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Autore: AlexEinfall    20/04/2015    3 recensioni
[Casey/Severide] Prima mia long-fic su questa coppia, che credo abbia un grosso potenziale.
Severide affronta Casey circa il suo comportamento sconsiderato, ma le cose non vanno mai come ci si aspetta. Questo è l'inizio di qualcosa oppure le resistenze e l'antico astio ostacoleranno la loro strada?
Un giorno qualunque alla Caserma 51 è destinato a cambiare ogni cosa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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19
La nostra normalità
 


   La mattina seguente, Matt si svegliò emergendo naturalmente dal dormiveglia. Si liberò lentamente dalla stretta di Kelly, attendendo che si risistemasse ancora nel sonno, prima di toccare il pavimento in punta di piedi. Sapeva che il compagno non voleva essere svegliato durante il primo giorno libero, e che se ci avesse provato lo avrebbe sentito grugnire di disappunto tutto il giorno. Quindi cercò i propri vestiti, ponendo attenzione nel fare meno rumore possibile. Trovò la t-shirt ai piedi del letto e la infilò, uscendo e richiudendo piano la porta. Quando fu in corridoio, liberò lo sbadiglio che premeva per uscire dalle sue labbra, stirando i muscoli indolenziti di braccia e collo.
  Dopo una veloce sosta in bagno, scese la scala a chiocciola con l'obiettivo di preparare la colazione per tutti e tre. Gli dava un senso di familiarità quel gesto, che nel periodo di convalescenza lo aveva aiutato a sentirsi utile.
  Con il sorriso sulle labbra, percorse il salotto, fermandosi di colpo quando vide una figura sconosciuta poggiata al bancone della cucina.
  Esalò un verso inesplicabile di sorpresa. La ragazza lo guardò stupita, allargando gli occhi castani, prima di sorridere per mostrare due fila di denti bianchi. Massaggiò i capelli scuri, che in onde scompigliate le ricadevano sulle spalle nude e sulla canotta verde.
  «Buongiorno» disse Matt, lo stupore ancora insito nel tono di voce.
  «Buongiorno» rispose la ragazza, allungando una mano. «Samantha, ma puoi chiamarmi Sam. Tu devi essere...Kelly?»
  Matt le strinse la mano, sfoderando il suo miglior sorriso amichevole. «Matthew, ma devi chiamarmi Matt.»
  Sam rise, poi afferrò la tazza con entrambe le mani e assaporò la miscela. L'odore del caffé invadeva lo spazio tra loro, colpendo le narici di Matt, bisognose di quel sentore.
  «Ce n'è ancora, se lo vuoi» disse Sam, indicando il contenitore colmo di liquido.
  Matt accennò un grazie e si servì. Dopo il primo sorso, non poté che esalare un sospiro di piacere. «Forte e nero, come piace a me. Non lo dire a Shay, ma l'unico motivo per cui mi sveglio prima di lei è che il suo caffé è terribile» bisbigliò Matt.
  «Oh, non lo so, ma ricorderò il tuo consiglio.»
  Matt le strizzò l'occhio, prima di aprire il frigo e cercare l'impasto per pancackes che aveva preparato un paio di giorni prima. Forse aveva solo bisogno di scusarsi per il grosso livido sulla mascella di Kelly, o forse voleva sentirsi utile in qualche modo, ma quella mattina aveva davvero bisogno di preparare una buona colazione. Estrasse il contenitore e cominciò ad armeggiare in cucina. Sam gli fece spazio, poggiandosi al lavello e bevendo dalla sua tazza con lentezza.
  «Quindi...» disse guardandolo versare l'impasto nella padella calda. «Tu sei il ragazzo di Kelly, giusto? Io e Leslie non abbiamo parlato molto stanotte, ma l'argomento sembrava interessarle molto.»
  «Sì, sono io» rispose Matt, distogliendo lo sguardo dalla padella per rivolgerle un sorriso.
  «E vivi qui?»
  «Mmm...per ora, sì.»
  «Per ora? Non ti sei, tipo, trasferito?»
  «In realtà non proprio. La mia casa è andata a fuoco, quindi...»
  «Sul serio?» chiese Sam, incredula. «Oh, dici sul serio...scusa, è terribile.»
  Matt scrollò le spalle, afferrando una paletta per voltare i pancackes. «L'ho superata, tranquilla» rispose sinceramente. Per allontanare il discorso da sé, chiese: «Quindi tu e Shay vi siete conosciute ieri?»
