Minna!
Finalmente sono tornata con un nuovo capitolo! Vi prego di perdonare il
mio increscioso ritardo T.T
Sapete com'è, una si fa prendere dalle cose, da altri
fandom... ma dettagli.
Sono lieta di annunciarvi una nuova "saga" della storia, che ha luogo 5
anni dopo lo scorso capitolo (ma sarà comunque spiegato
nella storia stessa, quindi che caspita lo ripeto a fare? xD). I nostri
piccoletti sono cresciuti *-*
La soundtrack che vi consiglio stavolta è Afternoon of
Konoha, celeberrima e simpaticissima. E' adatta da ascoltare nella
prima metà del capitolo ;)
Non mi dilungo oltre: buona lettura!
*
Capitolo
8: I nuovi genin
-
Silenzio! Ragazzi, per favore … Fate silenzio!-
Era in momenti come
questi, che Iruka rimpiangeva
il giorno in cui era diventato insegnante all’Accademia e
desiderava soltanto
la tranquillità e il tepore del suo umile appartamento.
Chissà tra quanti anni
sarebbe andato in pensione …
Di fronte a lui, la
solita visione: una ventina di
ragazzini che chiacchieravano a voce alta, talvolta anche da una parte
all’altra dell’aula. L’unico motivo che
spingeva Iruka ad avere ancora un po’
di pazienza erano i loro coprifronte, nuovi di zecca, simbolo della
loro
promozione a genin e sua ragione d’orgoglio.
Stava per richiamare
l’ordine, quando udì un rumore
alla porta in tutto quel baccano. Timidamente si affacciò
Choji, che fece:
- Maestro Iruka,
avrei bisogno di un favore … -
Al maestro parve di
sentire un coro di angeli, al
posto del frastuono provocato dai ragazzini. Allargò un
sorrisone e corse verso
il suo ex allievo.
- Choji, che
fortuna!- lo interruppe, prendendolo
per le spalle. - Mi sono appena ricordato di avere una commissione
urgente,
quindi potresti annunciare tu ai ragazzi la divisione delle squadre?
Grazie
infinite!-
Guidato dalla forza
dell’esasperazione, Iruka fuggì
dalla classe e lasciò il povero Choji in balia degli eventi.
Quest’ultimo si
avvicinò alla cattedra con perplessità e
osservò il foglio che avrebbe dovuto
leggere. Incuriositi dall’assenza di Iruka, i ragazzi si
calmarono a poco a
poco. Vedendo che finalmente era tornato il silenzio, il sostituto
scrollò le
spalle e prese il foglio.
- Innanzitutto,
ragazzi, mi congratulo con voi.-
esordì, incerto. - Ricordo che non fu facile per me
diventare genin, quindi dovete
essere stati molto bravi. Ora che siete dei veri ninja, sarete divisi
in
squadre formate da tre elementi ed attenderete qui l’arrivo
di un jonin, che
sarà il vostro nuovo maestro e vi accompagnerà
nelle vostre missioni.-
Piccoli boati di
entusiasmo seguirono la
spiegazione di Choji, che sorrise e procedette ad elencare le nuove
squadre di
genin. Arrivato al team 7, lesse i nomi e un sorriso più
grande del primo si
allargò spontaneamente sul suo viso paffuto.
- La squadra 7
è formata da … Eri Uzumaki, Shuichi
Uchiha e Yuji Nara.-
La reazione della
classe fu insolita: tutti si
voltarono verso i posti più in alto, occupati proprio dai
tre interessati.
Una giovane kunoichi
con i capelli sempre
lunghissimi e biondi sbatté le palpebre e
arrossì, per poi ridacchiare
timidamente. Cercò un po’ di supporto morale
girandosi verso il suo amico
d’infanzia, che ricambiò l’occhiata
compiaciuta e passò una mano nella folta
chioma nera con imbarazzo. Il più indifferente era il terzo
giovanotto, che si
limitò a sbadigliare e stendersi sulla panca con un leggero
sorriso.
