“Non c’era davvero bisogno che veniste...” Molly Hooper guardò il gruppo di persone che l’aveva raggiunta all’aereoporto e poi sorrise “Non è vero. È fantastico che voi siate qua, grazie!”
“Oh, cara. Non pensavi davvero che ti avremmo lasciata partire senza un ultimo saluto, vero?”
Linda Lestrade la abbracciò e la patologa ricambiò con affetto.
“Beh, qualcuno non dovrebbe essere in luna di miele?”
Greg sorrise e si sostituì alla moglie nell’abbraccio a Molly.
“Assolutamente si. Partiamo domani” disse stringendola con energia “buona fortuna, tesoro. È stato bello, mi mancherai”
Lei annuì senza riuscire a parlare, un nodo che le stringeva la gola.
I coniugi Lestrade e Watson l’avevano raggiunta (Amelia era rimasta con Mrs Hudson, con la quale c’era stata una telefonata commovente quella mattina) e lei non poteva fare a meno di sentirsi grata per l’affetto che gli amici le stavano dimostrando.
“Oh, maledizione!” l’esclamazione soffocata di Mary la fece voltare “dannati ormoni post parto, mi ero ripromessa di non piangere!”
Molly le si fece incontro e la abbracciò silenziosamente, stringendola forte e cercando di non scoppiare a piangere anche lei.
“Skype, almeno due volte a settimana. Ed email... tante tante. Hai promesso, ricordi?” sussurrò la bionda staccandosi e asciugandosi le guance con le mani.
Molly annuì.
“E tante, tante foto di Amelia da parte vostra” confermò con un sorriso.
“Non ti preoccupare, ti inonderemo di immagini e filmati” le disse John, procedendo a sua volta ad abbracciarla.
“Grazie” gli sussurrò lei nell’orecchio “e... avrai cura di lui, giusto?”
John rafforzò la presa.
“Si” le mormorò commosso “anche se è uno stupido che non se lo merita”
Molly si allontanò e gli sorrise tristemente: non aveva nulla da recriminare, lei e Sherlock si erano già detti addio, non avrebbe avuto senso che lui fosse li a salutarla.
“Sai che non è vero e che non lo pensi sul serio, Dottor Watson!”
Il gruppo rimase per qualche secondo in silenzio, poi la patologa fece un profondo sospiro e afferrò il suo trolley.
“Bene. Ora è veramente ora che io vada” disse indicando la linea per il check in “Io... io vorrei solo dirvi che sono onorata che siate miei amici e che adesso mi volterò e non guarderò più indietro per non scoppiare a piangere, ok? Mi farò viva presto...” un altro profondo sospiro “vi voglio bene. Grazie”
Molly si voltò decisa e fece un passo in direzione delle procedure di imbarco, gli occhi impegnati a cercare il biglietto nella borsa.
Si scontrò con un torace.
Riconobbe all’istante il profumo dell’acqua di colonia e l’inconfondibile colore della camicia.
Alzò piano lo sguardo incredula.
“Sherlock”
“Molly”
Mary, John e Linda assunsero un’aria sorpresa... Greg si limitò a sogghignare.
“Visto? Lo sapevo che aveva un piano” sussurrò il Dottor Watson a sua moglie quando si fu ripreso dallo stupore.
“Oh, ma per favore... non è vero” gli rispose la donna.
“Ok, ci speravo” ammise John.
Molly nel frattempo aveva fatto un altro, enorme sospiro e aveva scartato di lato, decisa ormai a lasciare il paese con dignità.
Avrebbe salutato Sherlock Holmes per l’ennesima ultima volta e non si sarebbe voltata indietro.
Il torace si mosse insieme a lei e si ritrovò di nuovo la strada sbarrata.
“Sherlock” sussurrò irritata “lasciami passare”
“No”
Lei fece per spostarsi di nuovo, ma lui copiò il suo movimento.
“Ci sono problemi, Signora?” una guardia di sicurezza si era avvicinata e ora stava osservando perplesso e guardingo la coppia che sembrava eseguire una strana danza.
