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Autore: Herm735    12/02/2015    6 recensioni
Quando una nuova cattiva minaccia la sicurezza di Storybrooke, sarà compito di Regina ed Emma cercare di tenere la città al sicuro. Regina vuole essere buona e cerca di redimersi, ma per farlo deve aiutare Emma nella lotta contro un nemico che metterà a dura prova entrambe. Quello che non avrebbero mai potuto aspettarsi è che ogni passo di Regina verso la propria redenzione è anche un passo verso la loro sconfitta. Se neanche la redenzione può salvarle dal male, cosa possono fare? Dove il resto fallisce, solo un atto di fede potrebbe riuscire a salvarle. (SwanQueen)
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Malefica, Regina Mills, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Path Less Traveled'
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Titolo: Il titolo è ispirato alla canzone "Same Mistake" di James Blunt, che stavo ascoltando mentre scrivevo questo capitolo.

Buona lettura!






Maybe Someday We Will Talk and Not Just Speak



Sapeva di non essere la benvenuta.
O almeno, era così che si sentiva, fuori casa della sua migliore amica, a fare la guardia e proteggere delle persone che non volevano essere protette. A difendere in ogni modo a lei possibile la donna che aveva fatto breccia dentro il suo cuore, nel modo più discreto possibile.
Era nella sua natura, dopotutto. Soffrire senza disturbare.
Dei rumori provenienti da una via a lato della casa la distrassero. Si diresse verso l'origine del suono, pronta a sguainare la propria spada, quando un viso familiare voltò l'angolo. La sua mano si ritrasse lentamente, ma non passò inosservata alla donna davanti a lei.
“Sai, dovresti davvero comprare una pistola, Mulan.”
“Ruby. Cosa ci fai qui?”
“Potrei farti la stessa domanda.”
Mulan si schiarì la voce, distogliendo lo sguardo.
“Stavo passando da qui” rispose piano.
“Certo” Ruby rise, scuotendo la testa. “Stavi passando nel bel mezzo della notte e hai deciso di fermarti davanti casa di Aurora per qualche ora, non è così?”
Mulan non rispose, chinando la testa.
“So che eri qui anche ieri sera, e la sera prima. So che la stai proteggendo da quando i nani non lo fanno più.”
“Come lo sai?” domandò, corrugando la fronte e guardando di nuovo negli occhi la ragazza che aveva davanti.
“Perché mentre tu proteggevi lei” le rivolse un piccolo sorriso scherzoso “io proteggevo te.”
Mulan corrugò la fronte.
“Malefica pensa che se uccide me Regina metterà in mostra la sua testa conficcata su un palo, quindi ho pensato che potevo aiutarti a tenere d'occhio la situazione.”
“Non potrei mai accettare” le disse Mulan, scuotendo la testa.
“E questo è il motivo per cui l'ho fatto di nascosto” spiegò ridendo. “Vieni, torniamo nella via principale.”
Camminarono in silenzio fianco a fianco, passeggiando per la strada in cui terminava il vialetto della casa di Aurora e Filippo, ma non fermandosi mai troppo vicine all'abitazione.
“Allora, quando è iniziato tutto tra te e Aurora? È stato prima o dopo che lei conoscesse Filippo? Sa quello che provi per lei, immagino. L'avrà sicuramente capito da come la guardi.”
“Tu parli molto, vero?”
“Beh, una di noi due deve pur tenere in piedi la conversazione, no? Se avessi la tua stessa attitudine per le parole, staremmo sempre in silenzio. Come quando stavamo seguendo la sfera incantata verso Malefica, non ti decidevi a spiccicare parola.”
“E tu non riuscivi a farne a meno, proprio come ora.”
“Quindi suppongo che lei non lo sappia” concluse Ruby, sospirando.
“Aurora è felice. Non potrei mai portarle via quello che ha adesso.”
Un'ombra distante passò veloce nello sguardo di Ruby, ma Mulan era molto perspicace per quello che riguardava l'atto di celare i propri sentimenti, quindi capì immediatamente che c'era qualcosa che Ruby le stava nascondendo. Un attimo dopo, velocemente più di quanto era arrivata, quell'ombra sparì.
“Che mi dici di te? Nessun fidanzato?”
“Ne ho avuto uno, una volta. Non è finita molto bene. L'ho sbranato, letteralmente.”
“Fidanzata, forse?” chiese timidamente, sapendo che in quel mondo le cose erano molto diverse e che la donna al suo fianco era molto aperta.
Seppe di aver posto la domanda giusta quando nuovamente vide la sua espressione vacillare.
“Tu e Regina, c'è qualcosa tra voi? Malefica aveva ragione?”
Ruby rise, scuotendo immediatamente la testa.
