Abiura.
Daryl
attraversò silenzioso il cortile esterno. I suoi passi
l'avevano
condotto lì, a quelle cisterne. Il cortile che aveva
lasciato vuoto,
pochi giorni prima, ora brulicava di cadaveri e zombie intenti a
cibarsene. Passò oltre, deciso a non sprecare frecce con chi
non lo
vedeva neanche.
Si
avvicinò al casolare principale, guardandosi attorno.
Nessuno era in
piedi se non qualche zombie, e il cuore ringraziava quando vedeva che
non conosceva nessuno di loro.
Delle
tracce di sangu: qualcuno aveva combattutto lì.
Guardò
la porta schiusa di fronte a sè e si avvicinò.
C'era
silenzio dentro.
L'aprì
velocemente ed entrò, puntando la balestra di fronte a
sè.
Smise
di respirare e le braccia cedettero, costringendolo ad abbassare
l'arma.
Merle
era steso a terra, in una pozza di sangue e Alice si trovava vicino a
lui, stesa anche lei a terra, al suo fianco, ma con la testa poggiata
sul suo petto. Sotto il braccio, come fosse stato un pupazzo nel
letto di una bambina, giaceva Max.
Nessuno
di loro si muoveva: avevano sangue sparso ovunque.
Un
nodo gli si formò in gola e senza che se ne redesse conto si
ritrovò
a singhiozzare.
<<
No. >> tremò coprendosi il volto con una mano.
Non riusciva ad
avvicinarsi, non aveva il coraggio. Cominciò a camminare
nervosamente avanti e indietro per la stanza, guardando i tre corpi a
terra, distogliendo subito lo sguardo e continuando a piangere e
singhiozzare. Entrambi...il destino li aveva portati via entrambi lo
stesso giorno. Era tutto così terrificante che non riusciva
a
crederci. Aveva perso tutto in così poco tempo.
Poi
uno spasmo scosse Alice.
Daryl
scattò e alzò la balestra, puntandogliela alla
testa.
Non
si mosse più.
Lui
si asciugò le lacrime velocemente, che gli impedivano di
avere una
visuale nitida, e rimase a guardarla. Non riusciva a vederle il
volto, era girata verso quello di Merle, dall'altra parte.
Fece
un passo verso lei.
Le
mani tremavano così tanto da far agitare troppo la balestra
per
poter veramente colpire qualcosa, in caso di necessità.
Allungò
un piede e provò a scuoterla.
La
vide contrarsi al tocco. Si rannicchiò su se stessa e le sue
dita si
strinsero nel pelo insanguinato del cane. Ora che le era vicino
poteva vederla tremare.
Era
viva!
Lasciò
cadere la balestra ai suoi piedi e si inginocchiò su di lei,
costringendola a voltarsi.
Ocean
alzò velocemente un braccio e lo spintonò
<< Va' via. >>
mugolò.
Ma
Daryl parve non sentirla: l'afferrò per le braccia e la
tirò verso
sè. Lei si dimenò, strattonando per cercare di
liberarsi. Si tirò
a sedere e cercò di spingersi lontano, continuando a
dimenare le
braccia nel vano tentativo di liberarsi dalla ferrea presa del
ragazzo. Scoppiò a piangere.
<<
Lasciami! Vattene!!! >> urlò, scalciando.
Daryl
continuò a ignorare la sua furia e riuscì
finalmente ad avvicinarsi
quanto bastava per poterla abbracciare. C'era disperazione in lui e
nelle sue tremolanti braccia. Suo fratello giaceva ai suoi piedi, e
per un attimo aveva temuto di aver perso anche lei. Invece era
lì.
Viva. Ferita probabilmente, ma viva, disperata quanto lui e
incazzata.
Non
l'avrebbe lasciata andare neanche se lo avesse preso a coltellate.
La
sentì singhiozzare vicino al suo orecchio, nel momento in
cui la
cotrinse ad affondare il volto sulla sua spalla.
