Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: yllel    21/03/2015    4 recensioni
Considera la somma di tutte le cose e rifletti: se togli un elemento, quello che rimane e' ancora accettabile?
Questo e' il seguito di "Broken".
Post terza stagione e sherlolly. Di nuovo.
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Completa!!!
Note alla fine del capitolo, spero sia una buona lettura!
 
 
LA SOMMA DI TUTTE LE COSE

CAPITOLO NOVE
 
Quando posi la tua testa su di me
il dolore tace
Incanto – Tiziano Ferro
 
 
Queste scarpe mi stanno uccidendo.
Molly Hooper fece una smorfia e allungò le gambe sotto il tavolo alla ricerca di un po’ di sollievo, e nel contempo fece vagare lo sguardo attraverso la stanza.
Un sorriso le apparve sul volto: Greg e Linda stavano ballando ad un ritmo tutto loro, che prevedeva lo starsene abbracciati e muoversi il meno possibile, le teste vicine a sussurrarsi piccole sciocchezze che li facevano ridere piano... probabilmente lui le stava dicendo per l’ennesima volta per quel giorno quanto fosse bella nel semplice abito da sposa che indossava (non che lui non fosse altrettanto favoloso, nel suo abito grigio che faceva risaltare la sua capigliatura in un binomio estremamente affascinante).
Lo sguardo dell’Ispettore si alzò per un attimo e incrociò il suo: Molly sorrise ancora di più e gli fece ciao con la mano, lui si limitò a farle l’occhiolino e a mimare un dopo con le labbra, facendole capire che le avrebbe chiesto un altro ballo: era il ritratto della felicità e per un piccolo attimo Molly lo invidiò, invidiò la vita che lui e Linda si stavano costruendo e che cominciava con quel tranquillo matrimonio deciso in fretta e furia ma semplicemente perfetto.
Era passato quasi un mese dal giorno in cui Molly aveva fatto nascere la bambina di John e Mary in quella lavanderia, e la grave minaccia del fratello di Moriarty era stata eliminata... in poche ore si erano concentrati cosi tanti avvenimenti da farle sembrare di essere finita in una spy story: John e Lestrade erano arrivati in tempo per neutralizzare gli uomini che stavano dando la caccia a lei e Mary, e sull’ambulanza che li portava verso l’ospedale il Dottor Watson aveva raccontato di come Sherlock avesse di nuovo capito tutto, gli occhi costantemente puntati sul piccolo fagotto tra le braccia di sua moglie con un senso di meraviglia e incredulità.
I cellulari avevano ripreso a funzionare (quel piccolo lasso di tempo aveva messo ko l’intera rete mobile nazionale) ed erano stati in grado di avere notizie sicure sul fatto che Sherlock stesse bene e fosse riuscito a portare a termine il suo compito: solo allora il cuore di Molly aveva smesso di battere furiosamente e le sue mani di contorcersi, solo quando era stata sicura che il consulente investigativo era anch’egli al sicuro ed era sulla via dell’ospedale per venire a conoscere la sua figlioccia la quale, pur se prematura, era stata giudicata in perfetta salute.
Molly era sola nel corridoio quando Sherlock era arrivato, il passo veloce e lo sguardo ansioso che si era solo in parte tranquillizzato quando i loro occhi si erano incrociati: c’era stato un lungo attimo di silenzio mentre lui si avvicinava e lei aveva sentito forte il bisogno di abbracciarlo, di sentirlo vicino come quella sera del deragliamento del treno. Le era quasi sembrato che anche lui stesse provando le stesse sensazioni, mentre le sue iridi chiare non la lasciavano e i suoi movimenti tradivano la sua voglia di avvicinarsi.
Poi  John era uscito dalla stanza di Mary e aveva interrotto quel momento andando ad abbracciare il suo migliore amico, mentre borbottava qualcosa a proposito del fatto che se ne infischiava se era una cosa troppo emotiva e che la bambina era semplicemente perfetta e che lo sapeva, lo sapeva che tutto sarebbe finito bene.
Molly si era accorta di quanto Sherlock avesse solo finto un irrigidimento, giusto per mantenere le apparenze... in verità i suoi occhi si erano illuminati e avevano comunicato tutto il suo sollievo e tutta la sua contentezza per la felicità dell’amico.
John era un fiume in piena, non smetteva un attimo di parlare e poi si era voltato e aveva avvolto anche Molly in un caloroso abbraccio, ringraziandola per l’ennesima volta per essersi presa cura delle sue donne. Non sembrava essersi reso conto di aver interrotto un attimo speciale, ma Molly non poteva dargli torto e gli aveva chiesto con un sorriso se la sua donna più piccola avesse finalmente un nome.
John aveva annuito e l’aveva guardata con solennità.