“Regina è una donna molto affascinante, ma tutto quello che provo per lei è una sincera amicizia, un profondo affetto e molta gratitudine per avermi salvato la vita.”
Mulan attese che continuasse, ma quando capì che non lo avrebbe fatto si decise a darle un altro piccolo incoraggiamento.
“Puoi confidarti con me. Come tu stessa hai detto, raramente sono io a parlare. So tenere segreti molto bene.”
Ruby sospirò. “Non sono sicura ci sia un segreto da tenere, in realtà. È passato molto tempo, ormai sono andata avanti ed ho superato, ho accettato che qualsiasi cosa ci fosse mai stata, era soltanto dentro la mia testa. Lei ha fatto la sua scelta tantissimi anni fa. E la bestia che ha scelto di amare non sono io.”
“Tu non sei una bestia, Ruby” disse Mulan, posandola una mano sul braccio e fermandosi in mezzo alla strada.
“Non sono una bestia abbastanza perché qualcuno decida di salvarmi, né buona abbastanza perché qualcuno decida di amarmi” rispose ironicamente, scuotendo la testa. “Questa è la mia maledizione, forse. Essere per sempre divisa a metà.”
“Personalmente, credo che ognuno di noi prima o poi riesca a trovare qualcuno che lo fa sentire completo. È quello che succede quando qualcuno ti ama, un amore così grande che il tuo cuore culla e che non andrà più via.”
“Questo è quello che hai provato per Aurora? Lei ti ha reso completa?”
Mulan scosse tristemente la testa, abbassando di nuovo lo sguardo.
“Aurora non mi amava. Ed il sentimento che ho provato un tempo per lei sta iniziando ad affievolirsi, a ritrasformarsi soltanto in quella sincera amicizia che abbiamo un tempo avuto. Credo che ci sia qualcun'altra destinata ad amarmi e ad essere da me ugualmente amata.”
“Vorrei avere la tua stessa fiducia.”
“Ce l'avrai, quando ti troverà.”
Scambiandosi un ultimo sorriso ricominciarono a camminare in silenzio.
Entrambe con un amore non corrisposto alle spalle, si capivano l'un l'altra meglio di quanto chiunque altro avrebbe fatto.
Passeggiarono in un silenzio confortevole che, vista la natura alquanto loquace di Ruby, Mulan sapeva non essere destinato a durare a lungo.
“Allora” iniziò infatti poco dopo “c'è una cosa in questo mondo che dovresti assolutamente provare, una di queste sere, chiamata whisky.”
Mulan sorrise, scuotendo la testa, pronta a chiedere di cosa si trattasse, ma Ruby la precedette, continuando a parlare prima che lei avesse modo di porre la domanda.
“È una sorta di siero della verità, ma dal sapore molto più buono, le persone lo bevono di propria volontà, perché ti fa davvero divertire. Ci sono degli effetti collaterali di cui dovrei informarti, però.”
Mulan non riuscì proprio a dirle che Will Scarlet aveva introdotto tutti i compagni di Robin Hood al whisky poco dopo il loro arrivo a Storybrooke, ma la lasciò parlare ascoltando con attenzione ogni singola parola.

Regina era solita svegliarsi molto presto ogni mattina, era un'abitudine che aveva sempre avuto e che si era accentuata ancora di più quando Henry era piccolo e lei si alzava per preparare la colazione ad entrambi prima che lui si svegliasse.
Quel giorno, tuttavia, quando aprì gli occhi il sole era già alto in cielo.
Era decisamente riposata, i dolori stavano iniziando ad attenuarsi e si sentiva molto più se stessa della sera prima.
Si vestì velocemente, scendendo al piano inferiore per bere almeno un caffè prima di chiedere ad Henry, che di sicuro era già in piedi, cosa volesse per colazione. Ma la scena che la accolse in cucina le tolse il fiato.
Emma stava cucinando qualcosa mentre rideva, Henry le stava accanto, anche lui stava ridendo mentre tentava di togliersi della farina dai pantaloni.
“Mamma ti ucciderà.”
“Incolperò te, dirò che sei stato maldestro” scherzò Emma, continuando a ridere.
Regina si schiarì la voce, avvicinandosi ai fornelli.
“Mamma” la salutò immediatamente Henry. “La farina sui miei pantaloni è colpa di Emma, lo giuro.”
“Quanta fretta di vendermi, ragazzino” mormorò la bionda, alzando gli occhi al cielo.
“Ma è vero.”
Emma gli lanciò un'occhiataccia, voltandosi verso Regina.
“Ho pensato di venire presto, così potevamo prepararti la colazione e lasciarti riposare un po'. Ieri sera sembravi così stanca” le disse piano.
Lei la guardò con riconoscenza, poi sorrise a suo figlio ed indicò i fornelli.
“Che state facendo?”