- Il vostro maestro
è Konohamaru Sarutobi.-
proseguì Choji. - Dovrebbe arrivare a prendervi tra non
molto.-
Le nuove squadre
erano formate. Pian piano la
classe si sfoltiva, i team iniziavano la loro attività in
compagnia dei loro
jonin e siccome si sa che ogni storia si ripete, gli ultimi a rimanere
in aula
in attesa furono naturalmente i membri della squadra 7.
- Era ovvio che ci
mettessero insieme.- esordì
Yuji, che sbadigliò per l’ennesima volta e
accoccolò la testa nelle braccia con
aria annoiata.
Eri si trovava
più in basso, seduta su un banco, e
faceva dondolare stancamente le gambe. Stupita, domandò:
- Come fai ad esserne
sicuro?-
- Siamo i figli dei
ninja più importanti del
villaggio … che ti aspettavi?- mugugnò ancora il
biondino.
Shuichi camminava
avanti e indietro tra i banchi e
la cattedra, perlustrando ogni angolo dell’aula ormai vuota.
Con le mani
ficcate in tasca, sbottò:
- Non vuol dire
niente. Non ci hanno promossi solo
per la fama dei nostri genitori, sai?-
- Hai ragione.-
sorrise lei.
Yuji
accennò una risatina e si alzò in piedi per
stiracchiarsi la schiena.
- Convinti voi
… Ma quando arriva il sensei?-
borbottò.
Shuichi stava per
spalancare la porta e affacciarsi
nel corridoio, quando fu immediatamente preceduto da qualcun altro da
fuori. Si
ritrovò immobile nell’atto di afferrare la
maniglia, le gambe bloccate e la
faccia rivolta verso l’individuo che aveva di fronte. Era
alto e atletico, ma
l’aspetto autoritario che avrebbe dovuto avere un jonin era
smorzato da quei
capelli castani corti un po’ troppo sparati in aria e la
lunga sciarpa al collo,
nonché dall’aria inaspettatamente giovane.
Eri fu la prima a
capire chi fosse e si affrettò a
scendere dal banco e raggiungerlo davanti alla cattedra, seguita
pigramente da
Yuji.
- Scusate il ritardo,
ragazzi!- esclamò il maestro
con un sorriso forzato.
Il giovane Uchiha
incrociò le braccia e lo fissò
accigliato:
- Era ora che
arrivasse … maestro!-
Indispettito,
quest’ultimo ricambiò l’espressione
poco amichevole. Yuji sospirò, mentre Eri
ridacchiò e aggiunse:
- Almeno è
arrivato, finalmente, giusto?-
Il sensei sorrise.
Gli avevano annunciato che
sarebbe diventato il responsabile di una squadra di genin, ma aveva
dovuto
trattenere un salto di gioia quando aveva saputo che sarebbero stati
proprio
quei tre a diventare suoi allievi. Era emozionato e dentro di lui
ardeva il
forte desiderio di essere il maestro ideale.
Non sapeva,
però, che sarebbe stato un compito
particolarmente arduo.
Il sole spaccava le
pietre come al solito e un
alone di polvere rocciosa veniva trasportato dal vento, appannando la
visuale
dei volti degli Hokage scolpiti sulla montagna di Konoha. Parevano
osservare la
nuova squadra 7 di sottecchi, mentre i suoi membri avevano raggiunto il
tetto
del palazzo dell’Hokage per una chiacchierata preliminare.
Eri
allargò le braccia ed ammirò il panorama del
villaggio con un sospiro. Shuichi, invece, mise le mani in tasca e
scrutò le
facce dei precedenti capi della Foglia uno per uno. Infine Yuji
appoggiò i
gomiti sulla ringhiera di ferro e sollevò il viso come per
prendere il sole. Erano
tre ragazzini molto diversi; questo non fu difficile da intuire per
Konohamaru,
sia grazie all’esperienza acquisita diventando jonin, sia
ricordando le
impressioni avute anni prima sui loro genitori, che conosceva in quanto
compagni del maestro Naruto. Dopo cinque anni dall’entrata
dei loro figli in
Accademia, non aveva più avuto notizie ed era curiosissimo
di scoprire quanto
fossero simili alla generazione precedente.
