Capitolo Ventitre
- Familiarità
-
Sentiva le tempie
pulsare, come ogni volta che si svegliava da uno dei suoi incubi. Il
suo non era propriamente dolore, era più una sensazione di enorme
fastidio all’interno della testa. Si portò la mano sulla fronte e
massaggiò lentamente, nella speranza di provare un qualche sollievo.
Non riconobbe
immediatamente il luogo in cui si trovava, sembrava l’ufficio di
qualcuno. Sugli scaffali c’erano diversi fogli accatastati - o forse
libri? -. Strizzò gli occhi ancora appannati.
Il divano dove si
trovava era soffice, sembrava ricoperto di seta e tutt’intorno a lui,
sì, c’erano libri molto vecchi in apparenza. Guardò il soffitto e si
stupì di trovare un’enorme volta di vetro, da cui si vedeva un
bellissimo cielo stellato. Quale notte era tanto buia da permettere a
tutte quelle stelle di risplendere? E quale stanza aveva un soffitto di
vetro?
Di nuovo strizzò
gli occhi.
Alec sorrise
all’assurdità dei suoi pensieri. Nessun cielo stellato, solo un
soffitto scuro con appese delle stelle fluorescenti che riverberavano
la poca luce che filtrava dalla finestra. Niente libri antichi, solo
fogli impolverati.
“Finalmente ti sei
svegliato! Ero così preoccupata…” Nicole gli scostò i capelli biondi
dal viso “Come stai?”
Alec tentò di
alzarsi.
“No! Rimani
sdraiato e non fare storie! Non vorrai mica svenire di nuovo!”
“Ma sto bene ora…”
obiettò il biondo con voce impastata.
“Certo, stai
bene…Come stavi bene questa mattina, se non che sei caduto come un
sacco di patate sul pavimento”.
Alec si ricordò
d’improvviso quello che era capitato.
“Dov’è?”
”Dov’è chi?”
”L’uomo che ha comprato la foto!”
“Se ne sarà andato”
ipotizzò Nicole
“Come andato?
No!” disse Alec quasi fosse preso dal panico “Devo parlargli”
E di nuovo cercò di
alzarsi.
“Ma sono passate
ore da quando ha comprato la foto, non credo proprio sia ancora qui”
replicò Nicole cercando di non farlo alzare.
“Lasciami andare,
devo per forza trovarlo…”disse, lasciando trapelare una sottile ansia.
“Seth!” esclamò d’improvviso “Seth deve per forza sapere chi era, l’ha
venduta lui la foto no?”
”Non penso che si sia fatto dare nome ed indirizzo” scrollò
le spalle Nicole “ma perch…”
Seth interruppe entrambi, entrando violentemente nella stanza.
“Finalmente!
Pensavo non ti svegliassi più”
Alec alzò le
spalle, quasi a discolparsi.
“Oh non importa,
basta che ti sbrighi”
”Ma perché è da questa mattina che, ogni volta che ti vedo, hai fretta
di trascinarmi di qua e di là?”
“E’ tutta colpa del
tuo acquirente”
”Cosa?”
“Del tizio che ha
comprato la tua foto per tremila sterline, Ma…”
”E’ ancora qui?”
”Certo che è qui, ti sta aspettando”
Alec si alzò di scatto dal divano
“Dove?”
“Fuori, ma aspetta,
ti devo dire altro…”
Alec non gliene diede il tempo, e corse fuori dalla porta
“Come per esempio
che hai venduto altre tre foto, che quell’uomo si chiama Matthias Cole,
che…”
”Parli al vento” lo interruppe Nicole “è già scappato”
”Come sempre” si strinse nelle spalle Seth “da quando lo conosco ho
imparato che cosa vuol dire sfuggevole”
Lei annuì “Alec non è mai davvero in nessun posto… Anche se ti sembra
davanti a te, in realtà è lontano…”
”Hai ragione “disse lui “forse è per la sua malattia…”
”O forse perché nessuno di noi riesce a capirlo davvero”
Seth aggrottò la fronte, aspettando che Nicole si spiegasse meglio.
“Io penso” iniziò
quindi lei “ che noi semplicemente non siamo in grado di capire la
sensibilità e l’animo di Alec.” Sospirò “C’è sempre qualcosa che mi
sfugge in lui…che non riesco ad afferrare. E non perché è malato.”
”Perché allora?”