<<
Ho ucciso tuo fratello. >> sussurrò, e lo fece
più volte,
sempre con più rabbia e angoscia. Daryl la strinse, non
sapendo
neanche lui chi dei due in realtà stesse cercando di
consolare, dato
che non era possibile quantificare chi tra loro stesse piangendo di
più.
Ma
non fu possibile per loro restare lì a lungo. I versi degli
zombie
fuori fecero loro capire che dovevano muoversi, se non volevano
finire mangiati.
Daryl
le afferrò il viso con le mani che tremavano come impazzite
e
cercando di nascondere la sua smorfia di dolore, senza riuscirci
troppo bene, le chiese << Tu stai bene? Sei ferita?
>>
Voleva
concentrarsi su lei, solo su di lei, l'unico motivo per continuare a
respirare. Se si fosse fermato su suo fratello, probabilmente, non
sarebbe più uscito da lì.
Ocean
continuò a fuggire dal suo sguardo, puntando gli occhi
altrove,
lontano e non rispose subito. Probabilmente non intenzionata a farlo.
Poi si costrinse ad annuire << Sì.
Sì, sto bene. >>
Daryl
annuì, ancora intento a cercar di catturare un timido
coraggio
impaurito, sfuggente al suo controllo, prima di alzarsi in piedi e
prendere la ragazza per mano << Andiamo. Sbrigati.
>>
Ocean,
come spaventata, appena si sentì tirare strattonò
via la mano e si
lanciò di nuovo sul cane, stringendo il suo pelo.
<<
Max. >> mugolò tra i singhiozzi. Daryl si
chinò per
afferrarla di nuovo << Dobbiamo andare. >>
e lei ancora
si dimenò << Non posso lasciarlo qui. Se lo
mangeranno. >>
pianse ancora, accarezzandogli il muso ormai immobile e così
disgustosamente sporco.
Daryl,
capendo di non poter fare altrimenti, l'aggirò, si
chinò e raccolse
il corpo del suo piccolo amico.
<<
Dai. >> disse lui con un filo di voce. Tremava quasi
quanto
lei.
Raggiunse
la porta e si voltò, per la prima volta, a guardare suo
fratello.
Era stato tutto così veloce. Non aveva avuto neanche il
tempo di
piangerlo. Eppure faceva così male. Si costrinse a
distogliere lo
sguardo o non sarebbe riuscito ad andarsene. Strinse i denti,
soffocando un altro singhiozzo. Tutto il corpo sembrava diventato di
marmellata, non riusciva quasi a reggersi in piedi, solo i versi
gutturali dei mostri che li stavano per trovare riuscivano a
dissuaderlo dal restare e disperarsi lì, in quel luogo, in
quel
tempo, finchè avrebbe avuto aria da respirare.
Ocean
non seguì subito Daryl. Resto immobile di fianco al corpo di
Merle,
sperando in chissà quale miracolo, sperando, stupidamente,
di
risentire la sua voce impertinente ridere come aveva fatto poco prima
nell'auto. Ma tutto ciò che avrebbe ascoltato ancora a
lungo, fino
alla fine dei suoi giorni, sarebbe stato "Fallo, Stupida!!!",
rimbombante nelle sue orecchie, impossibile a liberarsene.
Abbassò
lo sguardo, tremando, poi si portò entrambi le mani al
collo.
Estrasse il ciondolo da sotto la camicia e se lo sfilò.
Aveva
ancora tre petali.
Singhiozzò
nuovamente.
Prese
la mano di Merle, ce lo posò dentro e gli richiuse le dita.
Ancora
un singhiozzo.
Poi
seguì Daryl, anche se per sempre tutto ciò che
aveva avuto sarebbe
rimasto dentro quel maledetto capanno.
Il
sole era ormai prossimo a sparire oltre l'orizzonte.
Il
freddo della sera stava cominciando a sferrare i primi duri colpi.
