Capitolo
XVIII
Elsa
non sapeva cosa fosse il freddo. A dire la verità, aveva
sempre cercato di immaginare quella sensazione ma, quando era
piccola, non se ne preoccupava più di tanto. Eppure, mentre
era rannicchiata a terra sotto la finestra del piccolo appartamento
in cui viveva, le sembrò di capire perfettamente cosa si
provasse: delle affilate lame invisibili le trapassavano il cuore,
facendolo a pezzi e lasciando nel suo corpo un senso di vuoto e gelo
che le impediva muoversi, che le impediva di respirare.
Da
quando era tornata lì, non si era più mossa: la schiena
era poggiata al muro, con le braccia abbracciava le gambe che erano
piegate e la sua testa era china verso il basso, gli occhi chiusi. Il
suo corpo era scosso dai singhiozzi e le mani erano strette a pugno,
le nocche bianche per lo sforzo; non aveva alzato lo sguardo da
quando aveva iniziato a piangere, perché sapeva che cosa
avrebbe trovato.
Ghiaccio.
Ancora
una volta nella sua breve vita, era circondata dal simbolo della
forza, ma che allo stesso tempo era sinonimo di tutte le sofferenze
che aveva dovuto patire. Era come se fosse tornata nel suo castello
sulla montagna del Nord: in fuga, sola, vittima dei pregiudizi.
Quella volta però non si sentiva libera, ma oppressa, e sua
sorella Anna non avrebbe bussato alla porta per farle cambiare idea.
Si
sentiva così in colpa, così arrabbiata con se stessa
per aver creduto di poter avere una vita normale. Purtroppo la realtà
si era presentata prepotentemente davanti a lei, come uno schiaffo in
pieno viso: per quanto si sforzasse, per quanto provasse a fingere
che tutto andasse bene, Elsa sapeva di non appartenere a quel mondo,
a quella vita. L'apparente facilità con la quale si era
inserita in una routine che credeva potesse appartenerle era,
chiaramente, un'illusione, una bugia che aveva continuato a ripetersi
per fuggire l'inevitabile: la perdita del controllo.
Quando,
poche settimane prima, era stata catapultata in quella piccola città
nel New Jersey, si era ripromessa di rimanere alla larga da chiunque
in quello che era convinta fosse un vero e proprio inferno; ma
vedendosi circondata da persone normali, gentili, identiche a quelle
che popolavano il suo regno, aveva cominciato a lasciarsi andare, a
permettersi di reagire alle difficoltà semplicemente vivendo.
Più e più volte aveva permesso alla giovane Jane di
aiutarla e in sua presenza si era sempre sentita capita e,
soprattutto, normale, perché lei sapeva chi era davvero e non
le importava. Aveva permesso a se stessa di abbassare le proprie
difese intorno alle persone che la circondavano e proprio ciò
le aveva portato l'ultima cosa che avrebbe mai immaginato di trovare
nella sua vita: l'amore.
E
quel sentimento poteva essere identificato con un volto, un nome.
Christian.
I
singhiozzi che scuotevano Elsa divennero ancora più forti
appena la sua mente si soffermò sul ricordo di quegli occhi
color nocciola che la guardavano come se al mondo non ci fosse nulla
di più prezioso, sul ricordo di quel sorriso timido che si
formava sul suo volto appena la vedeva, sul ricordo delle sue labbra
che la baciavano con sicurezza e affetto, sul ricordo di come il suo
cuore impazziva nel petto appena si trovava in presenza
di quel bellissimo ragazzo che l'aveva conquistata con la sua
confidenza, gentilezza e sì, anche con una cioccolata calda
versata accidentalmente sul maglione.
Purtroppo tutti i
bellissimi, seppur pochi, momenti trascorsi insieme dovettero far
spazio alle conseguenze di ciò che era successo la sera prima,
quando Christian l'aveva vista involontariamente usare i suoi poteri
e l'aveva fissata con uno sguardo spaventato, incredulo, uno sguardo
che finalmente aveva aperto gli occhi della povera ragazza nel
peggior modo possibile.
Lì, in quella
stanza che conteneva il più gelido degli inverni, Elsa non
aveva idea di come affrontare le conseguenze delle sue azioni, se non
fuggendo, come ad Arendelle; si sentiva persa nel tumulto di emozioni
che la perseguitavano dalla sera prima.
Victoria
ha ragione.
Sono
un mostro.
Proprio quando la
regina credeva che la situazione in cui si trovava non potesse
peggiorare, udì bussare alla porta che si trovava dall'altra
parte dell'appartamento. Per un attimo pensò che si trattasse
di Jane, ma si rese subito conto che i colpi erano stati troppo
forti, e la conferma giunse pochi istanti dopo, quando si sentì
chiamare da quella voce che credeva non avrebbe udito mai più.
<< Elsa! >>
La giovane alzò
di colpo la testa e i suoi occhi blu si posarono sulla porta, la cui
serratura era bloccata dal ghiaccio.