”Sono convinta che la sua non sia una vera malattia; che non abbia
bisogno di cure o di medicine…”
”Ma…?” la incalzò Seth che non capiva quello che la donna tentava di
dirgli.
“Ma…
non lo so. Io penso che se esistesse qualcuno che riuscisse ad entrare
in quel mondo nel quale si barrica, che riuscisse a prenderlo per mano,
qualcuno che lo proteggesse, potrebbe guarire immediatamente”
“Sei innamorata di
lui?”
Nicole scoppiò a
ridere.
“Possibile che per
voi uomini tutto si riduca al bianco e nero?”
”Ma lo sei oppure no?”.
”No “ scosse la testa “No per fortuna. Ciononostante non
posso nasconderti che vorrei capirlo di più… Vorrei essere in grado di
salvarlo.”
“Non sei uno
psichiatra…”
”Te l’ho detto, credo che non ci sia bisogno di alcuno psichiatra…”
L’uomo della foto
era seduto su una panchina fuori dalla mostra, leggeva il giornale e
sorseggiava un caffè da un bicchiere di cartone. Alec si fermò a
guardarlo per un istante, stando attendo a non farsi notare. C’era
qualcosa di estremamente familiare in quei capelli neri che
il vento disfaceva ciocca per ciocca, ma che ritornavano ordinatamente
al loro posto ogni volta che questo cessava. C’era qualcosa di
familiare in quelle dita lunghe che lasciavano consumare la sigaretta
senza mai portarla alla bocca.
Ma soprattutto
c’era qualcosa di incredibilmente familiare in quegli occhi che in quel
momento non riusciva a vedere bene, ma che aveva incrociato quella
mattina, di fronte alla sua foto.
Voleva
riosservarli.
Alec capì che era
corso da quell’uomo per conoscere quegli occhi: voleva sapere se
fossero veri o solo un’illusione della sua mente; voleva sapere perché
gli fossero familiari e voleva sapere perché, loro come lui, avevano
pianto di fronte alla sua fotografia.
Fece un passo in
avanti e, in quel momento, l’uomo alzò lo sguardo e lo notò. Si
guardarono, Alec fu di nuovo travolto. Questa volta però, non ci fu né
paura né ansia, solo gioia. E fu così intensa che Alec sorrise, come
non faceva ormai da tempo. Sorrise senza un motivo apparente ma col
cuore libero di sentirsi finalmente bene.
“Alec Shimmer” si
presentò continuando a sorridere.
“Matthias Cole”
rispose lui alzandosi dalla panchina “La stavo aspettando, ho saputo
che si è sentito poco bene…”
”Sì, ma non è nulla di grave” sdrammatizzò Alec “Mi dispiace solo mi
abbia dovuto aspettare per così tanto tempo”
“Non si preoccupi.
Ho avuto così modo di osservare le altre foto con calma”
Alec sorrise “Non
le aveva viste prima?”
“No, sono venuto
qui appositamente per la foto che ho acquistato”
”L’aveva vista su Freedom?”
”Sì, e da quando l’ho vista non ho davvero pensato ad altro. Ero anche
risalito a chi fosse lei prima di sapere che ci sarebbe stata
una mostra con le sue foto.”
”L’ha colpita così tanto?” chiese Alec aggrottando la fronte.
“Più di quanto
riesca a spiegare…” rispose l’altro lasciando scivolare le parole e
accompagnandole con un leggero sospiro.
Era vero, Matthias
non aveva idea del perché quell’immagine avesse avuto un impatto così
feroce su di lui, eppure quella semplice fotografia sembrava avergli
cambiato la vita.
“E’ come…” cercò di
spiegare “come se avesse smosso qualcosa che pensavo dimenticato”
Sulla porta della
mostra apparve Nicole.
“Alec” chiamò,
cercando di farsi vedere sollevando un braccio. “Alec” chiamò di nuovo.
Solo al secondo
richiamo, il biondo si voltò verso di lei e scosse la testa, ma lei
insistette.
“Devi
venire subito!”
Alec non osava alzarsi dalla panchina sulla quale
si trovava: Matthias se ne sarebbe andato e lui non l’avrebbe più
rivisto…
E questo non poteva assolutamente permetterlo.
Fece per mandar via Nicole, ma prima parlo l’uomo
di fianco a lui.
“Va’ pure” gli sorrise “Posso darti del tu, vero?”
Alec annuì.
