“THE
SELKIE WIFE” è stato scritto da Lissa Bryan e tradotto in italiano da beate
A
questo indirizzo potete trovare la versione originale
https://www.fanfiction.net/s/7598322/4/The-Selkie-Wife
Capitolo 4
Edward
si svegliò, così come la mattina precedente, con le braccia piene di una selkie
calda, morbida e nuda. La sua schiena era contro il suo petto, il suo capo
appoggiato sul suo braccio e l’altro braccio di lui era intorno alla sua vita.
Incapace di resistere, accarezzò la sua pelle di seta.
«Mmm»,
lei si girò tra le sue braccia per guardarlo, un sorriso dolce e assonnato sul
viso.
«Sembra
che la tua magia selkie funzioni anche quando dormi», disse Edward con un
sorriso.
Lei
rise. «Quale magia?»
Lui
fece una pausa. «Intendi che … tu non … non hai il potere di far sì che gli
umani ti desiderino?»
Lei
gli si accoccolò contro. «Se ce l’avessi, sarei stata qui molto prima.»
Edward
si stese all’indietro scioccato, fissando il soffitto pannellato con le travi a
vista. Se non era stato il suo incantesimo, quell’ondata di lussuria che
l’aveva trascinato, veniva da dentro. Scoprire un aspetto sconosciuto della
propria personalità alla venerabile età di ventisette anni era più che un po’
inquietante.
Sentiva
che avrebbe dovuto pentirsi di quello che aveva fatto, che doveva sentirsi
colpevole per la ferocia che aveva avuto, o per aver giaciuto con una donna che
non era Mary, ma non sentiva niente di tutto questo. Si sentiva … felice. Era così strano che non
riuscisse a identificare questa sensazione, prima.
«Ci
sarà un bambino?» le chiese.
Lei
scosse la testa. «Devo volerlo, perché succeda, e tu hai detto che non volevi
altri figli oltre Elizabeth.»
Rimase
stranamente deluso, e non capiva perché. Forse avrebbe dovuto darle un figlio.
Dopo tutto quello che lei gli aveva dato e i cambiamenti drastici che lui le
aveva chiesto, di certo le doveva qualcosa, ma si sarebbe messo nella
situazione in cui si trovava con Elizabeth: un figlio senza una madre.
Lei
si stirò lussuriosamente e lui approfittò dell’opportunità per guardare il suo
corpo. Lei sue lunghe braccia bianche erano alzate sopra la sua testa, alzando
il suo seno già alto e sodo. I ciuffetti di peluria sotto le ascelle erano
dello stesso colore della peluria delle sue (Edward non poteva neanche pensare
la parola che usava Emmett) parti femminili. Bella notò il suo sguardo e piegò
il dito verso di lui, gli occhi socchiusi dal desiderio.
Qualcuno
si schiarì la gola fuori dalle cortine del letto. «Vostra grazia?»
«Più
tardi», disse Edward.
«Ma,
vostra grazia …»
Lui
passò le mani sul corpo di seta di sua moglie, esplorando le parti che per lui
avevano un fascino particolare. «Ho detto più
tardi!» scattò Edward. Le labbra di Bella trovarono un suo punto sensibile
e lui boccheggiò. Lascia che la servitù aspetti. Lascia che tutto il mondo
aspetti.
Le
vite dei nobili lasciavano davvero poco spazio alla privacy. I domestici di
norma dormivano nella stessa stanza del signore o della signora; l’unica privacy
che avevano marito e moglie, era quella cui provvedevano le cortine del letto.
Perciò, Edward non era turbato sapendo che i domestici erano a poca distanza da
lui mentre faceva l’amore con sua moglie, né Bella, che aveva vissuto la
maggior parte della sua vita all’aperto, era imbarazzata da qualcosa che era,
per lei, naturale come respirare.
Riemersero
quasi un’ora dopo, ancora arrossati e un po’ sudati per lo sforzo. Tutti e due
furono lavati dai domestici, e Bella dovette sopportare il lungo e sgradevole
processo della vestizione. Invidiava Edward, che finiva nella metà del tempo e
vestiva panni molto più confortevoli. Le baciò la mano, e lei fu stupita dal
calore nei suoi occhi.
