Titolo: Il titolo è ispirato alla canzone "Same Mistake" di
James Blunt, che stavo ascoltando mentre scrivevo questo capitolo.
Buona lettura!
Maybe Someday We Will Talk and Not
Just Speak
Sapeva di non essere la benvenuta.
O almeno, era così che si sentiva,
fuori casa della sua migliore amica, a fare la guardia e proteggere
delle persone che non volevano essere protette. A difendere in ogni
modo a lei possibile la donna che aveva fatto breccia dentro il suo
cuore, nel modo più discreto possibile.
Era nella sua natura, dopotutto.
Soffrire senza disturbare.
Dei rumori provenienti da una via a
lato della casa la distrassero. Si diresse verso l'origine del suono,
pronta a sguainare la propria spada, quando un viso familiare voltò
l'angolo. La sua mano si ritrasse lentamente, ma non passò
inosservata alla donna davanti a lei.
“Sai, dovresti davvero comprare una
pistola, Mulan.”
“Ruby. Cosa ci fai qui?”
“Potrei farti la stessa domanda.”
Mulan si schiarì la voce, distogliendo
lo sguardo.
“Stavo passando da qui” rispose
piano.
“Certo” Ruby rise, scuotendo la
testa. “Stavi passando nel bel mezzo della notte e hai deciso di
fermarti davanti casa di Aurora per qualche ora, non è così?”
Mulan non rispose, chinando la testa.
“So che eri qui anche ieri sera, e la
sera prima. So che la stai proteggendo da quando i nani non lo fanno
più.”
“Come lo sai?” domandò, corrugando
la fronte e guardando di nuovo negli occhi la ragazza che aveva
davanti.
“Perché mentre tu proteggevi lei”
le rivolse un piccolo sorriso scherzoso “io proteggevo te.”
Mulan corrugò la fronte.
“Malefica pensa che se uccide me
Regina metterà in mostra la sua testa conficcata su un palo, quindi
ho pensato che potevo aiutarti a tenere d'occhio la situazione.”
“Non potrei mai accettare” le disse
Mulan, scuotendo la testa.
“E questo è il motivo per cui l'ho
fatto di nascosto” spiegò ridendo. “Vieni, torniamo nella via
principale.”
Camminarono in silenzio fianco a
fianco, passeggiando per la strada in cui terminava il vialetto della
casa di Aurora e Filippo, ma non fermandosi mai troppo vicine
all'abitazione.
“Allora, quando è iniziato tutto tra
te e Aurora? È stato prima o dopo che lei conoscesse Filippo? Sa
quello che provi per lei, immagino. L'avrà sicuramente capito da
come la guardi.”
“Tu parli molto, vero?”
“Beh, una di noi due deve pur tenere
in piedi la conversazione, no? Se avessi la tua stessa attitudine per
le parole, staremmo sempre in silenzio. Come quando stavamo seguendo
la sfera incantata verso Malefica, non ti decidevi a spiccicare
parola.”
“E tu non riuscivi a farne a meno,
proprio come ora.”
“Quindi suppongo che lei non lo
sappia” concluse Ruby, sospirando.
“Aurora è felice. Non potrei mai
portarle via quello che ha adesso.”
Un'ombra distante passò veloce nello
sguardo di Ruby, ma Mulan era molto perspicace per quello che
riguardava l'atto di celare i propri sentimenti, quindi capì
immediatamente che c'era qualcosa che Ruby le stava nascondendo. Un
attimo dopo, velocemente più di quanto era arrivata, quell'ombra
sparì.
“Che mi dici di te? Nessun
fidanzato?”
“Ne ho avuto uno, una volta. Non è
finita molto bene. L'ho sbranato, letteralmente.”
“Fidanzata, forse?” chiese
timidamente, sapendo che in quel mondo le cose erano molto diverse e
che la donna al suo fianco era molto aperta.
Seppe di aver posto la domanda giusta
quando nuovamente vide la sua espressione vacillare.
“Tu e Regina, c'è qualcosa tra voi?
Malefica aveva ragione?”
Ruby rise, scuotendo immediatamente la
testa.
“Regina è una donna molto
affascinante, ma tutto quello che provo per lei è una sincera
amicizia, un profondo affetto e molta gratitudine per avermi salvato
la vita.”
Mulan attese che continuasse, ma quando
capì che non lo avrebbe fatto si decise a darle un altro piccolo
incoraggiamento.
“Puoi confidarti con me. Come tu
stessa hai detto, raramente sono io a parlare. So tenere segreti
molto bene.”
Ruby sospirò. “Non sono sicura ci
sia un segreto da tenere, in realtà. È passato molto tempo, ormai
sono andata avanti ed ho superato, ho accettato che qualsiasi cosa ci
fosse mai stata, era soltanto dentro la mia testa. Lei ha fatto la
sua scelta tantissimi anni fa. E la bestia che ha scelto di amare non
sono io.”
