19
La nostra
normalità
La mattina seguente, Matt si svegliò
emergendo naturalmente dal dormiveglia. Si liberò lentamente
dalla stretta di Kelly, attendendo che si risistemasse ancora nel
sonno, prima di toccare il pavimento in punta di piedi. Sapeva che il
compagno non voleva essere svegliato durante il primo giorno libero, e
che se ci avesse provato lo avrebbe sentito grugnire di disappunto
tutto il giorno. Quindi cercò i propri vestiti, ponendo
attenzione nel fare meno rumore possibile. Trovò la t-shirt
ai piedi del letto e la infilò, uscendo e richiudendo piano
la porta. Quando fu in corridoio, liberò lo sbadiglio che
premeva per uscire dalle sue labbra, stirando i muscoli indolenziti di
braccia e collo.
Dopo una veloce sosta in bagno, scese la scala a chiocciola
con l'obiettivo di preparare la colazione per tutti e tre. Gli dava un
senso di familiarità quel gesto, che nel periodo di
convalescenza lo aveva aiutato a sentirsi utile.
Con il sorriso sulle labbra, percorse il salotto, fermandosi
di colpo quando vide una figura sconosciuta poggiata al bancone della
cucina.
Esalò un verso inesplicabile di sorpresa. La
ragazza lo guardò stupita, allargando gli occhi castani,
prima di sorridere per mostrare due fila di denti bianchi.
Massaggiò i capelli scuri, che in onde scompigliate le
ricadevano sulle spalle nude e sulla canotta verde.
«Buongiorno» disse Matt, lo stupore
ancora insito nel tono di voce.
«Buongiorno» rispose la ragazza,
allungando una mano. «Samantha, ma puoi chiamarmi Sam. Tu
devi essere...Kelly?»
Matt le strinse la mano, sfoderando il suo miglior sorriso
amichevole. «Matthew, ma devi chiamarmi Matt.»
Sam rise, poi afferrò la tazza con entrambe le
mani e assaporò la miscela. L'odore del caffé
invadeva lo spazio tra loro, colpendo le narici di Matt, bisognose di
quel sentore.
«Ce n'è ancora, se lo vuoi»
disse Sam, indicando il contenitore colmo di liquido.
Matt accennò un grazie e si servì.
Dopo il primo sorso, non poté che esalare un sospiro di
piacere. «Forte e nero, come piace a me. Non lo dire a Shay,
ma l'unico motivo per cui mi sveglio prima di lei è che il
suo caffé è terribile»
bisbigliò Matt.
«Oh, non lo so, ma ricorderò il tuo
consiglio.»
Matt le strizzò l'occhio, prima di aprire il
frigo e cercare l'impasto per pancackes che aveva preparato un paio di
giorni prima. Forse aveva solo bisogno di scusarsi per il grosso livido
sulla mascella di Kelly, o forse voleva sentirsi utile in qualche modo,
ma quella mattina aveva davvero bisogno di preparare una buona
colazione. Estrasse il contenitore e cominciò ad armeggiare
in cucina. Sam gli fece spazio, poggiandosi al lavello e bevendo dalla
sua tazza con lentezza.
«Quindi...» disse guardandolo versare
l'impasto nella padella calda. «Tu sei il ragazzo di Kelly,
giusto? Io e Leslie non abbiamo parlato molto stanotte, ma l'argomento
sembrava interessarle molto.»
«Sì, sono io» rispose Matt,
distogliendo lo sguardo dalla padella per rivolgerle un sorriso.
«E vivi qui?»
«Mmm...per ora, sì.»
«Per ora? Non ti sei, tipo, trasferito?»
«In realtà non proprio. La mia casa
è andata a fuoco, quindi...»
«Sul serio?» chiese Sam, incredula.
«Oh, dici sul serio...scusa, è
terribile.»
Matt scrollò le spalle, afferrando una paletta
per voltare i pancackes. «L'ho superata,
tranquilla» rispose sinceramente. Per allontanare il discorso
da sé, chiese: «Quindi tu e Shay vi siete
conosciute ieri?»
«Sì. Lei era con un'amica comune, in
questo club, e bhe...drink tira drink» disse Sam, concludendo
la frase con un sorriso che illuminò i caldi occhi castani.
Shay si svegliò in un letto vuoto.