“Amelia, come la donna che l’ha salvata”
“Come la donna che entrambi i fratelli Moriarty hanno sempre sottovalutato e che invece ha salvato tutti noi” aggiunse Sherlock, lo sguardo intenso di nuovo puntato su di lei, che aveva spalancato la bocca per la sorpresa.
Amelia era il suo secondo nome... Margaret Amelia Hooper.
Molly.
“Come...”
John aveva indicato con il pollice Sherlock.
“Mi sono affidato a una fonte certa, ha quasi una fissazione con i secondi nomi... a te sta bene, vero?”
Lei si era sentita pericolosamente sull’orlo delle lacrime.
“Ne sono onorata”
Se possibile in quel giorno, John aveva sorriso ancora più forte e aveva afferrato Sherlock per un braccio, dicendogli che era ora che incontrasse  la sua meravigliosa bambina.
Molly non li aveva seguiti, rendendosi improvvisamente conto di non voler testimoniare quel momento cosi privato: gli occhi del consulente investigativo non avevano più incrociato i suoi mentre entrava nella stanza e lei ne era stata grata.
Non poteva dimenticare che tutto ora era finalmente finito e che cosa questo potesse significare.
Si riscosse dai suoi pensieri in tempo per cogliere il saluto del testimone dello sposo, Micheal Lestrade, mentre correva dietro a uno dei suoi cinque figli che aveva deciso di inondare il pavimento di torta nuziale: il fatto che il fratello di Greg fosse felicemente sposato aveva tolto tutto l’imbarazzo relativo agli scherzi tra testimone e damigella d’onore e Molly si era goduta il ballo con lui, che era un gentiluomo esattamente come lo sposo, con quest’ultimo e con John (lui e Mary avevano portato anche Amelia, che ben presto era diventata la stella del ricevimento, assolutamente bellissima e serena anche in mezzo al caos).
Mrs Hudson le fece un cenno di saluto dal bar dove si stava intrattenendo con una compagnia niente affatto male (tre uomini, colleghi di Greg a Scotland Yard, che sembravano contendersi le sue attenzioni con complimenti e battute che la facevano ridere e ammiccare) e Molly ricambiò divertita.
Era tutto perfetto.
Ed era ora di andare.
Con un sospiro recuperò la sua borsa da una sedia vicina: avrebbe salutato gli sposi e gli altri e sarebbe tornata  a casa, c’erano ancora delle cose che doveva preparare e
“Un ultimo ballo?”
La voce profonda vicino a lei le fece alzare la testa di scatto.
Sherlock Holmes le stava tendendo una mano, sul viso un’espressione intensa.
Molly si ritrovò di nuovo persa in quegli occhi che non incrociava da quel giorno in ospedale: sapeva che lui era stato impegnato a chiudere definitivamente il caso e non aveva creduto che sarebbe venuto al matrimonio, anche se Linda le aveva confidato che lui e Greg si erano visti per una birra insieme e che Sherlock si era prodigato per fargli degli auguri sinceri.
“Sempre se queste scarpe  non ti hanno già definitivamente uccisa” aggiunse lui con un sorriso che però non riusciva del tutto a nascondere la sua incertezza.
Molly lo scrutò per un attimo in volto, rendendosi conto del potenziale pericolo che quel ballo poteva portare ma poi decise di lasciarsi semplicemente andare, un’ultima volta: prese la mano dell’uomo a cui non era mai riuscita a dire di no e lo seguì in mezzo alla pista, consapevole solo in parte del fatto che ora tutti gli sguardi erano puntati su loro due e che i loro amici stavano seguendo i loro movimenti con curiosità e un po’ di apprensione.
Una mano di lui le cinse la vita e l’altra la attirò a sè.
Le prime note della musica partirono e lei spalancò gli occhi.
“Oh. Adoro questa canzone”*
Sherlock sorrise lievemente mentre faceva un cenno di ringraziamento con il capo al dj, che alzò il pollice con fare cospiratorio.
“Lo so” rispose, senza nascondere un tono saccente di soddisfazione.
Lei scosse piano la testa.
“Naturalmente”
Per qualche secondo furono impegnati a seguire il ritmo e poi Molly si stupì di sentirsi rilassata: aveva sempre creduto che nel caso di un ballo con Sherlock Holmes si sarebbe sentita un fascio di nervi, invece lui era un ottimo ballerino e si muoveva sicuro, rendendole  facile sentirsi  a proprio agio.
“Non credevo saresti venuto” disse infine lei, incapace di sostenere oltre quel silenzio fin troppo confortevole.
“I matrimoni non sono il mio forte, vero. Ma Greg è un amico e gli amici condividono anche i bei momenti, no?”
Molly non potè fare a meno di ridacchiare a al suo sguardo interrogativo gli sorrise.
