L’Ignoto
Il
sentimento più forte e più antico
dell’animo umano è la paura,
e la
pura più grande è quella dell’ignoto.
H. Philips Lovecraft
Stavo dormendo.
Ne ero certa questa
volta, nessun dubbio a tal proposito.
Perché mi trovavo in
piedi davanti ad una finestra, di un posto che non conoscevo, ad
osservare la
notte che avanzava sul bosco circostante la villetta in cui mi trovavo,
un
paesaggio totalmente differente rispetto a quello che avrei visto da
casa mia,
dove si estendevano per chilometri palazzi, condomini e strade, niente
a che
vedere con la natura di quel posto.
Abbassai lo sguardo e
vidi una sagoma avvolta in un cappotto pesante che usciva
dall’ingresso
principale e si inoltrava tra gli alberi, lanciando di tanto in tanto
qualche
occhiata alle sue spalle. Chi era? Ora che ci riflettevo, ero rimasta
immobile
a guardare fuori dalla finestra persa nei miei pensieri senza dare uno
sguardo
al posto in cui mi trovavo e se fossi sola o in compagnia.
Nonostante i sogni
frequenti, non mi era mai capitato di trovarmi in un luogo per
così tanto tempo
senza che Lei facesse la sua comparsa.
Questo sogno era
diverso dai precedenti.
«Cosa guardi Denise?»
mi domandò una voce alle mie spalle, facendomi sobbalzare e
voltare di scatto.
Ed ecco che la bionda fece la sua apparizione. Le labbra piegate in un
sorriso
allegro, tanto da farmi chiedere se conoscesse la tristezza o per lei
fosse
soltanto un concetto astratto, mai provato.
Il suo sguardo indugiò
per qualche minuto sul paesaggio al di là del vetro, prima
di individuare la
sagoma che si allontanava nel bosco; immediatamente il sorriso
abbandonò il suo
viso per lasciar posto ad un’espressione seria e preoccupata.
La fissai per
tutto il tempo, studiandola e cercando di capire cosa le passasse per
la testa,
ma senza riuscirci.
Chi
sei?, provai a
chiederle, ma quello che dissi fu altro. «Cosa
c’è?»
L’attenzione della
ragazza, perché in questo momento non poteva avere
più di diciassette anni, si
spostò di nuovo su di me tornando a sorridere, come se
niente fosse successo.
«Cosa ci fa fuori? A quest’ora nel
bosco!» domandai ancora una volta con un
tono allarmato.
Sentii i brividi
risalirmi lungo la schiena. Come avevo potuto non accorgermene fino ad
ora? La
voce era la mia ed erano state le mie labbra a muoversi, ma non ero
stata io a
deciderlo…
Non avevo alcun
controllo sul mio corpo! Non ero mai stata io a guardare fuori dalla
finestra,
non ero io a parlare con Lei… Era qualcun altro! Ma chi?
Non ebbi modo di
scoprirlo perché mi stavo svegliando. La bionda era
già sparita, mentre il
corridoio in cui mi trovavo si stava dissolvendo, tutto ciò
che rimaneva era
uno specchio in stile barocco a qualche metro da me. Mi avvicinai
e…
Mi
svegliai di colpo spaesata ed aggrovigliata tra le
lenzuola del mio letto con un senso di vuoto nel petto. Mi sedetti sul
materasso e con una mano mi portai indietro le ciocche castane che mi
erano
finite davanti al viso durante il sonno agitato. Avevo voglia di
ridere, ridere
per tutta questa situazione assurda ed inspiegabile, però se
lo avessi fatto
sarei sembrata ancora più pazza, così mi
trattenni.
Ormai
era diventata questa la mia routine delle ultime
settimane. Mi addormentavo, sognavo quella donna e mi svegliavo nel bel
mezzo
della notte con le lacrime agli occhi ed una strana sensazione di vuoto
addosso.
La protagonista di quei sogni era sempre Lei, poco importava che
cambiasse
aspetto, passando da bambina a donna, riuscivo sempre a riconoscerla,
come se
lo avesse scritto in fronte. Avrei potuto chiamarlo istinto, ma avrei
mentito;
non sapevo nemmeno io come definirlo… Lo sapevo e basta.
Sempre
allegra e solare, così come lo erano le vicende che
sognavo, anche se più di una volta li avevo trovati
più simili a ricordi che
vere e proprie creazioni della mia immaginazione. I luoghi erano troppo
definiti e quasi tangibili, rispetto ai tipici posti sfocati che
visitavi nel
sonno e da sveglia ricordavo tutto, non soltanto flebili spezzoni, ma
tutto
quello che avevo visto e fatto. Com’era possibile?
