Liberté,
Égalité, Fraternité.
Treize.
-Allora? Che
cosa hanno fatto?-
-Dannazione,
Eustass-ya! Applicati, ti risulta così difficile?-
Raramente
Trafalgar Law perdeva la pazienza e quelle poche volte in cui capitava
si
assicurava di essere da solo in maniera da poter sfogare la sua rabbia
senza
nessuno attorno. Quel giorno, invece, oltre che alla fonte del suo
fastidio,
c’erano anche Penguin e Shachi, spaparanzati su un divanetto
posto in un lato
della sala dove visitavano i pazienti. Stavano mangiando qualche frutto
che Bonney
era passata a portare loro durante il pomeriggio per merenda, dicendo
che al
locale ne avevano troppi e che non andavano mangiati. Da quando quella
ragazza
avesse preso a gironzolare per le strade, loro non lo sapevano, visto
il suo
trauma infantile, ma se usciva accompagnata da Nami o da Baby,
certamente non
correva rischi.
Intanto,
lui
si massaggiava le tempie per evitare un mal di testa con i fiocchi,
dato che
quell’ignorante di Kidd non sembrava incline a volerlo
ascoltare.
-Ne ho
piene
le palle di questa roba! Dimmi che cazzo succede e facciamola finita!-
stava
insistendo il rosso, scaraventando i vari fogli di giornale sul
pavimento.
-E’
tutto
scritto lì. Se solo tu sapessi leggere non ci sarebbero
questi problemi!-
ribatté il dottore al limite dell’esasperazione.
Era
assurdo,
quell’ammasso di muscoli si stava rivelando una vera capra,
tanto che fargli da
insegnante era risultata una pessima idea e uno spreco di tempo. Non
voleva
imparare, non ascoltava e non si impegnava nemmeno, quindi lui, per
ripicca,
non gli diceva cosa scrivevano i giornali. E fanculo lui e le sue urla.
Non gli
avrebbe detto per quale motivo, quella mattina del 12 luglio, la folla
si era
radunata davanti ai cancelli della Reggia Reale con
l’intenzione di mostrare il
malcontento generale scatenato dalla destituzione di un nobile francese
che
aveva mostrato, forse troppo apertamente, di essere a favore del popolo
davanti
ai nobili e al Sovrano stesso. La sua causa era stata presa a cuore dai
cittadini e poco prima avevano fatto il diavolo a quattro, ottenendo
solo la
reazione dell’esercito posto a protezione del Palazzo.
Ciò aveva procurato
parecchio lavoro a Law, impegnandolo l’intera giornata a
ricucire qualche vittima
e risanare qualche ferita superficiale, niente di così
pesante, ma il difficile
si stava presentando in quel frangente, con Kidd che faceva i capricci
per non
fare i compiti come se fosse stato un moccioso.
Se si
fosse
comportato meglio e, soprattutto, se avesse preso sul serio
l’opportunità di
imparare a leggere, avrebbe certamente saputo che Shanks, tramite i
suoi rappresentati,
aveva richiesto al Re, in modi educati ma fermi, la rimozione delle
truppe da
Parigi, ottenendo come risposta che solo il Monarca poteva prendere
decisioni
sulla milizia e che quei militari stavano lì solamente per
precauzione. A
quella notizia, Law, così come il resto dei Rivoluzionari,
si erano fatti una
bella risata carica di sarcasmo e disprezzo. Ancora ricordava il pugno
chiuso
che si era abbattuto con stizza sul tavolo delle riunioni impreviste,
quelle
che venivano indette all’ultimo minuto e con i pochi presenti
che si
racimolavano. Ace aveva espresso il suo parere in maniera colorita e
con frasi degne
di un vero scaricatore di porto, tanto che da Kidd, che aveva
ridacchiato per
quella sua esplosione, era partito un applauso di rispetto per quelle
eresie
che erano uscite dalla bocca del corvino. Ovviamente, gli era andato
dietro per
non essere da meno, anche se di quello che stava succedendo a Parigi
sapeva
poco o niente, visto che Law aveva proibito a chiunque di rispondere
alle
domande del rosso. Per convincerli, aveva minacciato di ridurli a cavie
per i
suoi studi. Dopotutto, doveva ancora scoprire cosa si nascondeva nelle
viscere
di uno stomaco umano.
Era ovvio
che l’aumento delle guardie serviva solo a garantire al Re
una qualche via di
fuga e, quando aveva proposto all’Assemblea Nazionale di
spostare la sede in
modo da metterla al centro degli eserciti e averla in pugno, quello che
aveva
ottenuto era stato un bel dito medio da parte della popolazione, quello
di
Trafalgar compreso, dimostrando così che la decisione
negativa era stata presa
con l’intera nazione. Bisognava ammetterlo, l’idea
che aveva avuto Sabo, ovvero
quella di prendere in considerazione il pensiero di tutti i cittadini,
era
riuscita perfettamente e lui si era dimostrato proprio un piccolo
bastardo
calcolatore. Shanks poteva andare fiero dei suoi ragazzi.
La stampa
aveva fatto una fortuna con i giornali, dato che non si era parlato
d’altro per
giorni e in tutte le piazze, salotti mondani compresi. Le
Palais Royal e l’area circostante erano diventati
luoghi
d’incontro tra la gente e la questione politica era diventata
talmente importante
da far si che l’Assemblea decidesse di far liberare alcuni
gendarmi che erano
stati imprigionati per non aver aperto il fuoco sulla folla durante una
rivolta, chiedendo e ottenendo per loro il perdono. Altra mossa
strategica con
la quale i Rivoluzionari si erano guadagnati la simpatia e la fiducia
dell’esercito.
Infine,
era
toccato a quel tale, un ministro con idee troppo filo-popolari, per
quel motivo
la folla aveva organizzato una manifestazione di protesta, con tanto di
statue
raffiguranti il busto del nobile, opera che era finita in frantumi a
causa
delle guardie.