Una
figura nera, raggomitolata su se stessa, non sentiva però
ancora la
necessità di alzarsi da quel manto d'erba. Immobile di
fronte a una
croce improvvisata con travi di legno. Su di esse appeso c'era un
vecchio collarino, la cui medaglietta incisa recitava "Max".
Carol
uscì all'esterno e trovò subito Daryl sugli
scalini dell'entrata,
seduto con le mani tra i capelli e la testa china in avanti. Si
fermò
alle sue spalle e lo osservò. Lo sentiva piangere e urlare,
anche se
erano suoni che non ascoltava con le orecchie. Tutto taceva, ma lui
urlava. Lo percepiva dentro sè. Poi fece correre il suo
sguardo
lungo il cortile, fino a trovare la figura nera seduta davanti alla
tomba. Ocean non si era più mossa da lì.
Si
avvicinò al ragazzo e gli posò una mano sulla
spalla, destandolo.
Daryl alzò la testa, incontrando gli occhi affranti e
comprensivi
della sua amica. Poi anche lui guardò nuovamente la ragazza
seduta
sul prato.
<<
Non vuole parlare. Non vuole mangiare. Non vuole bere, nè
farsi
curare. >> disse lui.
<<
Tra poco farà buio. >> constatò la
donna << E domani
avremo bisogno anche di lei. >>
Daryl
non rispose, sospirò e restò a guardarla. Erano
passate più di tre
ore e non si era mossa. Sentiva di averla persa. Il cuore gli
suggeriva che lei era rimasta lì, dentro quel capanno, stesa
sul
petto di Merle, abbracciata al corpo del suo migliore amico. Max.
Alice
era morta nell'oceano, trascinata da Manuele.
Max
aveva dato vita a Ocean.
Max
l'aveva uccisa, trascinandola con sè.
Lei
non era mai stata forte abbastanza.
Ora
non restava più niente, solo un fantasma che aspetta la luce
del
giorno per dissiparsi. E lui, probabilmente, l'avrebbe cercata ancora
nelle ombre, mischiandosi a loro, inutilmente, per chissà
quanto
altro tempo, sotto l'occhio severo di un fratello che mai era
riuscito ad abbandonare realmente.
Anche
Daryl era in realtà ancora dentro quel capanno.
<<
Valle a parlare. >> consigliò Carol
<< Tu sei l'unico
che può riuscire a consolarla. >>
<<
Ci ho già provato. >> lamentò lui.
<<
Provaci ancora. >> cercò di insistere la
donna. Daryl si alzò
in piedi, si voltò, la guardò un'ultima volta e
poi tornò nella
prigione. Non avrebbe accettato il suo consiglio.
Qualcosa
si era appena rotto. Il fragoroso eco ancora non cessava di far
palpitare il cuore.
E
il sole sparì.
Un
mantello le cadde sulle spalle, per niente aggraziato, ma almeno era
qualcosa con cui scaldarsi. Non alzò la testa per guardare
chi
fosse. Non le interessava.
<<
Vieni dentro. >> le disse una voce maschile. Non era una
richiesta.
Si
sorprese di constatare che non era stato Daryl, ma Rick, a parlare.
Non
l'ascoltò.
L'uomo
dietro sè sospirò e smosse un po' di terra con un
piede, tanto per
avere qualcosa da fare.
<<
Lascialo andare. Ora lui sta bene, siamo noi quelli da compatire.
>>
quasi recitò << Me l'hai detto tu stessa.
>>
Ma
Ocean ancora non rispose e non si mosse, raggomitolata in se stessa,
non toglieva gli occhi da quella medaglietta che ciondolava, smossa
dal vento.
Non
era arrabbiata, sul suo volto non c'era tristezza nè
disperazione,
nè dolore nè frustrazione. Non c'era niente. Solo
il vuoto. Ed era
la cosa che più metteva paura.
Lei
non era lì.
Rick
sospirò << Capisco la tua costernazione.