“Sarebbe questo il suo brillante piano?” disse Mary a denti stretti a suo marito “farsi arrestare?”
John strinse le labbra.
“Non ho mai detto che fosse un piano brillante” ribattè irritato il Dottore, scuotendo piano la testa per la stupidità del suo migliore amico mentre mormorava “Idiota”
Possibile che avesse sempre bisogno di essere cosi melodrammatico?
“È tutto a posto, agente. Ci penso io” Greg era intervenuto e stava mostrando il suo tesserino alla guardia, che tuttavia non sembrava ancora convinta e osservava Sherlock e Molly, i quali stavano sostenendo una dura battaglia di sguardi.
Senza spostare gli occhi dal consulente investigativo, lei fece un cenno.
“Va tutto bene, agente. Si tratta solo di un... piccolo contrattempo. Io sto per partire”
“No”
Linda emise un gemito di frustrazione e si avvicinò al marito.
“Credi che riuscirà a dire qualcosa di diverso, prima o poi? Perchè non credo che Molly abbia ancora una grande riserva di pazienza, a questo punto”
Greg si limitò ad alzare le spalle.
“Si invece” la voce irritata di Molly Hooper salì chiara a contraddire l’ultima affermazione di Sherlock “sto per andarmene. A lavorare e a vivere in Canada e non capisco perchè tu senta il bisogno proprio a questo punto di”
“Io ti amo”
Molly ammutolì.
Gli altri ammutolirono e in effetti probabilmente sarebbe ammutolito l’intero aereoporto, se ci fosse stata la possibilità di diffondere la frase di Sherlock agli altoparlanti.
John si riprese a fatica, poi un sorriso soddisfatto gli apparve sul viso.
“Visto? Te l’avevo detto che era un piano brillante” sussurrò gongolante a Mary, che si girò a guardarlo.
“No che non l’avevi detto” sussurrò lei a sua volta “Ma forse lo è. Di certo lo sarebbe stato di più se non gliel’avesse detto con la faccia di uno che ha appena ingoiato una cassetta di limoni” concluse con una smorfia, ma anche lei stava sorridendo.
Sherlock in effetti sembrava aver espresso il concetto con molta difficoltà e ora stava aspettando la reazione di Molly, la quale aveva la bocca spalancata.
“C-c-cosa hai detto?”
Lui inspirò a fondo e chiuse gli occhi, poi puntò deciso lo sguardo su di lei.
“Io ti amo, Molly Hooper” il secondo tentativo fu decisamente migliore e più spontaneo “E il fatto che non solo abbia accettato di ripeterlo, ma che te lo stia dicendo davanti a quella che praticamente rappresenta tutta la cerchia delle nostre amicizie che mi tortureranno per anni su questa cosa dovrebbe dirla lunga sulla serietà della mia dichiarazione. Non voglio che tu parta, perchè non posso stare senza di te... ho pensato a lungo e sono giunto alla conclusione che un’esistenza che non contempli la tua presenza al suo interno non è accettabile, sei una parte importante della mia vita che non voglio perdere. Sei l’elemento che non mi posso permettere di non avere”
Mary si portò una mano alla bocca per soffocare un singhiozzo e John la strinse a sè.
Linda si girò verso suo marito ed ebbe un moto di sorpresa.
“Che stai facendo?” gli sussurrò.
Greg non si voltò, troppo impegnato ad inquadrare la scena con il telefonino.
“Faccio un filmato. Per i posteri. Per futuri ricatti. Mi verranno in mente un sacco di modi per utilizzare questa cosa!”
“Non farai niente del genere!” esclamò scandalizzata lei, togliendogli l’apparecchio dalle mani.
Lui emise un gemito.
“Ma tesoro! Pensa almeno alla povera Mrs Hudson che si sta perdendo la scena!”
Mary sorrise vicino a lui.
“Oh, Greg! Con chi pensi che Sherlock abbia provato il discorso per buona parte della mattinata?”
John spalancò gli occhi.
“Tu lo sapevi?!?”
Lei si limitò a sorridergli con aria misteriosa e gli appoggiò teneramente la testa sulla spalla, tornando poi a concentrarsi sulla coppia davanti a loro.