“Ti sei ricordato il suo  nome, ma d’altronde sospetto che tu non l’abbia mai dimenticato...”
Anche lui sorrise.
“Non dirglielo. È divertente inventarne ogni volta uno diverso”
Sherlock rafforzò la presa sulla sua schiena e lei si concesse il lusso di perdersi nel suo abbraccio.
“Il Canada è una grossa opportunità. Sono fortunati ad averti con loro”
Molly alzò la testa verso di lui e vide la linea sottile delle sue labbra, strette a indicare quanto fosse difficile dirle quelle parole senza recriminare o aggiungere altro, solo un augurio di buona fortuna che si trasformava in un addio dolcissimo e struggente come la canzone che stavano ballando.
Molly sospirò: una parte di lei le stava gridando di allontanarsi subito, ma un’altra non poteva fare a meno di desiderare di portare a termine quella conversazione e avere finalmente alcune risposte.
“Non volevo tenertelo nascosto, ma in questo mese sono successe molte cose e suppongo tu sia stato molto impegnato. E poi... sapevi che era quello che stavo aspettando di fare”
Lui annuì e il suo sguardo si perse lontano.
“È finita?” chiese lei improvvisamente “davvero davvero finita?”
Sherlock tornò a guardarla e sorrise.
“Si. Abbiamo preso tutti quelli coinvolti nel progetto di Jacob Moriarty e lui è morto”
Molly fece un inconsapevole sospiro di sollievo. Era più facile pensare di partire sapendo che le persone che amava erano al sicuro... il Professor Morrison era arrivato a Londra come promesso e le aveva offerto il posto per il progetto in Canada, e lei si era ritrovata a pensare che non c’era più nulla che potesse trattenerla a Londra. Il preavviso per la partenza era stato breve ed erano trascorsi giorni frenetici in cui si era imposta di non pensare a ciò che stava lasciando, ma solo a ciò che la aspettava... ma ora stava ballando con Sherlock Holmes, e non era sicura di riuscire a finire la danza senza cedere al rimpianto.
“Che cosa stiamo facendo, Sherlock?” chiese infine.
“Un ballo” rispose serio lui “non l’abbiamo mai fatto e non mi sembrava giusto... parti domani, era la nostra ultima occasione.”
Lei capì all’istante che la risposta poteva contenere molto di più, ma non era sicura di voler sapere di cosa si trattasse.
“Questo perchè al matrimonio di John tu te ne sei andato presto” lo accusò senza rimproverarlo veramente e senza dare spazio ad altre interpretazioni alle sue parole. Aveva capito subito il suo disagio quella sera, la sua difficoltà nell’affrontare quello che stava succedendo.
Sherlock sorrise.
“Sei stata l’unica a notarlo, l’unica a notarmi. Come sempre, Molly Hooper” la fece girare piano sulle note del ritornello.
“Ti ho seguito” disse lei improvvisamente.
Sul viso di Sherlock apparve un’espressione stupita.
Molly annuì piano.
“Quella sera... ti venni dietro ma tu eri già andato via. Credo che sia stato questo che ha fatto decidere Tom... per il fidanzamento, intendo. L’ha sciolto dopo pochi giorni”
Si è reso conto che avrei sempre scelto te.
“Oh” commentò Sherlock, prima di fare una smorfia divertita “questo, e la forchettata nella mano durante il  pranzo”
Molly arrossì, ma non potè evitare di sorridere a sua volta.
“Non uno dei miei momenti migliori, lo ammetto” disse.
Lui quasi si fermò per permettere ai suoi occhi chiari di guardarla.
“Tu mi hai sempre difeso” rispose con tono solenne “Hai sempre trovato il modo di stare dalla mia parte, anche quando non lo meritavo, il che purtroppo è successo molto spesso. Più di quanto avrei voluto”
Ed eccole, le parole che lei avrebbe sempre ricordato... le parole che Sherlock Holmes le lasciava a testimonianza della sua gratitudine e riconoscimento di quanto lei, a suo modo, contasse.
Ma era troppo tardi, ormai... no?
Molly  affondò il volto sul suo torace continuando a seguire il ritmo della musica, troppo sopraffatta da quel momento e dalle emozioni che stava generando. Entrambi però ormai stavano solo ondeggiando senza veramente muoversi e  Sherlock appoggiò il mento sulla sua testa.
Rimasero in silenzio, ormai ignari degli sguardi degli amici intorno a loro: Greg e John avevano un’espressione concentrata come se stessero cercando di suggerire al consulente investigativo le parole giuste, Mary stringeva la piccola Amelia al petto ma non si perdeva una mossa e Mrs Hudson aveva gli occhi lucidi, i corteggiatori accantonati.
 “Mi dispiace”
Sherlock aveva di nuovo rotto il silenzio e Molly alzò gli occhi verso di lui.