- Da oggi
sarò il vostro maestro, quindi vorrei che
vi presentaste e diceste qualcosa di voi.- iniziò,
incrociando le braccia. -
Sapete, è una tradizione condividere pensieri personali con
gli altri membri
della squadra, come ciò che vi piace e non vi piace, i
vostri sogni e qualsiasi
altra cosa vogliate dire.-
- Perché
non comincia lei?- fece il moretto, alzando
un sopracciglio.
Konohamaru non voleva
sentirsi costretto a
paragonare quei tre ai loro genitori, ma in quel momento Shuichi
sembrava la
descrizione di Sasuke – anche se ricordava soltanto la
versione di Naruto, che
aveva sempre detto il peggio su di lui.
Sospirò ed
acconsentì, aprendo il suo discorso:
- Non è
una cattiva idea, in effetti. Il mio nome è
Konohamaru Sarutobi e sono jonin da qualche mese. Ma non dovete pensare
che non
abbia esperienza, perché nelle mie vene scorre il sangue di
mio nonno, il terzo
Hokage, e Naruto Uzumaki è stato il mio maestro!-
- Ecco come ha fatto
a diventare jonin così presto
… - si lasciò sfuggire Yuji con aria sorniona.
La battuta fece
ridere i due compagni, ma l’altro
strinse i pugni come per volerlo picchiare e sbottò:
- Stai insinuando che
sono un raccomandato?! Non hai
capito proprio niente! Siccome sei stato arrogante, ti presenterai per
primo.-
Il biondo si
separò dalla ringhiera a cui era
appoggiato e sfoderò un’espressione di sfida.
- Non è un
problema, maestro. Il mio nome è Yuji
Nara e nelle mie vene scorre il sangue di Shikamaru Nara e di Temari
del
Villaggio della Sabbia.-
- Cosa? Sei davvero
il figlio di Shikamaru e
Temari?- domandò Eri, fissandolo. - Allora diventerai un
ninja fortissimo!-
Il diretto
interessato non sentì l’impulso né di
vantarsi, né di sentirsi lusingato
dall’osservazione della compagna. Dopotutto,
durante le lezioni era sempre stato occupato a dormire e non aveva mai
parlato
molto di sé. D’altra parte, Konohamaru
ricordò il rapporto ricevuto quella
mattina, contenente le qualità e i voti che avevano gli
allievi, e rispose:
- Direi di
sì. Forte ed anche molto intelligente. Di
sicuro saprete che suo padre è considerato un genio
… Spero solo che tu, Yuji,
non abbia ereditato anche la sua pigrizia!-
- Beh, in effetti
è un grande vizio di entrambi e
mia madre ci rimprovera spesso.- fece il ragazzo, fulminato dallo
sguardo
irritato del sensei. - Ma comunque è vero, mi piace tenere
il cervello allenato
e leggo molto nel tempo libero. Sono convinto che, con una mente sana,
anche il
corpo troverà una grande armonia in ogni sua parte.-
Soddisfatto da come
Yuji si fosse riscattato con
quell’osservazione, il maestro pensò che la sua
mancanza di peli sulla lingua potesse
anche rivelarsi un pregio ben più importante di un dettaglio
come la pigrizia.
Riflettendo sulle sue parole, cambiò espressione ed
annuì:
- Sono
d’accordo.-
L’allievo,
compiaciuto, proseguì:
- Che altro posso
dire? Non mi piacciono i
piantagrane e quelli che fanno sempre un gran trambusto. Sono un tipo
tranquillo … Non ho neanche sogni particolari, spero solo di
diventare un buon
ninja.-
- Grazie mille,
Yuji.- sentenziò Konohamaru, riappacificatosi
con il giovane nuovo genin. - Chi è il prossimo?-
Eri mirò a
Shuichi con un’occhiata fulminea,
sufficiente per capire che di certo il ragazzo non saltava di gioia
all’idea di
parlare di sé. Fu quindi lei a offrirsi volontaria:
- Io, tocca a me!-
Quando
l’attenzione degli altri fu tutta sulla
bionda, quest’ultima arrossì, ma si rese conto che
in fondo non le dispiaceva
ritrovarsi al centro del discorso e riuscì a sorridere.
