Precipitando nel buio
L’Oracolo
accolse le ragazze con una profonda ruga di preoccupazione sulla fronte,
solitamente sempre rilassata.
«Benvenute,
Guardiane. Conosco già il motivo per cui siete giunte fin qui e mi sento di
condividere la vostra preoccupazione.»
Taranee, che da
trasformata sembrava perdere ogni ombra di timidezza, fece un passo avanti:
«Allora diteci dov’è Will! Andremo subito a prenderla!»
«Lo farei
volentieri... se lo sapessi...»
La
ragazza sbarrò gli occhi, sorpresa: «Non... non lo sapete? Voi che sapete
sempre tutto... non sapete dove sia una vostra Guardiana?»
L’oracolo
mise i piedi a terra e si avviò verso una delle grande finestre sull’Infinito:
«Una potente e malvagia magia sta turbando l’animo della Custode del Cuore, con
gravissime conseguenze. La Guardiana della Terra se ne è già accorta e con lei
l’intera Kandrakar... guardate il cielo. Mai era
stato così coperto da nubi temporalesche...»
Hay Lin intervenne: «E ora cosa facciamo?»
L’Oracolo
scosse la testa: «Sinceramente... non lo so...»
Silenzio.
Le
orecchie di Will non avevano più colto una sola parola da quando era lì, né si
era mai fermata. Aveva continuato a camminare per i corridoi del Castello
Oscuro senza provare né stanchezza né alcun altro bisogno fisico,
apparentemente sola con i suoi pensieri, ma in realtà non era affatto sola.
In mezzo
a quelle mura, Will rimuginò su tutti gli eventi e le persone che in qualche
modo l’avevano fatta star male, e quelli che erano solo tristezza e stanchezza
divennero in poco tempo rabbia, una rabbia furiosa e quasi incontrollata. Aveva
davanti agli occhi le figure di sua madre, dei professori, di Matt e
dell’Oracolo e l’unico sentimento che provava nei loro confronti era un
sfrenato desiderio di farli a pezzi, distruggerli spiritualmente e magari anche
fisicamente. Era quel luogo a influenzarla, se ne rendeva vagamente conto, ma
quell’atmosfera riusciva a tirare fuori il peggio di lei, quei sentimenti
repressi e nascosti persino a se stessa, e per la prima volta Will pensò di
essere riuscita finalmente a scoprire la sua vera anima; un’anima stufa di
essere sfruttata e bistrattata, a cui veniva chiesto un attimo prima di salvare
il mondo mentre quello dopo le veniva rinfacciato di non essere riuscita a
finire i compiti. Sarebbe stato troppo per chiunque e lei era veramente stufa
di fare la brava bambina e l’eroina perfetta.
Era grata
a quel luogo di oscurità per averglielo fatto capire, per averle permesso di
comprendere davvero quello che da sola non avrebbe mai trovato il coraggio di
ammettere a se stessa. Si sentiva incredibilmente rilassata e in pace, la sua
rabbia furiosa divenne placido desiderio di malvagità. Sì, voleva fare del male
a chi l’aveva fatta soffrire, e magari anche qualcosa di più. Perché limitarsi,
dopotutto, se per la prima volta si sentiva felice e in pace con se stessa?
Quel luogo, in maniera inconscia, le suggeriva che rimanendo lì avrebbe potuto
ottenere tutto quello che in quel momento desiderava. In fondo non era da sola.
Nei corridoi aveva incontrato tantissime persone, attratte come lei in un
momento di profonda tristezza: ragazzi della sua età, bambini, adulti e anche
anziani, tutti accumunati dallo stesso sentimento che quelle mura accentuavano
e mutavano in un puro desiderio di oscurità.
Tutti
desideravano essere oscurità.
Will
iniziò a provare una sensazione di vuoto, quasi di fame. Fu il castello stesso
a suggerirle in maniera inconscia dove dirigersi.
Qualche
corridoio dopo giunse finalmente alla sua meta, una lunga fila di persone che
attendeva in silenzio il proprio turno di placare quella fame di oscurità. Will
si aggiunse a loro, osservando con un pizzico di curiosità chi la precedeva:
alcuni avevano un aspetto perfettamente normale, come lei, e forse proprio come
lei si addentravano in quella sala per la prima volta; altri avevano gli occhi
completamente neri e sembravano incapaci di provare emozioni, ma era solo
un’apparenza, Will lo avvertiva benissimo, quello che emanavano era un odio
gelido e profondo; qualcun altro invece aveva dei veri e propri tratti
mostruosi, come orecchie a punta, artigli, pelle dall’aspetto plastico e altri
aspetti tanto spaventosi quanto affascinanti, che la ragazza si ritrovò a
bramare con tutta se stessa. Quello che stava cercando, qualunque cosa fosse,
l’avrebbe resa così, carica di malvagità e odio. Meravigliosa.
