7.Tamburi nella notte
7.
Tamburi nella notte
Vaolin continuava a guardare i soldati lungo la collina, senza rendersi
conto che Kyrion aveva cominciato ad impartire ordini ai suoi
sottoposti. Si risvegliò soltanto quando un cavallo nitrì
vicino a Djulan, facendolo impennare; il ragazzo riuscì a tenere
per poco l’equilibrio, calmando subito il suo sauro.
Guardò in direzione di Kyrion e il capitano gli fece segno di
seguirlo. Quando gli si affiancarono gli annunciò:
- Non possiamo caricare. La maggior parte dell’esercito è
composta di fanteria e con così pochi cavalieri sarebbe un
inutile spreco di vite, inoltre il terreno non è adatto ad una
carica di cavalleria. Lo capisci? -
Vaolin annuì e fra sé e sé pensò: Mi sta istruendo!
- Cavalca con me – disse il capitano e spronò Zara, il suo
gigantesco cavallo da guerra, piantandogli gli speroni nei fianchi e
lasciando un’impercettibile traccia di sangue sul suo manto
bianco. Zara scattò in avanti, seguito da Djulan e da
cinquecento cavalieri, in formazione a cuneo.
- Dobbiamo impedirgli di chiudere quel valico, altrimenti saremo
tagliati fuori!- urlò Kyrion indicando i nemici che stavano
risalendo la collina.
Roteò la spada sopra la testa e continuò: - Cavalieri! Sguainate le spade!-
Con uno stridente rumore metallico Vaolin sentì cinquecento
spade uscire all’unisono dai foderi. Estrasse la sua. Continuava
a dirsi di stare tranquillo, di calmarsi, ma l’ansia era troppa;
anche se era da parecchio tempo che si addestrava a questo momento,
tutto il peso dell’angoscia rischiò di schiacciarlo.
Sentì un crescente rombo nelle orecchie e fu solamente con gli
occhi che vide Kyrion far volare la testa al primo guerriero Waddlar.
Poi il rombo cessò di colpo e un silenzio innaturale durò
finchè Djulan non calpestò cinque o sei soldati.
L’infuriare della battaglia gli invase le orecchie e capì
di poter comandare le sue membra. Rimanendo in sella al suo sauro, si
alzò sulle staffe e tranciò la spalla di un Waddlar, poi
si girò appena in tempo a parare un’ascia con lo scudo. La
potenza del colpo gli intorpidì il braccio e con il destro
uccise l’aggressore.
A quel punto sentì la voce di Kyrion sopra il frastuono: -Non fermate la carica! Continuate fino alla valle!-
Vaolin allora fece piazza pulita intorno a sé, in modo da poter
lanciare Djulan e continuò a menare fendenti a chi gli si
avvicinasse mantenendosi a distanza per poter continuare la corsa.
Tutti i cavalieri lo imitarono.
Quando sbucarono nella valle Kyrion richiamò a sé i suoi
cavalieri e diede ordine di suonare un corno ad un suo vicino. Le note
scandirono il comando dell’inversione divisa e quindi metà
cavalieri girarono a destra e metà a sinistra. Si ricongiunsero
mentre Kyrion gridava: - Non hanno archi! Non temete, è solo
l’avanguardia, annientiamoli!-
Lo stolto capitano Waddlar, sottovalutando la potenza della cavalleria,
lanciò i suoi guerrieri allo scoperto della valle, in leggera
discesa.
Perfetto pensò Vaolin, e guardando il ghigno feroce sul volto di
Kyrion capì che anche il capitano stava pensando la stessa cosa.
I cavalieri si compattarono al suono del corno e, rinfoderate le spade,
abbassarono le lance sui Waddlar ringhianti. Fu un massacro e finita la
carica i cavalieri sguainarono le spade e finirono i superstiti alla
prima ondata.
Dopo la vittoria Kyrion si avvicinò: -Perfetto, il grosso non
attacca. Preferiscono puntare sulla città. Stupidi- si tolse
l’elmo: -Hakal! Thorad!- chiamò.