- Io sono Eri
Uzumaki. Vediamo … - fece, cercando
le parole adatte a fare una buona impressione. - Mi piacciono gli
animali, i
fiori … e mi piace anche mangiare! Non si nota,
perché in compenso mi muovo
parecchio. Infatti, se c’è una cosa che non mi
piace è stare ferma. Sono curiosa
e ho sempre voglia di conoscere persone e posti nuovi. E’ uno
dei motivi per
cui sono contenta di essere un ninja!-
Konohamaru
l’ascoltava con piacere ed era
intenerito dall’innocenza che emanava e di cui sembrava che
tutti dovessero
convincersi.
- Ah, dimenticavo:
sono la figlia di Hinata Hyuuga
e di … Naruto Uzumaki.- terminò Eri, diventando
paonazza.
Yuji non ricordava di
averla mai sentita parlare a
lungo durante le lezioni. Non che le seguisse assiduamente, ma si era
fatto
l’idea che Eri non amasse mettersi in mostra. Fu
positivamente colpito dalla
sua timidezza, che però si accompagnava alla
volontà di farsi conoscere, ed
osservò:
- Allora in fondo ci
tieni, a dire che sei la
figlia dell’Hokage.-
- Sì.-
annuì debolmente l’altra, che nascose la
testa nelle spalle senza però riuscire a smettere di
sorridere. - Mi ritengo
veramente fortunata e perciò sento il bisogno di dare il
meglio di me in ogni
cosa che faccio. I miei genitori sono degli shinobi potentissimi; di
conseguenza la gente si aspetta che io lo diventi almeno quanto loro.
Non posso
deluderli … Il mio più grande sogno è
rendere i miei genitori orgogliosi di me!-
Il maestro
sussultò. Lo sguardo e il sorriso che
facevano splendere il viso di Eri erano molto simili a quelli che
apparivano spesso
sul volto del padre, quando ripeteva di voler diventare Hokage e di
vedere
riconosciuta la sua forza da tutti gli abitanti del villaggio. Il
desiderio di
emergere, di diventare qualcuno di importante per la propria gente era
stato
trasmesso spontaneamente da Naruto alla figlia: si trattava della
storica
volontà del fuoco, che già scaldava il cuore di
quella piccola kunoichi.
Konohamaru, quasi
commosso, non si trattenne e
disse:
- Hai lo stesso
spirito di tuo padre, lo sai, Eri?
E’ stato il mio maestro a lungo e l’entusiasmo che
mi trasmise lo sto rivedendo
in te. Vedrai che gli farai onore!-
La ragazza
arrossì di nuovo e parve volersi nascondere
sotto i boccoli biondi che le coprivano parte della fronte.
- Coraggio, adesso
tocca a te.- aggiunse
Konohamaru, rivolgendosi al terzo membro della nuova squadra.
Il moretto si era
seduto sulla ringhiera e teneva
le mani ben salde a quella sbarra di ferro. Sollevò la testa
e cercò un po’ di
incoraggiamento da parte dei compagni: Eri ammiccò e Yuji
sorrise.
- Mi chiamo Shuichi
Uchiha e sono il figlio di
Sasuke Uchiha e di Sakura Haruno.- sospirò il ragazzo, con
occhi cupi. - Credo
di essere molto diverso dagli altri.-
Nella sua espressione
non c’era traccia di
presunzione o di arroganza, ma il suo tono di voce era tanto serio da
contagiare gli altri tre, che non si azzardarono nemmeno ad
interromperlo.
- Molti mi giudicano
perché mio padre è stato un
traditore di Konoha e il nostro clan ha una brutta storia alle spalle.
Ma tutto
questo non mi importa e poi … io sono diverso da mio padre.-
L’ultima
frase risuonò tutt’intorno ad una strana
frequenza, come se volesse imprimersi profondamente nelle menti degli
altri.