La fila
avanzava e finalmente, quando mancava poco al suo turno, vide cosa l’attendeva:
una vasca interrata, a cui accedere con una scaletta, che sembrava riempirsi di
un’acqua nera e vagamente solida ogni qualvolta qualcuno entrasse. Quella
sostanza nera avvolgeva l’ospite in un piccolo vortice e sembrava venisse
assorbita dalla pelle stessa. Poi, com’era cominciato, finiva in un lampo. Ma
nulla era più come prima.
Finalmente
venne il suo turno. Con passo sicuro, Will scese la scaletta in un lampo e si
mise al centro della vasca. Allargò le braccia, reclinò la testa all’indietro
e, in un muto desiderio, anzi, in un
muto comando, chiamò a sé l’oscurità.
Con gli
occhi chiusi, la ragazza ebbe davvero l’impressione di entrare in una
dimensione in cui la luce era bandita. Sentì quella sostanza carica di
malvagità avvolgersi intorno a lei, come un freddo ma rassicurante abbraccio,
stretto, sempre più stretto, a tratti persino soffocante. E poi la sensazione
più strana che ebbe mai provato: era come se la sua pelle si sciogliesse per
accogliere dentro di sé quell’ombra, ma allo stesso tempo aveva i brividi,
brividi di freddo, aghi di gelido odio che le trapassavano la pelle, l’anima,
il cuore, rendendola totalmente diversa, più potente, più crudele, più
malvagia, più avida. Sì, avida di quella trasformazione che per lei stava
avvenendo troppo lentamente. Provò con tutta l’anima il desiderio di continuare
la sua metamorfosi e l’oscurità sembrò obbedirle. Nonostante il suo turno fosse
finito, la vasca si riempì, ancora, ancora, ancora, ancora. Will, come se fosse
nella sua adorata piscina, s’immerse in quel buio e lo assorbì tutto,
avidamente. Ma quando si riaprirono i suoi occhi, invece che essere neri, erano
appena adombrati.
Qualcuno,
nell’ala più buia, segreta e proibita del castello, aveva osservato tutto con
attenzione. Quella ragazzina, all’apparenza come tutte le altre, aveva
assorbito da sola la quantità di buio che sarebbe dovuta servire per tutte le
persone in coda, che ora la osservavano con astio, invidia e desiderio di
vendetta. Tuttavia lei sembrava felice e soddisfatta, nonostante non avesse
nemmeno completato il primo stadio della trasformazione.
Straordinario.
Chiuse
gli occhi, concentrando la sua energia nelle mura che erano ormai praticamente
un’estensione del suo stesso corpo. Doveva condurre a sé quella straordinaria
ragazza, scoprirne il segreto, farla sua.
Perché
no, decisamente non poteva permettere si mescolasse ai mille altri demoni del
suo castello.
Taranee entrò in
camera sbattendo la porta, una cosa che tanto faceva infuriare sua madre. Si
buttò sul letto aspettandosi le sue urla, che però non vennero. Forse era
uscita.
Peccato.
Aveva una
gran voglia di litigare furiosamente con qualcuno, e la persona al mondo con
cui le riusciva meglio era sua madre.
Chiuse
gli occhi, rilassandosi. S’immaginò la mamma che la sgridava furiosa, un
pensiero che normalmente sarebbe stato spiacevole, ma che in quel momento la
rasserenò. Un sorriso soddisfatto le si allargò sul viso.
Cosa poteva dirle, anzi, cosa poteva farle al
ritorno per farla soffrire?
A quel
pensiero Taranee sbarrò gli occhi e scattò seduta sul
letto, la rabbia che aveva provato fino a un attimo prima ridotta a cenere
spenta.
No, non era normale.
Spesso
era furiosa con sua madre, qualche volta ideava anche delle piccole vendette
nei suoi confronti, vero, ma normalmente non le sarebbe mai saltato in mente
l’idea di farla soffrire così gratuitamente.
Doveva
per forza c’entrare con la scomparsa di Will.
La mano
corse al telefono, le dita rapide composero un numero che conosceva a memoria e
per ogni squillo diede un piccolo morso all’unghia del mignolo, in gesto più
tipico di Will che suo.
«Chi è?»
Taranee si morse
un labbro. Come temeva.
«Hay Lin, sono Taranee,
ascoltami. In questo momento sei molto nervosa, vero?»