“Pancake” le disse Henry entusiasta.
“Ne abbiamo fatti anche con le banane, così Henry mangerà anche un po' di frutta. Adesso ne stiamo preparando alcuni al cioccolato” la informò Emma.
“Sei stata davvero gentilissima, Emma.”
“Beh, mi voglio prendere cura della mia famiglia” le sorrise timidamente.
“Emma” iniziò Regina, inspirando profondamente.
“Henry, che ne dici di andare a prendere quel fumetto che volevi farmi vedere?” intervenne prima che Regina riuscisse a finire la frase.
Lui guardò entrambe un paio di volte, capendo che stava succedendo qualcosa. Annuì, sparendo verso il piano superiore.
“Non mi arrenderò, Regina.”
Lei sospirò. “Tutti si fidano così tanto di quello che indica la polvere di fata, ma ha già fallito in passato.”
“Non lo sto facendo per la polvere di fata o per il vero amore o per qualsiasi altro motivo, ma solo perché è quello che voglio. Voglio stare con te, stare con la mia famiglia, svegliarmi tenendoti tra le braccia e addormentarmi sapendo che sei al sicuro. Perché io, Regina, ti amo. E questo è davvero l'unico motivo per cui sono qui.”
“Emma.”
“Non importa se non provi la stessa cosa. Non devi dirlo, se non lo pensi. So che ieri, quando ci siamo riviste, eri molto scossa ed era tutto surreale, quindi non devi preoccuparti di quello che hai detto in quel momento. Voglio solo che tu sappia che io sono qui, che sarò qui se mai vorrai darmi un'occasione.”
“Emma” ripeté Regina con più decisione, appoggiandole una mano sulla guancia e facendole alzare il viso nella sua direzione. “Mi dispiace” mormorò sommessamente. “Mi sono spaventata quando hai detto che dubitavi della polvere di fata, ho lasciato spazio alle mie insicurezze e ho implicato cose che non avrei dovuto.”
Gli occhi di Emma esprimevano una fragilità che Regina non vi aveva mai visto dentro prima di allora.
“Se è quello che vuoi anche tu” forzò se stessa a parlare, nonostante la sua incapacità nell'affrontare i propri sentimenti. “Voglio darci un'occasione.”
Regina non era brava con le parole o con i discorsi, né con i sentimenti in generale. Emma lo sapeva fin troppo bene, quindi apprezzò il passo che aveva fatto nella sua direzione.
Emma si avvicinò velocemente, posando un bacio leggero sulle labbra di Regina, per poi tornare immediatamente al suo posto, spostando nuovamente lo sguardo sui pancake.
Regina ci mise diversi secondi a rendersi conto di cosa era appena successo, ma quando lo fece un sorriso si dipinse sulle sue labbra. Le guance di Emma arrossirono leggermente.
Henry, tornando al piano inferiore, si fermò appena fuori dalla cucina e guardò le sue mamme, una con gli occhi fissi sui fornelli e rossa in viso, l'altra che fissava la prima sorridendo come non le aveva quasi mai visto fare. Ed in quel momento si rese conto che, un giorno, ogni cosa avrebbe trovato il proprio posto e tutto si sarebbe incastrato alla perfezione. Quello era uno di quei momenti, come dicevano le sue mamme, in cui ci si doveva prendere una pausa da tutte le battaglie ancora in corso, fermarsi un istante, ed apprezzare la propria felicità. Ed era esattamente quello che stava facendo lui in quel momento.
“Allora” disse, entrando in cucina. “Vogliamo mangiare i pancake prima che si freddino?” chiese, sorridendo degli sguardi che le due donne si stavano lanciando di sottecchi.
“Prendo i piatti” si offrì Regina.
“Io le posate” propose Henry.
Emma aveva passato una vita a fuggire da qualsiasi tipo di impegno le ricordasse anche solo vagamente una famiglia. Ma la sua famiglia era in qualche modo riuscita a trovarla lo stesso. E doveva ammettere che per lei andava più che bene, se quello era solo un assaggio di tutto ciò che doveva ancora venire.

Si erano dati appuntamento alla tavola calda per pranzo.
Quando Emma, Regina ed Henry entrarono, Bianca e David erano già seduti ad un tavolo insieme a Belle e Aurora, mentre Ruby e Mulan erano al bancone a parlare tra loro. Quando li videro entrare raggiunsero anche loro il tavolo, rimanendo in piedi.
Si avvicinarono al tavolo, salutando tutti quanti e mettendosi seduti.
“Io e Bianca siamo stati a controllare la caverna, ma è di nuovo vuota.”
Regina alzò gli occhi al cielo.
“Siete andati a controllare da soli? Cosa avreste fatto se fosse stata ancora lì, un discorso sulla speranza e sull'amore?”