“Tu non sei una bestia, Ruby” disse
Mulan, posandola una mano sul braccio e fermandosi in mezzo alla
strada.
“Non sono una bestia abbastanza
perché qualcuno decida di salvarmi, né buona abbastanza perché
qualcuno decida di amarmi” rispose ironicamente, scuotendo la
testa. “Questa è la mia maledizione, forse. Essere per sempre
divisa a metà.”
“Personalmente, credo che ognuno di
noi prima o poi riesca a trovare qualcuno che lo fa sentire completo.
È quello che succede quando qualcuno ti ama, un amore così grande
che il tuo cuore culla e che non andrà più via.”
“Questo è quello che hai provato per
Aurora? Lei ti ha reso completa?”
Mulan scosse tristemente la testa,
abbassando di nuovo lo sguardo.
“Aurora non mi amava. Ed il
sentimento che ho provato un tempo per lei sta iniziando ad
affievolirsi, a ritrasformarsi soltanto in quella sincera amicizia
che abbiamo un tempo avuto. Credo che ci sia qualcun'altra destinata
ad amarmi e ad essere da me ugualmente amata.”
“Vorrei avere la tua stessa fiducia.”
“Ce l'avrai, quando ti troverà.”
Scambiandosi un ultimo sorriso
ricominciarono a camminare in silenzio.
Entrambe con un amore non corrisposto
alle spalle, si capivano l'un l'altra meglio di quanto chiunque altro
avrebbe fatto.
Passeggiarono in un silenzio
confortevole che, vista la natura alquanto loquace di Ruby, Mulan
sapeva non essere destinato a durare a lungo.
“Allora” iniziò infatti poco dopo
“c'è una cosa in questo mondo che dovresti assolutamente provare,
una di queste sere, chiamata whisky.”
Mulan sorrise, scuotendo la testa,
pronta a chiedere di cosa si trattasse, ma Ruby la precedette,
continuando a parlare prima che lei avesse modo di porre la domanda.
“È una sorta di siero della verità,
ma dal sapore molto più buono, le persone lo bevono di propria
volontà, perché ti fa davvero divertire. Ci sono degli effetti
collaterali di cui dovrei informarti, però.”
Mulan non riuscì proprio a dirle che
Will Scarlet aveva introdotto tutti i compagni di Robin Hood al
whisky poco dopo il loro arrivo a Storybrooke, ma la lasciò parlare
ascoltando con attenzione ogni singola parola.
Regina era solita svegliarsi molto
presto ogni mattina, era un'abitudine che aveva sempre avuto e che si
era accentuata ancora di più quando Henry era piccolo e lei si
alzava per preparare la colazione ad entrambi prima che lui si
svegliasse.
Quel giorno, tuttavia, quando aprì gli
occhi il sole era già alto in cielo.
Era decisamente riposata, i dolori
stavano iniziando ad attenuarsi e si sentiva molto più se stessa
della sera prima.
Si vestì velocemente, scendendo al
piano inferiore per bere almeno un caffè prima di chiedere ad Henry,
che di sicuro era già in piedi, cosa volesse per colazione. Ma la
scena che la accolse in cucina le tolse il fiato.
Emma stava cucinando qualcosa mentre
rideva, Henry le stava accanto, anche lui stava ridendo mentre
tentava di togliersi della farina dai pantaloni.
“Mamma ti ucciderà.”
“Incolperò te, dirò che sei stato
maldestro” scherzò Emma, continuando a ridere.
Regina si schiarì la voce,
avvicinandosi ai fornelli.
“Mamma” la salutò immediatamente
Henry. “La farina sui miei pantaloni è colpa di Emma, lo giuro.”
“Quanta fretta di vendermi,
ragazzino” mormorò la bionda, alzando gli occhi al cielo.
“Ma è vero.”
Emma gli lanciò un'occhiataccia,
voltandosi verso Regina.
“Ho pensato di venire presto, così
potevamo prepararti la colazione e lasciarti riposare un po'. Ieri
sera sembravi così stanca” le disse piano.
Lei la guardò con riconoscenza, poi
sorrise a suo figlio ed indicò i fornelli.
“Che state facendo?”
“Pancake” le disse Henry
entusiasta.
“Ne abbiamo fatti anche con le
banane, così Henry mangerà anche un po' di frutta. Adesso ne stiamo
preparando alcuni al cioccolato” la informò Emma.
“Sei stata davvero gentilissima,
Emma.”
“Beh, mi voglio prendere cura della mia famiglia” le
sorrise timidamente.
“Emma” iniziò Regina, inspirando
profondamente.
“Henry, che ne dici di andare a
prendere quel fumetto che volevi farmi vedere?” intervenne prima
che Regina riuscisse a finire la frase.