Secondo
il
modesto parere di Law, quella era stata una mossa sbagliata davanti
alla quale
Shanks e il resto degli Imperatori non sarebbero rimasti impassibili.
-Beh? Me
lo
dici o devo cavarti le parole di bocca con la forza?-
insisté di nuovo Kidd,
schioccandosi minaccioso le nocche.
Law, che
era
veramente stanco di quelle proteste assillanti, voltò il
capo verso di lui e lo
deliziò di un contorto sorriso che prometteva solo guai. Si
poteva definirlo il
suo biglietto da visita, il ghigno che avrebbe fatto impallidire il
peggiore
dei diavoli, quello del Chirurgo della Morte.
-Provaci.
Sarebbe estremamente divertente.- disse, sembrando uno squilibrato,
tanto che
riuscì ad inquietare persino uno come Kidd, il quale,
frustrato, lo oltrepassò
e uscì dalla stanza, non senza prima aver sbattuto la porta,
fregandosene di
dover tornare a casa con quell’individuo.
Lasciatosi
alle spalle quell’essere fastidioso con il quale si era
ritrovato costretto a
dividere troppe ore delle sue giornate, tra cena, notte e colazione, si
avviò a
passo di carica al piano superiore, più che intenzionato a
schiaristi le idee.
Avrebbe afferrato per la collottola il primo poveraccio che gli fosse
capitato
a tiro e lo avrebbe obbligato a suon di pugni a rivelargli quello che
stava
succedendo.
Fu Ace a
finirgli addosso mentre saliva le scale, travolgendolo in uno scontro
impossibile da evitare e facendo rotolare entrambi giù per i
gradini, finendo
sul pavimento in un ammasso intricato di gambe e braccia. Inutile dire
che
l’umore del rosso era peggiorato ulteriormente.
-Moccioso,-
sputò con rabbia, -Hai tre secondi per dire le tue
preghiere.-
-Oh, ma
va’
al diavolo, Kidd! Sei sempre in mezzo ai co…-
-Un’altra
parola e ti strappo anche le tonsille.-
-Ma che
state facendo voi due?- li apostrofò la voce di Benn, il
quale, stringendo un
sigaro tra le labbra, afferrò entrambi per il colletto delle
loro camicie e li
sollevò da terra, spingendoli poi verso il terzo piano,
sgridandoli per tutto
il chiasso che avevano fatto.
Una volta
raggiunto l’ultimo piano, l’uomo, senza lasciare
andare i due giovani, aprì la
porta socchiusa con un calcio e li fece ruzzolare dentro quella che era
stata
prima dell’inizio della Rivoluzione un granaio, ecco spiegate
le travi del
soffitto impolverate e piene di ragnatele. Al centro, posizionato alla
meno
peggio e con una gamba mancante rimpiazzata da un palo di una
staccionata, era
stato messo un tavolo sgangherato, con due sedie di numero e qualche
candelabro
posto sopra a dei vecchi mobili inutilizzati da tempo.
-Marmocchi
indisciplinati.- sbuffò Benn, spegnendo il suo sigaro
schiacciandolo contro la
parete e superandoli, lasciando che si alzassero da soli. Aveva avuto
la
tentazione di dare ad entrambi un calcio nel sedere, ma si era
trattenuto solo
perché avevano cose più importanti da fare.
-Sempre a
combinare guai, vero?-
Ace
sogghignò quando Sabo gli si parò davanti,
porgendogli una mano come sostegno,
mentre Kidd, accanto a loro, brontolava a mezza voce qualche insulto.
-E’
stata
colpa sua, lo giuro!- disse subito il corvino, mettendosi addirittura
una mano
sul cuore per dare più enfasi alle sue parole.
-Ehi, sei
tu
che mi sei venuto addosso!- si intromise subito il rosso, sentendosi
preso in
causa e volendo mettere in chiaro la sua innocenza. Lui stava solo
cercando di
allontanarsi il più possibile da quel dottore rognoso, era
stato il piccoletto
che gli era piombato addosso come un proiettile.
Sabo li
guardava curioso, ma il teatrino venne interrotto da Shanks che,
ordinando con
voce ferma a tutti di chiudere il becco, ottenne il silenzio che
agognava da
parecchio per mettere tutti al corrente degli ultimi avvenimenti.
Ace lo
osservò attentamente, zittendosi e mostrandosi loquace.
Shanks aveva un’aria
stanca e tirata, un bel paio di occhiaie gli segnavano gli occhi
assonnati, i
capelli gli ricadevano disordinati sulla fronte, mentre la barba
incolta e
ispida gli aveva ricoperto parte del viso. Gli abiti che portava erano
gli
stessi che gli aveva visto addosso qualche giorno prima, segno che non
passava
alla locanda da parecchio.
L’uomo
appoggiò le mani sul bordo del tavolo, sospirando prima di
iniziare a parlare.
-Dunque,-
disse serio, -Poco fa abbiamo mandato una missiva a Corte e abbiamo
avvertito,
sempre in maniera fin troppo civile, che se Sua Maestà non
ritirerà le truppe,
Parigi correrà un grosso rischio.-
Benn,
poco
distante, annuì, d’accordo con il compagno,
guardando intanto le facce dei tre
ragazzi posti in angoli diversi della stanza, tutti ben distanti tra
loro. Kidd
si era isolato per sua scelta, Ace aveva trovato una comoda seduta su
un
vecchio divanetto e Sabo se ne stava appoggiato alla parete, assorto
nei suoi
pensieri e concentrato sul capo.
Fu lui il
primo a porre una domanda che ronzava in testa a tutti, Benn compreso,
il quale
non aveva ancora avuto modo di porla direttamente a Shanks.
