CAPITOLO 51: L'ARRIVO A URU-BAEN
Dopo molti
giorni i due generali avevano raggiunto la città di Decio.
“Uru-baen”- disse
il ninja - “Una delle città più grandi
e potenti dell’impero umano, dove dimora
il nostro compare! E dove
troveremo quei quattro… il loro aiuto sarà
necessario!”
I due scesero
dai cavalli e si portarono dietro gli animali.
“Hum…vedo che
ogni tanto fermano qualcuno…”
“Dovremmo
usare dei nomi falsi?”
“No. Decio sa
della nostra visita. Le guardie ci faranno passare.”
Quando arrivarono all'enorme portone
i soldati abbassarono le asce.
“Nome, cognome
e motivo della visita!”
“Taira-no-Kagekiyo.”
“Munenori
Mataemon Jagyu.”
“Ma che razza
di nomi sono?”
“Poche storie.
Noi siamo qui per incontrare Decio.”
“Ha ha! Non
facciamo passare i primi che capitano… cosa
c’è?”
Un soldato
stava mostrando un foglio alla sentinella: la lista delle persone di
riguardo
da far passare.
L’uomo la
esaminò: i due non solo erano nella lista, erano anche
sottolineati.
“Hem…scusate,
prego passate pure!”
“Incompetente”-
borbottò il samurai seccato.
Entrati nella
città, portarono i cavalli a riposare e si
guardarono attorno.
“Allora…io vado alla fortezza, mentre tu
cercherai i mercenari.”
"Cosa?! Non so nemmeno dove..."
Munenori era già sparito: si sentì solo la sua
voce.
“Ma è ovvio,
in un bordello.”
“Uff…sarà…spero solo di non
trovare lui!”
Il ninja si era allontanato nella direzione opposta, ma era osservato.
“Ehi…guarda
quel tipo!”- disse un uomo in ombra.
“È armato…ma è
ben vestito…di sicuro avrà qualcosa nelle
tasche.”
“Allora
seguiamolo!”- intervenne il terzo.
I banditi lo
seguirono, e quando si trovarono con lui in una strada deserta
balzarono allo
scoperto.
“Fermo!”
“He?”
“Dacci tutti i
soldi altrimenti…”
Munenori si
avventò su di loro e li stese in una frazione di
secondo, facendo un occhio
nero a ciascuno.
“Dice il
saggio: mai rubare in casa di ladro! Ha ha!”
“M…ma… cosa…
è… passato?”- gemette uno dei tre
più morto che vivo.
Nel frattempo,
Kagekiyo stava cercando informazioni in una locanda.
“Mi dispiace
signore, ma non è passato nessuno come loro.”
“Nessuno? Non
avete visto niente?
“Io no. Ma
forse passeranno di qui. Intanto fermati un po'! Bevi
qualcosa!” - disse mettendoli
davanti un boccale di birra.
“Bah…un
bicchierino potrei anche prenderlo…”-
pensò il samurai.
“Ehi, carino”-
lo chiamò una bella ragazza bruna alle sue spalle
-“Perché non ti fermi un po’
qui?”
L’uomo trangugiò
mezza birra tutto d’un fiato, poi si voltò verso
la ragazza.
“Hai visto
degli uomini insoliti da queste parti?”
“He?”
“Uno è un ragazzino che porta un’arma
enorme, uno ha l’aria da santerellino, un
altro è pelato e un altro si trucca e si veste da donna. Li
avrai notati di
sicuro, se sono passati nei paraggi.”
La ragazza, un po' smarrita, ci
pensò un attimo. O almeno, fece finta.
“No, mi dispiace, ma magari potrebbe venirmi in mente, se
aspettiamo un po’,
magari potresti aiutare la mia memoria con
qualche…spinta…”
Kagekiyo capì
al volo: lui non era un tipo che corrompeva, ma che usava le maniere
forti;
tuttavia non poteva, non doveva attirare troppo l’attenzione.
“Allora…”
In quel
momento una decina di uomini nerboruti dall’aria arcigna
entrò nella locanda.
“Ancora loro…”-
disse l’oste.
Il più grosso
si sedette vicino a Kagekiyo.
“Haaaa! Una
bella birra ci voleva!”- rise fregandogliela da sotto il naso
e bevendola di
gusto.
“Non ti
dispiace, vero?”
Il samurai
rispose con un’occhiata che avrebbe fatto venire i brividi al
Dio del Fuoco.
“Ehi…ehi…”-
balbettò inizialmente l’uomo, ma poi si riprese:
“Che c’è, hai voglia di
litigare?”
“Non
qui!”- intervenne l’oste.
“Taci! Ma se
proprio ci tieni…discutiamone sul retro.”
Kagekiyo
sospirò e si diresse all’uscita con loro.
“Dopo di te.”-
disse il capo aprendogli la porta.
Il generale
uscì, seguito dagli altri.
“Ohi ohi”-
commentò l’oste -“La vedo
male!”
Una volta
usciti, i dieci circondarono l’avversario e tirarono fuori le
spade.
