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Autore: Ray Wings    27/03/2015    2 recensioni
Non voltare la testa, non andartene di nuovo! Sono cambiata. Sì, è vero, non sono più Alice! E questa ti sembra una colpa? Tu e il tuo strafottutissimo gruppo del cazzo mi avete trascinata qui: è solo colpa vostra. Mai più, mai più rivedrò gli occhi di mia sorella o di mia madre, ed è solo colpa vostra. Mai più rivedrò i tuoi occhi. Ma quelli non voglio nemmeno ricordarli, vuoti e disperati, mentre affondavano e annegavano e io impotente sulla spiaggia a pregare.
Mi avete lasciata sola, cazzo!
Sono rimasta in un angolo a piangere, come ho sempre fatto, aspettando l'arrivo di qualche supereroe dimenticandomi che questa è la fottuta realtà! Che qui si muore!
E sono morta.
Dimentica Alice...te la sei portata via.
So che sei un sogno, stai sfumando, comincio a non vederti più e so che quando aprirò gli occhi sarò di nuovo sola. Ma non voltare la testa. Guardami fino alla fine...guarda l'Oceano. Fino alla fine. Come ho fatto io. Pregando, sciocco, di svegliarti.
Manu. Guardami.
Ora sono Ocean.
[In revisione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abiura.

Daryl attraversò silenzioso il cortile esterno. I suoi passi l'avevano condotto lì, a quelle cisterne. Il cortile che aveva lasciato vuoto, pochi giorni prima, ora brulicava di cadaveri e zombie intenti a cibarsene. Passò oltre, deciso a non sprecare frecce con chi non lo vedeva neanche.
Si avvicinò al casolare principale, guardandosi attorno. Nessuno era in piedi se non qualche zombie, e il cuore ringraziava quando vedeva che non conosceva nessuno di loro.
Delle tracce di sangu: qualcuno aveva combattutto lì.
Guardò la porta schiusa di fronte a sè e si avvicinò.
C'era silenzio dentro.
L'aprì velocemente ed entrò, puntando la balestra di fronte a sè.
Smise di respirare e le braccia cedettero, costringendolo ad abbassare l'arma.
Merle era steso a terra, in una pozza di sangue e Alice si trovava vicino a lui, stesa anche lei a terra, al suo fianco, ma con la testa poggiata sul suo petto. Sotto il braccio, come fosse stato un pupazzo nel letto di una bambina, giaceva Max.
Nessuno di loro si muoveva: avevano sangue sparso ovunque.
Un nodo gli si formò in gola e senza che se ne redesse conto si ritrovò a singhiozzare.
<< No. >> tremò coprendosi il volto con una mano. Non riusciva ad avvicinarsi, non aveva il coraggio. Cominciò a camminare nervosamente avanti e indietro per la stanza, guardando i tre corpi a terra, distogliendo subito lo sguardo e continuando a piangere e singhiozzare. Entrambi...il destino li aveva portati via entrambi lo stesso giorno. Era tutto così terrificante che non riusciva a crederci. Aveva perso tutto in così poco tempo.
Poi uno spasmo scosse Alice.
Daryl scattò e alzò la balestra, puntandogliela alla testa.
Non si mosse più.
Lui si asciugò le lacrime velocemente, che gli impedivano di avere una visuale nitida, e rimase a guardarla. Non riusciva a vederle il volto, era girata verso quello di Merle, dall'altra parte.
Fece un passo verso lei.
Le mani tremavano così tanto da far agitare troppo la balestra per poter veramente colpire qualcosa, in caso di necessità.
Allungò un piede e provò a scuoterla.
La vide contrarsi al tocco. Si rannicchiò su se stessa e le sue dita si strinsero nel pelo insanguinato del cane. Ora che le era vicino poteva vederla tremare.
Era viva!
Lasciò cadere la balestra ai suoi piedi e si inginocchiò su di lei, costringendola a voltarsi.
