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Autore: Darko    17/11/2008    0 recensioni
Cosa succederebbe se un esercito di immortali distruggesse tutto ciò che un ragazzo ha amato? Cosa succederebbe se questo ragazzo , dopo essere stato ripudiato dagli Elfi, combattesse la sua prima battaglia mostrando di non essere umano? "Sei colui che è nato per dissipare le tenebre. Non ti farai attrarre dal male e lo combatterai. Sei l'eletto. Diventa ciò che sei nato per essere"
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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7.Tamburi nella notte
7.
Tamburi nella notte







Vaolin continuava a guardare i soldati lungo la collina, senza rendersi conto che Kyrion aveva cominciato ad impartire ordini ai suoi sottoposti. Si risvegliò soltanto quando un cavallo nitrì vicino a Djulan, facendolo impennare; il ragazzo riuscì a tenere per poco l’equilibrio, calmando subito il suo sauro. Guardò in direzione di Kyrion e il capitano gli fece segno di seguirlo. Quando gli si affiancarono gli annunciò:
- Non possiamo caricare. La maggior parte dell’esercito è composta di fanteria e con così pochi cavalieri sarebbe un inutile spreco di vite, inoltre il terreno non è adatto ad una carica di cavalleria. Lo capisci? -
Vaolin annuì e fra sé e sé pensò: Mi sta istruendo!
- Cavalca con me – disse il capitano e spronò Zara, il suo gigantesco cavallo da guerra, piantandogli gli speroni nei fianchi e lasciando un’impercettibile traccia di sangue sul suo manto bianco. Zara scattò in avanti, seguito da Djulan e da cinquecento cavalieri, in formazione a cuneo.
- Dobbiamo impedirgli di chiudere quel valico, altrimenti saremo tagliati fuori!- urlò Kyrion indicando i nemici che stavano risalendo la collina.
Roteò la spada sopra la testa e continuò: - Cavalieri! Sguainate le spade!-
Con uno stridente rumore metallico Vaolin sentì cinquecento spade uscire all’unisono dai foderi. Estrasse la sua. Continuava a dirsi di stare tranquillo, di calmarsi, ma l’ansia era troppa; anche se era da parecchio tempo che si addestrava a questo momento, tutto il peso dell’angoscia rischiò di schiacciarlo. Sentì un crescente rombo nelle orecchie e fu solamente con gli occhi che vide Kyrion far volare la testa al primo guerriero Waddlar.
Poi il rombo cessò di colpo e un silenzio innaturale durò finchè Djulan non calpestò cinque o sei soldati. L’infuriare della battaglia gli invase le orecchie e capì di poter comandare le sue membra. Rimanendo in sella al suo sauro, si alzò sulle staffe e tranciò la spalla di un Waddlar, poi si girò appena in tempo a parare un’ascia con lo scudo. La potenza del colpo gli intorpidì il braccio e con il destro uccise l’aggressore.
A quel punto sentì la voce di Kyrion sopra il frastuono: -Non fermate la carica! Continuate fino alla valle!-
Vaolin allora fece piazza pulita intorno a sé, in modo da poter lanciare Djulan e continuò a menare fendenti a chi gli si avvicinasse mantenendosi a distanza per poter continuare la corsa. Tutti i cavalieri lo imitarono.
Quando sbucarono nella valle Kyrion richiamò a sé i suoi cavalieri e diede ordine di suonare un corno ad un suo vicino. Le note scandirono il comando dell’inversione divisa e quindi metà cavalieri girarono a destra e metà a sinistra. Si ricongiunsero mentre Kyrion gridava: - Non hanno archi! Non temete, è solo l’avanguardia, annientiamoli!-
Lo stolto capitano Waddlar, sottovalutando la potenza della cavalleria, lanciò i suoi guerrieri allo scoperto della valle, in leggera discesa.
Perfetto pensò Vaolin, e guardando il ghigno feroce sul volto di Kyrion capì che anche il capitano stava pensando la stessa cosa.
I cavalieri si compattarono al suono del corno e, rinfoderate le spade, abbassarono le lance sui Waddlar ringhianti. Fu un massacro e finita la carica i cavalieri sguainarono le spade e finirono i superstiti alla prima ondata.
Dopo la vittoria Kyrion si avvicinò: -Perfetto, il grosso non attacca. Preferiscono puntare sulla città. Stupidi- si tolse l’elmo: -Hakal! Thorad!- chiamò.