Oltre le tende, il sole era già alto negli ultimi bagliori
del mattino, così splendido da costringerla a rotolare tra
le coperte per trovare rifugio. Ricordava vagamente come era giunta a
casa, ma non aveva certo cancellato dalla mente l'appassionante nottata
passata con Sam. Al pensiero, sorrise, perché se anche la
ragazza fosse uscita senza salutarla, in ogni caso un sano e appagante
sesso tra quasi sconosciute era sempre ristorante. Cercò di
non pensare che sarebbe stato davvero bello svegliarsi con un altro
corpo accanto, soprattutto se era di Samantha.
Sbadigliando rumorosamente, scese dal letto e
impiegò diversi minuti a ritrovare l'equilibrio.
Strisciò i piedi in corridoio, fermandosi quando
registrò che la porta della stanza di Kelly era socchiusa.
Ricordava dal suo ritorno che il divano in salotto era libero, quindi i
due dovevano aver fatto pace. Sentendo dei rumori dalla cucina,
immaginò che Matt fosse già sceso, quindi si
parò gli occhi con una mano e con l'altra bussò
alla porta. La aprì prima di ricevere risposta.
«Dimmi che sei vestito, e se non lo sei copriti
subito.»
La risata di Kelly, rude per il sonno, la
rasserenò all'istante. Tolse la mano dagli occhi e lo
trovò seduto sul letto, le lenzuola strette intorno al
bacino.
«Buongiorno» disse il moro,
massaggiandosi la nuca. Shay lo raggiunse e si sedette sul bordo del
letto, ringraziando mentalmente Matt, che aveva insistito
perché Kelly comprasse tende più spesse.
«È un buongiorno?»
indagò Shay, esaminandolo a fondo.
Kelly rise, abbandonando la schiena alla testiera del letto.
«Mmm...devo dedurre che avete fatto pace, o vi
siete dedicati al sesso arrabbiato che piace tanto a voi
ragazzi?»
«Ti sembra tanto assurdo che abbiamo solo parlato?»
chiese Kelly, inarcando le sopracciglia.
Shay scrollò le spalle e si chinò per
posargli un bacio sulla fronte. «Quel che ti pare, Kelly.
Basta che smettete di portare in giro le vostre nubi scure.»
Quando Kelly reclinò la testa, esponendo la macchia livida
poco distante dal mento, Shay esalò un gemito di sorpresa.
«Wow, pensavo non fossi così stupido da prenderlo
a pugni.»
Kelly tastò con le dita la propria mascella,
stringendo i denti contro il dolore. «Guarda che è
stato lui a colpirmi.»
«E tu non hai risposto?» chiese Shay
poco convinta.
«Non l'ho neanche sfiorato.»
«Wow...»
«Wow cosa?»
«Niente niente» disse Shay, allargando
il proprio sorriso. Gli diede una pacca sul braccio e si
chinò a bisbigliare: «Tienilo stretto, Kelly,
perché se riesce a domarti così, conviene a tutti
che ti stia intorno il più a lungo possibile.»
Fece per alzarsi, ma Kelly le afferrò un polso,
costringendola a restare.
Shay guardò prima lui, poi le dita intorno al suo
polso, e ancora il suo amico. Sembrava sul punto di dire qualcosa e lei
sapeva che l'unica cosa che potesse fare per incoraggiarlo era
attendere. Alla fine, Kelly sciolse la presa sul suo polso e
sospirò.
«Non avrei mai pensato che una relazione fosse
così complicata» disse in un lamento.
Shay roteò gli occhi. «Sul serio?
Kelly, l'ultima relazione che hai avuto, e che si può
davvero chiamare relazione, non è andata proprio
bene.»
«Già, è questo il problema.
Non pensavo di cascarci di nuovo. Però...ora è
diverso.»
«Perché è Casey.»
«Perché è Casey»
confermò Kelly, risistemandosi sul materasso e sporgendosi
verso di lei, in modo da non dover alzare la voce. «Voglio
dire, il sesso è davvero fantastico, tutta questa storia di
forza e potere e lotta, davvero fantastico» disse
entusiasmandosi, prima che la voce tornasse a una strana inquietudine.
«Ma quando arrivano i problemi... Io non sono sicuro di
sapere come gestirli.»
Shay non era certa di riuscire a reggere quel discorso prima
di due tazze di caffé, ma gli occhi di Kelly,
così vivi e bisognosi, la spinsero a concentrarsi. Sapeva
che quella poteva essere l'ultima volta che lui le proponeva quel tipo
di fragilità, quindi sospirò e gli
poggiò una mano sul braccio nudo.
«Ascolta, se foste qualunque altra coppia vi direi
di mollare tutto.»
«Oh, grandioso» si lamentò
Kelly.