Due uomini arrivarono al galoppo. Kyrion disse a Thorad: - Galoppa fino
a Tornalziona, fila come il vento e torna con diecimila uomini. Ne
avremo bisogno, e se il re obbietta chiedigli se preferisce perdere una
città così importante. L’uomo con il corno lo
raggiunse a cavallo portandosi il braccio al petto-
Thorad si battè il petto e girò il cavallo, verso ovest. Po il capitano guardò l’altro uomo:
- Suona il corno. Fa che Garulf ti senta-
Hakal si battè di nuovo il petto e cavalcando verso il crinale
estrasse un corno molto più grande del primo. Una nota. Tre
boati. Quattro volte le spade sugli scudi. Centinaia di corni. Migliaia
di passi cadenzati.
L’esercito era in marcia e dopo due giorni arrivò sotto
l’entrata ovest di Cimrotin. I cancelli si aprirono e i soldati
furono acclamati dai difensori. Mentre entravano in città Vaolin
notò che la città era protetta da tre cinte murarie, la
più esterna era imponente, riluceva del grigio della pietra
arenaria ricca in quella zona ed aveva un cancello di pesantissimo
ferro, aveva una torre ogni cinquecento metri di mura e quattro attorno
al cancello principale; quelli secondari ne avevano solo due. La
seconda cinta era ancora più imponente della prima con quattro
accessi a quella esterna protette da altrettanti possenti torrioni.
L’ultima cinta non era imponente come le prima due, ma poteva
resistere benissimo ad un assedio ed era dotata della rocca, la
fortezza della città, dove potevano stanziarsi più di
tremila uomini. Era una città difficile da prendere.
Kyrion smontò da cavallo e così i suoi cavalieri.
La sera era scesa su Cimrotin e le sentinelle notarono il bagliore dei fuochi in lontananza.
-Sulle mura!- ordinò Kyrion agli arcieri. Duemila soldati
salirono le scale e rinforzarono notevolmente la guarnigione di soli
mille uomini. Incordarono gli archi e incoccarono le frecce; Kyrion si
stupì della coordinazione perfetta dei suoi uomini. Poi
ordinò ad una parte della fanteria di rinforzare gli argini
interni, e al grosso dell’esercito di prendere un arco e di
salire sulle mura. Gli arcieri appollaiati come corvi erano ora
cinquemila. Vaolin era salito sulle mura impugnando il suo arco di
tasso, con la faretra carica di frecce a tracolla. Quello che
notò subito fu l’innaturale silenzio che avvolgeva la
valle e le colline circostanti, interrotto soltanto da qualche brusio
dei soldati, ormai pronti, e dai rari scoppiettii del fuoco e dei
pentoloni di pece.
Poi svariati corni spezzarono l’atmosfera irreale e la prima
linea dei nemici spuntò dall’ultima collina, cominciando
ad invadere la valle. I ruggiti risuonarono nell’oscurità
e sotto la fitta coltre di nebbia che si stava alzando dalla terra
tuonarono enormi tamburi di guerra.
Vaolin rabbrividì guardando le scale e gli arieti avanzare verso
il cancello esterno. Ad un tratto però i nemici si fermarono, a
circa una lega di distanza, fuori dalla portata di archi, baliste e
catapulte.
- Thorad dovrebbe essere arrivato stamane a Tornalziona. Entro
l’alba dovremmo avere i nostri diecimila rinforzi.- disse Kyrion
a Vaolin osservando i cinquantamila Waddlar schierati sotto di loro.
- Spero – aggiunse con un filo di voce.
Era nervoso, mortalmente nervoso, le sue mani stavano stritolando il
bordo delle mura tra una merlatura e l’altra e le sue mani erano
bianche, i tendini scoperti. Poi mollò la presa,
abbandonò le mani lungo i fianchi, chiuse gli occhi e
respirò. Una, due, tre volte. Quando si fu calmato riaprì
gli occhi e prendendo Vaolin per una spalla gli disse:
- Se i miei calcoli sono esatti dovremmo riuscire a resistere fino
all’arrivo di Thorad con i suoi diecimila cavalieri; altrimenti
moriremo –
La tranquillità con cui elencò le due possibilità,
vita o morte, spaventarono Vaolin e lo fecero pensare che il capitano
avesse visto molte battaglie. Studiò i suoi movimenti quando
infilò l’elmo, incordò l’arco, lo rimise in
spalla, posò lo scudo e sguainò la spada. La sua voce
tuonò, potente:
- Cimrotin! Siamo in guerra! Lo siamo sempre stati grazie ai luridi
esseri striscianti che vi guardano dal basso, ma ora hanno deciso di
scendere in campo aperto e sfidarci! Sono tanti è vero, ma noi
siamo uomini di Rhodian!-
I soldati batterono le lance a terra con un frastuono metallico.