Lui guardò entrambe un paio di volte,
capendo che stava succedendo qualcosa. Annuì, sparendo verso il
piano superiore.
“Non mi arrenderò, Regina.”
Lei sospirò. “Tutti si fidano così
tanto di quello che indica la polvere di fata, ma ha già fallito in
passato.”
“Non lo sto facendo per la polvere di
fata o per il vero amore o per qualsiasi altro motivo, ma solo perché
è quello che voglio. Voglio stare con te, stare con la mia famiglia,
svegliarmi tenendoti tra le braccia e addormentarmi sapendo che sei
al sicuro. Perché io, Regina, ti amo. E questo è davvero l'unico
motivo per cui sono qui.”
“Emma.”
“Non importa se non provi la stessa
cosa. Non devi dirlo, se non lo pensi. So che ieri, quando ci siamo
riviste, eri molto scossa ed era tutto surreale, quindi non devi
preoccuparti di quello che hai detto in quel momento. Voglio solo che
tu sappia che io sono qui, che sarò qui se mai vorrai darmi
un'occasione.”
“Emma” ripeté Regina con più
decisione, appoggiandole una mano sulla guancia e facendole alzare il
viso nella sua direzione. “Mi dispiace” mormorò sommessamente.
“Mi sono spaventata quando hai detto che dubitavi della polvere di
fata, ho lasciato spazio alle mie insicurezze e ho implicato cose che
non avrei dovuto.”
Gli occhi di Emma esprimevano una
fragilità che Regina non vi aveva mai visto dentro prima di allora.
“Se è quello che vuoi anche tu”
forzò se stessa a parlare, nonostante la sua incapacità
nell'affrontare i propri sentimenti. “Voglio darci un'occasione.”
Regina non era brava con le parole o
con i discorsi, né con i sentimenti in generale. Emma lo sapeva fin
troppo bene, quindi apprezzò il passo che aveva fatto nella sua
direzione.
Emma si avvicinò velocemente, posando
un bacio leggero sulle labbra di Regina, per poi tornare
immediatamente al suo posto, spostando nuovamente lo sguardo sui
pancake.
Regina ci mise diversi secondi a
rendersi conto di cosa era appena successo, ma quando lo fece un
sorriso si dipinse sulle sue labbra. Le guance di Emma arrossirono
leggermente.
Henry, tornando al piano inferiore, si
fermò appena fuori dalla cucina e guardò le sue mamme, una con gli
occhi fissi sui fornelli e rossa in viso, l'altra che fissava la
prima sorridendo come non le aveva quasi mai visto fare. Ed in quel
momento si rese conto che, un giorno, ogni cosa avrebbe trovato il
proprio posto e tutto si sarebbe incastrato alla perfezione. Quello
era uno di quei momenti, come dicevano le sue mamme, in cui ci si
doveva prendere una pausa da tutte le battaglie ancora in corso,
fermarsi un istante, ed apprezzare la propria felicità. Ed era
esattamente quello che stava facendo lui in quel momento.
“Allora” disse, entrando in cucina.
“Vogliamo mangiare i pancake prima che si freddino?” chiese,
sorridendo degli sguardi che le due donne si stavano lanciando di
sottecchi.
“Prendo i piatti” si offrì Regina.
“Io le posate” propose Henry.
Emma aveva passato una vita a fuggire
da qualsiasi tipo di impegno le ricordasse anche solo vagamente una
famiglia. Ma la sua famiglia era in qualche modo riuscita a trovarla
lo stesso. E doveva ammettere che per lei andava più che bene, se
quello era solo un assaggio di tutto ciò che doveva ancora venire.
Si erano dati appuntamento alla tavola
calda per pranzo.
Quando Emma, Regina ed Henry entrarono,
Bianca e David erano già seduti ad un tavolo insieme a Belle e
Aurora, mentre Ruby e Mulan erano al bancone a parlare tra loro.
Quando li videro entrare raggiunsero anche loro il tavolo, rimanendo
in piedi.
Si avvicinarono al tavolo, salutando
tutti quanti e mettendosi seduti.
“Io e Bianca siamo stati a
controllare la caverna, ma è di nuovo vuota.”
Regina alzò gli occhi al cielo.
“Siete andati a controllare da soli?
Cosa avreste fatto se fosse stata ancora lì, un discorso sulla
speranza e sull'amore?”
“Sono grata di vedere che sei tornata
in te stessa, Regina” disse Belle, trattenendo un sorriso.
Per la seconda volta nel giro di pochi
secondi, la mora alzò gli occhi al cielo.
“Qual'è la nostra prossima mossa?”
domandò Emma.
Prima che qualcuno avesse modo di
rispondere, la porta della tavola calda si aprì, facendo entrare il
gruppo di rumorosi nani.
La schiena di Emma si irrigidì,
ricordando il loro ultimo incontro.