“Addosso!”
“Non posso
usare tutta la mia potenza per questi pagliacci. Dovrò
trattenermi.”
Con un
movimento fulmineo, Kagekiyo schivò le armi e
sfrecciò in mezzo agli uomini.
Dopo qualche
secondo i dieci caddero tutti a terra privi di sensi.
“Fiuuu. È la
prima volta che combatto con uno straniero senza volerlo uccidere. Non
credevo
fosse così difficile…ora
comunque…”
Afferrò il
capo, l’unico lasciato sveglio di proposito e chiese
informazioni sui
mercenari.
“S…sì…alla
locanda “La castagna d’oro…”
“Grazie.”- e
lo sbatté per terra.
Una volta
rialzatosi, si pulì l’abito e rientrò.
I presenti lo
guardarono stupiti.
“Grazie della
birra”- disse dando il denaro, per poi voltarsi verso la
ragazza.
“Dove hai
visto gli uomini di cui ti ho parlato prima?”
“He? Ha, sì: alla “castagna
d’oro”." - rispose indicando la strada.
“Grazie.
Arrivederci.”
L’uomo uscì e
seguì il sentiero.
“Alt!”- lo
fermarono gli stessi uomini che avevano tentato di derubare Munenori.
“Dacci tutti i
soldi o…”
Kagekiyo li travolse con un pugno.
“Mi dispiace,
ma oggi sono di fretta. La prossima volta ne riparleremo.”
“L…la…pross…ima…volta…andrà…megl…io.”
“Ha! Eccomi
arrivato! Bankotsu e gli altri dovrebbero essere…”
Proprio in
quel momento il suddetto mercenario uscì dalla locanda:
aveva gli abiti in
disordine, i capelli spettinati, l’erba-pipa in bocca ed
un’aria visibilmente
soddisfatta.
“Ma che hai…”
“He? Ho, ciao Kaggy! Come mai da queste parti?”
“Kaggy?”
”Kaggy!”
Il samurai rabbrividì:
riconosceva quella voce.
Jakotsu uscì e
lo abbracciò.
“Sei venuto
fin qui per vedermi?”
“E levati!”
“Uffa! Ma perché sei così
cattivo?”
“Giusto! Non dovresti trattare così il fratellino
Jakotsu!”
“Ho,
fratellone, tu sì che mi capisci!”
I due si
abbracciarono.
“Jakotsu.”
“Bankotsu.”
“Jakotsu.”
“Bankotsu.”
Il generale
tossì per attirare l’attenzione.
“Odio
interrompervi, ma ho del lavoro per voi.”
“Davvero?
Combattere contro qualcuno di forte?”
“Di carino?”
Gli altri due mercenari uscirono attirati dai discorsi.
“Qualcuno da
fare a pezzi?”
“Qualcuno da
bruciare o da far saltare in aria?”
“Beh…”- pensò
Kagekiyo -“L’entusiasmo non gli
manca…”
Nel frattempo,
poco oltre l’ingresso della città, quattro
guerrieri erano appena entrati.
“Tenkai ha
detto che li avremmo trovati qui…”- disse
Drizzt che, per non dare
nell’occhio, grazie ad un incantesimo di Illius aveva assunto
l’aspetto di un
elfo alto, come Zhai.
“Questa città
è molto grande…avremmo bisogno di
informazioni…”
“Dateci tutto
quello che avete…hu ho!”
I tre banditi, appena usciti allo scoperto avevano attaccato senza
pensare, e
vennero aggrediti da Zhai.
Illius esaminò
le loro menti.
"Questi tre sono già stati picchiati più volte! E
da qualcuno di molto forte!"
Rannek, insospettito, chiese all'amico:
"Puoi farmi vedere chi?"
"Certo."
Il mago appoggiò la mano sul volto dello spadaccino.
"Kagekiyo! E c'è anche il capo dei ninja!"
"Loro?! Qui?"
"Sembra di sì!"
“Magnifico!
Probabilmente sono andati alla fortezza! Sbrighiamoci! Dobbiamo
fermarli e
salvare gli abitanti!!”
“Giusto! Ha, e
grazie per le informazioni!” - ringraziò lo
stregone lanciando tre monete ai
banditi.
Quando il
gruppo si allontanò, il capo alzò la mano:
“Da domani si cambia mestiere!”
Passiamo ai ringraziamenti:
XBankotsu: Sono contento che ti
sia piaciuto, ho voluto far passare la descrizione da un personaggio
all'altro, e, come hai potuto vedere, sono comparsi i mercenar!
Contento?
XIllidan: Beh, per quei
due ci ho fatto un pensierino, dimostreranno la loro forza!
Ringrazio Carter_Farrel (che
poi sarebbe CaMbAbOy)
per aver messo la storia tra i preferiti!(ma dai, lascia un commentino!
Sigh sigh!
BUON
NATALE A TUTTI!
I tre banditi vengono dalla serie animata di Sandokan, dove subiscono la stessa sorte e un personaggio cita lo stesso proverbio. |