“Per che cosa?”
“Io ero sincero quando ho detto che volevo vederti felice... che te lo meritavi. Mi rendo conto di non aver contribuito a far si che questo accadesse. Mi dispiace di non poter essere diverso”
Molly fece un segno di diniego con il capo.
“Non vorrei mai che tu fossi diverso” sussurrò convinta.
Sherlock sorrise, come se non si fosse aspettato nessun altro tipo di risposta... la fiducia che Molly riponeva in lui non era mai stata messa in discussione.
“Lo so. E per questo e per tutto il resto ti sarò sempre grato” sussurrò a sua volta.
Ormai entrambi si erano fermati, mentre la musica invece continuava a suonare: Molly si sciolse piano dall’abbraccio e riportò le mani lungo i fianchi, non aveva davvero senso continuare quella tortura.
Lei aveva deciso. Stava andando avanti.
“E quindi è cosi che finisce” sperò che il suo tono di voce sembrasse abbastanza fermo e convinto “Suppongo che  questo sia davvero un addio. Meglio del messaggio che avevo pensato di mandarti” disse guardandolo fisso negli occhi, cercando di imprimere nella sua mente ogni dettaglio di quel volto che amava tanto.
L’angolo della bocca di lui si alzò in una smorfia, poi però annuì.
“Sii felice, Molly Hooper. Grazie per il ballo”
Immobile al centro della pista da ballo, Sherlock si piegò verso la sua guancia, ma lei scosse piano la testa mentre le lacrime cominciavano a scenderle lungo il viso. Stava andando esattamente come doveva andare, ma questo non significava che gli avrebbe permesso di farle male un’ultima volta.
Perchè i baci di Sherlock Holmes facevano male. Sempre.Ogni volta. Come se arrivassero per dare uno sguardo  fugace su quello che invece non sarebbe mai potuto essere.
“No. Questa volta no, per favore” disse piano mentre arretrava di un passo.
Lui sembrò esitare, ma poi si rialzò lentamente e volse lo sguardo altrove, mentre Molly Hooper usciva dalla stanza e si allontanava per sempre dalla sua vita.
Dopo qualche secondo, anche lui si allontanò nella direzione opposta alla disperata ricerca del giardino, dove si accese una sigaretta con la mano leggermente tremante.
Ora era davvero finita ed era  meglio cosi, no?
Molly avrebbe avuto la sua opportunità di essere felice e farsi una vita lontano da lui e da quello che stargli vicino comportava. Ripensò al momento in cui l’aveva raggiunta in ospedale e l’aveva vista, scarmigliata ed esausta ma viva... ai suoi occhi che l’avevano cercato e a come il suo corpo era sembrato tendersi verso di lui in modo automatico.
Al desiderio struggente e potente di abbracciarla che aveva provato, messo a tacere solo dall’arrivo di John.
Era arrrivato al matrimonio con l’intento di salutarla soltanto, non di ballare con lei... nel momento in cui l’aveva invitata (perchè semplicemente non era riuscito a resistere all’impulso di farlo) aveva saputo che sarebbe stato un gesto pieno di emozioni, eppure non aveva voluto negarselo.
E naturalmente, aveva finito per farla piangere.
Nel caso ce ne fosse stato bisogno, quella era la conferma che lontano da lui Molly avrebbe avuto un’esistenza migliore.
Aspirò il fumo, lo sguardo perso nel vuoto.
“Sai? È un vizio che continua ad essere molto pericoloso”
Sherlock fece una smorfia, ma non si voltò.
“Sei solo invidioso perchè ne vorresti disperatamente una, ma è la tua prima notte di nozze e naturalmente non vuoi irritare tua moglie e vederti negare le gioie del talamo nuziale”
“E nessuno può darmi torto su questa cosa” commentò tranquillo Lestrade mentre arrivava al suo fianco.
Sherlock girò il viso verso di lui e registrò la sua aria felice e rilassata, data dalla consapevolezza di aver sposato finalmente la donna giusta.
“No, suppongo di no” concordò il consulente investigativo,  tornando a guardare davanti a sè.
“La lascerai andare davvero? Farai davvero questo errore?”
Sherlock ebbe un moto di stupore.
“Pensavo che tu, più di tutti, fossi quello che riteneva che Molly dovesse avere la sua occasione” disse con tono confuso.
Greg annuì piano.
“Si, lo penso ancora per la verità. Penso che lei si meriti di essere felice, ma a quanto pare l’unico modo in cui può riuscire a farlo è standoti accanto. Oh... non mi fraintendere. Farà faville in quel nuovo lavoro e si ambienterà, si farà nuovi amici e troverà qualcuno abbastanza degno da starle accanto... ma non sarai tu e questo sarà quello che stonerà per sempre nella sua vita, quello che ogni tanto tornerà a tormentarla e le impedirà di essere completamente felice.