Quando si accorsero della presenza di
Regina, Brontolo si avvicinò immediatamente al tavolo.
Emma scattò in piedi.
“L'avete ritrovata. Viva.”
“Vattene via” le sue mani erano
serrate a pugno, le sue braccia lungo i fianchi.
“Adesso magari farete qualcosa di
concreto per aiutare la città.”
Stava per iniziare ad urlare, quando
sentì una mano toccare gentilmente la sua, facendole aprire il pugno
e stringendola piano. Emma abbassò lo sguardo, incontrando quello di
Regina, che era ancora seduta. Mosse gli occhi in direzione della
sedia di Emma, annuendo, facendole cenno di sedersi di nuovo.
Emma, seppur con riluttanza, si voltò
nuovamente verso Brontolo, ripetendo “Vattene via” con voce ferma
prima di tornare a sedersi.
“Quello che hai detto su implorarla
di non salvarci-”
“Hai sentito le prime due volte,
gnomo da giardino, o vuoi che lo ripeta anche io per una terza?
Sparisci prima che ti faccia sparire io” disse Regina, senza
neanche degnarsi di voltarsi nella sua direzione.
Lui prese fiato, pronto a parlare di
nuovo, quando la mora mosse una mano. Dalla sua bocca non uscì
niente.
“Allora, stavamo discutendo della
nostra prossima mossa, se non sbaglio.”
“Regina” la riprese Bianca.
“Cosa? Gli ho solo tolto la voce. Se
si decide ad andarsene gliela restituirò” concesse.
Lui annuì disperatamente, le mani
attorno alla propria gola, nel tentativo di far uscire un qualsiasi
suono.
Regina mosse di nuovo il polso,
restituendogli la voce.
Lui, senza farselo dire per una quarta
volta, tornò dagli altri nani, lasciando in pace il tavolo dei
Charming's.
“Posso quindi presupporre che il resto
della città era contro la missione di salvataggio” mormorò con
tono duro. “Non ne sono sorpresa.”
Emma le prese la mano sopra il tavolo,
dove tutti potevano vederla.
“Noi non ci saremmo mai arresi. La
loro opinione non conta, noi siamo la tua famiglia.”
Regina le rivolse un piccolo sorriso.
“E cos'è quella storia, chi avresti
implorato di non salvare gli gnomi?”
“Ero arrabbiata” si difese Emma,
facendo una smorfia ed alzando le mani in segno di difesa, spostando
la sua da quella di Regina. “Forse ho insinuato che ti avrei
pregata di lasciarli tutti in balia di Malefica ed andartene il più
lontano possibile.”
“Ma Malefica non può fare niente,
senza il mio cuore” le fece notare.
“Beh, questo lo sapevamo noi, ma
tutto il resto di Storybrooke no.”
Regina annuì, ridendo con leggerezza.
“Quindi la figlia di Bancaneve ha
minacciato i sette nani.”
Emma le rivolse un sorrisetto.
“Sono stata forte, ammettilo. Avresti
voluto vederlo.”
“Quindi” David si schiarì la voce.
“Vogliamo starcene qui mentre loro flirtano tutto il giorno oppure
pensiamo ad un piano?”
Emma arrossì immediatamente, mentre
Regina abbassò lo sguardo.
“Io avrei un piano” propose Regina
a bassa voce. “Ma si tratta di una cosa piuttosto drastica, dovremo
essere pronti a tutto.”
Tutti gli occhi si spostarono su di
lei.
Spiegò cosa aveva intenzione di fare,
mentre gli altri ascoltavano con attenzione. Discussero a grandi
linee cosa dovevano fare, pianificando in dettaglio alcuni importanti
particolari, e poi scelsero una data.
“Tra tre giorni” decise con
risoluzione Regina.
“Perché proprio tre giorni?”
domandò David.
“Quello è il tempo che mi serve.”
“Per cosa?” la domanda fu di
Bianca.
“Per sistemare quello che devo. Nel
caso in cui non dovessi farcela.”
“Regina, saremo tutti lì” le
ricordò Ruby.
“Ce la faremo, insieme” aggiunse
Mulan con risoluzione.
“Non lascerò che ti succeda niente”
terminò Emma con risoluzione.
Regina li guardò tutti, ognuno con
affetto e decisione negli occhi. Non l'avrebbero mai lasciata
indietro. Sospirò.
“Bene, ma devo recuperare le forze,
quindi quei tre giorni serviranno comunque.”
Nessuno poté negarle quello.
Si alzò lentamente, dicendo che aveva
bisogno di una boccata d'aria ed uscendo dalla tavola calda. Pochi
secondi dopo sentì dei passi dietro di sé e capì immediatamente
che Emma l'aveva seguita, senza neanche doversi voltare a
controllare.
Aveva una sorta di super potere che
faceva spuntare farfalle nel suo stomaco ogni volta che Emma era a
meno di due metri da lei.