Nessun "mi
dispiace" ti aiuterà, io lo so bene. Ma... >>
fece una
piccola pausa, cercando dentro sè le parole e il coraggio
<<
...mi obbligasti a tornare sui miei passi. A tornare tra voi,
perchè
io avevo una bambina da proteggere e non potevo permettermi di
rincorrere i fantasmi. >> ancora una pausa, guardando la
ragazza, sperando di vedere in lei qualche reazione.
Niente.
<<
Io adesso ti chiedo lo stesso. >> ammise <<
Domani.... >>
Ocean si mosse per la prima volta, costringendolo a interrompersi,
sorpreso dalla novità. Si alzò in piedi
lentamente tenendosi il
mantello sulle spalle per non farlo cadere. I suoi occhi erano
cambiati improvvisamente. Faceva quasi paura.
<<
Domani vi aiuterò a sconfiggere il Governatore.
>> disse lei
aprendo bocca per la prima volta. La voce era bassa e così
calma da
apparire surreale. Si voltò a guardarlo negli occhi, fredda
come il
ghiaccio, lontana come la Luna << Poi me ne
andrò. >>
<<
Cosa? Perchè? >> chiese Rick shockato. Cosa le
era successo
così all'improvviso? La morte di Max stava avendo un effetto
peggiore di quello che si sarebbe potuto immaginare.
<<
Perchè questa è la mia decisione.
>> disse lei,
semplicemente, prima di avviarsi verso l'interno della prigione.
<<
No, Ocean! >> cercò di fermarla lui,
afferrandole un braccio.
Lei si bloccò e puntò gli occhi sulla mano
dell'uomo che la teneva
<< Pensa a Daryl! A Molly! Sul serio vuoi dargli un
dolore così
grande? >>
<<
Lasciami. >>
<<
Non essere stupida! >> continuò Rick,
ignorando la sua
richiesta.
Ocean
spostò gli occhi affilati dalla mano al viso dell'uomo
<<
Toglimi le mani di dosso. >> minacciò.
Rick
capì il bisogno di fare un passo indietro: non avrebbe
aiutato la
situazione tenerla e farla incazzare ancora di più,
così la lasciò.
La ragazzaperò ignorò le sue parole e riprese a
camminare verso la
prigione.
<<
Ocean! Tu non sei così. >> continuò
lui, deciso. Lei si voltò
ancora, guardandolo di nuovo con gli stessi occhi, occhi che tanto
sembravano quelli di un criminale omicida.
<<
Sì, io sono così. >>
sussurrò con tale freddezza che Rick
ebbe un brivido lungo la schiena. Non l'aveva vista con quegli occhi
neanche i primi giorni, quando li considerava un branco di idioti.
Allora era stata schiva e fredda, ma i suoi occhi era comunque vivi,
pieni e profondi.Gli occhi di una persona che ha tanto dentro
sè.
Ora, invece, erano tutto l'opposto. Occhi così morti e vuoti
da far
invidia alle bestie che ancora rumoreggiavano al recinto. Le parole
gli mancarono, così come il fiato, e incapace di aggiungere
altro,
freddato da quanto appena visto, l'osservò semplicemente,
mentre si
allontanava. Ocean si agganciò il mantello alle spalle e
tirò su il
cappuccio, nonostante dentro facesse meno freddo. Nascose il suo viso
al suo passaggio, viso che in molti cercavano nel tentativo di
osservarlo. Inutilmente.
Raggiunse
la sua cella sotto gli occhi incuriositi di tutti i presenti,
salì
sul suo letto e si stese lasciando alle sue spalle una ventata
ghiacciata che congelò momentaneamente tutti i suoi compagni.
Molly
comparve alla sua porta, timida e intimorita: da quando era tornata
era così strana. Strinse tra le mani l'unico libro che era
presente
nella prigione: la bibbia di Hershel. In realtà non sapeva
cos'era,
ma non importava, era pur sempre un libro.