E lo impedirà anche a te, perchè avrai il tuo lavoro... noi che continueremo ad aver voglia di avere a che fare con te... ma non avrai lei  e questo è sbagliato. Perchè vedi, Sherlock... la tua esistenza è fatta di tante cose,  tanti pezzi che si combinano come in un puzzle e ti fanno sentire soddisfatto, ti fanno sentire vivo.
Considera la somma di tutte le cose e rifletti: se togli un elemento, quello che rimane è ancora accettabile?
La tua vita senza Molly... è ancora accettabile?” L’Ispettore emise un sospiro e si voltò a guardarlo “certe volte, amico mio... certe volte ci accontentiamo” disse con un sorriso “Ma viene il momento in cui non possiamo permetterci di farlo, in cui vale la pena non farlo e dobbiamo concederci invece di desiderare di più. Anche se pensiamo di non  meritarlo. Anche se ci costa fatica e ci spaventa da morire”
Sherlock strinse le labbra, la sigaretta ormai dimenticata tra le dita.
“È cosi che è andata per te?” chiese infine in un sussurro.
Lestrade annuì.
“Si. Ed ora, Sherlock... solo tu puoi decidere se può valere anche per te”
“Perchè mi stai dicendo tutto questo?”
Greg alzò la spalle.
“Perchè è il giorno del mio matrimonio e mi sento particolarmente ispirato. E anche un pochino ubriaco. E perchè ne è passato di tempo, da quando facevi pipì in una provetta nei bagni di Scotland Yard... sei un pochino maturato, da allora” rispose con un ghigno.
Sherlock lo imitò.
“Solo un pochino?”
“Quel tanto che basta da non considerarti più solo un genio irritante e stronzo”
Il consulente investigativo sorrise.
“Genio, eh?”
Lestrade scosse il capo.
“Lo sapevo che sarebbe stato l’unico aggettivo che avresti colto”
Sherlock buttò la sigaretta ormai consumata e la spense con il tacco della scarpa.
“Tua moglie ti aspetta, Ispettore. Meglio se rientri”
“Penserai a quello che ti ho detto?”
Sherlock scosse piano la testa.
“Io non sono come la maggior parte delle persone” disse piano.
Lestrade annuì.
“Vero. Ma sei comunque una persona”
Si voltò per tornare dentro, ma il richiamo di Sherlock lo bloccò.
“Greg?”
L’Ispettore fece un sorriso... il fatto di essere chiamato con il nome giusto era un regalo di nozze meraviglioso.
“Si?”
“Grazie”
“Non c’è di che... amico”
 
***
 
“Non c’era davvero bisogno che veniste...” Molly Hooper guardò il gruppo di persone che l’aveva raggiunta all’aereoporto e poi sorrise “Non è vero. È fantastico che voi siate qua, grazie!”
“Oh, cara. Non pensavi davvero che ti avremmo lasciata partire senza un ultimo saluto, vero?”
Linda Lestrade la abbracciò e la patologa ricambiò con affetto.
“Beh, qualcuno non dovrebbe essere in luna di miele?”
Greg sorrise e si sostituì alla moglie nell’abbraccio a Molly.
“Assolutamente si. Partiamo domani” disse stringendola con energia “buona fortuna, tesoro. È stato bello, mi mancherai”
Lei annuì senza riuscire a parlare, un nodo che le stringeva la gola.
I coniugi Lestrade e Watson l’avevano raggiunta (Amelia era rimasta con Mrs Hudson, con la quale c’era stata una telefonata commovente quella mattina) e lei non poteva fare a meno di sentirsi grata per l’affetto che gli amici le stavano dimostrando.
“Oh, maledizione!” l’esclamazione soffocata di Mary la fece voltare “dannati ormoni post parto, mi ero ripromessa di non piangere!”
Molly le si fece incontro e la abbracciò silenziosamente, stringendola forte e cercando di non scoppiare a piangere anche lei.
“Skype, almeno due volte a settimana. Ed email... tante tante. Hai promesso, ricordi?” sussurrò la bionda staccandosi e asciugandosi le guance con le mani.
Molly annuì.
“E tante, tante foto di Amelia da parte vostra” confermò con un sorriso.
“Non ti preoccupare, ti inonderemo di immagini e filmati” le disse John, procedendo a sua volta ad abbracciarla.
“Grazie” gli sussurrò lei nell’orecchio “e... avrai cura di lui, giusto?”
John rafforzò la presa.
“Si” le mormorò  commosso “anche se è uno stupido che non se lo merita”
Molly si allontanò e gli sorrise tristemente: non aveva nulla da recriminare, lei e Sherlock si erano già detti addio, non avrebbe avuto senso che lui fosse li a salutarla.