<< Elsa! Fammi
entrare. >> disse ancora Christian, bussando nuovamente, anche
se con meno forza. << Per favore. >>
La regina sentì
le proprie guance bagnarsi con altre lacrime e il cuore spezzarsi
nell'udire quel lieve tono di supplica nella voce dell'uomo di cui si
era innamorata, ma l'amore che provava per lui era esattamente il
motivo per cui non poteva metterlo in pericolo. Almeno, non più
di quanto di quanto avesse già fatto.
<< Va' via
Christian. >> rispose allora con debolezza.
Parlare le sembrava
così faticoso...
<< Non mi
muovo da qui finché non mi lascerai entrare. >>
Elsa si rese conto
che Christian non avrebbe mai ceduto, perché troppo testardo,
proprio come la sua Anna, e quel comportamento la spronò a
reagire e a parlare con più determinazione.
<< Non capisci
che voglio proteggerti? Perché dovete tutti starmi vicino
quando è chiaro che vi metto in pericolo? Prima mia sorella e
adesso tu... Lasciatemi in pace, non ho bisogno di nessuno! >>
Sentì
Christian sospirare pesantemente e una parte di lei sperò che
se ne andasse, che la lasciasse sola, come lo era stata per tutta la
vita; ma un'altra parte, quella che la incitava a buttarsi a
capofitto in quel nuovo sentimento che si era impossessato del suo
cuore, continuò a sperare che non rinunciasse a lei.
<< Ho i miei
dubbi al riguardo. >> gli sentì dire prima di vedere la
porta venire spalancata con una spallata.
Subito l'aria fredda
investì Christian, che di riflesso si strinse ancora di più
la sciarpa intorno al collo e socchiuse gli occhi per il fastidio
provocato dal gelo; appena i loro occhi si incontrarono, Elsa si alzò
di scatto in piedi, pur senza muovere un passo dal suo rifugio sotto
la finestra dai vetri ghiacciati.
Continuò a
fissare Christian, che lentamente si stava avvicinando, provocando
nella ragazza una tensione quasi automatica, un'abitudine vera e
propria, che la portò a stringere i pugni e a portarseli al
petto.
<< Non capisci
che sono qui per aiutarti? >> chiese il ragazzo con voce
sorprendentemente ferma, nonostante il suo corpo tremasse per il
freddo.
Elsa scosse la testa
e abbassò lo sguardo mentre piangeva sommessamente, incapace
ormai di sostenere la vista di quegli occhi colmi di preoccupazione.
<< I-Io ti ho
m-mentito per tutto questo tempo. >> rispose con aria
colpevole, << Non merito il tuo aiuto e-ed è pericoloso
p-per te essere qui. Ho quasi ucciso A-Anna, non voglio che succeda
anche c-con te. >>
<< Be', è
un peccato che la pensi così, perché non c'è
altro posto in cui vorrei trovarmi in questo momento se non qui
dentro, con te. >>
Christian, dopo aver
pronunciato quelle parole così cariche di significato, si
avvicinò e subito il corpo di Elsa si tese ulteriormente,
portando il ghiaccio che ricopriva l'appartamento a inspessirsi
ancora di più.
<< Non si
abbandonano le persone che si amano. >>
Gli occhi della
ragazza saettarono verso quelli del giovane, che le regalò un
sorriso dolcissimo.
<< Tu non sei
sola e non lo sarai mai. >>
Anna le aveva
ripetuto quelle stesse parole più e più volte ma
sentirle dire in quel momento, da un uomo che non era tenuto a starle
accanto e che, forse, si era innamorato di lei per quella che era
davvero, senza sapere nulla del suo triste e doloroso passato, le
fece provare una sensazione strana, nuova, una sensazione che stava
cominciando a scaldarle il cuore.
Christian allungò
le mani per prendere quelle di Elsa ma lei scosse energicamente la
testa e di riflesso si appoggiò ancora di più contro il
ghiaccio dietro di lei.
<< N-No, ti
prego... >> sussurrò con gli occhi sbarrati, impauriti.
<< Tu non mi
farai del male. >> disse a sua volta Christian con decisione
nel momento esatto in cui le loro mani entrarono in contatto. Le
portò alle labbra e posò un bacio delicato su ognuna,
senza mai distogliere lo sguardo da Elsa, che lo guardava con fiato
sospeso.
<< Non mi
farai del male. >> ripeté il ragazzo con un filo di voce
prima di azzerare la poca distanza che era rimasta tra loro.
Nessuno dei due si
mosse.
Il tempo parve
essersi fermato.
E proprio in
quell'istante, minuto, ora in cui rimasero immobili, Elsa cessò
di combattere. Si arrese ancora una volta al suo cuore nonostante
tutte le paure che la perseguitavano da una vita.
No, non avrebbe mai
potuto fargli del male.
La ragazza portò
le braccia intorno al suo collo e alzò di più la testa
per poter rispondere al bacio, gesto che portò Christian a
cingerle fianchi e spalle per stringerla a sé.
