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Autore: Dicembre    07/12/2008    3 recensioni
Inghilterra, 1347.
Di ritorno dalla battaglia di Crécy, un gruppo di sette mercenari è costretto a chiedere ospitalità ed aiuto a Lord Thurlow, noto per le sue abilità mediche. Qui si conoscono il Nero, capo dei mercenari, e Lord Aaron. Gravati da un passato che vorrebbero diverso, i due uomini s'avvicinano l'uno all'altro senza esserne consapevoli. Ne nasce un amore disperato che però non può sbocciare, nonostante Maria sia dalla loro parte. Un tradimento e una conseguente maledizione li poterà lontani, ma loro si ricorreranno nel tempo, fino ad approdare ai giorni nostri, dove però la maledizione non è ancora stata sconfitta. E' Lucifero infatti, a garantirne la validità, bramoso di avere nel suo regno l'anima di Aaron, un prescelto di Dio. Ma nulla avrebbe avuto inizio se non fosse esistita la gelosia di un mortale. E nulla avrebbe fine se la Madonna e Lucifero fossero davvero così diversi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Ventitre 

- Familiarità -

 

 

Sentiva le tempie pulsare, come ogni volta che si svegliava da uno dei suoi incubi. Il suo non era propriamente dolore, era più una sensazione di enorme fastidio all’interno della testa. Si portò la mano sulla fronte e massaggiò lentamente, nella speranza di provare un qualche sollievo.

Non riconobbe immediatamente il luogo in cui si trovava, sembrava l’ufficio di qualcuno. Sugli scaffali c’erano diversi fogli accatastati - o forse libri? -. Strizzò gli occhi ancora appannati.

Il divano dove si trovava era soffice, sembrava ricoperto di seta e tutt’intorno a lui, sì, c’erano libri molto vecchi in apparenza. Guardò il soffitto e si stupì di trovare un’enorme volta di vetro, da cui si vedeva un bellissimo cielo stellato. Quale notte era tanto buia da permettere a tutte quelle stelle di risplendere? E quale stanza aveva un soffitto di vetro?

Di nuovo strizzò gli occhi.

Alec sorrise all’assurdità dei suoi pensieri. Nessun cielo stellato, solo un soffitto scuro con appese delle stelle fluorescenti che riverberavano la poca luce che filtrava dalla finestra. Niente libri antichi, solo fogli impolverati.

“Finalmente ti sei svegliato! Ero così preoccupata…” Nicole gli scostò i capelli biondi dal viso “Come stai?”

Alec tentò di alzarsi.

“No! Rimani sdraiato e non fare storie! Non vorrai mica svenire di nuovo!”

“Ma sto bene ora…” obiettò il biondo con voce impastata.

“Certo, stai bene…Come stavi bene questa mattina, se non che sei caduto come un sacco di patate sul pavimento”.

Alec si ricordò d’improvviso quello che era capitato.

“Dov’è?”
”Dov’è chi?”
”L’uomo che ha comprato la foto!”

“Se ne sarà andato” ipotizzò Nicole

“Come andato? No!” disse Alec quasi fosse preso dal panico “Devo parlargli”

E di nuovo cercò di alzarsi.

“Ma sono passate ore da quando ha comprato la foto, non credo proprio sia ancora qui” replicò Nicole cercando di non farlo alzare.

“Lasciami andare, devo per forza trovarlo…”disse, lasciando trapelare una sottile ansia. “Seth!” esclamò d’improvviso “Seth deve per forza sapere chi era, l’ha venduta lui la foto no?”
”Non penso che si sia fatto dare nome ed indirizzo”  scrollò le spalle Nicole “ma perch…”
Seth interruppe entrambi, entrando violentemente nella stanza.

“Finalmente! Pensavo non ti svegliassi più”

Alec alzò le spalle, quasi a discolparsi.

“Oh non importa, basta che ti sbrighi”
”Ma perché è da questa mattina che, ogni volta che ti vedo, hai fretta di trascinarmi di qua e di là?”

“E’ tutta colpa del tuo acquirente”
”Cosa?”

“Del tizio che ha comprato la tua foto per tremila sterline, Ma…”
”E’ ancora qui?”
”Certo che è qui, ti sta aspettando”
Alec si alzò di scatto dal divano

“Dove?”

