Shield_BML_00
Lo so, sono in ritardo, scusate.
Un mega grazie a chi ha recensito, messo la storia nelle preferite, le seguite e le ricorate.
Vi lascio alla lettura!
Capitolo 6
“There's just too much that time cannot erase”*
Mi volto a guardarlo. Sono chiaramente scioccata.
Provo più volte a spiccicare parola, ma tutte e 7 le volte che
ho aperto le labbra l’ho dovuta chiudere e inghiottire una saliva
che non c’era … Anche le mie mucose si sono bloccate.
- Che diamine ci fai qui?-, è più forte di me.
Questa e’ l’unica cosa che mi frulla in testa e, appena
riavute salivazione e uso delle corde vocali non ho potuto fare a meno
di dar voce ai miei pensieri arrabbiati… come una novellina, con
zero addestramento, ma non sono riuscita a trattenermi.
Di fronte a me, con i suoi soliti abiti quasi attillati e il suo solito
sorriso, a metà tra i furbo e il saccente, appoggiato al telaio
della mia cabina armadio, Grant Ward mi osserva, chiaramente divertito
dalla mia reazione.
-Ciao anche a te, Skye! Non ci vediamo da quasi cinque anni, ti sembra
il modo giusto di accogliermi?-, contrariamente al tono divertito che
usa e alla posa apparentemente disinvolta, noto nel suo sguardo
serietà e preoccupazione, come per altro sono tesi i muscoli
delle braccia conserte.
Potrebbe voler essere prudente? Potrebbe aver paura della mia reazione? Forse.
Potrebbe essere intimorito dalla presenza del biondo alto un metro e ottantadue, tutto muscoli, nella mia stanza? Impossibile.
Io intanto potrei aver dimenticato che il suddetto biondo è a
pochi centimetri da me, distratta dall’assurda apparizione?
Molto, molto probabile.
Lucas si schiarisce la voce per ricordarci che c'è anche lui nella stanza.
-Dovresti andare.-, dico e non sono sicura di star parlando con l’atleta.
-L'hai sentita, amico. Ciao.-, dice Grant in perfetto svedese, facendo un gesto di saluto.
-Non credo parlasse con me.-, Lucas risponde in inglese, con un forte
accento. Se la sua intenzione era d'intimorire Ward in realtà lo
ha fatto solo sorridere.
-Lucas, vai.- gli dico, senza voltarmi a guardarlo.
-Perché? Perché devi parlare col tuo ex ragazzo?-, Ward
ridacchia muovendo lentamente la testa, come per uno scherzo di cattivo
gusto.
Volto il viso, quel tanto che basta a lanciare allo svedese un'occhiataccia.
- No, per i motivi che ti ho detto prima. Per me non sei stato altro che del buon sesso e una piacevole compagnia. Addio.-
Lucas, deluso, raccoglie la borsa e io torno a guardare Ward. Questi ha
sul volto una smorfia che mi dice che non ha apprezzato molto il mio
scambio di battute con l'altro ragazzo, che proprio in quel momento
cattura la sua attenzione.
-Ti conviene andare, amico, se non vuoi che ti conficchi un proiettile
in una spalla!-,lo dice scherzando, allungando lo sguardo oltre la mia
spalla sinistra, ma ovviamente si riferisce alla ferita che gli ho
inferto quattro anni fa.
Lucas se ne va, ma noi restiamo fermi e in silenzio.
È Ward a smuovere la situazione quando mi sorpassa e si dirige
in cucina, a passo sicuro, come se conoscesse bene la casa … ora
che il suo sguardo indagatore si è spostato da me e la vista
della sua faccia da schiaffi non mi fa fremere di rabbia riesco a fare
due più due.
È lui il titolare del mio protocollo di sicurezza! Naturalmente!
E secondo il mio sistema deve aver accesso a tutte le informazioni
riguardanti ogni alias e ogni alloggio dell'agente che deve proteggere,
inoltre chiaramente il sistema di riconoscimento del DNA non gli
avrebbe permesso di entrare se non fosse stato lui il titolare.
-Il caffè si raffredda.-,mi urla dalla mia cucina, e finalmente
lo raggiungo, anche se non voglio ammetterlo è stato uno shock
vederlo.
Forse avrei dovuto pensarci prima …
‘L’hanno capito anche le pareti che mi ha shockato vederlo, a causa della mia prima reazione.’
Entro in cucina stringendomi il kimono addosso. Una parte di me si
sente ancora l'hacker che allenava, ma è una parte piccola ed
ininfluente. Insignificante. Già.
È seduto al tavolo, si è versato del caffè e lo
sorseggia lentamente, osservandomi mentre mi siedo di fronte a lui.
-Che ci fai qui?-
Alza un sopracciglio.
-Hai inventato tu questo sistema... Perché sono qui?-
-Il sistema si mette in moto quando un agente è in pericolo.-
-Giusto. Quindi appena ti sarai messa addosso qualcosa di meno... Rosa, ce ne andremo, perché sei in pericolo.-
Mi aspettavo un commento su quanto poco fossi vestita, non sul colore del mio abbigliamento.
-La mia domanda era: perché proprio TU sei qui?-
-Skye sono il titolare del tuo protocolla di sicurezza.-, mi parla come
si farebbe ad una bambina, o ad un'agente appena reclutata a cui sta
insegnando tutto.
-Vuoi giocare a questo gioco? D'accordo Ward-, sputo il suo nome come
fosse una parolaccia,- Perché sei qui e non rinchiuso a marcire
in una orrenda cella, sotto terra?-
Sul suo viso sparisce ogni tipo di sorriso e intenzione di scherzo, ma non sembra ferito o arrabbiato, solo... Assente.
-Vai a prepararti, dobbiamo andarcene il prima possibile.-, bene! Mi
mancava il tono da ‘Fai quello che dico alla svelta e non
perderti in chiacchiere inutili.’
Come farmi tornare indietro di sei anni con una frase!
Torno in camera mia, afferro i vestiti che uso in missione e mi chiudo
in bagno. Faccio una doccia velocissima, mi vesto, lego i capelli umidi
in una coda ordinata ed afferro un piccolo borsone già pronto
nell'armadio.
Sono un’efficientissima agente di livello 8, ma mi sento anche
come un adolescente che sbuffa perché costretta a fare qualcosa
che non vuole.
Vado in cucina e dopo aver scambiato un'occhiata veloce con quello che
è stato il mio A.S., usciamo. Fuori, parcheggiata ad un
centinaio di metri dalla casa, nel boschetto sul retro, ci aspetta una
Ducati nera con bauletto e due caschi. Ward me ne passa uno.
"Mettilo e tieniti forte."
Dopo trenta secondi sono aggrappata a lui e, invece di correre
sull'asfalto, stiamo volando. Sembra la versione due ruote di Lola.
Qualcuno dovrà spiegarmi un mucchio di cose, Ward, Coulson, May e la Hill... Forse anche la Fitzsimmons.
Ho come l’impressione di essere stata l’unica a non sapere,
di essere tornata nel mio camper. Solo che stavolta non sono nemmeno
andata a cercarla la verità, me ne sono stata beatamente in
silenzio ed all’oscuro … e forse era meglio così.
Chi sono diventata?
E stavolta non posso dare la colpa all’uomo in moto con me.
* My Immortal, Evanescence
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto... Al prossimo (che ancora non ha un titolo)!
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