  «Sì. Lei era con un'amica comune, in questo club, e bhe...drink tira drink» disse Sam, concludendo la frase con un sorriso che illuminò i caldi occhi castani.

 
   Shay si svegliò in un letto vuoto. Oltre le tende, il sole era già alto negli ultimi bagliori del mattino, così splendido da costringerla a rotolare tra le coperte per trovare rifugio. Ricordava vagamente come era giunta a casa, ma non aveva certo cancellato dalla mente l'appassionante nottata passata con Sam. Al pensiero, sorrise, perché se anche la ragazza fosse uscita senza salutarla, in ogni caso un sano e appagante sesso tra quasi sconosciute era sempre ristorante. Cercò di non pensare che sarebbe stato davvero bello svegliarsi con un altro corpo accanto, soprattutto se era di Samantha.
  Sbadigliando rumorosamente, scese dal letto e impiegò diversi minuti a ritrovare l'equilibrio. Strisciò i piedi in corridoio, fermandosi quando registrò che la porta della stanza di Kelly era socchiusa. Ricordava dal suo ritorno che il divano in salotto era libero, quindi i due dovevano aver fatto pace. Sentendo dei rumori dalla cucina, immaginò che Matt fosse già sceso, quindi si parò gli occhi con una mano e con l'altra bussò alla porta. La aprì prima di ricevere risposta.
  «Dimmi che sei vestito, e se non lo sei copriti subito.»
  La risata di Kelly, rude per il sonno, la rasserenò all'istante. Tolse la mano dagli occhi e lo trovò seduto sul letto, le lenzuola strette intorno al bacino.
  «Buongiorno» disse il moro, massaggiandosi la nuca. Shay lo raggiunse e si sedette sul bordo del letto, ringraziando mentalmente Matt, che aveva insistito perché Kelly comprasse tende più spesse.
  «È un buongiorno?» indagò Shay, esaminandolo a fondo.
  Kelly rise, abbandonando la schiena alla testiera del letto.
  «Mmm...devo dedurre che avete fatto pace, o vi siete dedicati al sesso arrabbiato che piace tanto a voi ragazzi?»
  «Ti sembra tanto assurdo che abbiamo solo parlato?» chiese Kelly, inarcando le sopracciglia.
  Shay scrollò le spalle e si chinò per posargli un bacio sulla fronte. «Quel che ti pare, Kelly. Basta che smettete di portare in giro le vostre nubi scure.» Quando Kelly reclinò la testa, esponendo la macchia livida poco distante dal mento, Shay esalò un gemito di sorpresa. «Wow, pensavo non fossi così stupido da prenderlo a pugni.»
  Kelly tastò con le dita la propria mascella, stringendo i denti contro il dolore. «Guarda che è stato lui a colpirmi.»
  «E tu non hai risposto?» chiese Shay poco convinta.
  «Non l'ho neanche sfiorato.»
  «Wow...»
  «Wow cosa?»
  «Niente niente» disse Shay, allargando il proprio sorriso. Gli diede una pacca sul braccio e si chinò a bisbigliare: «Tienilo stretto, Kelly, perché se riesce a domarti così, conviene a tutti che ti stia intorno il più a lungo possibile.»
  Fece per alzarsi, ma Kelly le afferrò un polso, costringendola a restare.
  Shay guardò prima lui, poi le dita intorno al suo polso, e ancora il suo amico. Sembrava sul punto di dire qualcosa e lei sapeva che l'unica cosa che potesse fare per incoraggiarlo era attendere. Alla fine, Kelly sciolse la presa sul suo polso e sospirò.
  «Non avrei mai pensato che una relazione fosse così complicata» disse in un lamento.
  Shay roteò gli occhi. «Sul serio? Kelly, l'ultima relazione che hai avuto, e che si può davvero chiamare relazione, non è andata proprio bene.»
  «Già, è questo il problema. Non pensavo di cascarci di nuovo. Però...ora è diverso.»
  «Perché è Casey.»
  «Perché è Casey» confermò Kelly, risistemandosi sul materasso e sporgendosi verso di lei, in modo da non dover alzare la voce. «Voglio dire, il sesso è davvero fantastico, tutta questa storia di forza e potere e lotta, davvero fantastico» disse entusiasmandosi, prima che la voce tornasse a una strana inquietudine. «Ma quando arrivano i problemi... Io non sono sicuro di sapere come gestirli.»
  Shay non era certa di riuscire a reggere quel discorso prima di due tazze di caffé, ma gli occhi di Kelly, così vivi e bisognosi, la spinsero a concentrarsi. Sapeva che quella poteva essere l'ultima volta che lui le proponeva quel tipo di fragilità, quindi sospirò e gli poggiò una mano sul braccio nudo.