<<
Alice. >> chiamò. Ma non venne ascoltata
<< Alice, me lo
leggi? >> chiese alzandolo. Sperava che con quel gesto
lei
sarebbe tornata la stessa. Era stata così felice quando le
aveva
detto che voleva che lei le leggesse un libro, voleva che fosse di
nuovo così. Voleva ancora vederla sorridere. Voleva che
tornasse a
essere dolce con lei. Le mancava così tanto.
<<
Alice. >> chiamò di nuovo, non ricevendo
risposta.
<<
Lasciami in pace, Molly. >> sospirò la ragazza
scocciata,
voltandosi verso il muro, volgendo a esso lo sguardo. Molly
abbassò
gli occhi, che già si stavano riempiendo di lacrime, e
mormorò con
la voce tremante << Ok. >>
Carol
andò da lei e cinse le sue spalle << Vieni,
piccola. >>
cercò di dirle amorevolmente, trascinandola via.
Rick
entrò nella prigione poco dopo, con gli occhi al suolo,
pensieroso e
preoccupato. Fu subito preso d'assalto da Daryl, che lo
fermò
puntandogli una mano sul petto. Non ci fu bisogno di esprimere a
parole la domanda, lo sceriffo sapeva perfettamente cosa l'amico
voleva sapere. Ma le parole non sembravano intenzionate a collaborare
e rimase in silenzio qualche secondo.
Tutti
gli altri pian piano si avvicinarono, incuriositi e intuendo che
c'era qualcosa che non andava. Il giorno dopo sarebbe stato un giorno
di fuoco, non c'era spazio per problemi di altro tipo.
<<
Rick! >> lo richiamò Hershel, preoccupato
più che mai,
sentendo l'ansia crescere ogni secondo di più.
Rick
fece un sospiro, raccogliendo l'energie, poi alzò la testa e
disse
con fermezza << Vuole andarsene. >>
<<
Cosa? >> chiese Maggie, non credendo alle proprie
orecchie.
<<
Non...non può >> balbettò Glenn, al
suo fianco <<
Domani... >>
<<
Domani ci aiuterà. >> si sbrigò a
rispondere Rick << E
poi se ne andrà. >>
Il
mormorio contrariato si alzò repentinamente, tutti parlavano
con
tutti, tutti avanzavano ipotesi e soluzioni campate per aria, ma
nessuno riusciva pienamente a capire cosa stesse passando per la
testa della ragazza in quel momento.
L'unico
che non disse niente fu proprio Daryl, che si allontanò a
grandi
passi, diretto all'esterno, tanto spedito da sbattere contro la
spalla di Glenn. Non si voltò per chiedergli scusa e
proseguì
adirato.
<<
Daryl! >> provò a chiamarlo il coreano, ma gli
sembrò di aver
urlato contro il muro.
<<
Lascialo andare. >> suggerì Rick,
allontanandosi dal gruppo
chiacchierone, andando a prendere la piccola Judith, per tenerla un
po' stretta al petto. Il cuore aveva bisogno del suo contatto. Spesso
era lei quella che accudiva il padre, non il contrario, anche se un
occhio inesperto non sarebbe mai riuscito a notarlo.
<<
Rick! >> lo inseguì sempre Glenn
<< Rick, davvero la
lascerai andare? >>
<<
Non posso costringerla. >> disse il capogruppo cullando
il suo
prezioso tesoro.
<<
Devi fare qualcosa! Dobbiamo restare uniti. Lo sai meglio di me che
se Ocean se ne va.... >>
<<
Ci sarà una grossa falla. >> concluse Rick.
Sospirò e alzò
gli occhi << Molly ne risentirà, probabilmente
anche Carol e
forse Maggie. Hanno legato molto. >> poi aggiunse
sforzandosi
di ammetterlo << Ma soprattutto perderemo Daryl.
>>
<<
E Hershel. >> aggiunse Glenn << E te, Rick!