Ma
non erano finite qua le stranezze… C’erano anche
le emozioni
contrastanti che mi suscitava la sua sola presenza… Rimorso,
tristezza e
disperazione. Totalmente in disaccordo con quegli eventi felici che
continuavo
a vivere nel sonno. E adesso scoprivo anche di non aver nessun
controllo sul
mio corpo nel mio sogno…
Cosa
mi stava succedendo?
Una
volta avevo provato a discuterne con mia madre e lei si
era subito avvicinata con uno sguardo preoccupato, mentre con
gentilezza mi
aveva portato una mano alla fronte. «Eppure non sembra tu
abbia la febbre…»
aveva borbottato. Da quel momento decisi di tenermi questi strani sogni
per me.
Non volevo che mi prendesse per pazza come nonna.
Mi
rigirai tra le lenzuola, cercando di addormentarmi e
cadere in un sonno profondo e privo di sogni.
C’ero
quasi riuscita quando sentii qualcosa raschiare il
vetro della finestra. Rimasi immobile con gli occhi spalancati e
trattenendo il
respiro.
Me lo sono immaginata.
In realtà sto già dormendo e questo è
solo un altro frutto della mia mente,
stressata a causa degli ultimi esami.
Mi
ero quasi convinta quando sentii di nuovo qualcosa
graffiare alla finestra. Mi strinsi maggiormente tra le coperte,
avvicinandole
al volto e cercando di nascondermi il più possibile. Era una
difesa inesistente
se quella cosa dall’altra parte del vetro aveva davvero degli
artigli o era
armata, ma mi dava un minimo di sicurezza, come se riuscisse a rendermi
invisibile.
I
graffi continuarono per qualche minuto, facendomi
sobbalzare ogni volta. Se era un incubo, volevo svegliarmi il
più presto
possibile!
Poi
il rumore fu sostituito da un lungo ed assordante
silenzio. Il solo battere forsennato del mio cuore sembrava rimbombare
nella
stanza. Cos’era successo? Se n’era andato? Ero al
sicuro?
Rimasi
ancora una volta immobile nel mio letto in attesa di
qualcosa che mi facesse capire di potermi tranquillizzare, ma non
successe
nulla. Così tentai di riaddormentarmi, ma nemmeno quello
funzionò. Dovevo
essere assolutamente certa che quella cosa fosse sparita in modo
permanente,
quindi non avevo altra scelta che controllare di persona.
Con
lentezza e in silenzio mi avvicinai al muro, lungo il
quale strisciai fino ad arrivare alla finestra. Presi un respiro
profondo e poi
sbirciai, esponendomi il minimo indispensabile.
Il
buio della notte accompagnato da qualche lampione che
illuminava la strada sotto casa e qualche casa, ecco cosa avevo visto.
Nulla di
strano o di anormale. Con un sospiro di sollievo mi lasciai scivolare a
terra,
mentre un sorriso si delineava sulle mie labbra.
«De-ni-se… Deni-see…
De-nise…» gracchiò una voce
dall’altra parte del vetro seguito da uno
stridio. Il sangue nelle vene si gelò ed iniziai a sudare
freddo. Non è possibile,
pensai sentendo che gli
occhi cominciavano a pizzicarmi e bruciarmi.
«De-ni-se…
Deni-see… De-nise…»
ripetè un’altra volta ed io non
resistetti. Alla fine cosa poteva esserci peggiore
dell’ignoto? La risposta fu
fulminea, non appena i nostri occhi si incontrarono.
Lui!
Occhi
privi di orbite ed una bocca grande piena di denti
affilati, come quelli di uno squalo.
Un
lungo artiglio graffiò il vetro della finestra, mentre
quella cosa inclinava la testa per fissarmi meglio.
«Ti ho… Trovata…
De-ni-se…»
Strinsi
le gambe al petto e mi tappai le orecchie con le
mani serrando gli occhi.
Non
volevo vedere.
Ciao!!! Ed eccomi
col secondo capitolo! :)
Vi lascio di nuovo
con un altri interrogativi… Chi è Denise?
Perché Diana continua a fare sogni
con questa ragazza bionda? Chi è? Perché sono
cominciati proprio ora? Cosa è la
cosa che sta spaventando Diana? Ma soprattutto…
Riuscirò a pubblicare anche il
prossimo capitolo senza farvi aspettare troppo? Lo spero!!! XD
Comunque voglio
ringraziare tutti quelli che hanno letto il capitolo precedente e tutti
coloro
che leggeranno anche questo!!!
E continuate a farmi
sapere cosa pensate dell’andamento della storia.
Nerys. |