Ocean alzò velocemente un braccio e lo spintonò << Va' via. >> mugolò.
Ma Daryl parve non sentirla: l'afferrò per le braccia e la tirò verso sè. Lei si dimenò, strattonando per cercare di liberarsi. Si tirò a sedere e cercò di spingersi lontano, continuando a dimenare le braccia nel vano tentativo di liberarsi dalla ferrea presa del ragazzo. Scoppiò a piangere.
<< Lasciami! Vattene!!! >> urlò, scalciando.
Daryl continuò a ignorare la sua furia e riuscì finalmente ad avvicinarsi quanto bastava per poterla abbracciare. C'era disperazione in lui e nelle sue tremolanti braccia. Suo fratello giaceva ai suoi piedi, e per un attimo aveva temuto di aver perso anche lei. Invece era lì. Viva. Ferita probabilmente, ma viva, disperata quanto lui e incazzata.
Non l'avrebbe lasciata andare neanche se lo avesse preso a coltellate.
La sentì singhiozzare vicino al suo orecchio, nel momento in cui la cotrinse ad affondare il volto sulla sua spalla.
<< Ho ucciso tuo fratello. >> sussurrò, e lo fece più volte, sempre con più rabbia e angoscia. Daryl la strinse, non sapendo neanche lui chi dei due in realtà stesse cercando di consolare, dato che non era possibile quantificare chi tra loro stesse piangendo di più.
Ma non fu possibile per loro restare lì a lungo. I versi degli zombie fuori fecero loro capire che dovevano muoversi, se non volevano finire mangiati.
Daryl le afferrò il viso con le mani che tremavano come impazzite e cercando di nascondere la sua smorfia di dolore, senza riuscirci troppo bene, le chiese << Tu stai bene? Sei ferita? >>
Voleva concentrarsi su lei, solo su di lei, l'unico motivo per continuare a respirare. Se si fosse fermato su suo fratello, probabilmente, non sarebbe più uscito da lì.
Ocean continuò a fuggire dal suo sguardo, puntando gli occhi altrove, lontano e non rispose subito. Probabilmente non intenzionata a farlo. Poi si costrinse ad annuire << Sì. Sì, sto bene. >>
Daryl annuì, ancora intento a cercar di catturare un timido coraggio impaurito, sfuggente al suo controllo, prima di alzarsi in piedi e prendere la ragazza per mano << Andiamo. Sbrigati. >>
Ocean, come spaventata, appena si sentì tirare strattonò via la mano e si lanciò di nuovo sul cane, stringendo il suo pelo.
<< Max. >> mugolò tra i singhiozzi. Daryl si chinò per afferrarla di nuovo << Dobbiamo andare. >> e lei ancora si dimenò << Non posso lasciarlo qui. Se lo mangeranno. >> pianse ancora, accarezzandogli il muso ormai immobile e così disgustosamente sporco.
Daryl, capendo di non poter fare altrimenti, l'aggirò, si chinò e raccolse il corpo del suo piccolo amico.
<< Dai. >> disse lui con un filo di voce. Tremava quasi quanto lei.
Raggiunse la porta e si voltò, per la prima volta, a guardare suo fratello. Era stato tutto così veloce. Non aveva avuto neanche il tempo di piangerlo. Eppure faceva così male. Si costrinse a distogliere lo sguardo o non sarebbe riuscito ad andarsene. Strinse i denti, soffocando un altro singhiozzo. Tutto il corpo sembrava diventato di marmellata, non riusciva quasi a reggersi in piedi, solo i versi gutturali dei mostri che li stavano per trovare riuscivano a dissuaderlo dal restare e disperarsi lì, in quel luogo, in quel tempo, finchè avrebbe avuto aria da respirare.