-Cosa ha
risposto?-
Il Rosso
sorrise sarcastico in risposta. -Ha dichiarato che non
cambierà le sue
disposizioni.-
-Non
avevo
dubbi.- sbottò allora Kidd con una mezza risata, ma senza
traccia di
divertimento. Era più che altro di scherno. -Lo avete
praticamente minacciato.-
Ace,
riflettendoci meglio, si ritrovò dello stesso parere e
boccheggiò per qualche
secondo davanti a quella notizia. Perché mai Shanks aveva
agito in un modo
tanto sfacciato, sapendo quanto la situazione fosse stata in stallo? Il
Re
avrebbe potuto decidere di attaccare la città da un momento
all’altro per un
affronto del genere.
-Shanks,
con
tutto il rispetto,- provò a dire Sabo, mantenendo la calma,
-Non ti sembra di
avere esagerato?-
Ed ecco
che
sul volto del Rivoluzionario il sorrisetto iniziale si
allargò in modo
preoccupante. -Oh, ho sicuramente esagerato.- ammise lui stesso,
confondendo
sempre più i presenti. -E’ proprio questo che
costringerà il Re a fare una
mossa sbagliata.-
-Cosa
intendi?- fece Benn, muovendosi irrequieto e accendendosi un altro
sigaro per
tranquillizzarsi.
-Semplice:
non appena la Corona muoverà le pedine contro Parigi, noi
insorgeremo con una rivolta.-
Ace e
Kidd
scattarono addosso al tavolo che, fortunatamente si frapponeva tra loro
e
Shanks, il quale si ritrovò i due ragazzi a pochi centimetri
dalla sua faccia
intenti a fargli domande e a chiedergli spiegazioni sotto lo sguardo
divertito
del suo vecchio amico Benn che, assottigliando gli occhi e sorridendo
malignamente, lo guardava con un’espressione che sembrava
dire ‘sono affari tuoi,
adesso’.
L’unico
che non
si era mosso era stato Sabo, il quale, sconcertato e offeso,
batté un pugno
addosso al muro, mostrando il suo dissenso e attirando
l’attenzione su di sé e
sul suo cipiglio arrabbiato.
-Non hai
pensato ai cittadini?- ringhiò alterato, fissando il Rosso
in maniera torva,
-Gli darai l’opportunità di colpire una parte
della città che, anche se minima,
causerà delle morti?-
Shanks
sospirò piano, raddrizzando la schiena e facendo il giro del
tavolo per
percorrere i pochi passi che lo separavano da quel giovane che vedeva
crescere
ogni giorno di più. Una volta che fu faccia a faccia con
lui, gli posò una mano
su una spalla e la strinse in modo da non permettergli di scostarsi,
guardandolo dritto negli occhi.
-So per
certo che non attaccherà il popolo, Sabo.-
-Come
puoi
esserne sicuro?- lo sfidò il biondo, incredulo.
-Un uomo
che
si trova a stretto contatto con il Re e l’intero corpo di
guardia è venuto a
cercarmi e mi ha riferito un paio di cose interessanti. Non so come
agirà la
milizia, ma di sicuro non verranno coinvolti i parigini. Noi non gliene
daremo
il tempo.-
Sabo
rimase
senza parole per qualche secondo, tempo durante il quale Ace avrebbe
voluto
chiedere di chi si trattasse ma, notando l’espressione
stranita di Benn, si
rese conto che nessuno a parte Shanks sapeva di quella soffiata e, se
conosceva
bene il Rosso, qualcosa gli diceva che non aveva intenzione di rivelare
tutte
le sue carte, non per il momento.
-Di chi
si
tratta?- chiese Sabo, più calmo.
-Non
posso
dirtelo, ho promesso di non citarlo se non fosse stato necessario. Ti
basti
sapere che è uno si cui ci si può fidare.-
-E’
un
ufficiale?- ipotizzò Kidd. Solo uno che fosse stato dentro
il giro dei militari
avrebbe potuto conoscere certi movimenti e, che lui sapesse, i
Rivoluzionari
non avevano più inserito spie o corrotto guardie nella
cerchia della polizia
locale.
Shanks
scosse il capo, ghignando enigmatico e spostandosi per recuperare il
suo
mantello appeso ad un chiodo con l’intento di uscire e andare
a casa. Aveva
fame e il letto di Makino gli mancava, ma all’ultimo momento
si ricordò che
c’era ancora una cosa da fare e che non poteva assolutamente
essere rimandata.
Quella notte, ne lui ne Ace avrebbero dormito.
Così,
facendo un cenno al corvino per dirgli di seguirlo, si avviò
verso l’uscita con
il ragazzo al suo seguito, stranito e all’oscuro del suo
piano.
-Meglio.-
annunciò prima di varcare la soglia. -E’ un membro
della Flotta dei Sette.-
*
-Perché
stiamo andando all’accampamento adesso?-
chiese il giovane, arrancando tra le sterpaglie, facendo attenzione a
dove
metteva i piedi perché, a causa del buio pesto, non vedeva
nulla e la lanterna
che Shanks teneva in mano davanti a loro per illuminare la via serviva
a poco.
L’uomo,
alzando gli occhi al cielo, rispose con calma, come se stesse spiegando
un
concetto difficile ad un bambino ed Ace, a volte, lo era davvero. -Te
l’ho
detto, abbiamo un appuntamento con Barbabianca.-
-E il
vecchio non poteva aspettare domani?- fece sarcastico il moro, facendo
una
smorfia per evidenziare il suo disappunto. Era notte fonda, la
città era in
fermento e lui aveva sonno, non era proprio dell’umore adatto
per una riunione
improvvisata.