“Sono grata di vedere che sei tornata in te stessa, Regina” disse Belle, trattenendo un sorriso.
Per la seconda volta nel giro di pochi secondi, la mora alzò gli occhi al cielo.
“Qual'è la nostra prossima mossa?” domandò Emma.
Prima che qualcuno avesse modo di rispondere, la porta della tavola calda si aprì, facendo entrare il gruppo di rumorosi nani.
La schiena di Emma si irrigidì, ricordando il loro ultimo incontro.
Quando si accorsero della presenza di Regina, Brontolo si avvicinò immediatamente al tavolo.
Emma scattò in piedi.
“L'avete ritrovata. Viva.”
“Vattene via” le sue mani erano serrate a pugno, le sue braccia lungo i fianchi.
“Adesso magari farete qualcosa di concreto per aiutare la città.”
Stava per iniziare ad urlare, quando sentì una mano toccare gentilmente la sua, facendole aprire il pugno e stringendola piano. Emma abbassò lo sguardo, incontrando quello di Regina, che era ancora seduta. Mosse gli occhi in direzione della sedia di Emma, annuendo, facendole cenno di sedersi di nuovo.
Emma, seppur con riluttanza, si voltò nuovamente verso Brontolo, ripetendo “Vattene via” con voce ferma prima di tornare a sedersi.
“Quello che hai detto su implorarla di non salvarci-”
“Hai sentito le prime due volte, gnomo da giardino, o vuoi che lo ripeta anche io per una terza? Sparisci prima che ti faccia sparire io” disse Regina, senza neanche degnarsi di voltarsi nella sua direzione.
Lui prese fiato, pronto a parlare di nuovo, quando la mora mosse una mano. Dalla sua bocca non uscì niente.
“Allora, stavamo discutendo della nostra prossima mossa, se non sbaglio.”
“Regina” la riprese Bianca.
“Cosa? Gli ho solo tolto la voce. Se si decide ad andarsene gliela restituirò” concesse.
Lui annuì disperatamente, le mani attorno alla propria gola, nel tentativo di far uscire un qualsiasi suono.
Regina mosse di nuovo il polso, restituendogli la voce.
Lui, senza farselo dire per una quarta volta, tornò dagli altri nani, lasciando in pace il tavolo dei Charming's.
“Posso quindi presupporre che il resto della città era contro la missione di salvataggio” mormorò con tono duro. “Non ne sono sorpresa.”
Emma le prese la mano sopra il tavolo, dove tutti potevano vederla.
“Noi non ci saremmo mai arresi. La loro opinione non conta, noi siamo la tua famiglia.”
Regina le rivolse un piccolo sorriso.
“E cos'è quella storia, chi avresti implorato di non salvare gli gnomi?”
“Ero arrabbiata” si difese Emma, facendo una smorfia ed alzando le mani in segno di difesa, spostando la sua da quella di Regina. “Forse ho insinuato che ti avrei pregata di lasciarli tutti in balia di Malefica ed andartene il più lontano possibile.”
“Ma Malefica non può fare niente, senza il mio cuore” le fece notare.
“Beh, questo lo sapevamo noi, ma tutto il resto di Storybrooke no.”
Regina annuì, ridendo con leggerezza.
“Quindi la figlia di Bancaneve ha minacciato i sette nani.”
Emma le rivolse un sorrisetto.
“Sono stata forte, ammettilo. Avresti voluto vederlo.”
“Quindi” David si schiarì la voce. “Vogliamo starcene qui mentre loro flirtano tutto il giorno oppure pensiamo ad un piano?”
Emma arrossì immediatamente, mentre Regina abbassò lo sguardo.
“Io avrei un piano” propose Regina a bassa voce. “Ma si tratta di una cosa piuttosto drastica, dovremo essere pronti a tutto.”
Tutti gli occhi si spostarono su di lei.
Spiegò cosa aveva intenzione di fare, mentre gli altri ascoltavano con attenzione. Discussero a grandi linee cosa dovevano fare, pianificando in dettaglio alcuni importanti particolari, e poi scelsero una data.
“Tra tre giorni” decise con risoluzione Regina.
“Perché proprio tre giorni?” domandò David.
“Quello è il tempo che mi serve.”
“Per cosa?” la domanda fu di Bianca.
“Per sistemare quello che devo. Nel caso in cui non dovessi farcela.”
“Regina, saremo tutti lì” le ricordò Ruby.
“Ce la faremo, insieme” aggiunse Mulan con risoluzione.
“Non lascerò che ti succeda niente” terminò Emma con risoluzione.
Regina li guardò tutti, ognuno con affetto e decisione negli occhi. Non l'avrebbero mai lasciata indietro. Sospirò.
“Bene, ma devo recuperare le forze, quindi quei tre giorni serviranno comunque.”
Nessuno poté negarle quello.