>>
Rick
annuì, accennando un sorriso << Abbiamo fatto
molto
affidamento su di lei negli ultimi mesi, sì.
>>
improvvisamente tutto era stato chiaro. Aveva agito nell'ombra,
spesso mascherandosi da scontrosa ribelle, aizzando qualche litigio
di volta in volta, ma era stata in realtà come un collante
per loro.
Molte crisi, molte paure avevano superato, e in tutte queste lei era
sempre stata lì a tenerli uniti. Parlando, consolando, anche
litigando se necessario. Ma li teneva lì e non li faceva
andare via.
Aveva aiutato e aveva creato pasticci. Aveva fatto molte cose, a dire
il vero. Ma la cosa più importante era che, in qualsiasi
istante,
lei era lì con una mano aperta, pronta ad essere afferrata
da
chiunque ne avesse sentito il bisogno. Silenziosa, ma costante. Non
era mai caduta...fino a quel giorno.
<<
Non può andarsene. >> ribadì Glenn.
<<
Fermala. Io non ci sono riuscito. >> concluse Rick
tornando a
concentrarsi su sua figlia. Glenn si guardò attorno un po'
spaesato:
neanche lui aveva la minima idea di come muoversi. Fece un passo
indietro e disse l'unica cosa che gli venne in mente <<
Deve
parlare con Daryl. >> e si allontanò.
Ocean,
stesa sul suo letto, il volto puntato contro il muro, non chiuse
occhio. Tutto quel mormorio fuori dalla sua cella la disturbava.
Tutto quel mormorio dentro la sua testa la disturbava.
Chiuse
gli occhi.
Vide
Merle. Stava tentanto di morderla.
Li
riaprì.
Sospirò.
Era
stato un sogno. Ma era così stanca...
Li
richiuse.
Vide
Max. Era entrato nel casolare. Aveva afferrato Merle e lo aveva
trascinato lontano.
Merle
aveva cercato questa volta di afferrare e mordere lui.
Lei
aveva trovato un frammento di vetro.
Aveva
tagliato le corde che le legavano i polsi.
Un
guaito.
Merle
stava mangiando Max.
Ocean
aveva ucciso Merle.
Un'altra
volta.
<<
Mi chiedevo se tu avessi bisogno di qualcosa. >> la voce
di
Hershel, improvvisa, la fece sussultare e solo allora capì
che si
stava di nuovo addormentando. Le immagini viste erano state frammenti
di un sogno che stava facendo e che proprio non voleva lasciarla in
pace.
<<
Sto dormendo, Hershel. >> lamentò lei, senza
voltarsi a
guardarlo.
<<
Non hai fame? Sete? >> chiese ancora il vecchio.
Non
ricevette risposta.
Hershel
sospirò prima di riprendere a parlare <<
Quando morì mia
moglie, credetti di aver perso tutt... >>
<<
Oh, per favore! >> lo interruppe Ocean con un sospiro
contrariato, voltandosi a guardarlo << Risparmiami le tue
storielline del cazzo. E non citarmi passi della Bibbia, mi fanno
solo ridere. >>
<<
Beh, ridere sarebbe già un passo in avanti. >>
<<
Sparisci, vecchio. Ho promesso di aiutarvi domani, ma se continuerete
a rompermi le palle me ne andrò stanotte stessa.
>> brontolò
tornandosene a guardare il muro.
Hershel
sospirò ancora. Neanche quando l'avevano conosciuta era
stata così
dura con loro.
<<
Puoi combattere la tua paura, non lasciarti governare da essa. Ti fa
fare cose stupide. >> disse ancora lui, e Ocean rise
<<
Paura? Tu credi sia paura? >> ma non aggiunse altro,
continuando a sghignazzare tra sè e sè.
<<
Se non è paura, allora cos'è? Perchè
non me ne parli? Così posso
capirlo anche io e smetterei di "romperti le palle" >>
Ocean
si voltò a guardarlo con un ghigno divertito in volto, prima
di dire
con un velo di sarcasmo << Paura. E' paura.