Il
suo maggiordomo parlò. «Chiedo perdono, vostra grazia, ma i richiedenti sono
arrivati.»
Edward
sospirò.
«Cosa
significa, mio signor marito?» chiese Bella.
«Oggi
è il mio giorno di tribunale, quando ascolto casi e petizioni della mia gente»,
spiegò Edward. Era un sistema gerarchico e strettamente controllato di
governare. I proprietari terrieri locali si appellavano ai baroni, i barono ai
conti, i conti ai duchi. E ognuno di loro aveva il proprio tribunale, popolato
da quelli sotto il proprio patrocinio. In apparenza, tutti quelli che erano
sulle terre di Edward potevano rivolgersi direttamente a lui per la riparazione
dei torti subiti, ma in realtà, che un caso fosse sentito o no dipendeva da
quanto la persona in questione era disposta a corrompere con una
bustarella il maggiordomo di Edward, così come la determinazione ad essere
ascoltato.
«Vuoi
fare colazione con me, mia signora moglie?» chiese Edward quando fu finalmente
completo il processo di vestizione di Bella. La colazione era il pasto più
informale della giornata, che poteva fare da solo nella propria camera. Sul tavolo
c’era una brocca di birra con un cestino di pane bianco e una selezione di
formaggi e carni fredde. Queste ultime Bella non le avrebbe toccate, lo sapeva,
quindi le offrì i formaggi e il pane con una coppa di birra.
Lei
mordicchiò il pane.
«Bella,
ti prego, mangia», disse lui piano.
«Ci
provo», disse lei. «Ma non ho appetito.»
Lui
sospirò. «C’è qualcosa che ti attira?»
«Alghe
fresche», disse lei prontamente. «Un po’ di alghe fresche e succose.» Si leccò
le labbra, e lui si sentì attraversare da un fulmine di lussuria, anche se
stava considerando il problema che lei gli stava presentando. Forse poteva
mandare fuori Emmett con una piccola barca … Sospirò di nuovo. Non poteva
farlo. Quello pazzo ubriaco sarebbe probabilmente affogato.
Bella
era meravigliosamente abbigliata in un abito di seta blu, con diamanti ricamati
in forma di costellazioni. Aveva lanciato una moda alla corte di Edward quando
sua moglie l’aveva indossato, le contesse e le baronesse presenti che
danzavano, sperando in una posizione come dame di compagnia per le loro figlie
o forse in un posto per i loro figli nella magione di Edward, si affrettarono a
ordinare vestiti con un disegno simile, con la stoffa e le pietre che potevano
permettersi.
I
nobili erano le celebrità di quei tempi, e tutto quello che facevano era
guardato con avidità e oggetto di pettegolezzi. I vestiti e le pettinature
diventavano di moda, e il popolo le copiava come poteva, al meglio delle
proprie possibilità finanziarie. Anche come pronunciavano le parole, diventava
una moda. Oggi, la sala era affollata di persone che volevano vedere la nuova
duchessa, che si diceva fosse una donna selvaggia del Nuovo Mondo.
Nella
grande sala, Bella si mise seduta, sulla piattaforma vicino ad Edward, su una
seggiola leggermente più piccola. La stanza era piena di gente, le voci
arrivavano al soffitto. Alcuni erano ben vestiti, di sangue nobile, altri erano
della piccola nobiltà locale e proprietari terrieri, e c’erano anche una
manciata di contadini che sembravano appena arrivati dai campi. Alcuni venivano
a guardare, alcuni a tentare una petizione, altri erano venuti per vedere ed
essere visti. Il profumo dei ricchi competeva col fetore dei corpi non lavati,
con l’odore del fumo di legna e delle candele che si scioglievano. C’erano saluti
di vecchie conoscenze e chiassose discussioni sui casi che dovevano essere
presentati a Edward. Quando Edward aveva l’abitudine di fare cene di gala,
quelli cui non era garantito sedere a tavola, venivano a guardare nella
galleria del pubblico lungo i lati della stanza.
Il
maggiordomo richiamò all’ordine la sala, e cadde un rispettoso silenzio. Si
misero in ordine istintivamente, secondo il rango, i più poveri verso il fondo
della sala dove dovevano piegare il collo e alzarsi sulla punta dei piedi per vedere.