“Fuori, ma aspetta, ti devo dire altro…”
Alec non gliene diede il tempo, e corse fuori dalla porta

“Come per esempio che hai venduto altre tre foto, che quell’uomo si chiama Matthias Cole, che…”
”Parli al vento” lo interruppe Nicole “è già scappato”
”Come sempre” si strinse nelle spalle Seth “da quando lo conosco ho imparato che cosa vuol dire sfuggevole
Lei annuì “Alec non è mai davvero in nessun posto… Anche se ti sembra davanti a te, in realtà è lontano…”
”Hai ragione “disse lui “forse è per la sua malattia…”
”O forse perché nessuno di noi riesce a capirlo davvero”
Seth aggrottò la fronte, aspettando che Nicole si spiegasse meglio.

“Io penso” iniziò quindi lei “ che noi semplicemente non siamo in grado di capire la sensibilità e l’animo di Alec.” Sospirò “C’è sempre qualcosa che mi sfugge in lui…che non riesco ad afferrare. E non perché è malato.”
”Perché allora?”
”Sono convinta che la sua non sia una vera malattia; che non abbia bisogno di cure o di medicine…”
”Ma…?” la incalzò Seth che non capiva quello che la donna tentava di dirgli.

Ma… non lo so. Io penso che se esistesse qualcuno che riuscisse ad entrare in quel mondo nel quale si barrica, che riuscisse a prenderlo per mano, qualcuno che lo proteggesse, potrebbe guarire immediatamente”

“Sei innamorata di lui?”

Nicole scoppiò a ridere.

“Possibile che per voi uomini tutto si riduca al bianco e nero?”
”Ma lo sei oppure no?”.
”No “ scosse la testa “No per fortuna. Ciononostante  non posso nasconderti che vorrei capirlo di più… Vorrei essere in grado di salvarlo.”

“Non sei uno psichiatra…”
”Te l’ho detto, credo che non ci sia bisogno di alcuno psichiatra…”

 

 

L’uomo della foto era seduto su una panchina fuori dalla mostra, leggeva il giornale e sorseggiava un caffè da un bicchiere di cartone. Alec si fermò a guardarlo per un istante, stando attendo a non farsi notare. C’era qualcosa di estremamente familiare in  quei capelli neri che il vento disfaceva ciocca per ciocca, ma che ritornavano ordinatamente al loro posto ogni volta che questo cessava. C’era qualcosa di familiare in quelle dita lunghe che lasciavano consumare la sigaretta senza mai portarla alla bocca.

Ma soprattutto c’era qualcosa di incredibilmente familiare in quegli occhi che in quel momento non riusciva a vedere bene, ma che aveva incrociato quella mattina, di fronte alla sua foto.

Voleva riosservarli.

Alec capì che era corso da quell’uomo per conoscere quegli occhi: voleva sapere se fossero veri o solo un’illusione della sua mente; voleva sapere perché gli fossero familiari e voleva sapere perché, loro come lui, avevano pianto di fronte alla sua fotografia.

Fece un passo in avanti e, in quel momento, l’uomo alzò lo sguardo e lo notò. Si guardarono, Alec fu di nuovo travolto. Questa volta però, non ci fu né paura né ansia, solo gioia. E fu così intensa che Alec sorrise, come non faceva ormai da tempo. Sorrise senza un motivo apparente ma col cuore libero di sentirsi finalmente bene.

“Alec Shimmer” si presentò continuando a sorridere.

“Matthias Cole” rispose lui alzandosi dalla panchina “La stavo aspettando, ho saputo che si è sentito poco bene…”
”Sì, ma non è nulla di grave” sdrammatizzò Alec “Mi dispiace solo mi abbia dovuto aspettare per così tanto tempo”

“Non si preoccupi. Ho avuto così modo di osservare le altre foto con calma”

Alec sorrise “Non le aveva viste prima?”

“No, sono venuto qui appositamente per la foto che ho acquistato”
”L’aveva vista su Freedom?”
”Sì, e da quando l’ho vista non ho davvero pensato ad altro. Ero anche risalito a chi fosse lei prima  di sapere che ci sarebbe stata una mostra con le sue foto.”
”L’ha colpita così tanto?” chiese Alec aggrottando la fronte.

“Più di quanto riesca a spiegare…” rispose l’altro lasciando scivolare le parole e accompagnandole con un leggero sospiro.

Era vero, Matthias non aveva idea del perché quell’immagine avesse avuto un impatto così feroce su di lui, eppure quella semplice fotografia sembrava avergli cambiato la vita.

“E’ come…” cercò di spiegare “come se avesse smosso qualcosa che pensavo dimenticato”

Sulla porta della mostra apparve Nicole.

“Alec” chiamò, cercando di farsi vedere sollevando un braccio. “Alec” chiamò di nuovo.