“Sai che non è  vero e che non lo pensi sul serio, Dottor Watson!”
Il gruppo rimase per qualche secondo in silenzio, poi la patologa fece un profondo sospiro e afferrò il suo trolley.
“Bene. Ora è veramente ora che io vada” disse indicando la linea per il check in “Io... io vorrei solo dirvi che sono onorata che siate miei amici e che adesso mi volterò e non guarderò più indietro per non scoppiare a piangere, ok? Mi farò viva presto...” un altro profondo sospiro “vi voglio bene. Grazie”
Molly si voltò decisa e fece un passo in direzione delle procedure di imbarco, gli occhi impegnati a cercare il biglietto nella borsa.
Si scontrò con un torace.
Riconobbe all’istante il profumo dell’acqua di colonia e l’inconfondibile colore della camicia.
Alzò piano lo sguardo incredula.
“Sherlock”
“Molly”
Mary, John e Linda assunsero un’aria sorpresa... Greg si limitò a sogghignare.
“Visto? Lo sapevo che aveva un piano” sussurrò il Dottor Watson a sua moglie quando si fu ripreso dallo stupore.
“Oh, ma per favore... non è vero” gli rispose la donna.
“Ok, ci speravo” ammise John.
Molly nel frattempo aveva fatto un altro, enorme sospiro e aveva scartato di lato, decisa ormai a lasciare il paese con dignità.
Avrebbe salutato Sherlock Holmes per l’ennesima ultima volta e non si sarebbe voltata indietro.
Il torace si mosse insieme a lei e si ritrovò di nuovo la strada sbarrata.
“Sherlock” sussurrò irritata “lasciami passare”
“No”
Lei fece per spostarsi di nuovo, ma lui copiò il suo movimento.
“Ci sono problemi, Signora?” una guardia di sicurezza si era avvicinata e ora stava osservando perplesso e guardingo la coppia che sembrava eseguire una strana danza.
“Sarebbe questo il suo brillante piano?” disse Mary a denti stretti a suo marito “farsi arrestare?”
John strinse le labbra.
“Non ho mai detto che fosse un piano brillante” ribattè irritato il Dottore, scuotendo piano la testa per la stupidità del suo migliore amico mentre mormorava “Idiota”
Possibile che avesse sempre bisogno di essere cosi melodrammatico?
“È tutto a posto, agente. Ci penso io” Greg era intervenuto e stava mostrando il suo tesserino alla guardia, che tuttavia non sembrava ancora convinta e osservava Sherlock e Molly, i quali stavano sostenendo una dura battaglia di sguardi.
Senza spostare gli occhi dal consulente investigativo, lei fece un cenno.
“Va tutto bene, agente. Si tratta solo di un... piccolo contrattempo. Io sto per partire”
“No”
Linda emise un gemito di frustrazione e si avvicinò al marito.
“Credi che riuscirà a dire qualcosa di diverso, prima o poi? Perchè non credo che Molly abbia ancora una grande riserva di pazienza, a questo punto”
Greg si limitò ad alzare le spalle.
“Si invece” la voce irritata di Molly Hooper salì chiara a contraddire l’ultima affermazione di Sherlock “sto per andarmene. A lavorare e a vivere in Canada e non capisco perchè tu senta il bisogno proprio a questo punto di”
“Io ti amo”
Molly ammutolì.
Gli altri ammutolirono e in effetti probabilmente sarebbe ammutolito l’intero aereoporto, se ci fosse stata la possibilità di diffondere la frase di Sherlock agli altoparlanti.
John si riprese a fatica, poi un sorriso soddisfatto gli apparve sul viso.
“Visto? Te l’avevo detto che era un piano brillante” sussurrò gongolante a Mary, che si girò a guardarlo.
“No che non l’avevi detto” sussurrò lei a sua volta “Ma forse lo è. Di certo lo sarebbe stato di più se non gliel’avesse detto con la faccia di uno che ha appena ingoiato una cassetta di limoni” concluse con una smorfia, ma anche lei stava sorridendo.
Sherlock in effetti sembrava aver espresso il concetto con molta difficoltà e ora stava aspettando la reazione di Molly, la quale aveva la bocca spalancata.
“C-c-cosa hai detto?”
Lui inspirò a fondo e chiuse gli occhi, poi puntò deciso lo sguardo su di lei.