I richiedenti aspettarono e sperarono che il maggiordomo chiamasse i loro nomi,
così che potessero avvicinarsi e presentare il loro caso.
Le
petizioni non erano particolarmente interessanti per Bella, avevano a che fare
più che altro con l’amministrazione delle proprietà. Lasciò la mente vagare
durante le discussioni sui metodi di lavorazione della lana e se si doveva o no
espandere l’impresa di allevamento di cavalli di Edward.
Per
essere un duca, Edward era straordinariamente democratico. Aveva ordinato al
suo maggiordomo di permettere ad alcuni casi di contadini di comparire davanti
a lui.
Il
caso riguardava un uomo che aveva affittato il suo toro da monta a un altro
abitante del villaggio. Mentre era in possesso dell’affidatario, il toro si era
ammalato ed era morto. Il proprietario insisteva che l’affidatario non si era
preso cura a dovere del toro, e questo aveva portato al suo decesso, e quindi
doveva essere responsabile della sua sostituzione.
Edward
non era d’accordo, e disse che gli animali si ammalavano naturalmente per
ragioni note solo a Dio, e che l’affittuario non poteva essere considerato
responsabile.
«Ma,
mio signore, io dipendevo dai profitti di quel toro per far passare l’inverno
alla mia famiglia, finché non ci sarà di nuovo lavoro nei campi», protestò
disperatamente il proprietario.
Bella
mise una mano sul braccio di suo marito. «Chiedo venia, mio signor marito»,
sussurrò. «Ma posso parlare?»
Edward
fu stupito dalla sua interruzione, ma sapendo che Bella non era usa a questo
tipo di procedimenti, decise di permetterle di parlare.
«Vostra
grazia, non posso fare a meno di sentire pena per quest’uomo», disse piano. «Il
suo sostentamento è scomparso senza colpa da parte sua, e la sua famiglia
dipenderà dalla carità di vostra grazia per sopravvivere all’inverno. Non
potremmo sostituire il suo toro? Il costo non è alto per noi, ma per
quest’uomo, la sua perdita significa l’indigenza. Sicuramente il costo del
mantenimento della sua famiglia attraverso le elemosine per tutto l’inverno
sarebbe simile se non più grande.»
Edward
fissò sua moglie. Aveva ragione, naturalmente. Il costo della sostituzione del
toro sarebbe stato inferiore che se si fosse comprato un nuovo paio di stivali
da cavallo, e avrebbe evitato che l’uomo diventasse un salasso per le risorse
di carità. Lui semplicemente non aveva pensato a che grande peso avesse nella
vita del contadino la morte del toro, dato che per lui, un toro o due era
irrilevante. La sua mente correva. Dal punto di vista pratico, la benevolenza
derivante dalla sostituzione del toro sarebbe valsa probabilmente tre volte il
suo prezzo, e dal punto di vista umanitario, sarebbe stata una gentilezza che
avrebbe evitato a una famiglia di soffrire la fame per una stagione.
Bella
si dimenò a disagio sulla sua seggiola, sotto lo sguardo di Edward, perché era
preoccupata di aver oltrepassato i suoi limiti, ma lui all’improvviso sorrise e
le diede un colpetto sulla mano. «Sei saggia e di buon cuore, mia signora
moglie», disse lui. Alzò la voce in modo da essere sentito in tutta la sala.
«Non c’è colpa nella morte del toro, ma non voglio che tu debba soffrire per
questo, buon uomo. Farò in modo che ti venga dato un altro toro dei miei
allevamenti.»
L’uomo
rimase a bocca aperta all’inaspettato premio. Cadde in ginocchio guardando
avanti e indietro dal duca a Bella e poi scoppiò in rumorose lacrime di
gratitudine. «Grazie, vostra grazia!»
Edward
era deliziato da questa reazione. Il racconto della sua generosità si sarebbe
diffuso per le sue terre, facendo crescere considerevolmente la sua popolarità.
Immaginava che avrebbe dovuto rimpiazzare un bel po’ di galline e maiali, dato
che la domanda si sarebbe accresciuta una volta che altri avrebbero saputo, ma
sapeva che la loro gratitudine avrebbe dato come risultato una maggiore resa
nel lavoro e una maggiore onestà. Perché non ci aveva mai pensato prima?
