Un
dolce White Day
Ryoga
osservò con invidia i dolcetti candidi che troneggiavano in
bella
vista nella vetrina della pasticceria.
Era
il White Day e lui avrebbe dato qualsiasi cosa per avere qualcuno a
cui regalare un dolcetto in cambio di quello ricevuto a San
Valentino.
Improvvisamente
l'immagine di due dolci occhi blu e di un caldo sorriso
balenò nella
sua mente.
Con
fare deciso scrollò la testa per scacciare quel pensiero
indesiderato. Non poteva essere il solito stupido, non doveva
illudersi.
Sospirando
si allontanò dalla vetrina tentatrice, lo sguardo
improvvisamente
triste. Era inutile indulgere in quei pensieri deleteri, doveva
trovare un posto per passare la notte.
La
porta si richiuse con un rumore sordo alle spalle degli ultimi
clienti.
Gettata
un'occhiata all'orologio, Ukyo decise che poteva chiudere,
difficilmente a quell'ora sarebbero arrivati degli altri clienti.
Chiusi
i sacchetti della spazzatura, uscì dal locale per lasciarli
nel
punto di raccolta, nel vicolo vicino.
Aveva
appena mollato il suo fardello quando udì un fruscio alle
sue
spalle. Reagendo d'istinto estrasse la sua gigantesca paletta dalla
cintura e la puntò contro l'ombra in avvicinamento.
«Ryoga!»
esclamò appena il lampione illuminò i tratti del
ragazzo e
riponendo la sua arma per poi avvicinarglisi con un largo sorriso
sulle labbra.
Vedersi
salutare con tanto calore lo fece arrossire, non era abituato ad
essere oggetto di tali dimostrazioni d'affetto.
«Un'Okonomiyaki?»
propose, facendo qualche passo verso il locale.
«Grazie.»
rispose lui, timidamente.
«Andiamo.»
esortò, prendendolo per mano, quel benedetto ragazzo sarebbe
stato
capace di perdersi anche solo svoltando l'angolo.
Arrivati
al locale, Ukyo tolse l'insegna e chiuse la porta quindi si rimise
alla piastra.
«Sicura
di non disturbarti?» le domandò.
«Nessun
problema.» ribatté, cucinando con gesti esperti.
«Okonomiyaki
Special doppia.» annunciò, poggiando il piatto
fumante davanti al
ragazzo che iniziò a mangiare con gusto.
«Cosa
ti porta qui a Nerima?» chiese qualche minuto dopo, togliendo
il
piatto vuoto per poi lavarlo velocemente e riporlo nello scolapiatti.
«Questo.»
rispose il ragazzo, poggiando un piccolo pacchetto sul bancone dopo
aver brevemente rovistato nello zaino.
Era
un cuoricino di cioccolato bianco.
Alla
fine era tornato indietro ed era entrato nella pasticceria. Ancora si
sentiva arrossire ripensando alle mille congetture ed ai complimenti
che gli aveva rivolto la ciarliera signora che glielo aveva venduto.
«Ah,
capisco. È un po' tardi ma se ci sbrighiamo riesco ad
accompagnarti
al dojo entro mezzanotte.» disse, alzandosi e sentendo una
strana
stretta allo stomaco all'idea che lui fosse lì solo per
essere
accompagnato da Akane.
«No,
non hai capito.» disse il ragazzo afferrandola per un polso
mentre
le passava a fianco. «È per te, per ringraziarti.
Mi ospiti sempre,
mi aiuti. Sei sempre così gentile.»
Ukyo
prese il cioccolato e sorrise debolmente. Era per lei ma non per il
motivo che avrebbe desiderato.
Come
poteva essere il momento più bello e più brutto
della sua vita allo
stesso momento? Era assurdo.
Certo,
era felice che il regalo non fosse per Akane ma lui la considerava
solo un'amica mentre per lei, ormai da molto, era diventato qualcosa
di più.
«Che
c'è, non ti piace il cioccolato bianco?» chiese
Ryoga, preoccupato,
vedendo il suo sguardo. «Avrei voluto farti un regalo per il
tuo
compleanno ma non so che giorno sia e così ho pensato di
farti un
regalo oggi, mi dispiace!» disse il ragazzo, agitandosi.
«Oh
Ryoga, no mi piace il cioccolato solo che...nulla lascia
stare.»
disse Ukyo, respirando forte per ritrovare la calma.
Gli
occhi lucidi però non passarono inosservati.
«Ukyo,
che succede?» le chiese Ryoga, attirandola a se.
Era
sempre stata una ragazza forte eppure in quel momento sentire il
calore del corpo di Ryoga accanto a se bastò a distruggere
le sue
difese.
Voltatasi
verso di lui gli poggiò la fronte sul petto agguantando la
sua
maglia con una mano iniziando a piangere silenziosamente.
Nonostante
l'imbarazzo la preoccupazione ebbe il sopravvento così,
lasciatole
il polso la strinse tra le braccia.
Pian
piano i suoi singhiozzi si placarono e la ragazza si staccò
da lui
senza il coraggio di guardarlo negli occhi.
«Ukyo
per favore, spiegami cos'hai.» la supplicò.
Sentendo
la paura nella sua voce, Ukyo si diede della stupida, lo stava
facendo preoccupare inutilmente.
Non
meritava di essere trattato così.
«È
solo che oggi è il White Day, mi sarebbe piaciuto ricevere
del
cioccolato perché sono io, non come amica ma come ragazza da
amare.
Ho rinunciato a Ranma, non all'amore.» spiegò,
sentendosi un po'
stupida.
«E
se il mio non fosse un tomo-choko ma un honmei-choko?»
domandò
facendosi coraggio.
«Ryoga
sei gentile ma non c'è bisogno di mentirmi.»
«L'ho
già fatto, quando ti ho detto che il mio era solo un regalo
di
ringraziamento.» confessò il ragazzo arrossendo.
«E
Akane?»
«Lei
è il passato.» affermò, sicuro.
Ryoga
vide le labbra della ragazza piegarsi in un sorriso un attimo prima
di ritrovarle sulle sue.
Incredulo,
Ryoga la strinse a se, rispondendo al bacio.
«Felice
White Day.» gli sussurrò staccandosi un attimo da
lui.
«Felice
White Day.» rispose Ryoga, al settimo cielo, prima di
riprendere a
baciarla.
Il
cuoricino di cioccolata rimase a lungo abbandonato sul bancone mentre
i ragazzi assaporavano la dolcezza di essersi trovati.
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