsi.
<<
Non voglio decidere per te. Sono solo preoccupato >>
<< Lo hai già detto >>
<>
<>
ribatté lei e nel
momento in cui lo disse si accorse di quanto quelle parole fossero
vere.
Tutti
i suoi parenti, escluso Albus e i più piccoli, avevano messo
il
loro nome e sapeva per certo che solo poche persone non
l’avevano fatto. Forse
una decina in tutto il castello, compresi ovviamente Shailene e Axel.
<<
Non posso, Lily, perché io ti conosco. Vincerai
>>
<<
Non dirlo o mi monto la testa >> scherzò,
cercando di sdrammatizzare.
James
sbuffò, comprendendo che non avrebbe mai vinto in quella
conversazione. Bloccò sua sorella per un braccio,
stringendola tra le sue
braccia.
<<
Promettimi che starai attenta >>
Lily
rise.
<<
Promesso >>
Beh, sapeva
dall’inizio che non avrebbe mai potuto impedire a sua sorella
di aggiungere il
suo nome a quel dannatissimo torneo e avrebbe preferito che nessuno dei
suoi
cugini l’avesse fatto perché, diciamocelo, erano
così tanti che uno di loro
sarebbe stato pescato per forza di cose.
Ringraziò
mentalmente suo fratello per avere un minimo di intelligenza. Un
pensiero in
meno.
Si
passò una mano
tra i capelli disordinati, dirigendosi verso la Foresta Proibita. Lui
tutta
quella voglia di mettersi in mostra proprio non la capiva, soprattutto
se il
prezzo poteva essere tanto alto.
Cosa ti spinge a
rischiare la vita per uno stupido torneo? Lui l’avrebbe fatto
solo per la sua
famiglia, solo per Lily.
<<
James
>> una voce, che però non riconobbe, lo
chiamò da lontano.
Il ragazzo non si
girò, continuando per la sua strada senza nemmeno girarsi.
Non era uno dei suoi
parenti, non che se fossero stati loro gli avrebbe dato confidenza,
quindi non
c’era nessuna ragione di fermarsi.
<<
Jamie.
Jamie fermati >> ascoltando quel soprannome, che solo sua
sorella
utilizzava ancora, James capì il proprietario della voce.
E non si
fermò.
Anzi accelerò il ritmo.
Sentì
dei passi
sempre più veloci dietro di lui che si trasformarono presto
in una corsa.
<<
Certo
che sei veloce >> disse la voce femminile che oramai era
decisamente più
vicina al ragazzo.
Potter
girò lo
sguardo velocemente, incrociando gli occhi curiosi di Shailene che lo
guardavano divertiti. Distolse lo sguardo, puntandolo nuovamente
davanti a sé.
<<
Dove
vai? >>
James
sbuffò, non
rispondendo nemmeno questa volta. Ma il sorriso sul volto di Shailene
non
scomparve anzi si allargò quando il ragazzo
rallentò il passo, resosi conto che
lei non si sarebbe fermata né tantomeno rigirata. Finalmente
ritornò a
respirare normalmente. Non era certo abituata a
quell’andatura.
<< I
nargilli ti hanno mangiato la lingua? >>
Il grifondoro
alzò gli occhi al cielo, guardandola di traverso. Possibile
che dovesse sempre
parlare di nargilli?
<<
E’
impossibile, perché i nargilli… >>
<<
Non
mangiano le lingue, lo so >> lo interruppe Shailene.
Ma non era quello
che James intendeva, proprio no. I
nargilli non esistono. Concluse nella sua testa, ma
evitò di dirlo ad alta
voce, considerando che lei non avrebbe di certo cambiato idea.
<<
Io sto
andando da Hagrid, sai gli avevo promesso di aiutarlo con un cucciolo
di drago
che ha appena comprato >>
Ancora una volta
il ragazzo non rispose, continuando semplicemente a camminare, ma la
corvonero
non si sentì insultata o a disagio o ignorata. Sembrava
semplicemente padrona
della situazione.
Continuava a
camminargli accanto quando l’unica cosa che il ragazzo
desiderava era che lei
sparisse e gli lasciasse vivere quella domenica in santa pace.