Silenziosamente ringraziò Dio per la sua nuova moglie, che gli aveva aperto gli
occhi a un mondo di possibilità. Lui poteva essere la fredda e calcolata
ragione per i suoi possedimenti, e lei il suo cuore.
Sorrise
a Bella e un altro strato del ghiaccio intorno al suo cuore cominciò a
sciogliersi.
Quando
arrivarono all’ora di pranzo, Edward stava morendo di fame ed era impaziente
con la cerimonia con cui veniva presentato il cibo. Bella col cucchiaio
spostava la sua verdura nel piatto e Edward sospirò. Fece un gesto al domestico
che era addetto alla brocca del vino. «Fai venire qui il cuoco.»
«Il cuoco, vostra grazia?» Anche se
il duca poteva mandare istruzioni o richieste al cuoco tramite gli altri
servitori, era una rarità che un domestico della cucina potesse veramente
posare gli occhi su sua grazia.
«Sì,
il cuoco», ripeté Edward. Buttò il suo cucchiaio nel piatto con un acciottolio.
Poco
dopo, il cuoco fu portato lì davanti, sudato per l’ansia. Aveva un grembiule
pulito, indossato in fretta e furia per l’incontro con un personaggio di grado
così elevato. Si mise in ginocchio accanto alla tavola e attese di essere
interpellato.
«Avete
delle alghe nelle cucine?» chiese il duca.
«V-vostra
grazia?» balbettò lui. «Alghe?»
«Sì,
alghe. Erbe di mare.»
Il
cuoco pensò per un momento poi si illuminò. «Le abbiamo, vostra grazia. Si
usano nei barili in cui si tiene il pesce.»
Edward
scosse la testa. «No, io intendo alghe fresche. Non è in qualcuno dei nostri
piatti?»
«I
poveri le usano per fare la lattuga di mare, vostra grazia. Viene seccata e poi
tagliata a pezzetti, e ne viene fatta una pasta che può essere mangiata cruda o
fritta.»
Edward
sospirò. «È tutto.» Fece un gesto con la mano per congedarlo. Il cuoco si alzò
in piedi e uscì all’indietro dalla stanza, inchinandosi per tutto il tempo.
Lui
si voltò verso Bella. «Unisciti a me per una passeggiata, stasera, mia signora
moglie.» Forse potevano trovarne un po’ sulla spiaggia che lei poteva mangiare.
I
domestici si scambiarono delle occhiate. Pensavano che il duca avesse
rinunciato alla sua bizzarra abitudine di camminare da solo, ma adesso sembrava
voler coinvolgere la duchessa nella sua piccola follia.
Più
tardi, quel pomeriggio, andò nelle stanze di Elizabeth, dove sapeva che avrebbe
trovato Bella, e trovò la bambina che stava per fare il sonnellino. Bella le
stava raccontando una storia, il suo premio per indurre Elizabeth a stare
quieta senza fare capricci.
«C’era
una volta un uomo di nome Noè», cominciò Bella, rimboccando le coperte fino al
mento di Elizabeth. «Lui era un amico di tutti gli animali della foresta.
Faceva lunghe passeggiate nel bosco per incontrarli, parlare e giocare con
loro. Un giorno, mentre era in visita dal suo amico orso, Noè disse che un
tempo aveva navigato sul mare, dove l’orso non era mai stato. L’orso era molto
curioso, così Noè decise di costruire una barca, così da poter portare il suo
amico sulle onde. L’orso disse che gli sarebbe piaciuto molto andare, ma voleva
portare sua moglie con sé. Così Noè costruì una barca più grande, perché
potesse starci anche la moglie dell’orso. Mentre la stava costruendo, il suo
amico lupo venne a vedere cosa stava facendo. Neanche il lupo non aveva mai
visto le Acque Infinite, così Noè lo invitò ad andare con loro. Ma il lupo
disse che non poteva andare senza la sua compagna, così Noè dovette allargare
ancora la barca perché anche loro ci entrassero. Mentre lavorava, arrivarono
molti altri suoi amici animali e chiesero di potersi unire al viaggio, e così
Noè dovette fare una barca abbastanza grande per farci entrare una coppia di
tutti gli animali della foresta. Tutti gli amici animali di Noè fecero quello
che potevano per aiutarlo. I lupi portarono il legno dalla foresta. I picchi
fecero i buchi per i suoi chiodi. I castori masticarono i tronchi fino a farne
delle tavole e gli orsi portarono i carichi più pesanti. Perfino le api
aiutarono, facendo della cera da mettere nelle fessure tra le tavole. E quando
Noè finì di costruire la sua barca gigante, tutti insieme la portarono sulla
spiaggia e veleggiarono via nel vento e nelle onde.»