Ocean non seguì subito Daryl. Resto immobile di fianco al corpo di Merle, sperando in chissà quale miracolo, sperando, stupidamente, di risentire la sua voce impertinente ridere come aveva fatto poco prima nell'auto. Ma tutto ciò che avrebbe ascoltato ancora a lungo, fino alla fine dei suoi giorni, sarebbe stato "Fallo, Stupida!!!", rimbombante nelle sue orecchie, impossibile a liberarsene. Abbassò lo sguardo, tremando, poi si portò entrambi le mani al collo. Estrasse il ciondolo da sotto la camicia e se lo sfilò.
Aveva ancora tre petali.
Singhiozzò nuovamente.
Prese la mano di Merle, ce lo posò dentro e gli richiuse le dita.
Ancora un singhiozzo.
Poi seguì Daryl, anche se per sempre tutto ciò che aveva avuto sarebbe rimasto dentro quel maledetto capanno.

Il sole era ormai prossimo a sparire oltre l'orizzonte.
Il freddo della sera stava cominciando a sferrare i primi duri colpi.
Una figura nera, raggomitolata su se stessa, non sentiva però ancora la necessità di alzarsi da quel manto d'erba. Immobile di fronte a una croce improvvisata con travi di legno. Su di esse appeso c'era un vecchio collarino, la cui medaglietta incisa recitava "Max".
Carol uscì all'esterno e trovò subito Daryl sugli scalini dell'entrata, seduto con le mani tra i capelli e la testa china in avanti. Si fermò alle sue spalle e lo osservò. Lo sentiva piangere e urlare, anche se erano suoni che non ascoltava con le orecchie. Tutto taceva, ma lui urlava. Lo percepiva dentro sè. Poi fece correre il suo sguardo lungo il cortile, fino a trovare la figura nera seduta davanti alla tomba. Ocean non si era più mossa da lì.
Si avvicinò al ragazzo e gli posò una mano sulla spalla, destandolo. Daryl alzò la testa, incontrando gli occhi affranti e comprensivi della sua amica. Poi anche lui guardò nuovamente la ragazza seduta sul prato.
<< Non vuole parlare. Non vuole mangiare. Non vuole bere, nè farsi curare. >> disse lui.
<< Tra poco farà buio. >> constatò la donna << E domani avremo bisogno anche di lei. >>
Daryl non rispose, sospirò e restò a guardarla. Erano passate più di tre ore e non si era mossa. Sentiva di averla persa. Il cuore gli suggeriva che lei era rimasta lì, dentro quel capanno, stesa sul petto di Merle, abbracciata al corpo del suo migliore amico. Max.
Alice era morta nell'oceano, trascinata da Manuele.
Max aveva dato vita a Ocean.
Max l'aveva uccisa, trascinandola con sè.
Lei non era mai stata forte abbastanza.
Ora non restava più niente, solo un fantasma che aspetta la luce del giorno per dissiparsi. E lui, probabilmente, l'avrebbe cercata ancora nelle ombre, mischiandosi a loro, inutilmente, per chissà quanto altro tempo, sotto l'occhio severo di un fratello che mai era riuscito ad abbandonare realmente.
Anche Daryl era in realtà ancora dentro quel capanno.
<< Valle a parlare. >> consigliò Carol << Tu sei l'unico che può riuscire a consolarla. >>
<< Ci ho già provato. >> lamentò lui.
<< Provaci ancora. >> cercò di insistere la donna. Daryl si alzò in piedi, si voltò, la guardò un'ultima volta e poi tornò nella prigione. Non avrebbe accettato il suo consiglio.
Qualcosa si era appena rotto. Il fragoroso eco ancora non cessava di far palpitare il cuore.
E il sole sparì.

Un mantello le cadde sulle spalle, per niente aggraziato, ma almeno era qualcosa con cui scaldarsi. Non alzò la testa per guardare chi fosse. Non le interessava.
<< Vieni dentro. >> le disse una voce maschile. Non era una richiesta.