Shuichi proseguì quindi con più enfasi:
- Anche se non parlo
tanto ed ho pochi amici, sono
una persona pacifica. Mi piace stare nella natura, nella quiete,
perché mi
aiuta a pensare. Insomma, quello che voglio è che nessuno
abbia più dei pregiudizi
nei confronti della mia famiglia. Non ho un vero e proprio sogno, ma
una grande
ambizione … -
A Konohamaru
tornò in mente l’aura oscura che aveva
sempre visto intorno a suo padre, Sasuke. Era preoccupato, ma si
stupì quando
Eri guardò il compagno con un sorriso gentile.
- Voglio diventare
forte, più forte persino di mio
padre!- sentenziò Shuichi, a cui brillavano gli occhi verdi
sotto la luce del
sole. - Così tutti capiranno che posso essere un bravo ninja
rimanendo me
stesso, nonostante quello che si pensa in giro sugli Uchiha e su di me.-
L’unica
abituata a quel fervore nelle sue pupille
era Eri, che lo conosceva da quando erano piccoli. L’aveva
sempre visto sognare
avidamente il giorno in cui avrebbe potuto mettersi alla prova e
stupire tutti,
prendendosi la sua rivincita sul mondo. Lo guardò con
tenerezza, mentre gli
altri gli rivolsero un’occhiata di leggero stupore.
- Sono convinto che
ci riuscirai, Shuichi.-
sentenziò il maestro, che dimenticò i suoi
paragoni con Sasuke e pensò soltanto
ad elogiare la volontà del ragazzino che aveva davanti.
Quest’ultimo
si decise finalmente a sorridere,
anche se preferiva restare sulla difensiva ancora un po’.
A quel punto,
Konohamaru ebbe un brivido. Era giunto
un momento importante e lui stesso fremeva dalla felicità.
Mise le mani in
tasca con fare teatrale e sospirò:
- Bene, ragazzi, mi
ha fatto piacere conoscere
queste cose di voi. Mi ispirate fiducia … ed è un
vero peccato dovervi dire che
rischiate di tornare all’Accademia.-
Gli allievi lo
fissarono, increduli e spaventati.
- Che cosa?!
Pensavamo di essere ufficialmente
diventati genin!- protestò subito Shuichi.
- Non è
così, per vostra sfortuna.- rispose il
sensei, senza trattenersi dal sorridere con aria di sfida. - Tuttavia
c’è un
lato positivo: oggi avrete la possibilità di mettere alla
prova le vostre
capacità; tutto ciò che dovete fare è
superare un test. Fu sottoposto al mio
maestro e oggi lo replico a voi, anche se con qualche piccola
variazione.-
“Papà
non me ne aveva mai parlato!” pensarono sia
Eri, che Shuichi. Yuji, invece, mise immediatamente in moto il cervello
e
cominciò a riflettere.
Sempre più
colpiti, i tre ragazzini rimasero ad
ascoltare le parole del maestro, ma i pensieri veloci e il battito
accelerato
sembravano volerli distrarre. Avevano iniziato a tremare
dall’eccitazione e,
senza che se ne rendessero conto, gli angoli delle loro bocche si
distesero a
formare dei sorrisi divertiti.
Avrebbero dovuto
essere delusi ed allarmati, al
pensiero di dover ripetere un esame per diventare genin, eppure le loro
reazioni manifestavano solo gioia ed impazienza. In fondo non
aspettavano
altro: era arrivato il momento di rendere giustizia alle loro origini e
allo
stesso tempo di separarsene, dimostrando di meritare pienamente il
titolo di
ninja sulla base delle loro abilità, non del loro nome.
Notando il loro
atteggiamento, Konohamaru sorrise
di rimando e tirò fuori dalla tasca tre campanellini legati
ad una cordicella.
Li fece roteare tra le dita sotto lo sguardo curioso dei tre e
proseguì:
- Vedete questi tre
campanelli? Il vostro compito è
cercare di rubarmeli. La prova termina quando ci riuscirete o vi
arrenderete.