L’amica
le rispose in tono molto piccato: «Sì, e allora?»
«Hai
voglia di litigare col primo che passa...»
«E tu con
questa telefonata ti stai candidando al primo posto, sai?»
«Vorresti
insultarmi?»
«Sì!»
«Vorresti
picchiarmi?»
«Sì!»
«Vorresti
farmi quanto più male possibile?»
«SÌ!!!»
«E ti
sembra normale?»
Seguì
qualche secondo di silenzio, poi Hay Lin singhiozzò: «No... scusami, scusami, non so cosa mi sia
preso, non penso quello che ti ho detto, perdonami...»
Taranee sospirò:
«Lo so, lo so... tu non sei una persona violenta né aggressiva... »
La
ragazza si lasciò sfuggire ancora un singhiozzo: «Come... come sapevi...»
«Mi
sentivo esattamente come te un attimo fa.»
«Fortuna
che mi hai fermata!»
Taranee
ridacchiò: «Fortuna che non sei una persona impulsiva o polemica come...»
Un lampo
attraversò la mente delle due Guardiane.
«Io
chiamo Irma!»
«E io
Cornelia! Sperando di fermarle prima che facciano una strage...»
Will
entrò nella stanza con passo calmo e sicuro. Qualcosa, o qualcuno, l’aveva
condotta con estrema sicurezza fra i corridoi più oscuri e sperduti del
castello, dove i suoi occhi non potevano vedere, ma dove poteva avvertire
provenire un’enorme energia, più forte persino di quello della stessa Kandrakar.
In
quell’enorme sala, però, c’era qualcosa di diverso. Sei candelabri con tre
candele ognuno galleggiavano nell’aria emanando una fioca luce azzurrina che le
permetteva di intravvedere, al fondo, un’imponente figura seduta su una sorta
di trono.
Egli
vestiva solo con un paio di pantaloni, lasciando piedi e petto nudi. Era molto
più grande di Will, probabilmente in piedi la sua altezza avrebbe sfiorato i
tre metri, e il suo corpo era completamente nero lucido, dalla pelle ai capelli
lunghi fin quasi alla cinta, che metteva in risalto i muscoli ben definiti
dell'addome. Nonostante questo, si poteva distinguere perfettamente ogni
lineamento del suo volto, giovane e affascinante, quasi statuario, albergato da
un sorriso contenuto ma rassicurante, in grado di infondere fiducia a chiunque
fosse giunto al suo imponente cospetto. I suoi occhi erano quasi magnetici, con
un'iride bluastra e luminescente, come un fuoco fatuo color indaco che bruciava
incastonato fra le sue palpebre dalle ciglia morbide, che l'avvolgevano come in
un abbraccio. Non era umano, e lo si notava dalle orecchie appuntite, appena
coperte da alcune ciocche di capelli, e dalla lunga e possente coda che si
avviluppava intorno al suo scranno come un serpente ormai domato di cui richiamava
la forma. Will se ne infatuò al primo sguardo. Oltre ad essere terribilmente bello,
emanava un’enorme energia e un’oscurità a dir poco infinita, e questo
l’attirava inevitabilmente. Quando vide la creatura alzarsi, quasi
istintivamente, chinò il capo in una piccola riverenza.
«Benvenuta nelle mie stanze più segrete.»
La sua
voce era melodiosa e profonda. La ragazza seppe subito che quel tono l’avrebbe
ammaliata e che le sarebbe stato impossibile mentirgli.
«Sai chi sono?»
Will
rispose con sincerità: «No.»
L’essere
si avvicinò ancora, lentamente: «Sono
colui che ti ha condotta qui, nel mio piccolo regno di oscurità e malvagità.»
«Allora
te ne sono infinitamente grata.»
«Come ti chiami?»
«Will,
mio signore.»
La
creatura sorrise dolcemente: «Non essere
così formale, Will, in fondo mi conosci da sempre, anche se non mi hai mai
incontrato.»
Allo
sguardo perplesso della ragazza, l’essere scoppiò in una risata quasi
cristallina: «Una parte di me è presente
da sempre nel cuore di ogni creatura esistente. Io sono l’incarnazione stessa
dell’oscurità, da cui nessuno è immune. Tant’è che ognuno mi conosce con un
nome diverso, tutti corretti perché esprimono la paura e il terrore per la
parte più malvagia di sé. Guardami, Will: qual è secondo te il mio nome?»
La ragazza
lo fissò per un secondo, poi disse con sicurezza: «Shalek.»
L’essere
alzò un sopracciglio, sorpreso: «Curioso...
questo nome mi era già stato dato, tanto, tanto tempo fa... da una ninfa... è
forse il mio nome più antico e segreto...»