Si sorprese di constatare che non era stato Daryl, ma Rick, a parlare.
Non l'ascoltò.
L'uomo dietro sè sospirò e smosse un po' di terra con un piede, tanto per avere qualcosa da fare.
<< Lascialo andare. Ora lui sta bene, siamo noi quelli da compatire. >> quasi recitò << Me l'hai detto tu stessa. >>
Ma Ocean ancora non rispose e non si mosse, raggomitolata in se stessa, non toglieva gli occhi da quella medaglietta che ciondolava, smossa dal vento.
Non era arrabbiata, sul suo volto non c'era tristezza nè disperazione, nè dolore nè frustrazione. Non c'era niente. Solo il vuoto. Ed era la cosa che più metteva paura.
Lei non era lì.
Rick sospirò << Capisco la tua costernazione. Nessun "mi dispiace" ti aiuterà, io lo so bene. Ma... >> fece una piccola pausa, cercando dentro sè le parole e il coraggio << ...mi obbligasti a tornare sui miei passi. A tornare tra voi, perchè io avevo una bambina da proteggere e non potevo permettermi di rincorrere i fantasmi. >> ancora una pausa, guardando la ragazza, sperando di vedere in lei qualche reazione.
Niente.
<< Io adesso ti chiedo lo stesso. >> ammise << Domani.... >> Ocean si mosse per la prima volta, costringendolo a interrompersi, sorpreso dalla novità. Si alzò in piedi lentamente tenendosi il mantello sulle spalle per non farlo cadere. I suoi occhi erano cambiati improvvisamente. Faceva quasi paura.
<< Domani vi aiuterò a sconfiggere il Governatore. >> disse lei aprendo bocca per la prima volta. La voce era bassa e così calma da apparire surreale. Si voltò a guardarlo negli occhi, fredda come il ghiaccio, lontana come la Luna << Poi me ne andrò. >>
<< Cosa? Perchè? >> chiese Rick shockato. Cosa le era successo così all'improvviso? La morte di Max stava avendo un effetto peggiore di quello che si sarebbe potuto immaginare.
<< Perchè questa è la mia decisione. >> disse lei, semplicemente, prima di avviarsi verso l'interno della prigione.
<< No, Ocean! >> cercò di fermarla lui, afferrandole un braccio. Lei si bloccò e puntò gli occhi sulla mano dell'uomo che la teneva << Pensa a Daryl! A Molly! Sul serio vuoi dargli un dolore così grande? >>
<< Lasciami. >>
<< Non essere stupida! >> continuò Rick, ignorando la sua richiesta.
Ocean spostò gli occhi affilati dalla mano al viso dell'uomo << Toglimi le mani di dosso. >> minacciò.
Rick capì il bisogno di fare un passo indietro: non avrebbe aiutato la situazione tenerla e farla incazzare ancora di più, così la lasciò. La ragazzaperò ignorò le sue parole e riprese a camminare verso la prigione.
<< Ocean! Tu non sei così. >> continuò lui, deciso. Lei si voltò ancora, guardandolo di nuovo con gli stessi occhi, occhi che tanto sembravano quelli di un criminale omicida.
<< Sì, io sono così. >> sussurrò con tale freddezza che Rick ebbe un brivido lungo la schiena. Non l'aveva vista con quegli occhi neanche i primi giorni, quando li considerava un branco di idioti. Allora era stata schiva e fredda, ma i suoi occhi era comunque vivi, pieni e profondi.Gli occhi di una persona che ha tanto dentro sè. Ora, invece, erano tutto l'opposto. Occhi così morti e vuoti da far invidia alle bestie che ancora rumoreggiavano al recinto. Le parole gli mancarono, così come il fiato, e incapace di aggiungere altro, freddato da quanto appena visto, l'osservò semplicemente, mentre si allontanava. Ocean si agganciò il mantello alle spalle e tirò su il cappuccio, nonostante dentro facesse meno freddo. Nascose il suo viso al suo passaggio, viso che in molti cercavano nel tentativo di osservarlo. Inutilmente.
