Benvenuti a Lumineé

di Anveena
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Siete arrivati qui per caso.
Probabilmente penserete di esservi persi, o di aver sbagliato fermata del treno, ma a guardare indietro ricorderete che non vi sono stati annunci per altre fermate, prima di questa. C’era un gatto, sul treno: un tipo simpatico, forse un po’ invadente – ma non ci interessa di lui, adesso. Tranquillizzatevi. Prendete una bella boccata di aria pulita e sedetevi a riposare: il viaggio è stato lungo, più di quanto voi possiate immaginare, e avete bisogno di fare una pausa. Una ragazzetta dai brillanti capelli rossi, tirati indietro da una molletta, e vispi occhi blu vi si avvicina, porgendovi una pesca dalla buccia dura e dolce, che assaporate assieme al frutto.

"Tranquillo, ti ci abituerai presto."

È la ragazza che parla, sedendosi di fianco a voi e lasciando dondolare i piedi nel vuoto, il busto sporto in avanti e le mani aggrappate al bordo della panchina; vi accorgete adesso di quanto sia minuta, uno scriccioletto, quasi – anni? Sedici, a occhio e croce. Chiedete a cosa si riferisca, con la bocca ancora impastata dal succo di pesca. Ridacchia, lanciandovi un’occhiatina divertita da oltre la spalla.

"A questo mondo. Può essere un po’ disorientante da principio, te lo concedo, ma poi diventa facile muoversi – è tutta abitudine. Non ci pensare, adesso."

Ha senso: senza accorgervene, annuite. La ragazza si lascia andare contro lo schienale della panchina, a questo punto, sospirando e socchiudendo gli occhi per schermarli dai raggi di un sole che picchia, nel cielo privo di nuvole; ha piccole margherite intrecciate nei capelli, e un buon odore che stuzzica il naso e i ricordi. Glielo fate notare, e la conversazione continua finché lei non si alza.

"Credo che dovresti svegliarti, adesso. Passa a trovarmi un giorno di questi, ok?"

Vi saluta, svanendo così come è apparsa – e con lei il resto del sogno, mentre vortica e sfuma via, come il paesaggio dal finestrino del treno sul quale vi trovate. Davanti a voi, il vostro invadente, felino compagno di viaggio vi fa notare che avete sbavato un po’, ridendosela sotto i baffi. Il capotreno annuncia la stazione successiva. Salutate, prendete i bagagli; non erano questi, i piani, ma sapete di dover scendere ora.




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