“Cosa c'è?” chiese a bassa voce,
continuando a guardare in avanti.
“Per cosa ti servono davvero questi
tre giorni?”
“Sempre dritta al punto, vero Emma?”
“Mi conosci, non sono tipo da giri di
parole.”
Regina la guardò di sottecchi,
ricambiando il sorrisetto che Emma le stava rivolgendo in quel
momento.
“Di cosa hai così paura?” domandò
la bionda con un filo di voce.
Gli occhi di Regina scattarono
nuovamente in avanti, lontano dai suoi, mentre inspirava
profondamente.
“Di quello che è appena successo in
quella stanza.”
Emma corrugò la fronte.
“Se non vuoi affrontare Malefica
subito-”
“Non mi riferivo a lei. Mi riferivo
ai tuoi genitori, a tutti quanti a quel tavolo che mi trattano come
se non avessi desiderato le loro teste servite su un piatto d'argento
per numerose decadi. Si sono dimenticati così facilmente di quello
che ho fatto?”
“Oh, Regina” Emma sospirò,
scuotendo la testa. “Non penso che potranno mai dimenticare, non si
dimentica qualcosa del genere. Ma si può perdonare ed andare avanti.
Tu non sei più quella persona.”
“Lo sono però” la contraddisse
Regina, deglutendo e cercando senza successo di scacciare il nodo che
aveva in gola. “Io ho fatto quelle cose. Mi ricordo esattamente
cosa provavo. Ho fatto cose orribili, Emma” ammise con un filo di
voce. “Non si dovrebbe mai perdonare qualcosa di così assurdo.
Tutti a quel tavolo, inclusa te, inclusa me, come esseri umani
dovremmo provare sdegno e risentimento per le a dir poco atroci
azioni che ho compiuto.”
“Regina” dopo aver sussurrato con
voce tremante ma dolce il suo nome Emma le prese una mano con la sua,
vedendo le lacrime brillare dentro gli occhi di Regina quando lei
spostò lo sguardo verso di lei.
“Ho ucciso così tante persone.
Ferito così tante persone. Ho sterminato un intero villaggio, Emma,
solo perché nessuno voleva confessare dove si trovasse tua madre. Ho
schioccato le dita e loro sono stati uccisi. Quando li ho visti ho
desiderato più di ogni altra cosa al mondo poter cambiare quello che
avevo fatto. Ma non potevo tornare indietro, quindi sono andata
avanti e ho continuato per il mio oscuro sentiero. Mi sentivo
intrappolata nella mia stessa malvagità.”
“Regina, è stato anni fa” mormorò
Emma, prendendole il viso tra le mani. “È successo più di
trent'anni fa” le ricordò. “Non sei più quella persona.”
“Ma lo sono” protestò lei quasi disperatamente.
“Ricordo così vividamente il viso di ogni persona che ho ucciso,
ero io, sono io, Emma. Sono io.”
“È passato tantissimo tempo.”
“Non merito di essere perdonata per
tutte le vite che ho rubato.”
“Meriti di essere perdonata per
tutte le vite che hai salvato, Regina” sussurrò Emma, scuotendo la
testa. “Hai salvato tutti da Pan invertendo la maledizione, hai
salvato tutti da Zelena con la magia bianca, hai salvato tutti da
Ingrid rompendo quei braccialetti, ora salverai tutti ancora una
volta da Malefica, Regina. Hai salvato tante vite quante ne hai
tolte, tutti lo sappiamo. Tutti vediamo quanta strada hai fatto,
quanto sei cambiata. So che eri tu, Regina. So chi eri e so chi sei e
non ti amerò mai di meno per il tuo passato.”
Qualcosa in quello che aveva detto Emma
toccò Regina così nel profondo che le lacrime iniziarono a solcare
le sue guance.
Emma avvolse immediatamente le braccia
attorno a lei, stringendola il più forte possibile, cullandola
delicatamente.
Non si sarebbe mai arresa.
Non con Regina.
Non con il suo vero amore.
“Non so come hai fatto a
convincermi.”
“Nello stesso modo in cui ti convinco
ogni volta" Emma le sorrise, sollevando il menù ed
aprendolo davanti a sé. “Ricordandoti che, non importa quanto le
cose si mettono male, dobbiamo sempre trovare il tempo per fermarci e
ricordarci di essere felici.”
“Spiegalo ai tuoi genitori, che
pensano che in questo momento siamo alla cripta a mettere appunto gli
ultimi dettagli del nostro piano.”
“Regina, è stato un miracolo
convincerti ad avere un primo appuntamento” Emma sospirò. “E, se
vogliamo essere oneste, è altamente improbabile che io riesca a
convincerti tanto presto ad averne un secondo” aggiunse sbuffando.
“Quindi prendi in mano il menù, decidi cosa vuoi mangiare e fai
finta che non moriremo tutti tra due giorni.”