Quindi, questo è il modo in cui le selkie interpretano la storia
dell’Arca di Noè, pensò
Edward. La loro era una storia più gentile, di amicizia e cooperazione, invece
della storia biblica di Dio che affoga tutti i peccatori.
Bella
baciò la fronte di Elizabeth e si alzò. Era già mezza addormentata e si avviava
verso sogni felici di animali che aiutavano Noè a costruire la sua barca.
Bella
seguì Edward uscendo dalla nursery, ignorando Rosalie, che aveva ritrovato il
coraggio e scoccò alla duchessa impicciona uno sguardo di gelo. Edward offrì il
braccio a Bella e lei lo prese.
«Vorrei
domandarti una cosa, Edward», disse Bella mentre uscivano dal portone. «Ti sei
impegnato a aumentare la produzione di lana?»
«È
l’impresa più profittevole,» replicò lui. Aveva intenzione di ordinare di
chiudere i campi la prossima primavera.
Bella
sospirò. «Ho visto quello che è successo quando un altro proprietario terriero
vicino al mare l’ha fatto. I contadini non potevano più far crescere i raccolti
sulle terre, e questo significò che il cibo diventò più costoso e i contadini
persero il loro lavoro come coltivatori. Non potevano più pagare gli affitti, e
dovettero lasciare le loro case. Divennero dei poveri mendicanti. I conventi e
i monasteri che si prendevano cura dei poveri, li nutrivano, li vestivano e li
curavano quando si ammalavano, non ci sono più adesso. Dove andranno?»
Come
sempre, fu sorpreso dalla sua conoscenza della vita sulla terraferma.
C’era
stato il Poor Act, passato l’anno scorso, che cercava di fare un censimento
degli impoveriti per scoprire la portata del problema, e autorizzava i
mendicanti a chiedere “con gentilezza” la carità ad ogni uomo o donna che
passavano per le porte della chiesa ogni domenica. Edward impiegava il suo
stesso elemosiniere per distribuire ogni anno ai poveri una certa somma di
denaro. Edward non aveva idea di cosa ne facesse; lasciava questo tipo di
controllo al suo maggiordomo, ma forse avrebbe dovuto dare un’occhiata a come
veniva distribuita la sua carità.
«Non
sei abbastanza ricco, Edward?»
Edward
fu preso alla sprovvista dalla domanda. Immaginava di sì, ma gli era stato
insegnato fin dalla sua gioventù che il suo dovere era ottenere il maggior
profitto possibile dalle sue proprietà. Il destino dei contadini delle sue
terre non gli era mai passato per la testa.
Dalla
nascita, a Edward era stato insegnato che Dio aveva stabilito l’ordine sociale
del loro mondo. Lui era stato scelto per essere duca, così come i contadini
erano stati scelti per essere poveri, probabilmente per qualche colpa morale o
carenza di facoltà. Lui elargiva la sua carità, come ci si aspettava che
facesse, ma se un contadino moriva di fame o veniva colpito da malattie, la sua
società diceva che probabilmente era stato punito da Dio.
In
anni recenti, delle idee pericolose, come l’uguaglianza di tutti gli uomini,
cominciavano a circolare assieme a nuove sette religiose. Enrico VIII aveva
posto una Bibbia Inglese nelle chiese, incatenata al pulpito, dove il testo
poteva essere letto da tutti gli uomini, ma inorridì quando sentì che le
persone discutevano e dibattevano ciò che avevano letto ed arrivavano a proprie
conclusioni invece che accettare l’interpretazione approvata dalla Chiesa.
Edward
scosse la testa. A volte sembrava che tutto il mondo si fosse capovolto dai
tempi dei suoi padri. Ed ora, eccolo lì, a considerare affari meno lucrosi per
evitare l’impoverimento dei contadini. Suo padre si sarebbero messo a ridere.