>> e tornò
nuovamente nella sua posizione.
<<
Sto solo cercando di aiutarti. >> ammise Hershel
<< E'
ovvio che tu abbia qualche problema. Scappare non lo
risolverà. >>
Questa
volta Ocean aspettò qualche secondo prima di dirgli acida
<<
Levati dai piedi, vecchio. Mi stai scocciando. Lasciami dormire.
>>
<<
Va bene. >> si arrese infine Hershel, alzandosi dalla
sedia
dove era poggiato e avviandosi all'uscita dalla cella <<
Se hai
bisogno di qualcosa sono nella cella vicino alla tua. >>
ma
ovviamente entrambi sapevano che mai sarebbe servito quell'avviso.
<<
Siamo pronti. >> disse Michonne a Rick, caricando
l'ultima
borsa sull'auto. Mai una notte era durata tanto, mai era stata
così
rumorosa e chiassosa, piena di sbuffi e pensieri, fantasmi che
urlavano, incubi che emergevano e nell'ombra danzavano.
Ma
alla fine la mattina era arrivata.
Ocean
aveva già sistemato le sue cose, pronta per la partenza.
Aveva
buttato tutto in una vecchia borsa che aveva trovato in giro, in uno
dei suoi sopralluoghi. Infilò per ultima una bottiglietta
d'acqua e
guardò la sua cotta di maglia. Troppo pesante. E Peggy
sarebbe
rimasta lì con loro, non aveva intenzione di portarsela
dietro, non
l'avrebbe più esposta a inutili pericoli, perciò
non poteva
caricarsi troppo. Probabilmente avrebbe fatto più comodo a
loro che
a lei.
La
lasciò sul letto.
Si
voltò a controllare quello che era diventato il suo comodino.
Una
fotografia.
Si
avvicinò e la guardò: era una polaroid, scattata
con la macchinetta
fotografica che aveva trovato Glenn. Era abbastanza recente: Molly
sorreggeva a stendo la balestra di Daryl, aiutata da quest'ultimo,
che chino su di lei le indicava un punto lontano. L'aveva scattata
qualche mattina prima, durante la prima "lezione di tiro"
della bambina.
La
osservò a lungo.
Poi
lasciò anche quella sul letto.
E
uscì.
Gli
spari cominciarono, incessanti. Riusciva a sentirli ovattati.
Esplosioni, urla e colpi di fucile. Contro i muri, contro gli zombie
e i recinti.
Ocean
rimase ben coperta nel suo nascondiglio, leggermente sopraelevato, ma
non troppo lontano dall'entrata. Era nascosta dietro a delle
protezioni improvvisate, vestita con le vecchie divise delle guardie
della prigione, e come gli altri aspettava il segnale. Il
Governatore, come previsto, sfondò i cancelli ed
entrò. Nel
frattempo Daryl e Rick manomisero le loro camionette e tornarono a
nascondersi tra la vegetazione.
L'attesa
sembrava interminabile.
Poi
il segnale.
L'allarme
della prigione cominciò a suonare, rimbombando severa,
urlando come
il peggior mostro che fosse mai esistito. Gli uomini del Governatore
uscirono, fuggendo, e lì entrarono in azione gli altri.
Ognuno dal
proprio nascondiglio cominciò a sparare, puntando ai piedi.
Non
c'era l'intezione di ucciderli, se non il Governatore, ma solo
spaventarli e cacciarli via.
Non
fu difficile, l'effetto sorpresa giocò molto a loro
vantaggio e nel
giro di qualche minuto scapparono tutti. Fu la battaglia più
rapida
e facile che avessero mai affrontato. Gli uomini del Governatore
erano persone inesperte e terrorizzate perfino dalle proprie ombre,
ingannarli e spaventarli non era stato per niente difficile.