“Non moriremo tutti tra due giorni,
infatti” Regina cadde nella trappola senza neanche la minima
incertezza. “Ce la caveremo come facciamo sempre.”
“Perfetto, allora dovrebbe essere
facile” sorrise con soddisfazione, prendendo il secondo menù e
porgendolo alla donna che aveva davanti. “Preferisci il vino rosso
o bianco? Personalmente sono più un tipo da birra, ma sono disposta
a fare un'eccezione.”
Regina la fissò per parecchi istanti,
immobile.
Emma le aveva chiesto di uscire per
cena e Regina aveva annuito dando per scontato che intendesse una
cena di famiglia, ma Emma le aveva detto che doveva passare da casa
per mettersi qualcosa di più elegante. Regina aveva quindi
considerato che si trattasse di una cena formale e si era adeguata
all'abbigliamento.
Con riluttanza, aveva lasciato che a
guidare fosse Emma. Quando la bionda aveva posteggiato nel parcheggio
dell'unico ristorante di classe della città, molto lontano dalla
tavola calda, tutti i pezzi del puzzle finalmente si erano
incastrati. Aveva pensato per un istante di rifiutarsi di entrare, ma
Emma, percependo la sua indecisione, le aveva fatto notare che ormai
erano lì, che i suoi genitori erano con Henry, che tutti erano al
sicuro ed infine che non era carino da parte di Regina rimangiarsi la
propria parola.
Quindi erano lì, sedute al tavolo di
un ristorante, nessuna delle due con la più pallida idea di cosa
stavano facendo.
Regina sollevò timidamente una mano,
prendendo il menù che Emma le stava porgendo e lasciando finalmente
che i suoi occhi si allontanassero da quelli di Emma.
“Bianco” disse infine “ma di
solito con il pesce o il dessert. Se abbiamo intenzione di ordinare
carne dovremmo ordinare un rosso.”
“Se preferisci il bianco perché non
ordiniamo del pesce?” propose Emma, sorridendo.
Regina alzò di nuovo lo sguardo su di
lei, ricambiando il sorriso.
“Fanno il salmone” osservò con un
sorrisetto provocatorio.
“Adoro il salmone” mentì
prontamente Emma, il suo sorriso si ingrandì ancora di più. Non era
il suo piatto preferito, ma di certo le piaceva.
Regina ricordava perfettamente
l'avversione di Emma per alcuni tipi di pesce, aveva proposto il
salmone perché era l'unico che le aveva visto mangiare una volta
quando era andata a prendere Henry a casa dei Charming's.
“Non è assolutamente vero, Emma. So
che preferisci la grigliata, perché non prendi quella ed ordiniamo
un rosso italiano? Andrà benissimo anche con il pesce.”
“Prendiamo il bianco. Andrà
benissimo anche con la grigliata.”
Regina rise, scuotendo la testa.
“Non devi cercare di conquistarmi
facendomi scegliere il vino, Emma. Io ti ho visto mangiare un
hamburger facendoti colare il ketchup su tutta la maglia e l'ho
trovato adorabile, ti ho vista bere birra dalla bottiglia e l'ho
trovato meno disgustoso di quanto immaginassi, ti ho visto mangiare
patatine a manciate alla volta.”
“Sì, ma adesso siamo fuori e non mi
rovescerò salse addosso, userò forchetta e coltello e lascerò che
tu scelga il vino perché i tuoi gusti in quel campo sono migliori
dei miei, visto che come hai appena sottolineato, io di solito bevo
birra dalla bottiglia.”
Regina stava per protestare, ma Emma
non gliene lasciò il tempo.
“Voglio essere alla tua altezza.
Voglio almeno provarci, Regina. Lasciamelo fare.”
“Tu sei perfettamente alla mia
altezza.”
“Solo quando non indossi i tacchi.”
“Intendevo-”
“So benissimo cosa intendevi. Ma
sappiamo entrambe che non è vero. Tu sei una regina.”
“Tu sei
una principessa.”
“Non davvero, no. Sono solo una
ragazzina che è inciampata e caduta dentro questo mondo di favole e
lieto fine.”
“Sei la mia
ragazzina inciampata e caduta dentro il mio mondo. E posso
assicurartelo, cara, non c'era nessun lieto fine prima che arrivassi
tu.”
Continuarono a
guardarsi negli occhi, sorridendosi in un modo che solo loro potevano
capire, a cui solo loro erano così abituate.
Il resto del mondo,
per loro, era letteralmente sparito.
Per
questo entrambe trasalirono quando un cameriere si avvicinò al loro
tavolo, salutandole e chiedendo loro cosa volessero ordinare. Regina
fu la prima a tornare con i piedi per terra, schiarendosi la voce e
dettando il proprio ordine, Emma fece lo stesso poco dopo.