Raggiunse la sua cella sotto gli occhi incuriositi di tutti i presenti, salì sul suo letto e si stese lasciando alle sue spalle una ventata ghiacciata che congelò momentaneamente tutti i suoi compagni.
Molly comparve alla sua porta, timida e intimorita: da quando era tornata era così strana. Strinse tra le mani l'unico libro che era presente nella prigione: la bibbia di Hershel. In realtà non sapeva cos'era, ma non importava, era pur sempre un libro.
<< Alice. >> chiamò. Ma non venne ascoltata << Alice, me lo leggi? >> chiese alzandolo. Sperava che con quel gesto lei sarebbe tornata la stessa. Era stata così felice quando le aveva detto che voleva che lei le leggesse un libro, voleva che fosse di nuovo così. Voleva ancora vederla sorridere. Voleva che tornasse a essere dolce con lei. Le mancava così tanto.
<< Alice. >> chiamò di nuovo, non ricevendo risposta.
<< Lasciami in pace, Molly. >> sospirò la ragazza scocciata, voltandosi verso il muro, volgendo a esso lo sguardo. Molly abbassò gli occhi, che già si stavano riempiendo di lacrime, e mormorò con la voce tremante << Ok. >>
Carol andò da lei e cinse le sue spalle << Vieni, piccola. >> cercò di dirle amorevolmente, trascinandola via.
Rick entrò nella prigione poco dopo, con gli occhi al suolo, pensieroso e preoccupato. Fu subito preso d'assalto da Daryl, che lo fermò puntandogli una mano sul petto. Non ci fu bisogno di esprimere a parole la domanda, lo sceriffo sapeva perfettamente cosa l'amico voleva sapere. Ma le parole non sembravano intenzionate a collaborare e rimase in silenzio qualche secondo.
Tutti gli altri pian piano si avvicinarono, incuriositi e intuendo che c'era qualcosa che non andava. Il giorno dopo sarebbe stato un giorno di fuoco, non c'era spazio per problemi di altro tipo.
<< Rick! >> lo richiamò Hershel, preoccupato più che mai, sentendo l'ansia crescere ogni secondo di più.
Rick fece un sospiro, raccogliendo l'energie, poi alzò la testa e disse con fermezza << Vuole andarsene. >>
<< Cosa? >> chiese Maggie, non credendo alle proprie orecchie.
<< Non...non può >> balbettò Glenn, al suo fianco << Domani... >>
<< Domani ci aiuterà. >> si sbrigò a rispondere Rick << E poi se ne andrà. >>
Il mormorio contrariato si alzò repentinamente, tutti parlavano con tutti, tutti avanzavano ipotesi e soluzioni campate per aria, ma nessuno riusciva pienamente a capire cosa stesse passando per la testa della ragazza in quel momento.
L'unico che non disse niente fu proprio Daryl, che si allontanò a grandi passi, diretto all'esterno, tanto spedito da sbattere contro la spalla di Glenn. Non si voltò per chiedergli scusa e proseguì adirato.
<< Daryl! >> provò a chiamarlo il coreano, ma gli sembrò di aver urlato contro il muro.
<< Lascialo andare. >> suggerì Rick, allontanandosi dal gruppo chiacchierone, andando a prendere la piccola Judith, per tenerla un po' stretta al petto. Il cuore aveva bisogno del suo contatto. Spesso era lei quella che accudiva il padre, non il contrario, anche se un occhio inesperto non sarebbe mai riuscito a notarlo.
<< Rick! >> lo inseguì sempre Glenn << Rick, davvero la lascerai andare? >>
<< Non posso costringerla. >> disse il capogruppo cullando il suo prezioso tesoro.