“Io ti amo, Molly Hooper” il secondo tentativo fu decisamente migliore e più spontaneo “E il fatto che non solo abbia accettato di ripeterlo, ma che te lo stia dicendo davanti a quella che praticamente rappresenta tutta la cerchia delle nostre amicizie che mi tortureranno per anni su questa cosa dovrebbe dirla lunga sulla serietà della mia dichiarazione. Non voglio che tu parta, perchè non posso stare senza di te... ho pensato a lungo e sono giunto alla conclusione che un’esistenza che non contempli la tua presenza al suo interno non è accettabile, sei una parte importante della mia vita che non voglio perdere. Sei l’elemento che non mi posso permettere di non avere”
Mary si portò una mano alla bocca per soffocare un singhiozzo e John la strinse a sè.
Linda si girò verso suo marito ed ebbe un moto di sorpresa.
“Che stai facendo?” gli sussurrò.
Greg non si voltò, troppo impegnato ad inquadrare la scena con il telefonino.
“Faccio un filmato. Per i posteri. Per futuri ricatti. Mi verranno in mente un sacco di modi per utilizzare questa cosa!”
“Non farai niente del genere!” esclamò scandalizzata lei, togliendogli l’apparecchio dalle mani.
Lui emise un gemito.
“Ma tesoro! Pensa almeno alla povera Mrs Hudson che si sta perdendo la scena!”
Mary sorrise vicino a lui.
“Oh, Greg! Con chi pensi che Sherlock abbia provato il discorso per buona parte della mattinata?”
John spalancò gli occhi.
“Tu lo sapevi?!?”
Lei si limitò a sorridergli con aria misteriosa  e gli appoggiò teneramente la testa sulla spalla, tornando poi a concentrarsi sulla coppia davanti a loro.
Molly non aveva ancora aperto bocca dopo l’incredibile affermazione di Sherlock e si stava limitando a guardarlo intensamente con uno sguardo indagatore, che lui ricambiò con uno preoccupato e ansioso fino a che non si rese conto che lei lo stava deducendo. Un moto di orgoglio enorme lo sommerse.
“Stai dicendo sul serio...” disse lei infine con un tono incredulo.
Lui raddrizzò le spalle e le sorrise.
Bene. Dopo tutto, era stato facile.
“Io... io devo andare”
La dichiarazione di Molly Hooper fu cosi improvvisa e sconvolgente che Sherlock si dimenticò di sbarrarle il  passo e lei riuscì a passare oltre per dirigersi verso la fila del check in.
Fu lesto però a riprendersi e la bloccò per un gomito.
“Come,  andare?”
Lei emise un gemito di frustrazione.
“Sherlock! Ho un aereo da prendere!”
“Ma questo è il punto in cui anche tu dichiari di amarmi, ci  baciamo appassionatamente e tu dimentichi la tua stupida idea di andartene via!” commentò il consulente investigativo nel pieno del panico.
Molly ridusse la bocca a una linea sottile, chiaramente irritata da quello che lui aveva appena detto.
“Stupida idea?” sibilò.
Anche lui strinse le labbra contrariato dal suo passo falso, tuttavia non mollò la presa.
“Non stupida nel senso di stupida...” dichiarò “stupida nel senso di...inopportuna”
Lei spalancò gli occhi.
“Inopportuna? Scusa tanto se per una volta non tengo conto dei tuoi bisogni!”
Lui si passò la mano libera nei capelli con un gesto frustrato.
“Molly...”
Lo sguardo della patologa si addolcì.
“Oh, Sherlock. Ho aspettato e sperato per cosi tanto tempo che tu mi dicessi quello che mi hai detto ma ora... ora non posso tornare indietro solo perchè per adesso per te è opportuno... cosa succederà quando cambierai idea? Quando non sarà più comodo o, peggio, diventerà un peso per te?”
Lui assunse un’aria ferita.
“È questo che pensi? Hai una cosi bassa opinione di me da pensare che cambierò presto idea?”
Lei scosse la testa.
Era incredibile, di tutto quello che sarebbe potuto succedere questo era lo scenario peggiore... era chiaro che la paura del cambiamento per Sherlock era più forte di qualsiasi altra cosa e che questo l’aveva convinto di amarla. Ma lei lo sapeva, non poteva durare e lui si sarebbe pentito di aver permesso a una cosa tanto disturbante come i sentimenti di intromettersi nella sua vita. Fino a poco tempo fa avrebbe fatto i salti di gioia alla sua dichiarazione, ma ora non riusciva a non vederla per quello che era: un disperato tentativo di fermare il cambiamento in un moto di disperazione che sarebbe presto passato, lasciando spazio al pentimento e al risentimento.
Provò l’impulso irrefrenabile di accarezzargli una guancia, ma si trattenne in tempo e si disse che era necessaria un’azione di forza.
“Ricordi? Ieri mi hai detto che non puoi essere diverso...”
“E tu hai risposto che non lo vorresti, che non vorresti mai che io cambiassi... ma se lo volessi io Molly? Se fossi io a voler cambiare?”
Lei tornò a scuotere la testa.