Ocean
si sollevò, ormai non più costretta a restare
nascosta e osservò
il mondo fuori. Gli zombie erano tutti morti, la prigione era stata
sgombrata, ora bisognava solo sistemare i cancelli, ma per il resto
poteva finalmente chiamarsi "posto sicuro".
Sicuramente
il Governatore avrebbe fatto marcia indietro il prima possibile,
sarebbe tornato di nuovo all'attacco, ma quel giorno lei non si
sarebbe trovata lì per vederlo.
<<
Ce l'abbiamo fatta. >> constatò Rick guardando
il cortile
ormai deserto, se non per qualche auto e camionetta sparsa
<<
Li abbiamo respinti. >>
<<
Dobbiamo inseguirli. >> suggerì Michonne.
<<
Dovremmo farla finita. >> le diede corda Daryl.
<<
E' finita! Sono scappati a gambe levate! >> disse Maggie
che,
al contrario dei due compagni, preferiva godersi casa sua immersa nel
suo caldo e confortante ottimismo.
<<
Potrebbero tornare. >> a parlare questa volta fu Carol,
non
sentendosi sicura come l'amica.
<<
Non possiamo rischiare, lui non si fermerà. >>
disse Glenn.
<<
Hanno ragione, non possiamo continuare a vivere così.
>>
continuò Carol.
<<
Li attacchiamo a Woodbury? Siamo tornati a stento l'ultima volta!
>>
disse ancora Maggie.
<<
Non mi importa. >> sussurrò Daryl, lanciandole
un'occhiata
decisa. Suo fratello era morto per mano sua, e anche Max, e questo
aveva portato via Ocean, alla quale già una volta le aveva
rovinato
la vita. Non meritava pietà o perdono. Doveva pagare. E lui
doveva
mantenere una promessa, anche se si chiedeva quanto ancora contasse.
<<
Dov'è Ocean? >> disse a un certo punto Rick,
guardandosi
attorno, rendendosi conto che mancava solo lei all'appello. Anche gli
altri cominciarono a cercare, voltandosi continuamente, chiedendosi
dove fosse. Puntarono lo sguardo al punto dove lei era stata messa
per sparare. Non videro nessuno.
Dentro
loro sapevano cosa stava succedendo.
<<
Vado a cercarla. >> comunicò Maggie, allarmata.
<<
Vengo con te. >> disse Rick << Voi altri
controllate che
non sia rimasto nessuno. >> e corsero via, diretti al suo
nascondiglio.
Rick
si piegò a raccogliere la giacca protettiva che aveva
lasciato a
Ocean. C'erano lì anche il caschetto, il resto delle
protezioni e il
fucile. Era tutto lì, abbandonato al suo posto, ma lei non
c'era.
<<
Allora è vero? >> chiese Maggie abbassando gli
occhi, sentendo
una fitta al cuore << Se n'è andata.
>>
Rick
sospirò abbassando la testa.
Non
c'era.
E
sicuramente non sarebbe stata da nessun'altra parte.
Poi
un pensiero gli balenò in testa e, dubbioso,
scostò le cose a
terra, controllando.
<<
Cosa c'è? >> chiese Maggie, notando che stava
cercando
qualcosa.
Rick
si alzò, finita la sua ispezione, e si guardò
attorno, prima di
comunicare << Le avevo dato anche una pistola. Non
c'è. >>
<<
Se l'è portata via? >> chiese Maggie, non
capendo come la cosa
potesse scuotere così lo sceriffo. Era un'arma, che male
c'era a
portarsela?
Rick
annuì << Non aveva proiettili. Solo quelli
caricati. >>
<<
Lei odia le armi da fuoco, magari non ci ha pensato. >>
constatò Maggie.
<<
Già. >> annuì ancora Rick
<< Lei odia le armi da fuoco.
>> ripetè.
C'era
qualcosa di strano in tutta quella faccenda.
E
i dubbi aumentarono quando videro Beth correre verso la prigione,
urlando e sbracciandosi
<<
Rick! Rick! Ocean! Devi andare a cercarla! Rick! >>
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