Presero
il sentiero in discesa verso la spiaggia e Bella si precipitò, tenendo alzata
la pesante gonna. Si fermò vicino all’acqua, gli occhi che guardavano famelici
le onde. «Possono nuotare, mio signore?»
Lui
scosse la testa. «Bella, le signore nobili non nuotano. Ti ho portato qui nella
speranza che tu potessi trovare per te un po’ di alghe.» Non sopportava di
guardarla, di vedere la delusione nei suoi occhi.
Lui
si sedette su un tronco e la guardò vagare su e giù per la spiaggia, guardando
l’acqua come un mendicante alla vetrina di un panettiere. Non toccò i
mucchietti di alghe disseminati qua e là. «Quelli non sono di tuo gusto?»
Lei
arricciò il naso. «Sono morte e limacciose.»
«Bella,
non posso fare molto di più.»
«Se
mi lasciassi nuotare, potrei raccoglierle da sola,» disse lei.
«Non
annegheresti in forma umana?»
Lei
scosse la testa. «Non posso annegare. Posso respirare l’acqua, così come
l’aria.»
«Bella,
le signore non nuotano. Mi dispiace, ma non puoi. Se qualcuno ti vedesse …» Non
finì la frase. «Vieni. È tardi e dobbiamo andare a casa.»
Lei
lo seguì obbediente, ma aveva la testa bassa per la tristezza.
Edward
incontrò il suo elemosiniere dopo cena. Avrebbe preferito che l’avesse fatto
Emmett, ma Emmett era di nuovo fuori, probabilmente svenuto nel letto di
qualche puttana di taverna. «Vorrei vedere i verbali di come vengono
distribuite le mie elemosine», disse lui.
L’uomo
impallidì, il che subito insospettì Edward. «Mio signore, non tengo verbali
scritti degli esborsi.»
«Allora
sei negligente nei tuoi doveri», sbottò Edward. «Dimmi, quindi, se non puoi
mostrarmi nulla.»
L’uomo
dondolò sulle ginocchia. «Vostra grazia, io, uh … ne ho data la maggior
parte all’ospizio parrocchiale.»
«Chi
è il titolare, là?»
«Peter of Lansby, mio signore.»
Edward
cercò nella sua mente, attraverso le complicate genealogie su cui si basava
molta della società Tudor. «Non è tuo cugino?»
«Sì,
vostra grazia.»
Edward
fece un gesto con la mano. «Sei congedato.» Avrebbe dovuto controllare questa
situazione. C’era qualcosa che non andava. Si chiese se padre Jacob ne sapesse
qualcosa in più, ma decise di non convocarlo. Non era dell’umore di sentire una
lezione sulle sue scarsa presenza alla cappella.
Voleva
vedere Bella. Questo era quello che voleva. A cena non c’era. Il maggiordomo
aveva detto che stava facendo cena nelle sue stanze. Edward era stato tentato
di mandare qualcuno ad ordinarle di scendere per unirsi a lui, ma poi aveva
deciso di non farlo.
Ma
c’era ancora un altro messaggero che lo attendeva. Accettò la lettera e la
aprì, riconoscendo subito la calligrafia. Era di padre Jasper. Scriveva ad
Edward per fargli sapere che era tornato in Inghilterra.
Jasper
era il terzo figlio del Conte di Hale. Come in molte famiglie, il primo figlio
era l’erede. La “riserva” aveva abbracciato la carriera militare e il terzo si
era dedicato alla chiesa fin da giovane. Fortunatamente, era una vocazione che
si adattava alla natura di Jasper, e lui era molto felice nel sacerdozio. Lui e
Edward erano stati amici fin dall’infanzia, e Edward era molto compiaciuto che
fosse tornato dall’esilio dopo tutti quegli anni. Jasper era stato saldo nella
sua fede e aveva fatto un sermone sui sacramenti (la chiesa cattolica ne
riconosceva sette, quella anglicana solo due) che aveva fatto infuriare il re,
quando lo aveva saputo. Jasper aveva trovato necessario lasciare l’Inghilterra
se voleva che la sua testa rimanesse attaccata al suo corpo.