<< Devi fare qualcosa! Dobbiamo restare uniti. Lo sai meglio di me che se Ocean se ne va.... >>
<< Ci sarà una grossa falla. >> concluse Rick. Sospirò e alzò gli occhi << Molly ne risentirà, probabilmente anche Carol e forse Maggie. Hanno legato molto. >> poi aggiunse sforzandosi di ammetterlo << Ma soprattutto perderemo Daryl. >>
<< E Hershel. >> aggiunse Glenn << E te, Rick! >>
Rick annuì, accennando un sorriso << Abbiamo fatto molto affidamento su di lei negli ultimi mesi, sì. >> improvvisamente tutto era stato chiaro. Aveva agito nell'ombra, spesso mascherandosi da scontrosa ribelle, aizzando qualche litigio di volta in volta, ma era stata in realtà come un collante per loro. Molte crisi, molte paure avevano superato, e in tutte queste lei era sempre stata lì a tenerli uniti. Parlando, consolando, anche litigando se necessario. Ma li teneva lì e non li faceva andare via. Aveva aiutato e aveva creato pasticci. Aveva fatto molte cose, a dire il vero. Ma la cosa più importante era che, in qualsiasi istante, lei era lì con una mano aperta, pronta ad essere afferrata da chiunque ne avesse sentito il bisogno. Silenziosa, ma costante. Non era mai caduta...fino a quel giorno.
<< Non può andarsene. >> ribadì Glenn.
<< Fermala. Io non ci sono riuscito. >> concluse Rick tornando a concentrarsi su sua figlia. Glenn si guardò attorno un po' spaesato: neanche lui aveva la minima idea di come muoversi. Fece un passo indietro e disse l'unica cosa che gli venne in mente << Deve parlare con Daryl. >> e si allontanò.

Ocean, stesa sul suo letto, il volto puntato contro il muro, non chiuse occhio. Tutto quel mormorio fuori dalla sua cella la disturbava. Tutto quel mormorio dentro la sua testa la disturbava.
Chiuse gli occhi.
Vide Merle. Stava tentanto di morderla.
Li riaprì.
Sospirò.
Era stato un sogno. Ma era così stanca...
Li richiuse.
Vide Max. Era entrato nel casolare. Aveva afferrato Merle e lo aveva trascinato lontano.
Merle aveva cercato questa volta di afferrare e mordere lui.
Lei aveva trovato un frammento di vetro.
Aveva tagliato le corde che le legavano i polsi.
Un guaito.
Merle stava mangiando Max.
Ocean aveva ucciso Merle.

Un'altra volta.

<< Mi chiedevo se tu avessi bisogno di qualcosa. >> la voce di Hershel, improvvisa, la fece sussultare e solo allora capì che si stava di nuovo addormentando. Le immagini viste erano state frammenti di un sogno che stava facendo e che proprio non voleva lasciarla in pace.
<< Sto dormendo, Hershel. >> lamentò lei, senza voltarsi a guardarlo.
<< Non hai fame? Sete? >> chiese ancora il vecchio.
Non ricevette risposta.
Hershel sospirò prima di riprendere a parlare << Quando morì mia moglie, credetti di aver perso tutt... >>
<< Oh, per favore! >> lo interruppe Ocean con un sospiro contrariato, voltandosi a guardarlo << Risparmiami le tue storielline del cazzo. E non citarmi passi della Bibbia, mi fanno solo ridere. >>
<< Beh, ridere sarebbe già un passo in avanti. >>
<< Sparisci, vecchio. Ho promesso di aiutarvi domani, ma se continuerete a rompermi le palle me ne andrò stanotte stessa. >> brontolò tornandosene a guardare il muro.
Hershel sospirò ancora. Neanche quando l'avevano conosciuta era stata così dura con loro.
<< Puoi combattere la tua paura, non lasciarti governare da essa. Ti fa fare cose stupide. >> disse ancora lui, e Ocean rise << Paura? Tu credi sia paura? >> ma non aggiunse altro, continuando a sghignazzare tra sè e sè.