Mettetecela tutta e sfruttate ogni vostra risorsa, senza aver paura di
farmi
del male. E’ tutto chiaro?-
I corpi dei giovani
ninja non si trattennero: le
loro mani si spinsero spontaneamente in avanti e le ginocchia si
piegarono, le
schiene si incurvarono e il loro sguardo si fece concentrato. Eri,
Shuichi e
Yuji erano già in posizione di guardia ed esclamarono:
- Siamo pronti, Konohamaru-sensei!-
Sentendo la
soddisfazione montargli nel petto, il
maestro strinse gli oggetti della prova in un pugno chiuso e fece un
passo
indietro.
- Se riuscite a
prendere i campanelli prima di
pranzo, avrete vinto. Altrimenti dovrete tornare
all’Accademia. Anche se in
ogni caso ci sarà uno di voi che dovrà tornarci,
se prenderà il suo campanello
per ultimo.-
A queste parole, i
ragazzi trasalirono e si fecero
ancora più concentrati. Non avrebbero avuto molto tempo e
sarebbe servito tutto
il loro impegno. Nessuno di loro aveva intenzione di perdere quella
sfida.
Konohamaru godette di
quegli istanti di tensione,
sapendo che avrebbero preparato psicologicamente i suoi allievi alla
prova che
li attendeva. Dopo un respiro lento e profondo, esclamò:
- Via!-
I ragazzi della
squadra 7 non gli diedero nemmeno
il tempo di muoversi. Eri, che si trovava proprio di fronte al maestro,
allungò
un braccio per colpirlo in pieno viso, ma fu sbalzata in avanti e
dovette
fermarsi per riprendere l’equilibrio. Intorno a lei, solo una
nube di fumo.
- Era una copia!
Aveva intenzione di sottoporci a
questa prova fin dall’inizio!- osservò la
ragazzina, sconvolta.
I tre si guardarono
intorno e in effetti del
maestro non c’era più traccia. A cuocere sotto il
sole del Villaggio della
Foglia parevano essere rimasti solo loro.
- Quello vero si
sarà nascosto qui in giro … -
disse Yuji. - Proviamo a vedere lassù.-
Avviandosi verso i
volti di pietra degli Hokage, il
piccolo Nara indicò il bosco che si estendeva sopra la
montagna. Gli altri due
lo seguirono senza fiatare, balzando di roccia in roccia, avidi di
competizione.
Giunti
all’inizio di quella distesa di alberi,
cominciarono a camminare in silenzio. Nella loro mente echeggiavano
mille domande
e rimbombavano altrettante speranze. Sarebbero riusciti a rubargli quei
campanellini e ad ottenere ufficialmente il titolo di genin?
C’era qualche
trabocchetto che avrebbero dovuto individuare e neutralizzare? Quella
prova
aveva per caso un secondo fine?
Ebbero la sensazione
che quella rappresentasse la
loro prima vera missione, dalla quale dipendeva il loro futuro. Non
potevano
permettersi di abbassare la guardia o di fare passi falsi.
*
Dehehehe!
Vi è piaciuto il capitolo? Caspiterina, spero tanto di
sì! A me tantissimo, adoro troppo questi tre ragazzotti C:
Passiamo alla
fanart del capitolo: una ex compagna di classe della mia sorellina,
otaku e bravissima nel disegno, mi ha gentilmente abbozzato un
disegnino di Eri cresciuta, appena terminata l'Accademia. E' molto
fedele a come me l'ero immaginata io... vi piace? :3
Perdonate le dimensioni D:
Non
è un amore? <3
Ma adesso basta,
passiamo alle ultime avvertenze: sono in cerca di artisti per la mia
fan fiction, quindi se avete piacere di disegnare i personaggi nuovi
della storia, come Eri, ma anche Shuichi, Yuji o gli altri che
troverete, fatevi sentire! Sarebbe meraviglioso, visto che io a
disegnare sono una frana. xD
Per il resto, se
siete alla ricerca di spoiler, potete andare a cercare su Facebook il
profilo di Eri Uzumaki. Ebbene sì, esiste! HAHAHA XD Giusto
per divertirvi un po'. ;)
Ok, non mi resta
che ringraziarvi di cuore per aver letto, recensito, messo nelle
preferite/seguite/ricordate la mia storia. Grazie, grazie veramente a
tutti voi! Un baciotto :*
Eliot
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