E poi, se
doveva dirla tutta, aveva delle preferenze all’accampamento,
anche se non era
carino da parte sua, dato che la sua infanzia gli aveva insegnato ad
essere
amico di tutti, ma quelle persone, alcune in particolari, difficilmente
gli
andavano a genio. Primo tra tutti era Marco, la cosa non era nuova a
nessuno,
poi c’era anche Barbabianca stesso, il quale gli sembrava
troppo ben disposto a
raccogliere gli sconosciuti sotto la sua ala protettiva. Ciò
lo spaventava un
poco e lo metteva in soggezione, tanto che meno gli stava accanto,
meglio si
sentiva. Era una sensazione strana che solo quelli che erano cresciuti
senza un
padre potevano capire, almeno, quella era la spiegazione più
plausibile che Ace
aveva trovato, ma si era ugualmente ripromesso che avrebbe fatto uno
sforzo per
farsi piacere tutti, giusto per non complicare di più la
situazione.
Certo
era,
però, che perdere il sonno non aumentava la sua simpatia nei
confronti di
quegli stranieri.
-Fidati,
è
per una buona causa.- dopo di ché, Shanks si fece silenzioso
e chiuse quel
discorso, addentrandosi sempre più nelle paludi per
raggiungere l’accampamento.
Incontrarono
un paio di sentinelle lungo il sentiero, tutte persone con le quali Ace
ci
aveva parlato almeno una volta, quindi passarono senza troppi problemi,
raggiungendo finalmente il focolare più grande, quello
centrale dove, molto
spesso, tutti si fermavano a mangiare.
Le braci
erano al limite, una precauzione che bisognava mantenere
affinché le fiamme non
facessero troppo fumo e non rischiassero di appiccare qualche incendio
accidentale che avrebbe messo a rischio la loro permanenza in quei
dintorni.
Ace si
guardò attorno e, non vedendo nessuno, fece per aprire
bocca, ma Shanks lo
precedette.
-Arriveranno
presto.-
Allora il
giovane sbuffò seccato, superandolo e sedendosi su un tronco
per non stare in
piedi durante l’attesa.
Stava
quasi
per addormentarsi quando arrivò Barbabianca, destandolo dal
torpore e dando un
motivo alle sue gambe di alzarsi per non farsi trovare impreparato o
poco attento.
Gli piaceva mantenere un atteggiamento sempre fiero quando si trovava
di fronte
quell’uomo tanto alto quanto largo, imponente e leggermente
intimidatorio.
Avrebbe fatto paura ai meno temerari se non avesse avuto
quell’enorme sorriso
sempre sul volto, ma Ace non era uno che si impressionava facilmente e
non
perdeva mai l’occasione per fare lo spaccone in sua presenza.
Per qualche
strana e contorta ragione, vedere il vecchio ridacchiare per il suo
comportamento non lo offendeva, ma al contrario gli dava un motivo in
più per
mettersi in mostra, come se dovesse avere la sua attenzione.
O la sua
approvazione.
-Newgate.-
disse Shanks, alzando un braccio e sorridendo cordiale.
-Rosso.-
lo salutò
il vecchio, raggiungendolo e porgendogli la mano che l’altro
strinse
calorosamente. -Oh, ciao Ace. E’ un po’ che non ti
vedo.- si rivolse poi al
giovane, il quale si irrigidì e voltò il capo
altrove per mantenere un’aria
distaccata che faticava a mostrare mano a mano che il tempo passava.
Non voleva
avvicinarsi troppo a quella gente, ma allo stesso tempo voleva
conoscerli e
quei loro modi così aperti, gentili e schifosamente
altruisti lo facevano
sentire a disagio a volte, sorprendendolo.
Barbabianca
rise divertito, spostandosi di lato per sedersi di fronte a Shanks,
rivelando
allora una figura in piedi alle sue spalle.
-Marco.-
-Shanks.-
rispose il biondo con un cenno del capo in direzione del
Rivoluzionario, non
prestando minimamente attenzione a Ace, il quale, al solo sentir
pronunciare il
suo nome, si era girato di scatto verso di lui con il battito
accelerato e le
mani strette a pugno. Accantonando le sue antipatie, e cercando di non
pensare
per nessuna ragione al contatto troppo ravvicinato che avevano avuto,
era stato
sul punto di salutarlo, ma il braccio destro di Barbabianca lo aveva
ignorato
come sempre, facendogli ribollire il sangue nelle vene, mentre
un’insana voglia
di prenderlo a pugni gli aveva fatto digrignare i denti con rabbia.
Allora si
sedette accanto al Rosso, incrociando le braccia al petto e zittendosi,
ma
fissando lo sguardo sul viso di Marco con l’intenzione di
guardarlo fino a
obbligarlo a degnarlo di attenzione. Se era la guerra che voleva,
allora
l’avrebbe avuta e gli avrebbe pure dimostrato che lui
esisteva e non poteva
essere ignorato per sempre.
E mi volevi pure
baciare, stronzo! pensò
irritato, battendo nervosamente un piede a
terra.
Shanks,
dopo
aver fatto scorrere gli occhi per un istante tra i due, scambiandosi
poi
un’occhiata con Barbabianca, prese un respiro profondo per
iniziare a parlare.
-Dunque,
Sua
Maestà non ha accettato di ritirare le truppe,
perciò mi vedo costretto ad
agire.- spiegò al suo alleato, -Inizieremo da domani, non
posso permettermi di
perdere altro tempo e, come sai, il rischio diventa sempre
più alto.-
Si
parlavano
come vecchi amici, alcuni uomini li avevano visti persino darsi pacche
sulle
spalle o sedere vicini bevendo un boccale di vino o birra, addirittura
lasciandosi scappare qualche risata. Shanks, dal canto suo, rispettava
Edward
Newgate, lo riteneva un uomo leale e un compagno fidato, pensiero
reciproco che
condivideva anche Barbabianca, il quale lo ammirava per tutto quello
che faceva
per salvare la sua Parigi. Avevano molto in comune, entrambi attaccati
alle
loro famiglie, entrambi desiderosi di migliorare il mondo per i loro
cari,
entrambi con qualcuno da amare e qualcosa da perdere.
-Siamo
pronti, puoi contare su di me e sui miei uomini.- annuì
Newgate, imitato da
Marco accanto a lui che, sempre fingendo che a quell’incontro
ci fosse solo
Shanks, gli domandò in che modo avrebbero potuto rendersi
utili.