Non parlarono più
di Malefica per il resto della serata. Quel momento, entrambe ne
avevano la certezza, era più importante.
Parlarono e basta, di loro, di tutto
quello che veniva loro in mente. Per la prima volta parlarono
davvero. Era così facile, come se si conoscessero da una vita.
Erano a proprio agio. Come se fossero
in famiglia.
Il viaggio di ritorno nell'auto di
Emma, al contrario della cena, fu molto silenzioso, ma altrettanto
confortevole.
Scesero entrambe, camminando lentamente
fino alla porta d'ingresso.
Fu Emma la prima a raccogliere il
coraggio necessario per avvicinarsi e baciarla dolcemente sulle
labbra.
Una mano di Regina subito raggiunse la
sua guancia, sfiorandola piano.
Si allontanarono il necessario per
guardarsi negli occhi, entrambe stavano sorridendo.
Solo per quella sera, non c'era nei
loro occhi la storia della regina cattiva o della salvatrice, non
c'erano tutti gli anni del loro passato a tormentarle. Erano soltanto
due donne al loro primo appuntamento. Come se tra loro le cose
potessero essere semplici. Come se le loro vite non fossero state un
totale casino.
“Buonanotte Regina.”
“Buonanotte, Emma.”
E per quella volta, soltanto per una
sera, quella era l'unica cosa che volevano essere. Due persone
innamorate. Niente di più, niente di meno.
“Sei qui anche stasera” la salutò
Ruby, porgendole un caffè senza aggiungere altro.
Mulan lo afferrò con incertezza, ma
poi la seguì quando iniziò a camminare.
“Ho avvisato Bianca che siamo qui.
Staranno pronti, in caso ci servisse aiuto.”
Mulan, ancora una volta non rispose,
stringendo le labbra in una linea sottile.
“Questa è la penultima notte in cui
dovrai proteggerla da lontano. Da dopodomani potrai tornare dai tuoi
compagni, se è quello che vuoi. Ma il tuo aiuto è stato molto
prezioso, voglio che tu sappia che lo ricorderò.”
“Sarò sempre pronta a fare del
bene.”
Ruby le sorrise.
“Lo so, è la cosa che più mi
sorprende di te. La vita non è stata gentile con te, ma tu continui
ad essere gentile con la vita, senza aspettarti mai niente in cambio
per le tue buone azioni.”
“Non si dovrebbe essere buoni perché
ci si aspetta una ricompensa.”
Ruby annuì, sorseggiando il proprio
caffè.
C'era qualcosa nella donna che aveva
affianco che la intrigava. Era così coraggiosa, così pronta a fare
la cosa giusta, indipendentemente da cosa le fosse personalmente
costata. Quello di Mulan era un altruismo quasi unico, bastava vedere
che nonostante tutto quello che era successo, ancora le importava di
Aurora a tal punto da essere lì per proteggerla.
Ruby la ammirava. Essere sua amica
sarebbe stato un privilegio.
“Stavo pensando che prima o poi dovrò
farti assaggiare le frittelle di mia nonna. Nessuno in città le sa
fare come lei, dicono tutti che le sue sono le migliori. Magari
potresti venire a trovarmi e potremmo mangiarle insieme, una sera.”
“Frittelle per cena?”
Ruby inspirò, vedendo solo in quel
momento il difetto nel suo brillante piano per far promettere a Mulan
di rivedersi anche quando non ci sarebbe stata più nessuna battaglia
contro Malefica. Senza sapere bene cosa dire, rise, smettendo di
trattenere il respiro.
“Frittelle per cena.”
Mulan la guardò negli occhi ancora per
qualche secondo. Poi distolse lo sguardo, prendendo un sorso del
caffè che le era stato offerto.
“Mi farebbe piacere.”
Biancaneve stava preparando del tè
caldo ed Henry e David erano seduti sul divano, quando qualcuno bussò
alla porta.
“Vado io” li informò Emma, sapendo
che Regina li avrebbe raggiunti quella mattina e sperando che si
trattasse di lei.
Non rimase delusa, vedendo di fatto la
mora sul pianerottolo.
“Buongiorno, Emma.”
La bionda le sorrise, facendo un passo
nella sua direzione e baciandola sulla guancia.
Regina chiuse gli occhi, lasciandosi
cullare dalla serenità di quel momento.
“Grazie” mormorò quando Emma si
allontanò. “Per ieri sera. È stato perfetto.”
“Per merito tuo” sussurrò Emma,
facendole cenno di entrare.
“Mamma” la salutò immediatamente
Henry, andandole incontro per abbracciarla appena vide che era lei
alla porta.
“Ciao, piccolo principe” lo salutò
baciandolo sulla fronte.
“Come ti senti?”
“Meglio” disse, sorridendogli.