  «Ascolta, se foste qualunque altra coppia vi direi di mollare tutto.»
  «Oh, grandioso» si lamentò Kelly.
  «Aspetta» lo interruppe. «Ho detto se foste qualunque altra coppia, ma siete voi due, e davvero funzionate. Non so come sia possibile, perché siete gli opposti, eppure siete in molte cose identici. Due cocciuti identici. Non ti ho mai visto così felice, così te stesso. Quindi, non rovinare tutto perché hai paura di non essere all'altezza. Smettila di chiederti quello che devi fare, fallo e basta. Funzionerà.»
  Kelly annuì di riflesso, poi le rivolse un ghigno che lei riconobbe subito come canzonatorio. «Stai diventando tenera, Leslie Shay?»
  La bionda gli diede uno schiaffo sul petto e si alzò. «Guardati allo specchio, Kelly Severide.»
  Kelly la guardò avviarsi alla porta, e la richiamò. «Tu stai bene, Shay?»
  Lei sorrise in quel modo che per Kelly voleva dire solo una cosa: sano e disimpegnato sesso con sconosciute.
  «Benissimo» rispose, prima di uscire.
  Kelly si stese e lasciò alle sue labbra la possibilità di esprimere un sorriso intimo e sincero. Forse Leslie aveva ragione, forse loro erano destinati a funzionare, in un modo o nell'altro. Malgrado tutti gli incidenti nel loro percorso, non erano mai usciti dalle rispettive orbite, gravitando in cerca di una collusione. Alla fine era giunta, ed era stato come tornare a respirare, riemergere dall'acqua e trovare lo spazio per rilassarsi e dire "ci sono, finalmente."
   
 
 «Caffé!» urlò Shay, emergendo dalle scale con due pesanti borse sotto gli occhi e i capelli scompigliati intorno al viso pallido.
  «Buongiorno» risposero all'uninoso Matt e Sam, prima di lanciarsi uno sguardo divertito.
  Shay mugugnò una risposta e si bloccò quando vide Sam. Nascose un sorriso dietro un altro sbadiglio, raggiungendola e baciandola, prima di recuperare una tazza e riempirla di caffé. Squadrò i due, seguendo con lo sguardo il biondo che disponeva su un piatto i pancackes ormai pronti.
  «Non avete parlato di me, vero?»
  «Nah...» rispose Matt.
  Shay scrollò le spalle e, al quinto sorso di caffé, riprese lucidità e si chinò su Matt. «Il tuo orso bruno di sopra ti cerca. Meglio che muovi il culo.»
  Matt le lanciò un'occhiata stupita, ammonendola per la pessima scelta di parole, ma davanti al suo sorriso non poté far altro che ghignare. Versò in una tazza del caffé, aggiungendo abbastanza zucchero da far cominciare bene la giornata del compagno. Con le due tazze in bilico in una mano, si voltò e sorrise a Sam. «Bello averti conosciuta.»
  Sam alzò la tazza e sorrise in saluto.
  «Tienila» bisbigliò Matt all'orecchio di Shay. «Sa fare un ottimo caffé.»
  Si dileguò prima che la bionda potesse rispondere, salendo le scale con attenzione per non rovesciare il contenuto delle tazze.
  Come previsto, Kelly era ancora a letto, le braccia dietro la nuca e uno strano sorriso sul volto. Matt gli lanciò un cenno del capo, poggiando le due tazze sul comodino.
  «Hai intenzione di alzarti prima o poi?»
  Kelly fece una smorfia, afferrandogli il polso e attirandolo in un bacio. Da un semplice buongiorno, il gesto si trasformò in un incontro caldo e bisognoso, mentre Kelly gli afferrava la nuca e lo attirava a letto. Matt si ritrovò con la schiena premuta contro il materasso e il petto spinto contro quello del compagno. Quando si staccarono in cerca d'aria, Matt infilò la mano nei boxer di Kelly, compiacendosi del breve gemito trattenuto a stento.
  «Qualcuno è già bello sveglio» sussurrò sulle sue labbra, massaggiandolo con lentezza.
  Il moro si morse il labbro, rotolando di schiena e aggrappandosi alle braccia di Matt per portarlo su di sé. Afferrò il polso del biondo, portandogli la mano sull'elastico dei boxer.