«Aspetta» lo interruppe. «Ho
detto se foste qualunque altra coppia, ma siete voi due, e davvero
funzionate. Non so come sia possibile, perché siete gli
opposti, eppure siete in molte cose identici. Due cocciuti identici.
Non ti ho mai visto così felice, così te stesso.
Quindi, non rovinare tutto perché hai paura di non essere
all'altezza. Smettila di chiederti quello che devi fare, fallo e basta.
Funzionerà.»
Kelly annuì di riflesso, poi le rivolse un ghigno
che lei riconobbe subito come canzonatorio. «Stai diventando
tenera, Leslie Shay?»
La bionda gli diede uno schiaffo sul petto e si
alzò. «Guardati allo specchio, Kelly
Severide.»
Kelly la guardò avviarsi alla porta, e la
richiamò. «Tu stai bene, Shay?»
Lei sorrise in quel modo che per Kelly voleva dire solo una
cosa: sano e disimpegnato sesso con sconosciute.
«Benissimo» rispose, prima di uscire.
Kelly si stese e lasciò alle sue labbra la
possibilità di esprimere un sorriso intimo e sincero. Forse
Leslie aveva ragione, forse loro erano destinati a funzionare, in un
modo o nell'altro. Malgrado tutti gli incidenti nel loro percorso, non
erano mai usciti dalle rispettive orbite, gravitando in cerca di una
collusione. Alla fine era giunta, ed era stato come tornare a
respirare, riemergere dall'acqua e trovare lo spazio per rilassarsi e
dire "ci sono, finalmente."
«Caffé!» urlò Shay,
emergendo dalle scale con due pesanti borse sotto gli occhi e i capelli
scompigliati intorno al viso pallido.
«Buongiorno» risposero all'uninoso Matt
e Sam, prima di lanciarsi uno sguardo divertito.
Shay mugugnò una risposta e si bloccò
quando vide Sam. Nascose un sorriso dietro un altro sbadiglio,
raggiungendola e baciandola, prima di recuperare una tazza e riempirla
di caffé. Squadrò i due, seguendo con lo sguardo
il biondo che disponeva su un piatto i pancackes ormai pronti.
«Non avete parlato di me, vero?»
«Nah...» rispose Matt.
Shay scrollò le spalle e, al quinto sorso di
caffé, riprese lucidità e si chinò su
Matt. «Il tuo orso bruno di sopra ti cerca. Meglio che muovi
il culo.»
Matt le lanciò un'occhiata stupita, ammonendola
per la pessima scelta di parole, ma davanti al suo sorriso non
poté far altro che ghignare. Versò in una tazza
del caffé, aggiungendo abbastanza zucchero da far cominciare
bene la giornata del compagno. Con le due tazze in bilico in una mano,
si voltò e sorrise a Sam. «Bello averti
conosciuta.»
Sam alzò la tazza e sorrise in saluto.
«Tienila» bisbigliò Matt
all'orecchio di Shay. «Sa fare un ottimo
caffé.»
Si dileguò prima che la bionda potesse
rispondere, salendo le scale con attenzione per non rovesciare il
contenuto delle tazze.
Come previsto, Kelly era ancora a letto, le braccia dietro
la nuca e uno strano sorriso sul volto. Matt gli lanciò un
cenno del capo, poggiando le due tazze sul comodino.
«Hai intenzione di alzarti prima o poi?»
Kelly fece una smorfia, afferrandogli il polso e attirandolo
in un bacio. Da un semplice buongiorno, il gesto si
trasformò in un incontro caldo e bisognoso, mentre Kelly gli
afferrava la nuca e lo attirava a letto. Matt si ritrovò con
la schiena premuta contro il materasso e il petto spinto contro quello
del compagno. Quando si staccarono in cerca d'aria, Matt
infilò la mano nei boxer di Kelly, compiacendosi del breve
gemito trattenuto a stento.
«Qualcuno è già bello
sveglio» sussurrò sulle sue labbra, massaggiandolo
con lentezza.
Il moro si morse il labbro, rotolando di schiena e
aggrappandosi alle braccia di Matt per portarlo su di sé.
Afferrò il polso del biondo, portandogli la mano
sull'elastico dei boxer.
«Vuoi prendermi subito o vuoi un invito
scritto?» grugnì Kelly al suo orecchio, la voce
arrochita dal desiderio in quella tonalità calda che
riusciva a sciogliere ogni ragione in Matt. Il biondo cercò
di mantenere il proprio respiro sotto controllo e di non dargli a
vedere quanto lo volesse in quel momento.