“Posso rivederti stasera a cena?” la sua voce era
un misto di sensualità e insicurezza, così ben amalgamati che Alec non
seppe opporre nessuna resistenza né all’una né all’altra. Il fascino
che proveniva da quegli occhi neri e da quella linea delle labbra perfetta avevano completamente
disarmato il biondo. Il sentir, poi, quel fremito incerto, nella sua
voce, dovuto all’incapacità di capire quello che gli stava accadendo,
era persino seducente.
“Lo prendo come un
invito?”
“Certamente” gli
sorrise lui
“Alle 6.30 qui
davanti?”
“Ti aspetto”
Alec esitò prima di
alzarsi definitivamente dalla panchina e raggiungere Nicole. C’era
qualcosa di così rassicurante ed intenso, fra lui e l’uomo lì di fronte
che interromperlo gli provocò un dolore fisico. Ebbe la sensazione che
Matthias gli sfiorasse le dita delle mani un istante prima che lui si
alzasse. Si girò per confermare la sua sensazione, ma l’uomo moro era
già in piedi, di fianco a lui, con le mani in tasca.
Alec fece un passo
indietro, cercando di dirigersi verso l’entrata della mostra, ma
esitando ancora su quegli occhi che sembravano scrutarlo nel profondo.
Fu Matthias ad
interrompere quel dialogo muto.
“A dopo” sussurrò,
prima di girarsi ed allontanarsi lui.
“A dopo” rispose
Alec, pur sapendo che il moro non avrebbe potuto sentirlo.
Doveva convincersi
di non trovarsi in un’altra delle sue allucinazione, doveva convincersi
che Matthias era reale.
Sentire il suono
della propria voce l’aiutò a sperare.
Non corse verso
Nicole, che l’aspettava impaziente. Si concesse quei pochi passi per
tentare di calmare il suo cuore che, s’accorse, batteva troppo
velocemente.
“Quanto ci hai
messo!” lo rimproverò lei “Cos’avevate da dirvi?”
”Non fare l’acida” le rispose Alec senza troppa convinzione “era…
importante, tutto qui.” Scrollò le spalle evitando di dirle che avrebbe
rivisto Matthias quella sera stessa.
“Non è che ci stavi
provando?”
Alec la fulminò con gli occhi.
“Oh beh” alzò le
mani e si mise sulla difensiva “è così bello che non ti avrei certo
biasimato”
“Cos’avevi da dirmi
di così importante?” tagliò corto lui.
“Un uomo ha
chiamato Seth, ma voleva parlare con te - quando ti deciderai a
prendere un cellulare sarà sempre troppo tardi! - pareva essere davvero
urgente”
”Un uomo?” chiese Alec “Ha lasciato detto chi fosse?”
“Non saprei…” disse
lei aprendo la porta dell’ufficio di Seth. Avevano preso il corridoio
interno, dove non erano esposte fotografie, per evitare di incontrare
persone che potessero fermare il fotografo.
Inaspettatamente la
mostra stava avendo molto successo. Molti giovani continuavano a
venire, attirati da alcune locandine che Seth aveva lasciato in
metropolitana. Nonostante il budget relativamente basso, Seth era stato
in grado di sfruttare al meglio le risorse e fare molta pubblicità
sottobanco. La voce, poi, s’era sparsa e Londra era stata sempre molto
attenta alle novità creative. Fu proprio questo che spiegò Seth ad Alec
appena questi entrò nel suo ufficio.
“Ti stai dando
delle arie?” chiese con aria finto-petulante Alec
“Guarda che è solo
grazie a me che dormirai più ricco di parecchie migliaia di sterline
stanotte!”
”Hai venduto altre foto?” chiese Alec in un misto di incredulità e
disappunto.
“Oh non fare quella
voce” lo rimproverò Seth “E’ vero, non era previsto vendessi le foto,
ma vedrai che domani se ne parlerà nella pagina culturale di ogni
giornale!”
“Davvero?”
“Nessuno riesce a
starmi dietro” sghignazzò Seth incensandosi. “Immagino tu non abbia
capito chi era Matthias Cole… E, se non fossi corso fuori come un
pazzo, mi avresti sentito dire di aver venduto altre fotografie. Domani
inoltre, ho la mattina prenotata da Giles Arnett e il suo staff!”
“Da Giles Arnett.?”
Alec non poteva credere alle sue orecchie
“In persona”
rispose Seth tronfio.
Giles Arnett era conosciuto in tutti i circoli artistici d’Europa, si
diceva dipendesse da lui la fama o l’oblio di un artista.