Fu allora
che il Rosso si sentì lievemente imbarazzato, tanto che si
morse un labbro,
passandosi una mano tra i capelli con fare indeciso e lanciando
occhiate di
richiesta di aiuto a Barbabianca. I due avevano discusso molte volte
sul da
farsi, preparando in anticipo svariati metodi di attacco e di difesa in
modo da
non correre il rischio di venire colti impreparati quando sarebbe
scoppiata la
guerra e in quel frangente si erano visti costretti a mettere in
pratica una
loro teoria che, fin dall’inizio, era sembrata impossibile,
anche se entrambi,
almeno un pochino, speravano potesse realizzarsi senza troppe
catastrofi.
-Ecco,
vedete, è una cosa da niente.- balbettò Shanks,
ridacchiando nervoso.
-Un gioco
da
ragazzi!- lo soccorse il vecchio, battendo il pugno sul palmo della
mano, come
a voler far risaltare la sua convinzione. In realtà non ci
credeva più molto,
ma valeva la pena provare.
Marco
rimase
in silenzio, attendendo con pazienza che la smettessero di fare i
bambini e che
vuotassero il sacco, mentre Ace, spostando lo sguardo
dall’uno all’altro,
inclinò il capo confuso e decise di chiedere spiegazioni.
-E in
cosa
consiste?-
-Voglio
che
i Rivoluzionari facciano la loro mossa prima dell’esercito.-
spiegò il Rosso,
imponendosi di rimanere calmo e di arrivare fino alla fine, -Ace, hai
presente
i vari ingressi che permettono l’accesso a Parigi?-
Il moro
annuì, facendo mente locale dell’agglomerato
parigino e di tutte le sue strade.
-Bene,
voglio che vengano bruciati.-
-Cosa?-
esclamò il giovane con aria sconvolta. Forse
l’uomo non si rendeva conto di
quello che aveva detto. -Si tratta di una cinquantina di entrate!-
-Infatti
dovrai appiccare il fuoco solo a quaranta di essi.-
Sbuffando,
Ace fece una smorfia insoddisfatta. -Come vuoi, domani vedrò
di procurarmi
qualcosa di infiammabile, alcuni fasci di legna e anche…-
-Non hai
capito, devi farli bruciare domani mattina.-
Barbabianca
si morse un labbro, fingendosi impegnato nel controllare i suoi lunghi
baffi;
Marco si grattò la nuca perplesso, ma vagamente divertito e
Shanks temette per
un solo istante di non vedere più la luce del sole
perché Ace gli aveva rivolto
un’occhiata inteneritrice, degna del suo soprannome.
-Tu
te moque de moi.-
sussurrò
minaccioso. Non poteva esserci altra spiegazione perché era
assolutamente impensabile riuscire a organizzare circa una quarantina
di falò
nel giro di una notte e accenderli tutti in simultanea. Shanks doveva
per forza
stare scherzando.
-Affatto.
Anzi, sarà meglio che tu ti metta subito a lavoro.- detto
ciò, sfregandosi le
mani, il Rosso si alzò con l’intento di salutare
tutti, tornarsene a casa e
farsi una bella dormita in previsione dell’imminente scontro,
per nulla
preoccupato degli isterismi del giovane che, contrariato, stanco e
offeso da
quel comportamento, si lamentava dell’incarico appena
ricevuto.
A detta
sua,
era pretendere troppo e il tempo a disposizione era pochissimo.
-Anche se
riuscissi per miracolo a trovare l’infiammabile e a
posizionare i fasci di
legna nelle entrate, come potrei appiccare gli incendi tutti in una
volta? Se
ne accorgeranno e inizieranno a darmi la caccia e a domare le fiamme!-
calcolò
Ace, massaggiandosi le tempie. Tutto quello stress gli aveva fatto
venire mal
di testa oltre che una fame assurda.
-Ho fatto
accumulare della legna sul retro della locanda e troverai
già tutte le
schifezze che ti servono come combustibile.- affermò Shanks,
il quale aveva
offerto una ricompensa abbastanza alta a Killer che, disponibile come
sempre, gli
aveva procurato parte delle risorse in anticipo e nel giro di qualche
giorno.
-Hai metà del lavoro svolto praticamente.-
-Va
bene,-
concesse il corvino con fare spiccio, -Ma il resto? Dovrò
essere svelto se
voglio accendere almeno una ventina di pire prima che se ne accorgano.-
-Hai due
cavalli a disposizione.-
Ace lo
guardò stranito. -E che me ne faccio di due? Uno basta e
avanza.-
-Ne sono
certo, ragazzo, infatti l’altro è per mio figlio.-
si intromise Barbabianca,
sorridendo ampiamente e battendo una pacca sulla spalla di Marco, in
piedi
accanto a lui, il quale fu colto per la prima volta di sorpresa, mista
a
orrore.
-W-wait,
what?- si scompose,
fissando Newgate come
se l’uomo avesse appena tradito la sua fiducia. Per
l’appunto, lui non aveva la
minima intenzione di aiutare quel piromane esaltato a dare fuoco a
mezza città,
era un compito che non gli spettava. Inoltre, suo padre sapeva bene che
non
sopportava di buon grado quell’alleanza ed era certo che
sarebbe stato più
utile in campo, ovvero per le strade a dare man forte ai suoi fratelli
e a quei
ribelli desiderosi di vendetta.
-Are you
fucking…-
iniziò a ribattere, ma venne
fermato sul nascere delle offese dallo stesso Barbabianca.
-Marco ti
aiuterà a far si che tutto sia pronto per domattina, puoi
starne certo.- e, con
quelle parole, tolse ogni speranza ai due giovani di poter evitare di
rimanere
in compagnia, cosa che fin dall’inizio erano stati bene
attenti a portare
avanti per non rischiare di ammazzarsi a vicenda.