Solo al secondo richiamo, il biondo si voltò verso di lei e scosse la testa, ma lei insistette.

Devi venire subito!”

Alec non osava alzarsi dalla panchina sulla quale si trovava: Matthias se ne sarebbe andato e lui non l’avrebbe più rivisto…

E questo non poteva assolutamente permetterlo.

Fece per mandar via Nicole, ma prima parlo l’uomo di fianco a lui.

“Va’ pure” gli sorrise “Posso darti del tu, vero?”

Alec annuì.

“Posso rivederti stasera a cena?” la sua voce era un misto di sensualità e insicurezza, così ben amalgamati che Alec non seppe opporre nessuna resistenza né all’una né all’altra. Il fascino che proveniva da quegli occhi neri e da quella linea delle labbra perfetta avevano completamente disarmato il biondo. Il sentir, poi, quel fremito incerto, nella sua voce, dovuto all’incapacità di capire quello che gli stava accadendo, era persino seducente.

“Lo prendo come un invito?”

“Certamente” gli sorrise lui

“Alle 6.30 qui davanti?”

“Ti aspetto”

Alec esitò prima di alzarsi definitivamente dalla panchina e raggiungere Nicole. C’era qualcosa di così rassicurante ed intenso, fra lui e l’uomo lì di fronte che interromperlo gli provocò un dolore fisico. Ebbe la sensazione che Matthias gli sfiorasse le dita delle mani un istante prima che lui si alzasse. Si girò per confermare la sua sensazione, ma l’uomo moro era già in piedi, di fianco a lui, con le mani in tasca.

Alec fece un passo indietro, cercando di dirigersi verso l’entrata della mostra, ma esitando ancora su quegli occhi che sembravano scrutarlo nel profondo.

Fu Matthias ad interrompere quel dialogo muto.

“A dopo” sussurrò, prima di girarsi ed allontanarsi lui.

“A dopo” rispose Alec, pur sapendo che il moro non avrebbe potuto sentirlo.

Doveva convincersi di non trovarsi in un’altra delle sue allucinazione, doveva convincersi che Matthias era reale.

Sentire il suono della propria voce l’aiutò a sperare.

Non corse verso Nicole, che l’aspettava impaziente. Si concesse quei pochi passi per tentare di calmare il suo cuore che, s’accorse, batteva troppo velocemente.

 

“Quanto ci hai messo!” lo rimproverò lei “Cos’avevate da dirvi?”
”Non fare l’acida” le rispose Alec senza troppa convinzione “era… importante, tutto qui.” Scrollò le spalle evitando di dirle che avrebbe rivisto Matthias quella sera stessa.

“Non è che ci stavi provando?”
Alec la fulminò con gli occhi.

“Oh beh” alzò le mani e si mise sulla difensiva “è così bello che non ti avrei certo biasimato”

“Cos’avevi da dirmi di così importante?” tagliò corto lui.

“Un uomo ha chiamato Seth, ma voleva parlare con te - quando ti deciderai a prendere un cellulare sarà sempre troppo tardi! - pareva essere davvero urgente”
”Un uomo?” chiese Alec “Ha lasciato detto chi fosse?”

“Non saprei…” disse lei aprendo la porta dell’ufficio di Seth. Avevano preso il corridoio interno, dove non erano esposte fotografie, per evitare di incontrare persone che potessero fermare il fotografo.

Inaspettatamente la mostra stava avendo molto successo. Molti giovani continuavano a venire, attirati da alcune locandine che Seth aveva lasciato in metropolitana. Nonostante il budget relativamente basso, Seth era stato in grado di sfruttare al meglio le risorse e fare molta pubblicità sottobanco. La voce, poi, s’era sparsa e Londra era stata sempre molto attenta alle novità creative. Fu proprio questo che spiegò Seth ad Alec appena questi entrò nel suo ufficio.

“Ti stai dando delle arie?” chiese con aria finto-petulante Alec

“Guarda che è solo grazie a me che dormirai più ricco di parecchie migliaia di sterline stanotte!”
”Hai venduto altre foto?” chiese Alec in un misto di incredulità e disappunto.

“Oh non fare quella voce” lo rimproverò Seth “E’ vero, non era previsto vendessi le foto, ma vedrai che domani se ne parlerà nella pagina culturale di ogni giornale!”

“Davvero?”

“Nessuno riesce a starmi dietro” sghignazzò Seth incensandosi. “Immagino tu non abbia capito chi era Matthias Cole… E, se non fossi corso fuori come un pazzo, mi avresti sentito dire di aver venduto altre fotografie. Domani inoltre, ho la mattina prenotata da Giles Arnett e il suo staff!”