Edward
decise che Jasper sarebbe stato perfetto per insegnare a Bella la fede
cattolica. A dispetto della fermezza della sua fede, Jasper aveva un cuore
gentile e non si sarebbe offeso di tutte le domande di Bella. Scrisse una
rapida nota chiedendo a Jasper di venire a Cullen Hall il prima possibile e lo
riconsegnò al messaggero.
Finito
finalmente con il lavoro, o almeno arrivato a un buon punto per fermarsi,
Edward salì e andò a cercare la persona che voleva vedere di più. Trovò Bella
nella sua camera da letto (che era diventata anche quella di lei), seduta su
una delle seggiole vicino al camino spento e vuoto, tutta occupata a cucire.
«Cosa
stai facendo?» chiese Edward. Qualunque cosa fosse, aveva una forma umana.
«Una
bambola per Elizabeth», rispose Bella. «Non ne ha una.»
Sua
figlia non aveva una bambola? Ci pensò su e si rese conto che non ricordava di
averle mai comprato nessun giocattolo. Certo, aveva davvero poco tempo durante
la giornata per giocare, ma avrebbe dovuto avere qualcosa. Benedì Bella
silenziosamente per aver corretto la sua disattenzione.
«Dove
hai imparato a cucire?» le chiese.
«Un
tempo facevo visita a un convento. Avevano un orfanotrofio là, e a me piaceva
giocare con i bambini. Le suore mi insegnarono a cucire e a ricamare.»
«Parli
di loro al passato. Perché hai smesso di far loro visita?»
«Tuo
zio, re Enrico, confiscò il convento e le sue terre preziose durante la
Dissoluzione, e lo diede a un suo cortigiano per comprarne la lealtà. Il nuovo
proprietario sfrattò le monache e gli orfani. Le suore provarono a prendersi
cura dei bambini, ma senza una casa …» sospirò. «Non c’era nessun posto in cui
potessero andare, e la parrocchia locale non volle dar loro il permesso di
elemosinare.» Scosse la testa. «Non cosa sia stato di loro. Non sono sicura di
volerlo sapere.»
Era
una storia che si era ripetuta per tutta l’Inghilterra. Oltre ottocento case
monastiche erano state chiuse, le terre vendute, le costruzioni stesse erano
state demolite per ricavarne materiale. Ad abati e badesse che avevano
capitolato e avevano riconosciuto re Enrico come capo della chiesa invece del
papa, furono dati pensioni o permessi per continuare come prima. Quelli che si
opposero, si ritrovarono per strada e qualche volta giustiziati come traditori,
se avevano grande influenza.
«Non
ho intenzione di fare modifiche per l’allevamento delle pecore», annunciò lui.
Gli uscì dalla bocca ancora prima di essersi reso conto di aver preso la
decisione. Ma era la cosa giusta da fare. Bella gli stava insegnando la
compassione. Aveva pensato di cambiarla, quando l’aveva catturata. Non avrebbe
mai immaginato che sarebbe stato lui a cambiare.
Bella
gli fece un gran sorriso. «Tu sei un uomo buono.»
Era
sorpreso. Era buono? Di certo voleva esserlo, ma le sue emozioni erano state
sotto chiave per così tanto tempo … Si sentiva come un uomo che si sta
lentamente svegliando da un sonno profondo. Ed era tutto a causa di Bella.
Note
storiche
- I castori si estinsero in Inghilterra circa 500 anni fa, tuttavia
è possibile che piccole popolazioni siano sopravvissute fino al 18° secolo in
alcune parti del nord.
- Anche se le donne di alcune antiche culture, come i Romani o gli
Egiziani, si rasavano i peli del corpo, questa pratica non divenne comune nelle
nazioni dell’Occidente fino, circa, al 1915, quando una azienda di rasoi non
cercò di incrementare le vendite di lame. Se ne uscirono con l’idea di dire
alle donne che i loro peli delle ascelle e delle gambe erano antigienici e
sgradevoli, e un’intera industria era nata.
- La pronuncia come moda: Georgiana, Duchessa di Devonshire,
cominciò la tendenza a pronunciare le parole al modo antico, come “gould” per
“gold”, e “ cowcumber” per “cucumber”, e “ whop” per “hope”, cosa che venne
largamente ripresa dalle classi più alte.