Ace
ingoiò
l’amara notizia e smise di opporsi, sbuffando e preparandosi
a tornare in città
per iniziare il lavoro, mentre Marco, celatosi dietro
un’espressione
impenetrabile e caduto in un mutismo per ripicca, si voltò a
guardarlo, per la
prima volta durante il loro incontro, solamente per trasmettergli con
uno
sguardo tutto il suo astio e la poca voglia che aveva di lavorare con
lui.
Il moro
fece
una smorfia, deciso a non farsi sopraffarre da quell’aria
vissuta e arcigna.
Avrebbe accettato la cosa e si sarebbe dimostrato superiore e
più maturo.
Qualche scaramuccia non gli avrebbe fatto perdere di vista il suo
obbiettivo e
in quel modo, forse, sarebbe riuscito a smorzare un po’
l’antipatia di
entrambi, giusto per rendere tutti più contenti. E, se
proprio non ci fosse
riuscito, allora avrebbe mandato al diavolo lui, Barbabianca e Shanks
compreso.
-Muoviamoci
allora.- fece rassegnato, -Abbiamo un falò da preparare.-
*
Quella fu
per Marco la notte peggiore della sua vita e, anche se aveva davanti a
sé
ancora molti anni prima di campare, era certo che nulla, per nessuna
ragione,
avrebbe potuto superare quello che aveva passato. A parte
l’essere stato messo
nel sacco e incastrato in quella situazione da suo padre, aveva toccato
il
fondo non appena si era ritrovato solo con quel, quel…
Quello
stupido moccioso.
Avevano
preso una via diversa da quella del Rosso perché la loro
destinazione era
apparentemente un’altra e durante il tragitto lui aveva
pensato bene di
mantenersi a distanza di qualche passo, giusto per non dover sentire
gli sbuffi
fin troppo sonori del ragazzino e per non rischiare di venire coinvolto
in una
chiacchierata che non avrebbe mai avuto voglia di intrattenere con uno
del suo
calibro.
Perciò
l’aveva seguito in religioso silenzio, con le mani affondate
nelle tasche dei
pantaloni, l’aria svogliata e priva di altri sentimenti e la
mente persa nei
suoi ragionamenti riguardanti il compito assegnatoli dal babbo.
Prima di
partire aveva recuperato le sue armi perché, a lavoro
finito, si sarebbe
ritrovato in piazza a combattere, quindi era partito prevenuto, dando
così modo
a Barbabianca di potergli spiegare che il suo intervento e aiuto erano
davvero
necessari.
Marco non
ne
era rimasto tanto convinto, ma al suo vecchio non sapeva dire di no,
perciò
aveva annuito, sfoggiando per pochi secondi un mesto sorriso, e poi era
partito
al seguito di Ace.
Avevano
mantenuto un passo svelto ed erano riusciti a mettersi a lavoro molto
prima
dell’alba, spostandosi di alcune decine di metri ogni volta
che finivano di
piazzare legna cosparsa di una sostanza infiammabile di dubbia
provenienza
davanti ad ogni ingresso. Lo scopo era quello di farli ardere tutti in
una
volta per creare un po’ di scompiglio e impedire ai
reggimenti situati nei
pressi della capitale di raggiungere e dare man forte ai militari fermi
all’interno.
Un buon piano e la fortuna era dalla parte dei parigini, dato che molte
entrate
presentavano costruzioni e ponti in legno che il fuoco avrebbe bruciato
nel
giro di qualche ora.
Avevano
fatto tutto in silenzio, senza scambiare mai una parola, ne Marco, ne
Ace. Il
primo per principio, l’altro perché era stato
troppo impegnato e preso dal
lavoro per curarsi dei problemi di comunicazione che si erano creati
tra loro.
Si rese però conto che la questione aveva sfiorato il
ridicolo quando Marco, per
chiedergli di passargli altra legna, si era schiarito la voce e gli
aveva poi
indicato i fasci di rami secchi adagiati poco lontano dalle sue gambe.
In quel
momento, Ace non si era preoccupato di alzare gli occhi al cielo e di
lanciarglieli praticamente addosso, ottenendo in risposta una serie di
frasi in
inglese. Probabilmente insulti a cui non diede peso.
L’altro,
dal
canto suo, proprio non riusciva a comportarsi diversamente. Sentiva
troppo
spesso su di sé lo sguardo del francese che, puntualmente,
ignorava, fingendo
che non esistesse. Certo, si domandava cosa diavolo avesse sempre da
guardare,
puntandogli contro quegli occhi scuri con tanta insistenza da
perforargli la
pelle, ma rimaneva fisso nella sua decisione. Ace, per lui, era come il
nulla.
Non gli importava delle sue lamentele, detestava quando gonfiava il
petto come
un pavone mentre gli altri lo elogiavano, non sopportava quel suo
sorrisetto
beffardo e altezzoso, odiava vedere che i suoi fratelli lo
coinvolgevano sempre
in qualsiasi cosa si inventassero di fare e, sopra ogni altra cosa, gli
ribolliva il sangue quando sentiva suo padre apprezzarlo. Era assurdo e
impensabile che un mocciosetto come lui venisse preso in considerazione
da
tutti, insomma, cosa diavolo aveva di così speciale?
-Ehi,
testa
d’ananas?-
Marco si
bloccò e smise di accumulare la legna attorno
all’ultimo ingresso quando quel
nomignolo raggiunse le sue orecchie, riportandolo con i piedi per terra
e
attirando la sua attenzione, facendolo voltare verso Ace, guardandolo
per la prima
volta dopo mesi.
Il
ragazzo
era in piedi alle sue spalle a circa un metro di distanza, con il peso
appoggiato su una gamba, mentre l’altra era rilassata. Aveva
le braccia lungo i
fianchi, con i gomiti scoperti e le maniche della giacca arrotolate, e
la testa
inclinata verso di lui. In quel modo i capelli gli ricadevano da un
lato e
alcuni ciuffi disordinati, oltre che ad incorniciargli il viso
dall’aria
interrogatoria, gli si erano fermati sulla fronte.