Si alzò lentamente, dicendo che aveva bisogno di una boccata d'aria ed uscendo dalla tavola calda. Pochi secondi dopo sentì dei passi dietro di sé e capì immediatamente che Emma l'aveva seguita, senza neanche doversi voltare a controllare.
Aveva una sorta di super potere che faceva spuntare farfalle nel suo stomaco ogni volta che Emma era a meno di due metri da lei.
“Cosa c'è?” chiese a bassa voce, continuando a guardare in avanti.
“Per cosa ti servono davvero questi tre giorni?”
“Sempre dritta al punto, vero Emma?”
“Mi conosci, non sono tipo da giri di parole.”
Regina la guardò di sottecchi, ricambiando il sorrisetto che Emma le stava rivolgendo in quel momento.
“Di cosa hai così paura?” domandò la bionda con un filo di voce.
Gli occhi di Regina scattarono nuovamente in avanti, lontano dai suoi, mentre inspirava profondamente.
“Di quello che è appena successo in quella stanza.”
Emma corrugò la fronte.
“Se non vuoi affrontare Malefica subito-”
“Non mi riferivo a lei. Mi riferivo ai tuoi genitori, a tutti quanti a quel tavolo che mi trattano come se non avessi desiderato le loro teste servite su un piatto d'argento per numerose decadi. Si sono dimenticati così facilmente di quello che ho fatto?”
“Oh, Regina” Emma sospirò, scuotendo la testa. “Non penso che potranno mai dimenticare, non si dimentica qualcosa del genere. Ma si può perdonare ed andare avanti. Tu non sei più quella persona.”
“Lo sono però” la contraddisse Regina, deglutendo e cercando senza successo di scacciare il nodo che aveva in gola. “Io ho fatto quelle cose. Mi ricordo esattamente cosa provavo. Ho fatto cose orribili, Emma” ammise con un filo di voce. “Non si dovrebbe mai perdonare qualcosa di così assurdo. Tutti a quel tavolo, inclusa te, inclusa me, come esseri umani dovremmo provare sdegno e risentimento per le a dir poco atroci azioni che ho compiuto.”
“Regina” dopo aver sussurrato con voce tremante ma dolce il suo nome Emma le prese una mano con la sua, vedendo le lacrime brillare dentro gli occhi di Regina quando lei spostò lo sguardo verso di lei.
“Ho ucciso così tante persone. Ferito così tante persone. Ho sterminato un intero villaggio, Emma, solo perché nessuno voleva confessare dove si trovasse tua madre. Ho schioccato le dita e loro sono stati uccisi. Quando li ho visti ho desiderato più di ogni altra cosa al mondo poter cambiare quello che avevo fatto. Ma non potevo tornare indietro, quindi sono andata avanti e ho continuato per il mio oscuro sentiero. Mi sentivo intrappolata nella mia stessa malvagità.”
“Regina, è stato anni fa” mormorò Emma, prendendole il viso tra le mani. “È successo più di trent'anni fa” le ricordò. “Non sei più quella persona.”
“Ma lo sono” protestò lei quasi disperatamente. “Ricordo così vividamente il viso di ogni persona che ho ucciso, ero io, sono io, Emma. Sono io.”
“È passato tantissimo tempo.”
“Non merito di essere perdonata per tutte le vite che ho rubato.”
“Meriti di essere perdonata per tutte le vite che hai salvato, Regina” sussurrò Emma, scuotendo la testa. “Hai salvato tutti da Pan invertendo la maledizione, hai salvato tutti da Zelena con la magia bianca, hai salvato tutti da Ingrid rompendo quei braccialetti, ora salverai tutti ancora una volta da Malefica, Regina. Hai salvato tante vite quante ne hai tolte, tutti lo sappiamo. Tutti vediamo quanta strada hai fatto, quanto sei cambiata. So che eri tu, Regina. So chi eri e so chi sei e non ti amerò mai di meno per il tuo passato.”
Qualcosa in quello che aveva detto Emma toccò Regina così nel profondo che le lacrime iniziarono a solcare le sue guance.
Emma avvolse immediatamente le braccia attorno a lei, stringendola il più forte possibile, cullandola delicatamente.
Non si sarebbe mai arresa.
Non con Regina.
Non con il suo vero amore.

“Non so come hai fatto a convincermi.”
“Nello stesso modo in cui ti convinco ogni volta" Emma le sorrise, sollevando il menù ed aprendolo davanti a sé. “Ricordandoti che, non importa quanto le cose si mettono male, dobbiamo sempre trovare il tempo per fermarci e ricordarci di essere felici.”
“Spiegalo ai tuoi genitori, che pensano che in questo momento siamo alla cripta a mettere appunto gli ultimi dettagli del nostro piano.”