Due uomini arrivarono al galoppo. Kyrion disse a Thorad: - Galoppa fino a Tornalziona, fila come il vento e torna con diecimila uomini. Ne avremo bisogno, e se il re obbietta chiedigli se preferisce perdere una città così importante. L’uomo con il corno lo raggiunse a cavallo portandosi il braccio al petto-
Thorad si battè il petto e girò il cavallo, verso ovest. Po il capitano guardò l’altro uomo:
- Suona il corno. Fa che Garulf ti senta-
Hakal si battè di nuovo il petto e cavalcando verso il crinale estrasse un corno molto più grande del primo. Una nota. Tre boati. Quattro volte le spade sugli scudi. Centinaia di corni. Migliaia di passi cadenzati.
L’esercito era in marcia e dopo due giorni arrivò sotto l’entrata ovest di Cimrotin. I cancelli si aprirono e i soldati furono acclamati dai difensori. Mentre entravano in città Vaolin notò che la città era protetta da tre cinte murarie, la più esterna era imponente, riluceva del grigio della pietra arenaria ricca in quella zona ed aveva un cancello di pesantissimo ferro, aveva una torre ogni cinquecento metri di mura e quattro attorno al cancello principale; quelli secondari ne avevano solo due. La seconda cinta era ancora più imponente della prima con quattro accessi a quella esterna protette da altrettanti possenti torrioni. L’ultima cinta non era imponente come le prima due, ma poteva resistere benissimo ad un assedio ed era dotata della rocca, la fortezza della città, dove potevano stanziarsi più di tremila uomini. Era una città difficile da prendere.
Kyrion smontò da cavallo e così i suoi cavalieri.

La sera era scesa su Cimrotin e le sentinelle notarono il bagliore dei fuochi in lontananza.
-Sulle mura!- ordinò Kyrion agli arcieri. Duemila soldati salirono le scale e rinforzarono notevolmente la guarnigione di soli mille uomini. Incordarono gli archi e incoccarono le frecce; Kyrion si stupì della coordinazione perfetta dei suoi uomini. Poi ordinò ad una parte della fanteria di rinforzare gli argini interni, e al grosso dell’esercito di prendere un arco e di salire sulle mura. Gli arcieri appollaiati come corvi erano ora cinquemila. Vaolin era salito sulle mura impugnando il suo arco di tasso, con la faretra carica di frecce a tracolla. Quello che notò subito fu l’innaturale silenzio che avvolgeva la valle e le colline circostanti, interrotto soltanto da qualche brusio dei soldati, ormai pronti, e dai rari scoppiettii del fuoco e dei pentoloni di pece.
Poi svariati corni spezzarono l’atmosfera irreale e la prima linea dei nemici spuntò dall’ultima collina, cominciando ad invadere la valle. I ruggiti risuonarono nell’oscurità e sotto la fitta coltre di nebbia che si stava alzando dalla terra tuonarono enormi tamburi di guerra.
Vaolin rabbrividì guardando le scale e gli arieti avanzare verso il cancello esterno. Ad un tratto però i nemici si fermarono, a circa una lega di distanza, fuori dalla portata di archi, baliste e catapulte.
- Thorad dovrebbe essere arrivato stamane a Tornalziona. Entro l’alba dovremmo avere i nostri diecimila rinforzi.- disse Kyrion a Vaolin osservando i cinquantamila Waddlar schierati sotto di loro.
- Spero – aggiunse con un filo di voce.
Era nervoso, mortalmente nervoso, le sue mani stavano stritolando il bordo delle mura tra una merlatura e l’altra e le sue mani erano bianche, i tendini scoperti. Poi mollò la presa, abbandonò le mani lungo i fianchi, chiuse gli occhi e respirò. Una, due, tre volte. Quando si fu calmato riaprì gli occhi e prendendo Vaolin per una spalla gli disse:
- Se i miei calcoli sono esatti dovremmo riuscire a resistere fino all’arrivo di Thorad con i suoi diecimila cavalieri; altrimenti moriremo –
La tranquillità con cui elencò le due possibilità, vita o morte, spaventarono Vaolin e lo fecero pensare che il capitano avesse visto molte battaglie. Studiò i suoi movimenti quando infilò l’elmo, incordò l’arco, lo rimise in spalla, posò lo scudo e sguainò la spada. La sua voce tuonò, potente:
- Cimrotin! Siamo in guerra! Lo siamo sempre stati grazie ai luridi esseri striscianti che vi guardano dal basso, ma ora hanno deciso di scendere in campo aperto e sfidarci! Sono tanti è vero, ma noi siamo uomini di Rhodian!-
I soldati batterono le lance a terra con un frastuono metallico.