“Non sapevo si
occupasse di fotografia…”
”L’ha invitato Matthias Cole” il che riportò l’attenzione di Alec alla
prima affermazione di Seth.
“E chi sarebbe
questo Cole?”
“Non l’hai visto?”
“Certo. Intendo
dire, perché il suo nome dovrebbe dirmi qualcosa?”
“Figlio diseredato
di Matthias e Margaret Cole, padroni un tempo dell’impero delle telecomunicazioni
Ma&Ma, ora caduti in disgrazia a causa dell’ascesa del loro
primogenito…”
Alec non poteva credere alle sue orecchie: “Che sarebbe… quel
Matthias?” Indicando la stanza nella quale era stata esposta la sua
fotografia.
Seth annuì felice .
“Una fortuna così
non la credevo possibile” commentò Nicole. Era esterrefatta: aveva
ascoltato tutto il discorso. “Conosci Seth in una chat, Kenneth Locke e
lo stesso Seth Nolan prendono a cuore le tue fotografie, il primo
giorno arriva Matthias Cole che invita Giles Arnett… Hai tanto talento,
questo è sicuro, ma è altrettanto sicuro che qualcuno guarda
giù per te.” Si strinse nelle spalle, sorridendo. In fondo era felice
che, finalmente, la vita dell’amico stesse prendendo una piega positiva.
Alec dovette
sedersi. Dopo l’ondata di informazioni e ancora tramortito
dall’incontro con Matthias, aveva le ginocchia molli e il respiro
affannoso: “Non ci posso credere” disse, sorridendo stupito.
“Ah” aggiunse Seth
“Quasi dimenticavo. Ha chiamato anche un certo Jude Dorley…”
Per un attimo Alec
non inquadrò di chi si stesse parlando, poi capì. Sentì un brivido
gelido percorrergli la schiena, e tutta l’atmosfera positiva di poco
prima gli si gelò intorno.
“Che cos’ha detto?”
chiese con aria cupa.
“Solo che voleva
parlarti. Forse passerà in questi giorni”
Alec non sapeva bene dire perché quel nome lo inquietasse, ma ne aveva
paura, di questo era certo. Di contro, però, nutriva una profonda
speranza che Jude potesse aiutarlo e finalmente liberarlo.
Perché un giorno
come quello non poteva fargli dimenticare che lui stava lentamente
impazzendo.
***
In
effetti, questo "ritorno al futuro" è spiazzante, ma abbiate fede:
tutto ha un senso. E soprattutto, tutto è concatenato. Solo mi piace
frammentare la trama e l'intreccio ^_^
Ringrazio
tantissimo e do la benvenuta a Tifawow,
perchè sono proprio contenta di sentirti ^^ Mi incuriosisce il fatto
che sia stato proprio questo capitolo che ti ha convinto a commentare.
Quando l'ho scritto ero convinta che fosse un capitolo che facesse
"staccare" il lettore, non che lo coinvolgesse. Era ultile ai fini
della storia e a me piaceva molto, ma dopo un bacio atteso per 21
capitoli, ecco che arrivo e cambio tutto...Insomma, temevo che chi
leggesse si potesse irritare '^_^ Invece pare di no. Perciò, quando ho
letto il tuo commento ero proprio felice. Grazie. Spero di sentirti
ancora.
Emerald,
lo so, questo capitolo (un po' volutamente, devo ammetterlo XD)
spiazza. Ma non frantendermi, non è che mi sono rifugiata nel futuro
perchè nel passato aaron e nero non hanno speranza. Solo, la loro vita,
è un po' complicata (dalla sottoscritta, anche. Un po' anche da loro
stessi °_° XD)
BiGi:
2006. In effetti un bello sbalzo. Ma Aaron e Nero non possono lasciarsi
andare l'un l'altro ;D
Ayay:
come, hai saltato il capitolo 21? Meno male l'hai ripreso. Il loro
bacio m'è costato gran fatica ! (fosse stato per me, sarebbe capitato
al capitolo 5 XDD) Comunque tornerò indietro al medioevo, non ti
preoccupare. Non posso mica lasciare i nostri eroi troppo soli ;D
Stateira
cara, che bello risentirti *_* No, parteggia pure per Lucifero. Anche a
me piace tanto e in fondo lo capisco. Poi, in effetti, meglio
ingraziarselo sin da subito. Saremo future vicine di casa? Un bacio
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