  «Vuoi prendermi subito o vuoi un invito scritto?» grugnì Kelly al suo orecchio, la voce arrochita dal desiderio in quella tonalità calda che riusciva a sciogliere ogni ragione in Matt. Il biondo cercò di mantenere il proprio respiro sotto controllo e di non dargli a vedere quanto lo volesse in quel momento.
 «Sei sicuro?»
  Kelly gli baciò il collo, mormorando sulla sua pelle: «Smettila di fare domande idiote.»
  La risata di Matt fu soffocata da un rabbioso bacio. Quando riuscì a staccarsi dalla presa di Kelly sulla sua nuca, gli sfilò velocemente i boxer, prima di afferrare il tubo di lubrificante sul comodino, abbandonato tra la lampada e le tazze di caffé.





   Matt aveva cominciato a lamentarsi del fatto che loro non facevano nulla di normale, quindi Kelly si era ritrovato a spendere metà del suo giorno libero concedendosi al lusso delle cose da coppie normali. Avevano pranzato con tacos e bibite gassate lungo il fiume, camminato per le strade del centro con scarsa attenzione per le vetrine, riuscendo a comprare appena qualche maglia nuova per Matt -il cui spazio nell'armadio cominciava pericolosamente a mischiarsi con quello di Kelly. Alla fine erano approdati a un piccolo parco, per godere degli ultimi raggi solari.
  Non avevano con sé un telo o una coperta, ma Matt non esitò a togliersi le scarpe e stendersi nell'erba riscaldata da una delle rare buone giornate di Chicago. Kelly ne rise, ma lo imitò, le braccia dietro la nuca e le ginocchia sollevate.
  «Questa è la cosa più gay che mi hai fatto fare oggi» disse, strizzando gli occhi contro un raggio che penetrava tra le foglie.
  Matt rise e Kelly voltò la testa per osservarlo. Le foglie ondeggiavano in piccole ombre sul suo volto, dove la pelle sembrava più pallida nel contrasto. La piccola cicatrice sulla fronte biancheggiava, appena coperta da un ciuffo di capelli che ricresceva velocemente. Le ciglia sembravano dorarsi della stessa tonalità del sole, facendo apparire gli occhi di un colore molto vicino a quello del mare. Kelly sorrise, perché era troppo bello, in quell'esatto momento, per non essere baciato. Si sporse, reggendosi su un gomito, e poggiò le proprie labbra sulle sue. Matt rimase sorpreso, assorto com'era nell'esplorazione delle nuvole, ma quando il calore si dissipò sul suo volto, rispose al bacio con la solita passione. Kelly si staccò, assorbendo l'effetto della propria ombra sul suo viso. Gli occhi spalancati lo guardavano con la stessa nuda e cruda sincerità che così raramente mostrava in pubblico. Matt era il controllo impersonato, eppure in momenti come quello, così come nelle spire di un incendio tremendo, rivelava tutta la sua natura: forte, impetuosa, vera.
  Istintivamente, si morse il labro inferiore, carezzandogli il collo e saggiando la pelle accaldata.
  Matt strinse tra le dita il tessuto della sua t-shirt, all'altezza del petto, e lo attirò a sé.
  «Questo è decisamente gay» sussurrò sulle sue labbra.
  Kelly fece scivolare le dita sul suo collo, stringendolo e mormorando: «Oh, per una volta, taci» prima di baciarlo ancora.
  Rimasero stesi l'uno accanto all'altro, i gomiti che si toccavano, mentre il sole scendeva oltre le cime degli alberi e dei palazzi intorno al parco. L'erba cominciava a raffreddarsi, la terra che rilasciava piano il calore, mentre un lieve venticello frusciava tra le foglie.
  Fu nel silenzio lasciato dall'ultima lieve conversazione, che Matt disse: «Credo dovrei trovarmi un casa mia.»
  Kelly non riuscì a impedirsi una smorfia, ma non diede a vedere il proprio stupore, limitandosi a reclinare di lato la testa. «Se vuoi.»
  «Fai sempre finta che non t'importi» brontolò Matt, ma il suo tono era abbastanza leggero da non irritarlo. Accettava quella recita come parte della caparbietà e dell'orgoglio dell'altro, e poteva capirla bene. «Abbiamo troppo spesso turni accavallati, e quando non stiamo insieme sul lavoro, lo siamo a casa. Ovviamente Boden non ci cambierà i turni senza volere spiegazioni, quindi l'unica cosa logica da fare è che mi trasferisca.»
  «Cambieresti sul serio turno?»
  «No» ammise Matt, guardandolo e sorridendo. «Voglio lavorare con il meglio che c'è.»