“Non mi perdonerei mai e tu lo sai... arriverebbe un giorno in cui tu lo rimpiangeresti e sarebbe colpa mia. Arriverebbe di nuovo il momento in cui non mi riterresti necessaria
Lui si avvicinò.
“Non capisci, vero?” disse con tono frustrato.
“Che cosa?”
“Che averti vicina quel giorno sarebbe stata una sofferenza enorme, che non sarei stato capace di dirti addio senza confidarti quello che... sento, quando invece sarebbe stato inutile farlo sapendo che non sarei tornato.
E stai facendo un grosso errore, Molly Hooper”
Lei si ritrovò a fissare i suoi occhi chiari ipnotizzata mentre lentamente rielaborava il suo discorso nella sua mente e si scopriva a nutrire un fondo di speranza.
“E quale sarebbe?” gli chiese sussurrando.
“Tu non ritieni di essere la persona per cui varrebbe la pena cambiare, ma ti assicuro...” disse lui avvicinandosi ulteriormente “che lo sei. Ho proceduto ad un’analisi razionale e logica della situazione e ti posso dire che il risultato è solo uno... tu rientri nella somma di tutte le cose. Tutto ciò che rende la mia vita esattamente come voglio che sia”
“Oh” Molly chiuse gli occhi e assaporò quelle parole cosi convinte e delicate e finalmente accettò il fatto che quel giorno sarebbe stato speciale, ma non per i motivi che si era aspettata.
Perchè quello era il giorno in cui tutto cambiava e la felicità, quella vera, arrivava.
Sherlock colse il mutamento nel suo stato d’animo ed espirò  lentamente per il sollievo, poi le lasciò il gomito e le afferrò entrambe le mani, il viso vicino al suo e un lieve sorriso sulle labbra.
“Ci ho messo un po’ di tempo, ma a onor del vero la colpa è di Lestrade che ha dovuto aspettare di sposare una donna che non lo tradirà ogni tre per due per riuscire a farmi un discorso sensato e vagamente di ispirazione”
“Ehi!” cominciò a recriminare l’Ispettore, e sua moglie fu veloce a tappargli la bocca con la mano.
Ma il consulente investigativo e la patologa non diedero segno di curarsene, erano troppo impegnati a scambiarsi il loro primo bacio.
 

EPILOGO
 
Da una postazione protetta e opportunamente adatta a seguire gli avvenimenti, Mycroft Holmes fece una smorfia di disdegno a tutta quell’esternazione di sentimentalismo e prese nota mentalmente di inviare una copia della registrazione della scena che aveva appena avuto luogo a sua madre, cosa che gli sarebbe senz’altro ritornata utile per rientrare definitivamente nelle sue grazie.
Poi sorrise alla donna accanto a lui.
“Mia cara, ricordami di non giocare mai a poker con te, ho l’impressione che potrebbe essere un’esperienza altamente deleteria per le mie finanze. La tua capacità di bluffare non ha paragoni”
Anthea rispose al suo sorriso.
“Grazie. Quella scenetta a Baker Street in cui mi sono arrabbiata con tuo fratello è stata divertente”
“E il fatto di mandare l’email che offriva il posto in Canada a Molly proprio davanti a lui è stato, permettimi di dirlo, un colpo da maestra”
“Tuo fratello aveva bisogno di una scossa, ho solo fatto in modo che fosse una scossa potente. Tu però ritenevi che questo l’avrebbe distratto dallo scoprire cosa stava succedendo e dal risolvere il caso...” ammiccò lei maliziosamente.
Lui inclinò la testa senza smettere di sorridere.
“Mi sono sbagliato, te lo concedo. Mio fratello ha ottenuto il perdono e la Dottoressa Hooper è riuscita a stupirci ancora una volta. Hai rischiato grosso, però... e se lui oggi non fosse venuto?”
“Non sottovalutarmi, avevo un paio di piani di riserva: sai, aerei che non partono... casi improvvisi in Canada... chiuderli a chiave in una stanza fino a che non si fossero chiariti...”
Mycroft assunse un’aria veramente soddisfatta.
“Oh certo, naturalmente. Non cesserai mai di stupirmi, mia cara”
“Lo spero proprio, mio caro”
 
NOTE FINALI

*la canzone che ballano Sherlock e Molly è (ed è sempre stata lungo tutta la stesura della fanfic) Surrender di Joshua James, la trovate qui:
https://www.youtube.com/watch?v=TrsjEa4HwGk

Grazie, grazie a tutti per le recensioni e perchè ho visto che nel corso dei mesi molte persone hanno iniziato a seguire/preferire la storia, o a mettermi tra i loro autori preferiti.: è stata lunga e impegnativa, ma ne è valsa la pena!

Magari prima o poi torno.
Ciaooo!
yllel.
 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: yllel