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Autore: Xenebe    12/01/2015    2 recensioni
"Nothing Personal" (Niente di personale): Coulson e Skye stanno scappando dal Pulmino a bordo di Lola...
"E proprio mentre si volta per tornare nella cabina di pilotaggio, lo vede. La mano di Skye che, a causa della grossa forza di resistenza dell'aria, scivola via da quella di Coulson.
Non ci pensa nemmeno, è automatico indossare il paracadute e lanciarsi; talmente automatico da non pensare che Skye non vorrà il suo aiuto, che si divincolerà, che proverà a toglierselo di dosso in ogni modo. È talmente automatico che non pensa alle conseguenze."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grant Ward, Jemma Simmons, Leo Fitz, Skye, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Shield_BML_00 Lo so, sono in ritardo, scusate.
Un mega grazie a chi ha recensito, messo la storia nelle preferite, le seguite e le ricorate.
Vi lascio alla lettura!














Capitolo 6
“There's just too much that time cannot erase”*







Mi volto a guardarlo. Sono chiaramente scioccata.
Provo più volte a spiccicare parola, ma tutte e 7 le volte che ho aperto le labbra l’ho dovuta chiudere e inghiottire una saliva che non c’era … Anche le mie mucose si sono bloccate.
- Che diamine ci fai qui?-, è più forte di me.
Questa e’ l’unica cosa che mi frulla in testa e, appena riavute salivazione e uso delle corde vocali non ho potuto fare a meno di dar voce ai miei pensieri arrabbiati… come una novellina, con zero addestramento, ma non sono riuscita a trattenermi.
Di fronte a me, con i suoi soliti abiti quasi attillati e il suo solito sorriso, a metà tra i furbo e il saccente, appoggiato al telaio della mia cabina armadio, Grant Ward mi osserva, chiaramente divertito dalla mia reazione.
-Ciao anche a te, Skye! Non ci vediamo da quasi cinque anni, ti sembra il modo giusto di accogliermi?-, contrariamente al tono divertito che usa e alla posa apparentemente disinvolta, noto nel suo sguardo serietà e preoccupazione, come per altro sono tesi i muscoli delle braccia conserte.
Potrebbe voler essere prudente? Potrebbe aver paura della mia reazione? Forse.
Potrebbe essere intimorito dalla presenza del biondo alto un metro e ottantadue, tutto muscoli, nella mia stanza? Impossibile.
Io intanto potrei aver dimenticato che il suddetto biondo è a pochi centimetri da me, distratta dall’assurda apparizione? Molto, molto probabile.
Lucas si schiarisce la voce per ricordarci che c'è anche lui nella stanza.
-Dovresti andare.-, dico e non sono sicura di star parlando con l’atleta.
-L'hai sentita, amico. Ciao.-, dice Grant in perfetto svedese, facendo un gesto di saluto.
-Non credo parlasse con me.-, Lucas risponde in inglese, con un forte accento. Se la sua intenzione era d'intimorire Ward in realtà lo ha fatto solo sorridere.
-Lucas, vai.- gli dico, senza voltarmi a guardarlo.
-Perché? Perché devi parlare col tuo ex ragazzo?-, Ward ridacchia muovendo lentamente la testa, come per uno scherzo di cattivo gusto.
Volto il viso, quel tanto che basta a lanciare allo svedese un'occhiataccia.
- No, per i motivi che ti ho detto prima. Per me non sei stato altro che del buon sesso e una piacevole compagnia. Addio.-
Lucas, deluso, raccoglie la borsa e io torno a guardare Ward. Questi ha sul volto una smorfia che mi dice che non ha apprezzato molto il mio scambio di battute con l'altro ragazzo, che proprio in quel momento cattura la sua attenzione.
-Ti conviene andare, amico, se non vuoi che ti conficchi un proiettile in una spalla!-,lo dice scherzando, allungando lo sguardo oltre la mia spalla sinistra, ma ovviamente si riferisce alla ferita che gli ho inferto quattro anni fa.