“Regina, è stato un miracolo convincerti ad avere un primo appuntamento” Emma sospirò. “E, se vogliamo essere oneste, è altamente improbabile che io riesca a convincerti tanto presto ad averne un secondo” aggiunse sbuffando. “Quindi prendi in mano il menù, decidi cosa vuoi mangiare e fai finta che non moriremo tutti tra due giorni.”
“Non moriremo tutti tra due giorni, infatti” Regina cadde nella trappola senza neanche la minima incertezza. “Ce la caveremo come facciamo sempre.”
“Perfetto, allora dovrebbe essere facile” sorrise con soddisfazione, prendendo il secondo menù e porgendolo alla donna che aveva davanti. “Preferisci il vino rosso o bianco? Personalmente sono più un tipo da birra, ma sono disposta a fare un'eccezione.”
Regina la fissò per parecchi istanti, immobile.
Emma le aveva chiesto di uscire per cena e Regina aveva annuito dando per scontato che intendesse una cena di famiglia, ma Emma le aveva detto che doveva passare da casa per mettersi qualcosa di più elegante. Regina aveva quindi considerato che si trattasse di una cena formale e si era adeguata all'abbigliamento.
Con riluttanza, aveva lasciato che a guidare fosse Emma. Quando la bionda aveva posteggiato nel parcheggio dell'unico ristorante di classe della città, molto lontano dalla tavola calda, tutti i pezzi del puzzle finalmente si erano incastrati. Aveva pensato per un istante di rifiutarsi di entrare, ma Emma, percependo la sua indecisione, le aveva fatto notare che ormai erano lì, che i suoi genitori erano con Henry, che tutti erano al sicuro ed infine che non era carino da parte di Regina rimangiarsi la propria parola.
Quindi erano lì, sedute al tavolo di un ristorante, nessuna delle due con la più pallida idea di cosa stavano facendo.
Regina sollevò timidamente una mano, prendendo il menù che Emma le stava porgendo e lasciando finalmente che i suoi occhi si allontanassero da quelli di Emma.
“Bianco” disse infine “ma di solito con il pesce o il dessert. Se abbiamo intenzione di ordinare carne dovremmo ordinare un rosso.”
“Se preferisci il bianco perché non ordiniamo del pesce?” propose Emma, sorridendo.
Regina alzò di nuovo lo sguardo su di lei, ricambiando il sorriso.
“Fanno il salmone” osservò con un sorrisetto provocatorio.
“Adoro il salmone” mentì prontamente Emma, il suo sorriso si ingrandì ancora di più. Non era il suo piatto preferito, ma di certo le piaceva.
Regina ricordava perfettamente l'avversione di Emma per alcuni tipi di pesce, aveva proposto il salmone perché era l'unico che le aveva visto mangiare una volta quando era andata a prendere Henry a casa dei Charming's.
“Non è assolutamente vero, Emma. So che preferisci la grigliata, perché non prendi quella ed ordiniamo un rosso italiano? Andrà benissimo anche con il pesce.”
“Prendiamo il bianco. Andrà benissimo anche con la grigliata.”
Regina rise, scuotendo la testa.
“Non devi cercare di conquistarmi facendomi scegliere il vino, Emma. Io ti ho visto mangiare un hamburger facendoti colare il ketchup su tutta la maglia e l'ho trovato adorabile, ti ho vista bere birra dalla bottiglia e l'ho trovato meno disgustoso di quanto immaginassi, ti ho visto mangiare patatine a manciate alla volta.”
“Sì, ma adesso siamo fuori e non mi rovescerò salse addosso, userò forchetta e coltello e lascerò che tu scelga il vino perché i tuoi gusti in quel campo sono migliori dei miei, visto che come hai appena sottolineato, io di solito bevo birra dalla bottiglia.”
Regina stava per protestare, ma Emma non gliene lasciò il tempo.
“Voglio essere alla tua altezza. Voglio almeno provarci, Regina. Lasciamelo fare.”
“Tu sei perfettamente alla mia altezza.”
“Solo quando non indossi i tacchi.”
“Intendevo-”
“So benissimo cosa intendevi. Ma sappiamo entrambe che non è vero. Tu sei una regina.”
“Tu sei una principessa.”
“Non davvero, no. Sono solo una ragazzina che è inciampata e caduta dentro questo mondo di favole e lieto fine.”
“Sei la mia ragazzina inciampata e caduta dentro il mio mondo. E posso assicurartelo, cara, non c'era nessun lieto fine prima che arrivassi tu.”
Continuarono a guardarsi negli occhi, sorridendosi in un modo che solo loro potevano capire, a cui solo loro erano così abituate.
Il resto del mondo, per loro, era letteralmente sparito.