<< Se non è paura, allora cos'è? Perchè non me ne parli? Così posso capirlo anche io e smetterei di "romperti le palle" >>
Ocean si voltò a guardarlo con un ghigno divertito in volto, prima di dire con un velo di sarcasmo << Paura. E' paura. >> e tornò nuovamente nella sua posizione.
<< Sto solo cercando di aiutarti. >> ammise Hershel << E' ovvio che tu abbia qualche problema. Scappare non lo risolverà. >>
Questa volta Ocean aspettò qualche secondo prima di dirgli acida << Levati dai piedi, vecchio. Mi stai scocciando. Lasciami dormire. >>
<< Va bene. >> si arrese infine Hershel, alzandosi dalla sedia dove era poggiato e avviandosi all'uscita dalla cella << Se hai bisogno di qualcosa sono nella cella vicino alla tua. >> ma ovviamente entrambi sapevano che mai sarebbe servito quell'avviso.

<< Siamo pronti. >> disse Michonne a Rick, caricando l'ultima borsa sull'auto. Mai una notte era durata tanto, mai era stata così rumorosa e chiassosa, piena di sbuffi e pensieri, fantasmi che urlavano, incubi che emergevano e nell'ombra danzavano.
Ma alla fine la mattina era arrivata.
Ocean aveva già sistemato le sue cose, pronta per la partenza. Aveva buttato tutto in una vecchia borsa che aveva trovato in giro, in uno dei suoi sopralluoghi. Infilò per ultima una bottiglietta d'acqua e guardò la sua cotta di maglia. Troppo pesante. E Peggy sarebbe rimasta lì con loro, non aveva intenzione di portarsela dietro, non l'avrebbe più esposta a inutili pericoli, perciò non poteva caricarsi troppo. Probabilmente avrebbe fatto più comodo a loro che a lei.
La lasciò sul letto.
Si voltò a controllare quello che era diventato il suo comodino.
Una fotografia.
Si avvicinò e la guardò: era una polaroid, scattata con la macchinetta fotografica che aveva trovato Glenn. Era abbastanza recente: Molly sorreggeva a stendo la balestra di Daryl, aiutata da quest'ultimo, che chino su di lei le indicava un punto lontano. L'aveva scattata qualche mattina prima, durante la prima "lezione di tiro" della bambina.
La osservò a lungo.
Poi lasciò anche quella sul letto.
E uscì.

Gli spari cominciarono, incessanti. Riusciva a sentirli ovattati. Esplosioni, urla e colpi di fucile. Contro i muri, contro gli zombie e i recinti.
Ocean rimase ben coperta nel suo nascondiglio, leggermente sopraelevato, ma non troppo lontano dall'entrata. Era nascosta dietro a delle protezioni improvvisate, vestita con le vecchie divise delle guardie della prigione, e come gli altri aspettava il segnale. Il Governatore, come previsto, sfondò i cancelli ed entrò. Nel frattempo Daryl e Rick manomisero le loro camionette e tornarono a nascondersi tra la vegetazione.
L'attesa sembrava interminabile.
Poi il segnale.
L'allarme della prigione cominciò a suonare, rimbombando severa, urlando come il peggior mostro che fosse mai esistito. Gli uomini del Governatore uscirono, fuggendo, e lì entrarono in azione gli altri. Ognuno dal proprio nascondiglio cominciò a sparare, puntando ai piedi. Non c'era l'intezione di ucciderli, se non il Governatore, ma solo spaventarli e cacciarli via.
Non fu difficile, l'effetto sorpresa giocò molto a loro vantaggio e nel giro di qualche minuto scapparono tutti. Fu la battaglia più rapida e facile che avessero mai affrontato. Gli uomini del Governatore erano persone inesperte e terrorizzate perfino dalle proprie ombre, ingannarli e spaventarli non era stato per niente difficile.