Lucas se ne va, ma noi restiamo fermi e in silenzio.
È Ward a smuovere la situazione quando mi sorpassa e si dirige in cucina, a passo sicuro, come se conoscesse bene la casa … ora che il suo sguardo indagatore si è spostato da me e la vista della sua faccia da schiaffi non mi fa fremere di rabbia riesco a fare due più due.
È lui il titolare del mio protocollo di sicurezza! Naturalmente! E secondo il mio sistema deve aver accesso a tutte le informazioni riguardanti ogni alias e ogni alloggio dell'agente che deve proteggere, inoltre chiaramente il sistema di riconoscimento del DNA non gli avrebbe permesso di entrare se non fosse stato lui il titolare.
-Il caffè si raffredda.-,mi urla dalla mia cucina, e finalmente lo raggiungo, anche se non voglio ammetterlo è stato uno shock vederlo.
Forse avrei dovuto pensarci prima …
‘L’hanno capito anche le pareti che mi ha shockato vederlo, a causa della mia prima reazione.’
Entro in cucina stringendomi il kimono addosso. Una parte di me si sente ancora l'hacker che allenava, ma è una parte piccola ed ininfluente. Insignificante. Già.
È seduto al tavolo, si è versato del caffè e lo sorseggia lentamente, osservandomi mentre mi siedo di fronte a lui.
-Che ci fai qui?-
Alza un sopracciglio.
-Hai inventato tu questo sistema... Perché sono qui?-
-Il sistema si mette in moto quando un agente è in pericolo.-
-Giusto. Quindi appena ti sarai messa addosso qualcosa di meno... Rosa, ce ne andremo, perché sei in pericolo.-
Mi aspettavo un commento su quanto poco fossi vestita, non sul colore del mio abbigliamento.
-La mia domanda era: perché proprio TU sei qui?-
-Skye sono il titolare del tuo protocolla di sicurezza.-, mi parla come si farebbe ad una bambina, o ad un'agente appena reclutata a cui sta insegnando tutto.
-Vuoi giocare a questo gioco? D'accordo Ward-, sputo il suo nome come fosse una parolaccia,- Perché sei qui e non rinchiuso a marcire in una orrenda cella, sotto terra?-
Sul suo viso sparisce ogni tipo di sorriso e intenzione di scherzo, ma non sembra ferito o arrabbiato, solo... Assente.
-Vai a prepararti, dobbiamo andarcene il prima possibile.-, bene! Mi mancava il tono da ‘Fai quello che dico alla svelta e non perderti in chiacchiere inutili.’
Come farmi tornare indietro di sei anni con una frase!
Torno in camera mia, afferro i vestiti che uso in missione e mi chiudo in bagno. Faccio una doccia velocissima, mi vesto, lego i capelli umidi in una coda ordinata ed afferro un piccolo borsone già pronto nell'armadio.
Sono un’efficientissima agente di livello 8, ma mi sento anche come un adolescente che sbuffa perché costretta a fare qualcosa che non vuole.
Vado in cucina e dopo aver scambiato un'occhiata veloce con quello che è stato il mio A.S., usciamo. Fuori, parcheggiata ad un centinaio di metri dalla casa, nel boschetto sul retro, ci aspetta una Ducati nera con bauletto e due caschi. Ward me ne passa uno.
"Mettilo e tieniti forte."
Dopo trenta secondi sono aggrappata a lui e, invece di correre sull'asfalto, stiamo volando. Sembra la versione due ruote di Lola.
Qualcuno dovrà spiegarmi un mucchio di cose, Ward, Coulson, May e la Hill... Forse anche la Fitzsimmons.
Ho come l’impressione di essere stata l’unica a non sapere, di essere tornata nel mio camper. Solo che stavolta non sono nemmeno andata a cercarla la verità, me ne sono stata beatamente in silenzio ed all’oscuro … e forse era meglio così.
Chi sono diventata?
E stavolta non posso dare la colpa all’uomo in moto con me.













* My Immortal, Evanescence






Spero che questo capitolo vi sia piaciuto... Al prossimo (che ancora non ha un titolo)!



   
 
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