Per questo entrambe trasalirono quando un cameriere si avvicinò al loro tavolo, salutandole e chiedendo loro cosa volessero ordinare. Regina fu la prima a tornare con i piedi per terra, schiarendosi la voce e dettando il proprio ordine, Emma fece lo stesso poco dopo.
Non parlarono più di Malefica per il resto della serata. Quel momento, entrambe ne avevano la certezza, era più importante.
Parlarono e basta, di loro, di tutto quello che veniva loro in mente. Per la prima volta parlarono davvero. Era così facile, come se si conoscessero da una vita.
Erano a proprio agio. Come se fossero in famiglia.
Il viaggio di ritorno nell'auto di Emma, al contrario della cena, fu molto silenzioso, ma altrettanto confortevole.
Scesero entrambe, camminando lentamente fino alla porta d'ingresso.
Fu Emma la prima a raccogliere il coraggio necessario per avvicinarsi e baciarla dolcemente sulle labbra.
Una mano di Regina subito raggiunse la sua guancia, sfiorandola piano.
Si allontanarono il necessario per guardarsi negli occhi, entrambe stavano sorridendo.
Solo per quella sera, non c'era nei loro occhi la storia della regina cattiva o della salvatrice, non c'erano tutti gli anni del loro passato a tormentarle. Erano soltanto due donne al loro primo appuntamento. Come se tra loro le cose potessero essere semplici. Come se le loro vite non fossero state un totale casino.
“Buonanotte Regina.”
“Buonanotte, Emma.”
E per quella volta, soltanto per una sera, quella era l'unica cosa che volevano essere. Due persone innamorate. Niente di più, niente di meno.

“Sei qui anche stasera” la salutò Ruby, porgendole un caffè senza aggiungere altro.
Mulan lo afferrò con incertezza, ma poi la seguì quando iniziò a camminare.
“Ho avvisato Bianca che siamo qui. Staranno pronti, in caso ci servisse aiuto.”
Mulan, ancora una volta non rispose, stringendo le labbra in una linea sottile.
“Questa è la penultima notte in cui dovrai proteggerla da lontano. Da dopodomani potrai tornare dai tuoi compagni, se è quello che vuoi. Ma il tuo aiuto è stato molto prezioso, voglio che tu sappia che lo ricorderò.”
“Sarò sempre pronta a fare del bene.”
Ruby le sorrise.
“Lo so, è la cosa che più mi sorprende di te. La vita non è stata gentile con te, ma tu continui ad essere gentile con la vita, senza aspettarti mai niente in cambio per le tue buone azioni.”
“Non si dovrebbe essere buoni perché ci si aspetta una ricompensa.”
Ruby annuì, sorseggiando il proprio caffè.
C'era qualcosa nella donna che aveva affianco che la intrigava. Era così coraggiosa, così pronta a fare la cosa giusta, indipendentemente da cosa le fosse personalmente costata. Quello di Mulan era un altruismo quasi unico, bastava vedere che nonostante tutto quello che era successo, ancora le importava di Aurora a tal punto da essere lì per proteggerla.
Ruby la ammirava. Essere sua amica sarebbe stato un privilegio.
“Stavo pensando che prima o poi dovrò farti assaggiare le frittelle di mia nonna. Nessuno in città le sa fare come lei, dicono tutti che le sue sono le migliori. Magari potresti venire a trovarmi e potremmo mangiarle insieme, una sera.”
“Frittelle per cena?”
Ruby inspirò, vedendo solo in quel momento il difetto nel suo brillante piano per far promettere a Mulan di rivedersi anche quando non ci sarebbe stata più nessuna battaglia contro Malefica. Senza sapere bene cosa dire, rise, smettendo di trattenere il respiro.
“Frittelle per cena.”
Mulan la guardò negli occhi ancora per qualche secondo. Poi distolse lo sguardo, prendendo un sorso del caffè che le era stato offerto.
“Mi farebbe piacere.”

Biancaneve stava preparando del tè caldo ed Henry e David erano seduti sul divano, quando qualcuno bussò alla porta.
“Vado io” li informò Emma, sapendo che Regina li avrebbe raggiunti quella mattina e sperando che si trattasse di lei.
Non rimase delusa, vedendo di fatto la mora sul pianerottolo.
“Buongiorno, Emma.”
La bionda le sorrise, facendo un passo nella sua direzione e baciandola sulla guancia.
Regina chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalla serenità di quel momento.
“Grazie” mormorò quando Emma si allontanò. “Per ieri sera. È stato perfetto.”
“Per merito tuo” sussurrò Emma, facendole cenno di entrare.
“Mamma” la salutò immediatamente Henry, andandole incontro per abbracciarla appena vide che era lei alla porta.
“Ciao, piccolo principe” lo salutò baciandolo sulla fronte.
“Come ti senti?”
“Meglio” disse, sorridendogli.