A prima
vista dava l’impressione di essere molto più
grande della sua età perché le
spalle larghe, le braccia dai muscoli sviluppati e l’altezza
lo spacciavano per
qualcuno con almeno dieci anni in più, ma la sorpresa stava
nello scoprire
quanto infantile e idiota potesse essere.
Marco
assottigliò lo sguardo, lasciando cadere a terra un ceppo,
che per la
precisione avrebbe voluto scaraventare in testa al compagno, per poi
alzarsi e
spolverarsi le mani senza mai abbassare la guardia.
-Prego?-
si
sforzò di chiedere, parlando in francese e facendo risuonare
una nota ostile nella
sua voce.
Vide le
labbra del ragazzo modellarsi in una smorfia infastidita, mentre con
una mano
faceva un gesto spiccio verso il suo operato. -Ti ho chiesto se hai
finito, ma
evidentemente non mi hai sentito.- gli spiegò e la smorfia
si trasformò subito
in un piccolo ghigno beffardo.
Cosa che,
ovviamente, Marco non sopportò.
Decise
comunque di affrontare la cosa con calma, senza scomporsi troppo. Aveva
capito
che la sua indifferenza mandava in bestia Ace, perciò era
determinato a farne
tutto l’uso che poteva.
Così
gli
restituì il sorriso, sistemandosi la camicia un
po’ sgualcita. -Oh, sai, ho
semplicemente pensato che era inutile risponderti. Non ne valeva la
pena.-
Come
aveva
previsto, l’effetto fu immediato, ma non uguale a quello che
aveva immaginato
di vedere.
Ace si
arrabbiò, ma gli si avvicinò in un paio di
secondi e gli si parò davanti,
fronteggiandolo e sentendosi per un istante soddisfatto per non essere
così
tanto basso come gli era sembrato all’inizio. Lo aveva quasi
raggiunto, anche
se il biondo continuava ad essere superiore di qualche centimetro.
Ad ogni
modo, si ritrovò Marco ad una spanna dal suo viso e non gli
importò niente del
tempo che stringeva, dei fuochi da appiccare e della battaglia
imminente, no,
perché era talmente incazzato da voler usare la testa di
quell’inglese
spilungone come torcia da usare per accendere i falò.
-Stammi a
sentire, razza di sbruffone!- sbottò, stringendo i pugni e
alzando la voce,
-Non me ne frega proprio un cazzo se non mi sopporti e se sei
indifferente alle
ingiustizie che stiamo subendo qui da anni, ma lascia che ti dica una
cosa.- lo
informò, facendosi più vicino a Marco, il quale,
anche se stupito, non aveva
fatto una piega. -Non sei l’unico ad essere preoccupato per
le sorti della tua
famiglia e non sei nemmeno il primo a non voler combattere. Se non vuoi
partecipare allora vattene, se non mi sopporti allora ignorami, ma se
per colpa
tua le cose vanno storte, sarò io a
venirti a cercare alla fine dell’alleanza per ucciderti,
chiaro?- domandò il
corvino, puntando un dito contro il petto del più grande
che, zittito, non
ribatté nemmeno a quello sfogo.
-E adesso
scusami, ma non ho tempo da perdere con queste sciocchezze.- concluse
Ace,
superandolo con una spallata abbastanza pesante che dimostrò
al biondo che il
moccioso era più forte di quanto aveva pensato.
Lo
guardò
finire di sistemare la legna per poi dirigersi a recuperare due bastoni
che
avrebbero usato come torce.
Nonostante
tutto, si ritrovò costretto ad ammettere che, forse,
e in piccola parte, aveva un pochino esagerato.
D’accordo,
odiava quella situazione, ma era semplicemente preoccupato per i suoi
cari
come, d’altronde, lo erano tutti i Rivoluzionari. Che poi
fossero simpatici o
meno, non aveva importanza. L’obbiettivo, il quelle
circostanze pericolose, era
collaborare.
Quando
Ace
andò verso di lui con due torce accese in mano e gliene
porse una, non lo
ignorò e non evitò il suo sguardo, mantenendo
alta la guardia e cercando di
capire cosa gli passasse per la testa. Non era sicuro che sarebbe
riuscito a farselo
amico come aveva fatto Thatch, ne che avrebbero iniziato a rispettarsi,
ma un
minimo di civiltà poteva dimostrarlo nei suoi confronti.
-Tieni
questa e monta a cavallo. Tu andrai da quella parte, mentre io
farò il giro dall’altra.
Ci ritroviamo al punto stabilito questa notte.- detto ciò,
Ace salì con un
movimento fluido sul suo destriero e Marco fece altrettanto, tenendo
poi a bada
l’animale e aspettando che il rivoluzionario dichiarasse la
partenza.
-Ah,
un’ultima cosa.- fece il moro, calcandosi con un sorriso il
cappello in testa
per poi scoccargli un’occhiata che sapeva di sfida. -Spero tu
sia veloce.-
Marco,
rispondendogli con lo stesso tono e lo stesso sguardo,
riuscì, per la prima
volta, a rendere l’atmosfera tra loro meno pesante di
com’era di solito.
-Facciamo
a
chi arriva prima?-
*
Come
aveva
previsto Shanks, la mattina del 13 luglio nessun attacco da parte della
milizia
venne mosso contro i cittadini parigini, ma chiunque dalle proprie
abitazioni
avrebbe potuto vedere quaranta dei cinquanta ingressi della
città andare a
fuoco e ardere tra le fiamme alte e vivaci e il fumo soffocante.
I
reggimenti
della Guardia cercarono di contenere gli incendi, ma senza un gran
successo.