“Da Giles Arnett.?” Alec non poteva credere alle sue orecchie

“In persona” rispose Seth tronfio.
Giles Arnett era conosciuto in tutti i circoli artistici d’Europa, si diceva dipendesse da lui la fama o l’oblio di un artista.

“Non sapevo si occupasse di fotografia…”
”L’ha invitato Matthias Cole” il che riportò l’attenzione di Alec alla prima affermazione di Seth.

“E chi sarebbe questo Cole?”

“Non l’hai visto?”

“Certo. Intendo dire, perché il suo nome dovrebbe dirmi qualcosa?”

“Figlio diseredato di Matthias e Margaret Cole, padroni un tempo dell’impero delle telecomunicazioni Ma&Ma, ora caduti in disgrazia a causa dell’ascesa del loro primogenito…”
Alec non poteva credere alle sue orecchie: “Che sarebbe… quel Matthias?” Indicando la stanza nella quale era stata esposta la sua fotografia.
Seth annuì felice .

“Una fortuna così non la credevo possibile” commentò Nicole. Era esterrefatta: aveva ascoltato tutto il discorso. “Conosci Seth in una chat, Kenneth Locke e lo stesso Seth Nolan prendono a cuore le tue fotografie, il primo giorno arriva Matthias Cole che invita Giles Arnett… Hai tanto talento, questo è sicuro, ma  è altrettanto sicuro che qualcuno guarda giù per te.” Si strinse nelle spalle, sorridendo. In fondo era felice che, finalmente, la vita dell’amico stesse prendendo una piega positiva.

Alec dovette sedersi. Dopo l’ondata di informazioni e ancora tramortito dall’incontro con Matthias, aveva le ginocchia molli e il respiro affannoso: “Non ci posso credere” disse, sorridendo stupito.

“Ah” aggiunse Seth “Quasi dimenticavo. Ha chiamato anche un certo Jude Dorley…”

Per un attimo Alec non inquadrò di chi si stesse parlando, poi capì. Sentì un brivido gelido percorrergli la schiena, e tutta l’atmosfera positiva di poco prima gli si gelò intorno.

“Che cos’ha detto?” chiese con aria cupa.

“Solo che voleva parlarti. Forse passerà in questi giorni”
Alec non sapeva bene dire perché quel nome lo inquietasse, ma ne aveva paura, di questo era certo. Di contro, però, nutriva una profonda speranza che Jude potesse aiutarlo e finalmente liberarlo.

Perché un giorno come quello non poteva fargli dimenticare che lui stava lentamente impazzendo.

***

In effetti, questo "ritorno al futuro" è spiazzante, ma abbiate fede: tutto ha un senso. E soprattutto, tutto è concatenato. Solo mi piace frammentare la trama e l'intreccio ^_^

Ringrazio tantissimo e do la benvenuta a Tifawow, perchè sono proprio contenta di sentirti ^^ Mi incuriosisce il fatto che sia stato proprio questo capitolo che ti ha convinto a commentare. Quando l'ho scritto ero convinta che fosse un capitolo che facesse "staccare" il lettore, non che lo coinvolgesse. Era ultile ai fini della storia e a me piaceva molto, ma dopo un bacio atteso per 21 capitoli, ecco che arrivo e cambio tutto...Insomma, temevo che chi leggesse si potesse irritare '^_^ Invece pare di no. Perciò, quando ho letto il tuo commento ero proprio felice. Grazie. Spero di sentirti ancora.

Emerald, lo so, questo capitolo (un po' volutamente, devo ammetterlo XD) spiazza. Ma non frantendermi, non è che mi sono rifugiata nel futuro perchè nel passato aaron e nero non hanno speranza. Solo, la loro vita, è un po' complicata (dalla sottoscritta, anche. Un po' anche da loro stessi °_° XD)

BiGi: 2006. In effetti un bello sbalzo. Ma Aaron e Nero non possono lasciarsi andare l'un l'altro ;D

Ayay: come, hai saltato il capitolo 21? Meno male l'hai ripreso. Il loro bacio m'è costato gran fatica ! (fosse stato per me, sarebbe capitato al capitolo 5 XDD) Comunque tornerò indietro al medioevo, non ti preoccupare. Non posso mica lasciare i nostri eroi troppo soli ;D

Stateira cara, che bello risentirti *_* No, parteggia pure per Lucifero. Anche a me piace tanto e in fondo lo capisco. Poi, in effetti, meglio ingraziarselo sin da subito. Saremo future vicine di casa? Un bacio

  
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