«Sei sicuro?»
Kelly gli baciò il collo, mormorando sulla sua
pelle: «Smettila di fare domande idiote.»
La risata di Matt fu soffocata da un rabbioso bacio. Quando
riuscì a staccarsi dalla presa di Kelly sulla sua nuca, gli
sfilò velocemente i boxer, prima di afferrare il tubo di
lubrificante sul comodino, abbandonato tra la lampada e le tazze di
caffé.
Matt aveva cominciato a lamentarsi del fatto che
loro non facevano nulla di normale, quindi Kelly si era ritrovato a
spendere metà del suo giorno libero concedendosi al lusso
delle cose da coppie normali. Avevano pranzato con tacos e bibite
gassate lungo il fiume, camminato per le strade del centro con scarsa
attenzione per le vetrine, riuscendo a comprare appena qualche maglia
nuova per Matt -il cui spazio nell'armadio cominciava pericolosamente a
mischiarsi con quello di Kelly. Alla fine erano approdati a un piccolo
parco, per godere degli ultimi raggi solari.
Non avevano con sé un telo o una coperta, ma Matt
non esitò a togliersi le scarpe e stendersi nell'erba
riscaldata da una delle rare buone giornate di Chicago. Kelly ne rise,
ma lo imitò, le braccia dietro la nuca e le ginocchia
sollevate.
«Questa è la cosa più gay
che mi hai fatto fare oggi» disse, strizzando gli occhi
contro un raggio che penetrava tra le foglie.
Matt rise e Kelly voltò la testa per osservarlo.
Le foglie ondeggiavano in piccole ombre sul suo volto, dove la pelle
sembrava più pallida nel contrasto. La piccola cicatrice
sulla fronte biancheggiava, appena coperta da un ciuffo di capelli che
ricresceva velocemente. Le ciglia sembravano dorarsi della stessa
tonalità del sole, facendo apparire gli occhi di un colore
molto vicino a quello del mare. Kelly sorrise, perché era
troppo bello, in quell'esatto momento, per non essere baciato. Si
sporse, reggendosi su un gomito, e poggiò le proprie labbra
sulle sue. Matt rimase sorpreso, assorto com'era nell'esplorazione
delle nuvole, ma quando il calore si dissipò sul suo volto,
rispose al bacio con la solita passione. Kelly si staccò,
assorbendo l'effetto della propria ombra sul suo viso. Gli occhi
spalancati lo guardavano con la stessa nuda e cruda
sincerità che così raramente mostrava in
pubblico. Matt era il controllo impersonato, eppure in momenti come
quello, così come nelle spire di un incendio tremendo,
rivelava tutta la sua natura: forte, impetuosa, vera.
Istintivamente, si morse il labro inferiore, carezzandogli
il collo e saggiando la pelle accaldata.
Matt strinse tra le dita il tessuto della sua t-shirt,
all'altezza del petto, e lo attirò a sé.
«Questo
è decisamente gay» sussurrò sulle sue
labbra.
Kelly fece scivolare le dita sul suo collo, stringendolo e
mormorando: «Oh, per una volta, taci» prima di
baciarlo ancora.
Rimasero stesi l'uno accanto all'altro, i gomiti che si
toccavano, mentre il sole scendeva oltre le cime degli alberi e dei
palazzi intorno al parco. L'erba cominciava a raffreddarsi, la terra
che rilasciava piano il calore, mentre un lieve venticello frusciava
tra le foglie.
Fu nel silenzio lasciato dall'ultima lieve conversazione,
che Matt disse: «Credo dovrei trovarmi un casa mia.»
Kelly non riuscì a impedirsi una smorfia, ma non
diede a vedere il proprio stupore, limitandosi a reclinare di lato la
testa. «Se vuoi.»
«Fai sempre finta che non t'importi»
brontolò Matt, ma il suo tono era abbastanza leggero da non
irritarlo. Accettava quella recita come parte della
caparbietà e dell'orgoglio dell'altro, e poteva capirla
bene. «Abbiamo troppo spesso turni accavallati, e quando non
stiamo insieme sul lavoro, lo siamo a casa. Ovviamente Boden non ci
cambierà i turni senza volere spiegazioni, quindi l'unica
cosa logica da fare è che mi trasferisca.»
«Cambieresti sul serio turno?»
«No» ammise Matt, guardandolo e
sorridendo. «Voglio lavorare con il meglio che
c'è.»
Kelly ghignò al velato complimento, mentre Matt
rotolava su un fianco e si sollevava sul gomito.