- Non temiamo né la morte, né il dolore, né la paura!- lance su pietra.
- Tutti quanti moriremo un giorno, verrà per tutti non vi illudete! E vi dico una cosa, se per noi il giorno è arrivato non possiamo farci niente. Possiamo solo chiudere gli occhi e portare via con noi quanti più possiamo di questi bastardi!-
I colpi sulla pietra aumentarono fino a diventare unisoni.
- Ora vi chiedo, combattete per me! Combattete per re Dusan! Combattete per Rhodian!-
Gli uomini esultarono feroci, pronti a combattere. I tamburi e i corni iniziarono la cacofonia.
- Archi!- urlò Kyrion.
Tutti gli uomini impugnarono gli archi.
Vaolin al suo fianco lo osservò ammaliato:
- Sei un grande comandante-
- Cerco di fare quello che posso – si voltò e gli rivolse un sorriso.
- Combatti con me, Vaolin –
- Con piacere capitano! –
Vaolin si girò per prendere l’arco e nel farlo si accorse che Durin era al suo fianco, lo sguardo truce.
- Fratello, oggi è il giorno in cui io e te vendicheremo nostro padre, nostra madre e i nostri amici. Oggi è giorno di morte, ma io non ho intenzione di morire. Tu? –
- Nemmeno – posò una mano sulla spalla e si infilò l’elmo.
I Waddlar erano schierati, assetati di sangue. Migliaia di ruggiti, corni e tamburi.
La battaglia era cominciata.
Mentre i nemici si lanciavano contro le mura armati di scale Kyrion gridò:
- Incoccare! –
E i soldati incoccarono.
- Fermi! –
I Waddlar erano a trecento metri.  
- Fermi! –
Duecento metri.
-Fermi! –
Cento.
- Tirate!- l’ultimo urlo lo prosciugò e migliaia di corde scattarono nello stesso istante; cinquemila frecce andarono a segno, lasciando altrettanti morti e feriti.
- Tirate a volontà! – tutti gli arcieri continuarono a vomitare frecce sugli assalitori, che cercavano di arrampicarsi sulle mura.
- Le scale! – una voce gridò mentre decine di scale si alzavano, abbattendo i merletti e ancorandosi ai bordi.
Centinaia di Waddlar cominciarono ad arrampicarsi come insetti sulle scale invadendo le mura.
- Spade! – urlò Kyrion, gli uomini più vicini alle scale sguainarono le lame e le fecero scintillare alla luce tenue della luna. La battaglia divenne una frammentazione di scontri a piccoli gruppi, dove la superiorità tecnica degli uomini di Kyrion risultava decisiva. Vaolin sentì Durin urlare, e poi un rumore liquido. Si girò e vide il fratello affondare la spada nel ventre di un Waddlar e girare il polso per squarciarglielo. Anche Vaolin estrasse la spada, meravigliandosi ancora una volta della sua leggerezza. Si dovette però svegliare subito dalla sua contemplazione perché i Waddlar caricavano. Puntò i piedi, con la spada in posizione di difesa. Il primo cerco di travolgerlo e di sopraffarlo con il fisico, Vaolin sfruttò questo difetto e scartò di lato, colpendo la schiena scoperta del nemico. Il secondo fu più cauto, portandosi la spada di fronte al petto affrontò il ragazzo. Vaolin saggiò la sua difesa con un fendente e il Waddlar parò in alto; era senza scudo. Bene pensò Vaolin; si lanciò fintando un affondo e chinandosi in avanti e il nemico reagì come aveva voluto: cercò di colpire il fianco scoperto. Vaolin sollevò lo scudo ed impegnò la sua spada quel tanto che bastava per trafiggerlo. Affrontò il terzo, dotato di scudo, con un’abilità sorprendente: si lanciò con tutta la forza scudo contro scudo e quando l’impatto fece allontanare le due protezioni, fece passare la spada tra scudo e scudo di fronte a sé e torcendo il polso riuscì ad affondare la lama nella parte morbida dell’armatura sotto l’ascella. Si girò riprendendo fiato e notò, durante quel periodo di pausa,  che le scale erano fissate con degli anelli, nelle quali passava una corda. Con grande meraviglia il ragazzo vide che la corda apparteneva ad un arpione che permetteva alla scala di appoggiarsi al muro.   