- Non temiamo né la morte, né il dolore, né la paura!- lance su pietra.
- Tutti quanti moriremo un giorno, verrà per tutti non vi
illudete! E vi dico una cosa, se per noi il giorno è arrivato
non possiamo farci niente. Possiamo solo chiudere gli occhi e portare
via con noi quanti più possiamo di questi bastardi!-
I colpi sulla pietra aumentarono fino a diventare unisoni.
- Ora vi chiedo, combattete per me! Combattete per re Dusan! Combattete per Rhodian!-
Gli uomini esultarono feroci, pronti a combattere. I tamburi e i corni iniziarono la cacofonia.
- Archi!- urlò Kyrion.
Tutti gli uomini impugnarono gli archi.
Vaolin al suo fianco lo osservò ammaliato:
- Sei un grande comandante-
- Cerco di fare quello che posso – si voltò e gli rivolse un sorriso.
- Combatti con me, Vaolin –
- Con piacere capitano! –
Vaolin si girò per prendere l’arco e nel farlo si accorse che Durin era al suo fianco, lo sguardo truce.
- Fratello, oggi è il giorno in cui io e te vendicheremo nostro
padre, nostra madre e i nostri amici. Oggi è giorno di morte, ma
io non ho intenzione di morire. Tu? –
- Nemmeno – posò una mano sulla spalla e si infilò l’elmo.
I Waddlar erano schierati, assetati di sangue. Migliaia di ruggiti, corni e tamburi.
La battaglia era cominciata.
Mentre i nemici si lanciavano contro le mura armati di scale Kyrion gridò:
- Incoccare! –
E i soldati incoccarono.
- Fermi! –
I Waddlar erano a trecento metri.
- Fermi! –
Duecento metri.
-Fermi! –
Cento.
- Tirate!- l’ultimo urlo lo prosciugò e migliaia di corde
scattarono nello stesso istante; cinquemila frecce andarono a segno,
lasciando altrettanti morti e feriti.
- Tirate a volontà! – tutti gli arcieri continuarono a
vomitare frecce sugli assalitori, che cercavano di arrampicarsi sulle
mura.
- Le scale! – una voce gridò mentre decine di scale si alzavano, abbattendo i merletti e ancorandosi ai bordi.
Centinaia di Waddlar cominciarono ad arrampicarsi come insetti sulle scale invadendo le mura.
- Spade! – urlò Kyrion, gli uomini più vicini alle
scale sguainarono le lame e le fecero scintillare alla luce tenue della
luna. La battaglia divenne una frammentazione di scontri a piccoli
gruppi, dove la superiorità tecnica degli uomini di Kyrion
risultava decisiva. Vaolin sentì Durin urlare, e poi un rumore
liquido. Si girò e vide il fratello affondare la spada nel
ventre di un Waddlar e girare il polso per squarciarglielo. Anche
Vaolin estrasse la spada, meravigliandosi ancora una volta della sua
leggerezza. Si dovette però svegliare subito dalla sua
contemplazione perché i Waddlar caricavano. Puntò i
piedi, con la spada in posizione di difesa. Il primo cerco di
travolgerlo e di sopraffarlo con il fisico, Vaolin sfruttò
questo difetto e scartò di lato, colpendo la schiena scoperta
del nemico. Il secondo fu più cauto, portandosi la spada di
fronte al petto affrontò il ragazzo. Vaolin saggiò la sua
difesa con un fendente e il Waddlar parò in alto; era senza
scudo. Bene pensò Vaolin; si lanciò fintando un affondo e
chinandosi in avanti e il nemico reagì come aveva voluto:
cercò di colpire il fianco scoperto. Vaolin sollevò lo
scudo ed impegnò la sua spada quel tanto che bastava per
trafiggerlo. Affrontò il terzo, dotato di scudo, con
un’abilità sorprendente: si lanciò con tutta la
forza scudo contro scudo e quando l’impatto fece allontanare le
due protezioni, fece passare la spada tra scudo e scudo di fronte a
sé e torcendo il polso riuscì ad affondare la lama nella
parte morbida dell’armatura sotto l’ascella. Si girò
riprendendo fiato e notò, durante quel periodo di pausa,
che le scale erano fissate con degli anelli, nelle quali passava una
corda. Con grande meraviglia il ragazzo vide che la corda apparteneva
ad un arpione che permetteva alla scala di appoggiarsi al muro.