A quelle
parole Will comprese da dove le era uscito: «La ninfa Xin-Jing...»
Shalek sbarrò
gli occhi: «Ma allora tu sei...»
Con un
gesto lento ed elegante Will fece uscire il Cuore di Kandrakar:
«La sua erede. È stato il Cuore stesso ad avermi suggerito il tuo nome.»
La creatura
scoppiò a ridere di gusto: «Ma certo,
ecco che si spiegano molte cose!»
Shalek si
avvicinò incuriosito al monile, l’osservò con attenzione, poi rivolse il suo
sguardo a Will: «Affascinante, certo...
ma tu per me lo sei infinitamente di più.»
La ragazza
lo guardò sorpresa. Era la prima volta che qualcuno, dopo aver visto il Cuore
di Kandrakar, le rivolgeva parole del genere.
«Ti prego, mostrami il tuo vero aspetto.»
Senza
aggiungere una parola, Will si trasformò assumendo l’aspetto di Guardiana di Kandrakar. Shalek le girò attorno
un paio di volte.
«Meravigliosa. Il tuo aspetto terrestre non
ti rende giustizia. Ti prego, di fronte a me rimani così.»
«Come
desideri. Ma solo se anche tu farai lo stesso con me.»
«Oh! Te ne sei accorta?»
Will
sorrise in modo puramente malvagio: «Il mio potere si basa sull’energia, e
quella che sento provenire da te è immensa.»
Shalek le si
avvicinò, alzandole il volto con un dito. La Guardiana sentì il cuore riempirsi
di felicità, come se non avesse atteso altro nella vita che quel tocco freddo e
carico di potere.
«Rimani qui con me e lo vedrai. Col tempo
imparerai a conoscermi completamente, anche nel mio vero aspetto.»
«Non vedo
l’ora.»
Shalek tornò a
sedersi sul suo trono: «Dunque, Will...
fai pure come se fossi a casa tua. Se posso fare qualcosa per te non esitare a
parlare.»
La
ragazza alzò lo sguardo, con una luce avida e malvagia negli occhi: «Fammi
continuare la mia metamorfosi.»
«Desideri diventare una creatura
dell’oscurità?»
La
ragazza alzò il monile, facendo intravvedere che la sfera di vetro era
leggermente opaca: «Con tutto il mio Cuore.»
Shalek la
guardò deliziato. La sorte gli aveva portato in dono una creatura magnifica,
con un potere quasi pari al suo e un desiderio di oscurità e potere che in
tanti millenni non aveva mai visto.
«Sei una creatura magica molto potente,
Will, ci vorrà una quantità immensa
di oscurità per completare la tua trasformazione.»
«La nostra trasformazione. Mia e del Cuore.»
Shalek alzò un
sopracciglio, sorpreso: «Vuoi mutare il
Cuore di Kandrakar stesso?»
«La mia
essenza è parte di esso, e io voglio essere completamente
malvagia. Se il Cuore non mi seguirà sarà impossibile.»
«Sei consapevole di cosa accadrà?»
«Sì.»
«E ti sta bene?»
Lo
sguardo di Will brillò: «Non vedo l'ora.»
L’essere
sorrise: «Ambiziosa, avida di potere e
sfrontata... mi piaci ogni secondo di più, sai?»
«Anch’io
mi sto piacendo molto di più così rispetto a prima.»
Shalek sorrise,
il sorriso più bello del mondo: «Posso
offrirti quello che mi chiedi, ma mi ci vorrà del tempo per accumulare una così
grande quantità di oscurità. Nel frattempo...»
Con un
gesto fece apparire un pouf di fronte al suo trono.
«... perché non ci conosciamo meglio? Una
lunga chiacchierata per conoscere il meglio... e il peggio di noi.»
Will si
accomodò: «Con molto piacere. Posso solo chiedere un favore?»
«Ogni tuo desiderio è anche il mio, Will.»
La
Guardiana lo guardò seria: «Questo luogo di oscurità è fin troppo luminoso per
i miei gusti.»
Shalek schioccò
le dita e tutti i candelabri, tranne i due più vicini a loro, si spensero.
Ormai erano visibili solo loro.
«Ora mi
sento più a mio agio.»
E rieccomi
qua! Se qualcosa si sta iniziando a capire, un dubbio rimane: Will cederà al
lato oscuro di StarWarsiana memoria? XD
Intanto ne approfitto
per ringraziare MaxT e Bulmasanzo
per le recensioni e tutti quelli che hanno messo questa storia fra le
preferite.
Alla prossima!
Hinata 92