Molly non aveva ancora aperto bocca dopo l’incredibile affermazione di Sherlock e si stava limitando a guardarlo intensamente con uno sguardo indagatore, che lui ricambiò con uno preoccupato e ansioso fino a che non si rese conto che lei lo stava
deducendo. Un moto di orgoglio enorme lo sommerse.
“Stai dicendo sul serio...” disse lei infine con un tono incredulo.
Lui raddrizzò le spalle e le sorrise.
Bene. Dopo tutto, era stato facile.
“Io... io devo andare”
La dichiarazione di Molly Hooper fu cosi improvvisa e sconvolgente che Sherlock si dimenticò di sbarrarle il passo e lei riuscì a passare oltre per dirigersi verso la fila del check in.
Fu lesto però a riprendersi e la bloccò per un gomito.
“Come, andare?”
Lei emise un gemito di frustrazione.
“Sherlock! Ho un aereo da prendere!”
“Ma questo è il punto in cui anche tu dichiari di amarmi, ci baciamo appassionatamente e tu dimentichi la tua stupida idea di andartene via!” commentò il consulente investigativo nel pieno del panico.
Molly ridusse la bocca a una linea sottile, chiaramente irritata da quello che lui aveva appena detto.
“Stupida idea?” sibilò.
Anche lui strinse le labbra contrariato dal suo passo falso, tuttavia non mollò la presa.
“Non stupida nel senso di stupida...” dichiarò “stupida nel senso di...inopportuna”
Lei spalancò gli occhi.
“Inopportuna? Scusa tanto se per una volta non tengo conto dei tuoi bisogni!”
Lui si passò la mano libera nei capelli con un gesto frustrato.
“Molly...”
Lo sguardo della patologa si addolcì.
“Oh, Sherlock. Ho aspettato e sperato per cosi tanto tempo che tu mi dicessi quello che mi hai detto ma ora... ora non posso tornare indietro solo perchè per adesso per te è
opportuno... cosa succederà quando cambierai idea? Quando non sarà più comodo o, peggio, diventerà un peso per te?”
Lui assunse un’aria ferita.
“È questo che pensi? Hai una cosi bassa opinione di me da pensare che cambierò presto idea?”
Lei scosse la testa.
Era incredibile, di tutto quello che sarebbe potuto succedere questo era lo scenario peggiore... era chiaro che la paura del cambiamento per Sherlock era più forte di qualsiasi altra cosa e che questo l’aveva convinto di amarla. Ma lei lo sapeva, non poteva durare e lui si sarebbe pentito di aver permesso a una cosa tanto disturbante come i sentimenti di intromettersi nella sua vita. Fino a poco tempo fa avrebbe fatto i salti di gioia alla sua dichiarazione, ma ora non riusciva a non vederla per quello che era: un disperato tentativo di fermare il cambiamento in un moto di disperazione che sarebbe presto passato, lasciando spazio al pentimento e al risentimento.
Provò l’impulso irrefrenabile di accarezzargli una guancia, ma si trattenne in tempo e si disse che era necessaria un’azione di forza.
“Ricordi? Ieri mi hai detto che non puoi essere diverso...”
“E tu hai risposto che non lo vorresti, che non vorresti mai che io cambiassi... ma se lo volessi io Molly? Se fossi io a voler cambiare?”
Lei tornò a scuotere la testa.
“Non mi perdonerei mai e tu lo sai... arriverebbe un giorno in cui tu lo rimpiangeresti e sarebbe colpa mia. Arriverebbe di nuovo il momento in cui non mi riterresti
necessaria”
Lui si avvicinò.
“Non capisci, vero?” disse con tono frustrato.
“Che cosa?”
“Che averti vicina quel giorno sarebbe stata una sofferenza enorme, che non sarei stato capace di dirti addio senza confidarti quello che... sento, quando invece sarebbe stato inutile farlo sapendo che non sarei tornato.
E stai facendo un grosso errore, Molly Hooper”
Lei si ritrovò a fissare i suoi occhi chiari ipnotizzata mentre lentamente rielaborava il suo discorso nella sua mente e si scopriva a nutrire un fondo di speranza.