Le loro labbra si
muovevano con delicatezza ma al tempo stesso passione, desiderose di
esprimere sollievo, perdono, fiducia e, soprattutto, amore.
Quando si separarono
per riprendere fiato, entrambi si sorrisero e Christian iniziò
a baciare ripetutamente le guance della ragazza che teneva fra le
braccia, volendo cancellare ogni traccia di lacrime e tristezza dal
suo volto; Elsa, colpita dalla sua dolcezza, poggiò la testa
contro il suo petto e lo abbracciò forte, venendo subito
ricambiata.
<< Mi dispiace
tanto. Ci sono tante cose che non sai, devo spiegarti... >>
cominciò lei ma venne interrotta da Christian.
<< Non devi
scusarti. >>
L'allontanò
leggermente da sé per poterla guardare negli occhi e le
sorrise mentre le accarezzava una guancia.
<< Te l'ho già
detto, ricordi? Qualunque cosa accada, l'affronteremo insieme. >>
Elsa sentì
arrivare nuove lacrime e prima che potessero effettivamente scendere,
prese il volto del suo uomo tra le mani e lo baciò con
fervore, esplorando la sua bocca con la lingua, che subito entrò
in contatto con l'altra, provocando un lieve gemito a entrambi.
La passione e il
desiderio che provavano l'uno per l'altra cominciò ad
affiorare, ad impossessarsi dei loro corpi, e nel giro di pochi
attimi la schiena di Elsa fu contro la parete più vicina, le
sue gambe strette intorno ai fianchi di Christian, che la teneva
sollevata contro il muro senza il minimo sforzo.
Elsa non si era mai
sentita così viva, così libera di abbandonarsi agli
impulsi carnali del suo corpo; nella sua vita nessuno era mai
riuscito a farla sentire così amata e desiderata allo stesso
tempo.
La bocca del ragazzo
scese a baciarle il collo e la regina istintivamente chiuse gli occhi
e tirò indietro la testa, gemendo sommessamente.
<< Mi vuoi? >>
chiese lui con voce roca contro la sua pelle, premendo i fianchi
contro di lei, per poi alzare lo sguardo e incontrare gli occhi di
Elsa, diventati più scuri per il desiderio.
<< Sì.
>> rispose senza fiato. << Ora. >>
Poggiandola a terra,
Christian riuscì a sfilarle la maglia a maniche corte che
indossava e la lanciò in un punto imprecisato
dell'appartamento, subito seguita dal cappotto e dalla sciarpa di
lui. Quando però Elsa afferrò il bordo del suo maglione
e iniziò ad alzarlo per liberarsene, Christian la fermò,
sorridendole.
<< Il fatto
che tu abbia questi poteri è fantastico, e mi piace, ma non è
che potresti... ? >> e si guardò intorno per indicare
che l'abitazione era ancora completamente congelata.
Elsa scoppiò
a ridere e si rimproverò per non aver pensato che lui non era
immune alle temperature rigide; con un gesto della mano, tutto il
ghiaccio cominciò a sgretolarsi e ad evaporare, portando la
temperatura della stanza a un livello accettabile.
Una volta terminato,
Christian venne scosso da un brivido per via cambiamento termico, e
così permise alla bionda di sfilargli il maglione.
Elsa non aveva mai
visto un uomo a petto nudo e subito, con una curiosità e una
confidenza che sorpresero anche lei, andò a percorrere con la
punta delle dita le linee dei muscoli scolpiti che aveva davanti; le
sue mani erano ancora fredde, come sempre, anche se non come pochi
minuti prima, e provocarono altri brividi al giovane, soprattutto
quando cominciarono a scendere fino a fermarsi al bordo dei jeans.
La ragazza arrossì
di colpo ma si fece coraggio, e il suo sguardo era divertito quando
si posò di nuovo sul volto di Christian.
<< Dovrai
abituarti al freddo. >> mormorò con una sensualità
che non credeva le appartenesse.
Lui sorrise e la
baciò velocemente sulle labbra mentre le cingeva i fianchi con
le mani e la premeva contro il suo corpo, facendole sentire così
quanto la desiderava.
<< Credo
proprio di poterlo fare. E ora, mia regina... >> e la prese di
nuovo in braccio, portandola sul letto e sdraiandosi poi su di lei.
<< Dove
eravamo rimasti? >>
Incredibile,
sono tornata! In questo mese è successo DI TUTTO. Esami,
problemi in famiglia, dannato blocco dello scrittore... Caos più
totale! Ma eccomi qua con quello che penso sia uno dei capitoli più
importanti di tutta la storia, una specie di plot twist, se vogliamo.
Ora più che mai è importante che mi facciate sapere
cosa ne pensate, sia per quanto riguarda il capitolo ovviamente sia
per spazzare via gli ultimi rimasugli di blocco ^^
Un
bacione e grazie :D
Sara
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