Ocean si sollevò, ormai non più costretta a restare nascosta e osservò il mondo fuori. Gli zombie erano tutti morti, la prigione era stata sgombrata, ora bisognava solo sistemare i cancelli, ma per il resto poteva finalmente chiamarsi "posto sicuro".
Sicuramente il Governatore avrebbe fatto marcia indietro il prima possibile, sarebbe tornato di nuovo all'attacco, ma quel giorno lei non si sarebbe trovata lì per vederlo.

<< Ce l'abbiamo fatta. >> constatò Rick guardando il cortile ormai deserto, se non per qualche auto e camionetta sparsa << Li abbiamo respinti. >>
<< Dobbiamo inseguirli. >> suggerì Michonne.
<< Dovremmo farla finita. >> le diede corda Daryl.
<< E' finita! Sono scappati a gambe levate! >> disse Maggie che, al contrario dei due compagni, preferiva godersi casa sua immersa nel suo caldo e confortante ottimismo.
<< Potrebbero tornare. >> a parlare questa volta fu Carol, non sentendosi sicura come l'amica.
<< Non possiamo rischiare, lui non si fermerà. >> disse Glenn.
<< Hanno ragione, non possiamo continuare a vivere così. >> continuò Carol.
<< Li attacchiamo a Woodbury? Siamo tornati a stento l'ultima volta! >> disse ancora Maggie.
<< Non mi importa. >> sussurrò Daryl, lanciandole un'occhiata decisa. Suo fratello era morto per mano sua, e anche Max, e questo aveva portato via Ocean, alla quale già una volta le aveva rovinato la vita. Non meritava pietà o perdono. Doveva pagare. E lui doveva mantenere una promessa, anche se si chiedeva quanto ancora contasse.
<< Dov'è Ocean? >> disse a un certo punto Rick, guardandosi attorno, rendendosi conto che mancava solo lei all'appello. Anche gli altri cominciarono a cercare, voltandosi continuamente, chiedendosi dove fosse. Puntarono lo sguardo al punto dove lei era stata messa per sparare. Non videro nessuno.
Dentro loro sapevano cosa stava succedendo.
<< Vado a cercarla. >> comunicò Maggie, allarmata.
<< Vengo con te. >> disse Rick << Voi altri controllate che non sia rimasto nessuno. >> e corsero via, diretti al suo nascondiglio.

Rick si piegò a raccogliere la giacca protettiva che aveva lasciato a Ocean. C'erano lì anche il caschetto, il resto delle protezioni e il fucile. Era tutto lì, abbandonato al suo posto, ma lei non c'era.
<< Allora è vero? >> chiese Maggie abbassando gli occhi, sentendo una fitta al cuore << Se n'è andata. >>
Rick sospirò abbassando la testa.
Non c'era.
E sicuramente non sarebbe stata da nessun'altra parte.
Poi un pensiero gli balenò in testa e, dubbioso, scostò le cose a terra, controllando.
<< Cosa c'è? >> chiese Maggie, notando che stava cercando qualcosa.
Rick si alzò, finita la sua ispezione, e si guardò attorno, prima di comunicare << Le avevo dato anche una pistola. Non c'è. >>
<< Se l'è portata via? >> chiese Maggie, non capendo come la cosa potesse scuotere così lo sceriffo. Era un'arma, che male c'era a portarsela?
Rick annuì << Non aveva proiettili. Solo quelli caricati. >>
<< Lei odia le armi da fuoco, magari non ci ha pensato. >> constatò Maggie.
<< Già. >> annuì ancora Rick << Lei odia le armi da fuoco. >> ripetè.
C'era qualcosa di strano in tutta quella faccenda.
E i dubbi aumentarono quando videro Beth correre verso la prigione, urlando e sbracciandosi
<< Rick! Rick! Ocean! Devi andare a cercarla! Rick! >>

   
 
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