“E quale sarebbe?” gli chiese sussurrando.
“Tu non ritieni di essere la persona per cui varrebbe la pena cambiare, ma ti assicuro...” disse lui avvicinandosi ulteriormente “che lo sei. Ho proceduto ad un’analisi razionale e logica della situazione e ti posso dire che il risultato è solo uno... tu rientri nella somma di tutte le cose. Tutto ciò che rende la mia vita esattamente come voglio che sia”
“Oh” Molly chiuse gli occhi e assaporò quelle parole cosi convinte e delicate e finalmente accettò il fatto che quel giorno sarebbe stato speciale, ma non per i motivi che si era aspettata.
Perchè quello era il giorno in cui tutto cambiava e la felicità, quella vera, arrivava.
Sherlock colse il mutamento nel suo stato d’animo ed espirò lentamente per il sollievo, poi le lasciò il gomito e le afferrò entrambe le mani, il viso vicino al suo e un lieve sorriso sulle labbra.
“Ci ho messo un po’ di tempo, ma a onor del vero la colpa è di Lestrade che ha dovuto aspettare di sposare una donna che non lo tradirà ogni tre per due per riuscire a farmi un discorso sensato e vagamente di ispirazione”
“Ehi!” cominciò a recriminare l’Ispettore, e sua moglie fu veloce a tappargli la bocca con la mano.
Ma il consulente investigativo e la patologa non diedero segno di curarsene, erano troppo impegnati a scambiarsi il loro primo bacio.
EPILOGO
Da una postazione protetta e opportunamente adatta a seguire gli avvenimenti, Mycroft Holmes fece una smorfia di disdegno a tutta quell’esternazione di sentimentalismo e prese nota mentalmente di inviare una copia della registrazione della scena che aveva appena avuto luogo a sua madre, cosa che gli sarebbe senz’altro ritornata utile per rientrare definitivamente nelle sue grazie.
Poi sorrise alla donna accanto a lui.
“Mia cara, ricordami di non giocare mai a poker con te, ho l’impressione che potrebbe essere un’esperienza altamente deleteria per le mie finanze. La tua capacità di bluffare non ha paragoni”
Anthea rispose al suo sorriso.
“Grazie. Quella scenetta a Baker Street in cui mi sono arrabbiata con tuo fratello è stata divertente”
“E il fatto di mandare l’email che offriva il posto in Canada a Molly proprio davanti a lui è stato, permettimi di dirlo, un colpo da maestra”
“Tuo fratello aveva bisogno di una scossa, ho solo fatto in modo che fosse una scossa potente. Tu però ritenevi che questo l’avrebbe distratto dallo scoprire cosa stava succedendo e dal risolvere il caso...” ammiccò lei maliziosamente.
Lui inclinò la testa senza smettere di sorridere.
“Mi sono sbagliato, te lo concedo. Mio fratello ha ottenuto il perdono e la Dottoressa Hooper è riuscita a stupirci ancora una volta. Hai rischiato grosso, però... e se lui oggi non fosse venuto?”
“Non sottovalutarmi, avevo un paio di piani di riserva: sai, aerei che non partono... casi improvvisi in Canada... chiuderli a chiave in una stanza fino a che non si fossero chiariti...”
Mycroft assunse un’aria veramente soddisfatta.
“Oh certo, naturalmente. Non cesserai mai di stupirmi, mia cara”
“Lo spero proprio, mio caro”
NOTE FINALI
*la canzone che ballano Sherlock e Molly è (ed è sempre stata lungo tutta la stesura della fanfic)
Surrender di Joshua James, la trovate qui:
https://www.youtube.com/watch?v=TrsjEa4HwGk
Grazie, grazie a tutti per le recensioni e perchè ho visto che nel corso dei mesi molte persone hanno iniziato a seguire/preferire la storia, o a mettermi tra i loro autori preferiti.: è stata lunga e impegnativa, ma ne è valsa la pena!
Magari prima o poi torno.
Ciaooo!
yllel.