La sua mente lavorò in fretta ed aspettò che su una delle
scale ci fosse un bel numero di Waddlar. Saggiò una freccia,
mirò e scoccò. La freccia tracciò una traiettoria
perfetta rasentando il muro e passò dentro l’anello,
tranciando la corda. La scala tremò e lentamente si
sbilanciò all’indietro, trascinando con sé gli
assalitori e lasciando uno spazio vuoto dove precipitò. Kyrion
guardò Vaolin incredulo e gridò, sopra al frastuono:
-Mirate agli anelli! Mirate agli anelli! – col passare del tempo
le scale vennero abbattute una ad una e i Waddlar ripiegarono sugli
arieti.
Le macchine da assedio avanzarono inesorabile, sospinte da molte
braccia. Quando il primo fu sotto il cancello un tamburo
cominciò a scandire il tempo e il gigantesco rostro alla testa
della macchina rimbombò contro il metallo del portone. Kyrion
urlava ordini e una parte dei difensori si riversò nelle torri
sopra il cancello principale.
- Tirate sugli arieti! – urlò un capitano degli arcieri.
Una pioggia di frecce rimbalzò inerme sulle tettoie delle macchine.
- Pece! – al comando di Kyrion uno dei calderoni fu svuotato
sugli assalitori. La pece bollente si sparse a terra ustionano i
nemici.
- Frecce incendiarie! – un gruppo di arcieri accese le proprie
frecce in un braciere e tirarono alla pece, creando un cerchio di fuoco
attorno agli arieti. Kyrion pareva soddisfatto.
La battaglia proseguiva: sulle mura si combatteva con le spade; gli
arcieri sfoltivano i gruppi di assalitori; i genieri erano impegnati
con la pece e le baliste.
Dei rumori secchi di corde che schioccavano e legno che crepitava
allarmarono Vaolin. Il ragazzo si girò, osservando con terrore
gigantesche macchine da assedio, dalle quali pendevano dei massi
allacciati a delle corde.
- Kyrion! Cosa sono quelli? –
Il capitano si girò e, terrorizzato, osservò le macchine, lanciando una sonora imprecazione.
- Hanno costruito dei trabucchi! Maledizione, ci apriranno come ostriche! –
Non fece in tempo a finire la frase che uno dei trabucchi era stato
azionato: la testa pendette in avanti e, con la rincorsa, fece
oscillare il masso lanciandolo a tutta velocità contro le mura.
Uno schianto terrificante fece oscillare le mura ed un pezzo di
merlatura cadde all’interno della prima cinta. I soldati si
ammutolirono, osservando quello spettacolo terrificante. Le altre
cinque si azionarono contemporaneamente e Vaolin fece giusto in tempo a
sentire Kyrion mormorare:
- E’ finita –
Un solo terrificante boato scaraventò la parte alta delle mura
all’interno della prima cerchia ed aprì una breccia; i
Waddlar entrarono trionfanti.
- Ripiegare! Ripiegare! – i soldati abbandonarono la prima cinta
e si piazzarono a difesa della seconda. Durin giaceva però a
terra, svenuto dopo la caduta. Vaolin lo vide e cominciò a
correre verso il fratello svenuto. Oltrepassò due archi e
calò come un gatto giù da una rampa di scale, sopra un
gruppo di Waddlar; cominciò a roteare la spada cercando di
creare un po’ di spazio attorno a Durin e cominciò a
lottare contro i Waddlar; la sua grazia nei movimenti e la potenza dei
suoi attacchi stupirono Kyrion, che solo dopo qualche secondo si
accorse della gravità della situazione e, radunato un manipolo
di uomini, si lanciò in soccorso dei ragazzi. Uccisero parecchi
Waddlar, finchè non riuscirono ad aprirsi un varco verso la
seconda cinta muraria, dove trascinarono Durin, che si riprese poco
dopo e riprese subito posto.
Intanto la battaglia si inaspriva e i Waddlar avevano preso parecchia fiducia.
Sembrava finita.
No. Era l’alba.
Il sole spuntò da dietro la collina illuminando le punte delle lance.
Leoni dorati in campo rosso sventolavano ovunque.
Il corno di Gyrgaix il Nero tuonò, squarciando l’aria con il suo rombo.
Rhodian era arrivata.
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