Tutta
l’empatia
che si era creata tra di loro nel primo incontro era sparita. James
semplicemente provava l’avversione che sentiva verso tutti
gli altri.
Quello era il suo
giorno e una ragazzina qualsiasi non poteva rovinarlo.
<<
Vuoi
venire? >>
<<
No
>> rispose secco, fermandosi.
Erano arrivati al
limite della Foresta Proibita.
<<
Vengo
con te allora. Hagrid ha detto di vederci verso le nove
>> disse,
osservando un orologio da polso.
James
alzò gli
occhi al cielo.
<<
Non se
ne parla >>
<<
Non puoi
impedirmelo >> gli fece la linguaccia.
Gli occhi
divertiti si puntarono nei suoi e per un attimo, solo per un attimo,
James
sorrise dell’impertinenza di quella ragazza che tanto gli
ricordava sua
sorella.
<<
Non
provare a seguirmi >>
<<
Perché?
>>
<<
Perché
no >>
Shailene
sbuffò
in realtà per niente irritata dal comportamento del ragazzo.
Era testarda,
alcune volte a tal punto da essere fastidiosa, lo sapeva. Ma sapeva
anche
quando era il momento di fermarsi.
<<
Ti
aspetto qui, mentre tu vai a farti riempire di pugni >>
disse tranquilla.
James
spalancò
gli occhi, girandosi verso di lei stranito, ma non incontrò
la chioma castano
cioccolato. Aggrottò e sopracciglia confuso, prima che la
voce della ragazzina
richiamò la sua attenzione.
<<
Beh, che
fai? Non vai? >>
Era seduta a
terra, con e gambe incrociate e le mani che giocavano con qualche filo
d’erba.
Borbottò qualcosa come ‘i gorgosprizzi devono
averlo confuso’ che James ignorò
prontamente.
Il ragazzo la
guardò con un sopracciglio alzato, ma non
ribatté. Sena nemmeno una parola
entrò nella Foresta Proibita, non guardandosi indietro.
<<
Terzo
incontro: James Potter e Alexander Nott >> la voce di
Patrick Baston
risvegliò James dai suoi pensieri.
Alexander Nott?
Era la prima volta che il ragazzo si presentava a quegli incontri e
James non
si sarebbe mai aspettato di incontrarlo in una situazione del genere.
Alexander
era un serpeverde del nono anno che di serpeverde, a prima vista, non
aveva
proprio niente.
Sempre
sorridente, con la battuta pronta, ironico e qualche volta arrogante.
James lo
avrebbe visto meglio tra i grifondoro, a volte si comportava proprio
come loro.
Pieno di energia ed esibizionista. Ma Potter aveva imparato ad
osservare e si
era accorto del lato da serpe del ragazzo. Era scaltro, intelligente,
subdolo a
volte. Ma mai si sarebbe aspettato di incontrarlo lì.
Guardò
gli occhi
celesti del serpeverde, pensando che sì, sembrava molto
più grande della sua
età.
I due ragazzi si
portarono uno davanti all’altro e si fissarono negli occhi
per qualche secondo
prima di cominciare. Il primo pugno partì proprio da
Alexander che, anche
essendo più grande e muscoloso di James, aveva decisamente
meno esperienza. Il
grifondoro evitò il gancio destro abbassandosi e colpendolo
allo stomaco,
facendolo piegare in due.
Provo poi a
colpire il viso on una ginocchiata, ma il biondo fermò il
colpo con entrambe le
mani e lo colpì al viso, spaccandogli il labbro.
James
sputò a
terra il sangue, ripagandolo con la stessa moneta. Un gancio destro
sullo
zigomo e uno sinistro sul mento.
Calcio allo
stomaco. Alexander afferrò la sua gamba e lo fece cadere a
terra. James evitò
un pugno e si rialzò colpendolo allo sterno ripetutamente.
Il serpeverde
fece un paio di passi indietro, alzando le mani e tossendo, in segno di
resa.
James si
passò
una mano sotto l’occhio dove c’era un rivolo di
sangue e sputò nuovamente a
terra. Si girò e se ne andò.
<<
Ehi
amico >> una voce sconosciuta lo chiamò,
facendolo fermare.
James si
guardò alle
spalle, vedendo Alexander Nott camminare lentamente verso di lui.