«Sono serio, Kel. Siamo insieme quasi
ventiquattrore su ventiquattro. È bello, davvero, ma forse
è...troppo.»
Matt si morse il labbro per reprimere la voce che gli urlava
di non affrontare quell'argomento. Lui voleva dannatamente ogni ora di
ogni giorno con Kelly.
Mille anni, o
anche solo un secondo.
La voce di Andy, malgrado il tempo trascorso, gli
riverberava chiara in mente. Sembrava passata una vita da quando aveva
avuto quella sorta di allucinazione, ma era stata così viva
da rimanere impressa. Guardò Kelly e pensò a
tutto ciò che da quel giorno terribile aveva conquistato, a
quanto impossibile allora gli sembrasse quello che ora era la sua
quotidianità, la sua normalità.
Ma sapeva, nella sua parte razionale, che la loro storia era
cominciata come una corsa, e se non avesse fatto nulla per rallentarla
sarebbero finiti per collidere e disgregarsi.
Attese con ansia una risposta, che arrivò quando
Kelly si sollevò sugli avambracci e annuì.
«Okay» disse solo.
«Okay?»
«Se proprio tu vuoi rallentare, allora vuol dire
che sul serio è meglio farlo.»
«Da quando mi ascolti senza protestare?»
scherzò Matt. Si rese conto che segretamente aveva sperato
che Kelly gli ridesse in faccia, dicendogli che era una stronzata, che
non avevano bisogno di un freno. Solo in quel momento riuscì
a ruotare la tavola e vedere quanto l'intera situazione spaventasse
Kelly, tanto quanto lui.
«Senti, io voglio usare ogni giorno, ma mi conosco
e so che tendo a...spremere la relazione fino all'osso. E poi hai
ragione, siamo sempre insieme, finiremo per-»
«Autodistruggerci?»
«Già, qualcosa del genere»
disse Kelly con un lieve sorriso. «Senza contare che prima o
poi dovrai tornare alle tue costruzioni, e il mio appartamento
è delicato, non voglio che sporchi tutto in giro o rovini
qualcosa. Shay mi ammazzerebbe.»
Matt rise, immaginando il pregiato appartamento rovinato dai
suoi attrezzi e dai lavori.
Quando ormai l'aria era troppo fredda e buia per essere
goduta, si alzararono e tornarono all'auto.
«Hai già trovato un
terapista?» chiese Kelly a bruciapelo, aprendo lo sportello
del conducente.
«Ho in mente qualcuno» rispose Matt,
sistemandosi sul sedile.
«Okay, bene.»
«Hey, non ci sto ripensando» lo
rassicurò, guardandolo negli occhi. «Domani lo
chiamo.»
Kelly si sporse a baciarlo, sorridendo sulle sue labbra,
prima di infilare la chiave nell'accensione.
Matt guardava la città correre oltre i
finestrini, mentre lo stereo emanava una melodia soffice e le sue dita
si intrecciavano a quelle di Kelly sul cambio. Si sentì
rilassato e in pace con se stesso, perché ogni cosa sembrava
aver trovato il suo posto e un nuovo concetto di normalità
sorgeva oltre le curve del suo mondo.
Per la prima volta in troppo tempo, ebbe la chiara e
innegabile sensazione che ogni cosa si sarebbe sistemata. E per la
prima volta nella sua vita, sentì di non essere solo nella
sua battaglia.
Avrebbe cercato un nuovo appartamento, che sarebbe tornato
ad essere il suo spazio, un luogo che avrebbe condiviso con Kelly ogni
volta che la solitudine avesse bussato alle sue porte. Certo, lo
avrebbe cercato. Forse non domani, e nemmeno il giorno dopo, ma prima o
poi.
Con in mente questo blando obiettivo, reclinò la
testa contro il sedile e si ritrovò a scivolare nel sonno,
cullato dall'odore di Kelly.
Note: Hi, guys! Scusate
il tremendo ritardo, è stata una settimana rocambolesca e
la prossima non sarà più tranquilla, ma
cercherò di essere più presente.
Questo
capitolo è, come da titolo, una sorta di quadro di un giorno
qualunque nella nuova vita di Casey e Severide, e al contempo una sorta
di modo per rallentare un attimo prima di ciò che
verrà...
Vi ringrazio
come al solito della presenza, spero di avere tempo per ringraziarvi
individualmente. I vostri consigli e le vostre analisi mi sono molto
utili, davvero.
Alla prossima,
Ax.
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