La sua mente lavorò in fretta ed aspettò che su una delle scale ci fosse un bel numero di Waddlar. Saggiò una freccia, mirò e scoccò. La freccia tracciò una traiettoria perfetta rasentando il muro e passò dentro l’anello, tranciando la corda. La scala tremò e lentamente si sbilanciò all’indietro, trascinando con sé gli assalitori e lasciando uno spazio vuoto dove precipitò. Kyrion guardò Vaolin incredulo e gridò, sopra al frastuono:
-Mirate agli anelli! Mirate agli anelli! – col passare del tempo le scale vennero abbattute una ad una e i Waddlar ripiegarono sugli arieti.
Le macchine da assedio avanzarono inesorabile, sospinte da molte braccia. Quando il primo fu sotto il cancello un tamburo cominciò a scandire il tempo e il gigantesco rostro alla testa della macchina rimbombò contro il metallo del portone. Kyrion urlava ordini e una parte dei difensori si riversò nelle torri sopra il cancello principale.
- Tirate sugli arieti! – urlò un capitano degli arcieri.
Una pioggia di frecce rimbalzò inerme sulle tettoie delle macchine.
- Pece! – al comando di Kyrion uno dei calderoni fu svuotato sugli assalitori. La pece bollente si sparse a terra ustionano i nemici.
- Frecce incendiarie! – un gruppo di arcieri accese le proprie frecce in un braciere e tirarono alla pece, creando un cerchio di fuoco attorno agli arieti. Kyrion pareva soddisfatto.
La battaglia proseguiva: sulle mura si combatteva con le spade; gli arcieri sfoltivano i gruppi di assalitori; i genieri erano impegnati con la pece e le baliste.
Dei rumori secchi di corde che schioccavano e legno che crepitava allarmarono Vaolin. Il ragazzo si girò, osservando con terrore gigantesche macchine da assedio, dalle quali pendevano dei massi allacciati a delle corde.
- Kyrion! Cosa sono quelli? –
Il capitano si girò e, terrorizzato, osservò le macchine, lanciando una sonora imprecazione.
- Hanno costruito dei trabucchi! Maledizione, ci apriranno come ostriche! –
Non fece in tempo a finire la frase che uno dei trabucchi era stato azionato: la testa pendette in avanti e, con la rincorsa, fece oscillare il masso lanciandolo a tutta velocità contro le mura. Uno schianto terrificante fece oscillare le mura ed un pezzo di merlatura cadde all’interno della prima cinta. I soldati si ammutolirono, osservando quello spettacolo terrificante. Le altre cinque si azionarono contemporaneamente e Vaolin fece giusto in tempo a sentire Kyrion mormorare:
- E’ finita –
Un solo terrificante boato scaraventò la parte alta delle mura all’interno della prima cerchia ed aprì una breccia; i Waddlar entrarono trionfanti.
- Ripiegare! Ripiegare! – i soldati abbandonarono la prima cinta e si piazzarono a difesa della seconda. Durin giaceva però a terra, svenuto dopo la caduta. Vaolin lo vide e cominciò a correre verso il fratello svenuto. Oltrepassò due archi e calò come un gatto giù da una rampa di scale, sopra un gruppo di Waddlar; cominciò a roteare la spada cercando di creare un po’ di spazio attorno a Durin e cominciò a lottare contro i Waddlar; la sua grazia nei movimenti e la potenza dei suoi attacchi stupirono Kyrion, che solo dopo qualche secondo si accorse della gravità della situazione e, radunato un manipolo di uomini, si lanciò in soccorso dei ragazzi. Uccisero parecchi Waddlar, finchè non riuscirono ad aprirsi un varco verso la seconda cinta muraria, dove trascinarono Durin, che si riprese poco dopo e riprese subito posto.
Intanto la battaglia si inaspriva e i Waddlar avevano preso parecchia fiducia.
Sembrava finita.
No. Era l’alba.
Il sole spuntò da dietro la collina illuminando le punte delle lance.
Leoni dorati in campo rosso sventolavano ovunque.
Il corno di Gyrgaix il Nero tuonò, squarciando l’aria con il suo rombo.
Rhodian era arrivata.  
  
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