<<
Mi hai
spaccato le costole >>
Il grifondoro non
aveva idea di cosa rispondere. Avrebbe forse dovuto scusarsi con lui?
Dopotutto
mica era colpa sua se si era presentato ai combattimenti, ma lui
avrebbe potuto
essere più delicato. Fece per aprire a bocca, senza sapere
bene cosa dire, ma
Alex liquidò l’affermazione con un gesto della
mano e solo allora James si rese
conto che il tono del ragazzo era scherzoso. Non risentito, ma
divertito.
James lo
guardò.
Lo superava in altezza di pochi centimetri ma aveva le spalle
decisamente più
grandi delle sue.
<<
Andrai
in infermeria? >> chiese, ma il ragazzo scosse la testa,
continuando a
sorridere.
<<
Sono in
grado di curarmi da solo, ma dimmi, la faccia è tanto
rovinata? >>
Si
toccò il viso
quasi alla ricerca di qualche stranezza. Quando l’altro
scosse la testa lui
sospirò sollevato.
<<
Sai, è
un peccato rovinare qualcosa di così bello >>
James lo
guardò
scioccato e poi, forse colpito dalle sue parole, forse dal tono, ferse
dall’espressione o dalla situazione improbabile,
scoppiò a ridere. Alex lo
guardò oltraggiato, ma poi si aggiunse alla sua risata,
tossendo per il dolore
addominale.
<<
Ci si
vede, amico >> disse James, uscendo dalla Foresta
Proibita e sorridendo
mentre lo prendeva in giro per quella parola che per primo gli aveva
rivolto.
Quando James vide
di nuovo la luce del sole, quasi un’ora dopo,
fissò sconvolto il corpo steso a
terra. Shailene era ancora lì. Le gambe fasciate dai jeans e
il busto coperto
da una felpa ameno di due taglie più grande.
Si
avvicinò,
fermandosi accanto a lei e sedendosi sul prato.
Quel giorno, a
quanto pare, era abbastanza loquace.
<<
Hai
aspettato >>
Shailene si
tirò
a sedere e osservò con una smorfia il suo viso. Il
sopracciglio e il labbro
inferiore erano spaccati, ma i suo viso non era molto rovinato. Per lo
meno non
era tumefatto. Shailene sorrise radiosa, annuendo.
<<
Ora devo
andare. Hagrid mi aspetta. Passa una buona giornata >>
Si alzò
e
rivolgendogli un ultimo sorriso e un saluto veloce con la mano si
diresse verso
la capanna del guardiacaccia.
Dopo qualche
passo però si fermò e si girò,
raggiungendolo di nuovo. Si abbassò all’altezza
di James e sotto gli occhi sbalorditi del ragazzo gli lasciò
un bacio sulla
guancia, prima di correre via ridendo.
Questa
ragazza è proprio strana.
Angolo Autrice
Buon pomeriggio mondo! Mi
trovo a pubblicare prima del solito!
Finalmente si sono date le
vacanze, o almeno qui in Svezia è così, quindi,
trovandomi alla casa estiva e
avendo tempo, spero di riuscire a scrivere un po’ di
più!
Passiamo al capitolo. Come
prima cosa vorrei dire anche il nome dei prestavolto di Lily, Hugo,
Roxanne e
Fred prima di commentare!
Come Lily ho scelto Karen Gillan
Hugo è Ed Sheeran
Roxanne è Katerina Graham
Con Fred sono indecisa,
avevo pensato a Luke Pasqualino
o Jacob Artist
Con questo capitolo invece
presento Laila (Ashley Benson) , Arielle (Megan Fox) e Alexander (Chris Evans), che sinceramente adoro!
Vi ringrazio per tutto,
chi ha messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e soprattutto
chi la
recensisce!
Vorrei chiedervi ora: chi
è il vostro personaggio femminile preferito? E quello
maschile? Quali credete
saranno le coppie? Che ne pensate dei prestavolto? Di chi dovrei
scrivere
maggiormente?
Lo so che
presto per le domande perché mancano ancora
molti personaggi, ma spero che rispondiate comunque :)
Ci sentiamo presto!
p.s Nel caso non pubblichi
prima di Natale, passate delle buone feste e vi auguro un natale pieno
di
felicità e di neve
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