  Kelly ghignò al velato complimento, mentre Matt rotolava su un fianco e si sollevava sul gomito.
  «Sono serio, Kel. Siamo insieme quasi ventiquattrore su ventiquattro. È bello, davvero, ma forse è...troppo.»
  Matt si morse il labbro per reprimere la voce che gli urlava di non affrontare quell'argomento. Lui voleva dannatamente ogni ora di ogni giorno con Kelly.
  Mille anni, o anche solo un secondo.
  La voce di Andy, malgrado il tempo trascorso, gli riverberava chiara in mente. Sembrava passata una vita da quando aveva avuto quella sorta di allucinazione, ma era stata così viva da rimanere impressa. Guardò Kelly e pensò a tutto ciò che da quel giorno terribile aveva conquistato, a quanto impossibile allora gli sembrasse quello che ora era la sua quotidianità, la sua normalità.
 Ma sapeva, nella sua parte razionale, che la loro storia era cominciata come una corsa, e se non avesse fatto nulla per rallentarla sarebbero finiti per collidere e disgregarsi.
 Attese con ansia una risposta, che arrivò quando Kelly si sollevò sugli avambracci e annuì. «Okay» disse solo.
 «Okay?»
 «Se proprio tu vuoi rallentare, allora vuol dire che sul serio è meglio farlo.»
 «Da quando mi ascolti senza protestare?» scherzò Matt. Si rese conto che segretamente aveva sperato che Kelly gli ridesse in faccia, dicendogli che era una stronzata, che non avevano bisogno di un freno. Solo in quel momento riuscì a ruotare la tavola e vedere quanto l'intera situazione spaventasse Kelly, tanto quanto lui.
  «Senti, io voglio usare ogni giorno, ma mi conosco e so che tendo a...spremere la relazione fino all'osso. E poi hai ragione, siamo sempre insieme, finiremo per-»
  «Autodistruggerci?»
  «Già, qualcosa del genere» disse Kelly con un lieve sorriso. «Senza contare che prima o poi dovrai tornare alle tue costruzioni, e il mio appartamento è delicato, non voglio che sporchi tutto in giro o rovini qualcosa. Shay mi ammazzerebbe.»
  Matt rise, immaginando il pregiato appartamento rovinato dai suoi attrezzi e dai lavori.
  Quando ormai l'aria era troppo fredda e buia per essere goduta, si alzararono e tornarono all'auto.
  «Hai già trovato un terapista?» chiese Kelly a bruciapelo, aprendo lo sportello del conducente.
  «Ho in mente qualcuno» rispose Matt, sistemandosi sul sedile.
  «Okay, bene.»
  «Hey, non ci sto ripensando» lo rassicurò, guardandolo negli occhi. «Domani lo chiamo.»
  Kelly si sporse a baciarlo, sorridendo sulle sue labbra, prima di infilare la chiave nell'accensione.
  Matt guardava la città correre oltre i finestrini, mentre lo stereo emanava una melodia soffice e le sue dita si intrecciavano a quelle di Kelly sul cambio. Si sentì rilassato e in pace con se stesso, perché ogni cosa sembrava aver trovato il suo posto e un nuovo concetto di normalità sorgeva oltre le curve del suo mondo.
  Per la prima volta in troppo tempo, ebbe la chiara e innegabile sensazione che ogni cosa si sarebbe sistemata. E per la prima volta nella sua vita, sentì di non essere solo nella sua battaglia.
  Avrebbe cercato un nuovo appartamento, che sarebbe tornato ad essere il suo spazio, un luogo che avrebbe condiviso con Kelly ogni volta che la solitudine avesse bussato alle sue porte. Certo, lo avrebbe cercato. Forse non domani, e nemmeno il giorno dopo, ma prima o poi.
  Con in mente questo blando obiettivo, reclinò la testa contro il sedile e si ritrovò a scivolare nel sonno, cullato dall'odore di Kelly.








Note: Hi, guys! Scusate il tremendo ritardo, è stata una settimana rocambolesca e la prossima non sarà più tranquilla, ma cercherò di essere più presente.
  Questo capitolo è, come da titolo, una sorta di quadro di un giorno qualunque nella nuova vita di Casey e Severide, e al contempo una sorta di modo per rallentare un attimo prima di ciò che verrà...
  Vi ringrazio come al solito della presenza, spero di avere tempo per ringraziarvi individualmente. I vostri consigli e le vostre analisi mi sono molto utili, davvero.
 Alla prossima,
  Ax.
  
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