Parlarono per qualche minuto, finché
Henry si congedò per andare nella sua camera al piano superiore e
Regina ed Emma si sedettero in cucina insieme a Bianca e David.
“Sei ancora sicura che sia una buona
idea?” chiese lui a bassa voce.
“L'unica che abbiamo” constatò
Regina.
Bianca aggiornò Regina sul fatto che
Ruby e Mulan stavano tenendo d'occhio Aurora, li avrebbero avvertiti
se fosse successo qualcosa, ma era rimasto tutto calmo da quando
Regina era ritornata a casa.
Così fecero del loro meglio per
parlare d'altro, Regina chiamò Henry, desiderosa di trascorrere con
lui quell'ultimo giorno.
Regina e Bianca cucinarono insieme,
mentre Emma ed Henry tentarono di insegnare a David come si giocava
ai videogame, con scarsi risultati.
La giornata trascorse tranquillamente,
con la pace tipica dei momenti che precedono le tempeste. E Regina
pensò che fosse assurdo, che quel giorno avessero parlato così
tanto senza dirsi niente, mentre lei ed Emma la sera prima avevano
usato così poche parole per dirsi tutto ciò che era necessario.
Tra lei ed Emma funzionava così, in
quel periodo.
Bastavano poche frasi e tutto il mondo
attorno spariva.
“Quindi, domani” mormorò Emma.
Li aveva riaccompagnati alla villa,
Henry era aveva già dato la buonanotte, salendo al piano superiore e
lasciandole sole.
“Domani” ripeté Regina.
Passarono diversi momenti in silenzio.
Senza dire niente si avvicinarono l'una
all'altra, baciandosi come non avevano mai fatto prima, come se
stessero cercando di racchiudere in un bacio tutto ciò che provavano
in quel momento, come se fossero convinte che quella fosse la loro
ultima occasione per farlo.
“Rimani, stanotte” mormorò Regina,
il respiro affannato, dopo diversi minuti.
“Regina.”
“Emma, rimani. Ci sono due camere
degli ospiti, se sei più a tuo agio, oppure puoi dormire affianco a
me, ma non in quel senso. Dormo meglio quando so che sei al sicuro. È
vero che sono più tranquilla quando sei dove posso vederti.”
La bionda sorrise appena, ricordando la
conversazione che avevano avuto quando Regina l'aveva mandata via dal
bosco e verso il suo stesso ufficio, perché voleva affrontare
Malefica da sola, senza che Emma rischiasse di essere ferita.
La baciò di nuovo, con passione,
avvolgendola dolcemente tra le proprie braccia.
“Dormirò affianco a te allora, dove
posso vederti. Dormo meglio anche io quando so che tu sei al sicuro.”
Regina la prese per mano, intrecciando
le loro dita e conducendola al piano superiore, dentro la propria
camera da letto.
Sotto suggerimento di Regina, Emma
chiuse gli occhi, evocando il proprio pigiama. Quando li riaprì
aveva addosso dei pantaloncini sportivi ed una maglia a maniche
corte. Non era minimamente paragonabile al pigiama di seta di Regina.
Arrossì per la consapevolezza di non
essere davvero neanche lontanamente all'altezza della donna che le
stava davanti.
Ma dallo sguardo negli occhi di Regina,
lei non la pensava allo stesso modo. Non vi lesse altro che pura
adorazione.
Era un momento così intimo che quasi
spaventò a morte entrambe.
Ma poi Regina prese il viso di Emma tra
le proprie mani, baciandola con tutta la dolcezza di cui era capace.
Ed Emma capì che non aveva senso avere paura, perché quella era la
cosa migliore che le fosse mai successa, forse raggiunta soltanto da
Henry.
Si sdraiarono sotto le coperte, ma
continuarono a guardarsi negli occhi anche al buio, stese così
vicine che i loro nasi si sfioravano, in completa ammirazione l'una
dell'altra.
Regina sfiorò la guancia di Emma
delicatamente, avvicinandosi per baciarla ancora una volta a fior di
labbra.
Non le era rimasto molto da dire, non
voleva parlare del più e del meno come avevano fatto con i
Charming's per tutto il giorno. Se doveva parlare, voleva che fosse
qualcosa di significativo. Quindi disse l'unica cosa importante che
le era rimasta da dire.
“Ti amo. Ricordalo. Qualsiasi cosa
succeda domani, portalo sempre nel tuo cuore.”
Emma corrugò la fronte, ma quando
Regina la baciò ancora una volta, capì che protestare o cercare di
tranquillizzarla non avrebbe aiutato.
Così anche lei decise di dire l'unica
cosa importante.
“Ti amo anche io, Regina.”
Fatemi sapere la vostra opinione su questo capitolo. In tutto
dovrebbero essere 14 capitoli, ma l'ultimo potrebbe essere più una
sorta di epilogo, non sarà molto lungo.
Grazie a tutte e alla prossima!
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