Parlarono per qualche minuto, finché Henry si congedò per andare nella sua camera al piano superiore e Regina ed Emma si sedettero in cucina insieme a Bianca e David.
“Sei ancora sicura che sia una buona idea?” chiese lui a bassa voce.
“L'unica che abbiamo” constatò Regina.
Bianca aggiornò Regina sul fatto che Ruby e Mulan stavano tenendo d'occhio Aurora, li avrebbero avvertiti se fosse successo qualcosa, ma era rimasto tutto calmo da quando Regina era ritornata a casa.
Così fecero del loro meglio per parlare d'altro, Regina chiamò Henry, desiderosa di trascorrere con lui quell'ultimo giorno.
Regina e Bianca cucinarono insieme, mentre Emma ed Henry tentarono di insegnare a David come si giocava ai videogame, con scarsi risultati.
La giornata trascorse tranquillamente, con la pace tipica dei momenti che precedono le tempeste. E Regina pensò che fosse assurdo, che quel giorno avessero parlato così tanto senza dirsi niente, mentre lei ed Emma la sera prima avevano usato così poche parole per dirsi tutto ciò che era necessario.
Tra lei ed Emma funzionava così, in quel periodo.
Bastavano poche frasi e tutto il mondo attorno spariva.
“Quindi, domani” mormorò Emma.
Li aveva riaccompagnati alla villa, Henry era aveva già dato la buonanotte, salendo al piano superiore e lasciandole sole.
“Domani” ripeté Regina.
Passarono diversi momenti in silenzio.
Senza dire niente si avvicinarono l'una all'altra, baciandosi come non avevano mai fatto prima, come se stessero cercando di racchiudere in un bacio tutto ciò che provavano in quel momento, come se fossero convinte che quella fosse la loro ultima occasione per farlo.
“Rimani, stanotte” mormorò Regina, il respiro affannato, dopo diversi minuti.
“Regina.”
“Emma, rimani. Ci sono due camere degli ospiti, se sei più a tuo agio, oppure puoi dormire affianco a me, ma non in quel senso. Dormo meglio quando so che sei al sicuro. È vero che sono più tranquilla quando sei dove posso vederti.”
La bionda sorrise appena, ricordando la conversazione che avevano avuto quando Regina l'aveva mandata via dal bosco e verso il suo stesso ufficio, perché voleva affrontare Malefica da sola, senza che Emma rischiasse di essere ferita.
La baciò di nuovo, con passione, avvolgendola dolcemente tra le proprie braccia.
“Dormirò affianco a te allora, dove posso vederti. Dormo meglio anche io quando so che tu sei al sicuro.”
Regina la prese per mano, intrecciando le loro dita e conducendola al piano superiore, dentro la propria camera da letto.
Sotto suggerimento di Regina, Emma chiuse gli occhi, evocando il proprio pigiama. Quando li riaprì aveva addosso dei pantaloncini sportivi ed una maglia a maniche corte. Non era minimamente paragonabile al pigiama di seta di Regina.
Arrossì per la consapevolezza di non essere davvero neanche lontanamente all'altezza della donna che le stava davanti.
Ma dallo sguardo negli occhi di Regina, lei non la pensava allo stesso modo. Non vi lesse altro che pura adorazione.
Era un momento così intimo che quasi spaventò a morte entrambe.
Ma poi Regina prese il viso di Emma tra le proprie mani, baciandola con tutta la dolcezza di cui era capace. Ed Emma capì che non aveva senso avere paura, perché quella era la cosa migliore che le fosse mai successa, forse raggiunta soltanto da Henry.
Si sdraiarono sotto le coperte, ma continuarono a guardarsi negli occhi anche al buio, stese così vicine che i loro nasi si sfioravano, in completa ammirazione l'una dell'altra.
Regina sfiorò la guancia di Emma delicatamente, avvicinandosi per baciarla ancora una volta a fior di labbra.
Non le era rimasto molto da dire, non voleva parlare del più e del meno come avevano fatto con i Charming's per tutto il giorno. Se doveva parlare, voleva che fosse qualcosa di significativo. Quindi disse l'unica cosa importante che le era rimasta da dire.
“Ti amo. Ricordalo. Qualsiasi cosa succeda domani, portalo sempre nel tuo cuore.”
Emma corrugò la fronte, ma quando Regina la baciò ancora una volta, capì che protestare o cercare di tranquillizzarla non avrebbe aiutato.
Così anche lei decise di dire l'unica cosa importante.
“Ti amo anche io, Regina.”









Fatemi sapere la vostra opinione su questo capitolo. In tutto dovrebbero essere 14 capitoli, ma l'ultimo potrebbe essere più una sorta di epilogo, non sarà molto lungo.
Grazie a tutte e alla prossima!






  
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