Era accaduto tutto troppo in fretta; una ad una le entrate si erano
accese e
illuminate come le vie durante i mesi più freddi e non
c’era stato nulla da
fare per impedirlo. Anche dopo qualche ora, il fuoco non si spegneva e
i
militari non avevano la minima idea di cosa fare, ne su chi fosse stato
l’artefice, anche se la colpa era stata sicuramente dei
Rivoluzionari, i quali
stavano aizzando la popolazione nelle piazze proprio in quegli istanti.
Poco
lontano
dal convento di Saint-Lazare, un
edificio che fungeva anche da ospedale e orfanotrofio, appostato lungo
una via
stava un giovane ciarlatano e logorroico a cui era stato dato
l’incarico di
radunare la folla e indurli, con coinvolgenti giri di parole e frasi
incoraggianti, di prendere in mano la situazione e saccheggiare tutti i
magazzini della città per appropriarsi del cibo che spettava
a tutti loro.
-Come
farete
a sfamare i vostri figli se il prezzo sul pane continua a crescere?-
stava
chiedendo il ragazzo, urlando a squarciagola e brandendo in mano una
baguette
come simbolo per la sua campagna. -Quanti ancora dovranno morire di
fame,
mentre a Palazzo il Re e tutta la Corte si ingozzano fino a scoppiare?-
La folla
faceva sentire il suo malcontento con urla, insulti e minacce, e Usopp
sapeva
che mancava veramente poco prima che tutti afferrassero pale e forconi
per
mettersi all’opera. Serviva solo una piccola spinta finale e,
fortunatamente,
Zoro gliel’aveva fornita poco prima, tornando vittorioso dal
suo giro di
ricognizione e rivelandogli quello che aveva scoperto.
-Cosa
fareste se vi dicessi che tengono il nostro cibo nascosto in dei
magazzini?-
domandò allora, ottenendo l’effetto che voleva.
-Ce lo
prenderemo!-
-Si! Ce
lo
meritiamo!-
-Ce
n’è uno
proprio qui vicino! Il convento di Saint-Lazare!- li informò
allora, -Chi è con
me?-
Aveva
immaginato di portare a termine il suo compito di aizzare gli animi, ma
non
aveva previsto che una calca numerosa di persone lo avrebbe quasi
investito,
rischiando di calpestarlo, per correre di fretta verso il posto da lui
indicato. Fortuna che si era fatto da parte in tempo, altrimenti
avrebbe fatto
ritorno a casa tutto acciaccato.
Certo,
perché lui la sua parte l’aveva fatta e,
sicuramente, non avrebbe fatto a botte
con nessuno per essere in prima fila quando la rivolta sarebbe arrivata
ad un
corpo a corpo con i gendarmi.
Se lo possono
scordare!,
pensò, coprendosi bene con un mantello e dirigendosi
svelto verso il Quartier Generale, Ora me
ne torno a casa e aspetto che le acque si calmino. Dopotutto, non posso
mica
sfoderare subito le mie carte vincenti. Sono il Rivoluzionario Usopp,
uno dei
migliori, cosa farebbero se rimanessi ferito, o peggio, se morissi?
Un
brivido
gli corse lungo la schiena, facendogli aumentare il passo. Col cavolo
che
avrebbe rischiato la pelle, lui.
*
Intanto,
al
Municipio di Parigi, mentre vari disordini e saccheggi continuavano ad
aumentare di numero e la città sprofondava nel caos, un
gruppo di Rivoluzionari
assieme ad alcuni esponenti del Clero e della Borghesia, si stavano
riunendo in
quelle sale per impedire che i soldati si accanissero sulla
popolazione. Per
difendere i cittadini, quelli meno adatti alla guerra, era giusto
mettere a
disposizione un buon numero di combattenti che fossero
all’altezza di sostenere
uno scontro, in modo da trovarsi preparati e pronti a tutto se le cose
fossero
degenerate. Venne così deciso di organizzare una milizia
popolare composta da
insorgenti, alcuni furfanti, rivoltosi e uomini borghesi. Quella
milizia
avrebbe garantito il mantenimento dell’ordine e avrebbe
inoltre difeso i
diritti costituzionali.
-Dunque,
siete tutti d’accordo?- stava chiedendo Benn, una piuma tra
le mani e
l’inchiostro a portata di mano, pronto a scrivere una lista
dei nomi dei
volontari e dei Signori che avrebbero messo a disposizione della
Rivoluzione i
loro uomini di fiducia.
A parte
qualche dissenso, la maggioranza approvò la proposta che era
stata fatta da uno
dei più giovani presenti quel giorno, il quale faceva le
veci di Shanks. L’idea
era venuta da lui, ma per motivi di sicurezza e per questioni
più importanti,
ovvero tenere a bada le guardie francesi nei sobborghi, non si era
presentato,
lasciando il compito a Sabo che, ormai, ci aveva preso la mano a
dettare legge
e a farsi rispettare.
-Uno ad
uno
fatevi avanti e dite il vostro nome.-
Mentre
gli
uomini stavano in fila, la lista si allungava e il numero dei
partecipanti alla
milizia cittadina aumentava a dismisura, dando buone speranze a Benn,
felice di
potersene tornare a casa a lavoro finito a dare la buona notizia al suo
capo
per poi prendersi una sbronza con Yasop e il resto della banda.
-Nome?-
chiese, quando si presentò l’ennesimo candidato.
-Basil
Hawkins, al vostro servizio.- rispose l’uomo, attirando su di
sé lo sguardo
curioso di buona parte dei presenti. Nessuno lo aveva ne sentito ne
visto
arrivare e, di certo, nessuno lo conosceva o lo aveva mai incontrato
prima.
Anche
Sabo,
che di gente ne conosceva parecchia, non si era mai imbattuto in un
personaggio
simile e gli avrebbe fatto volentieri qualche domanda prima di
accettarlo nei
ranghi se Koala, la quale si trovava assieme a lui con il compito di
aiutarli,
non lo avesse distratto con la sua espressione sorpresa.
-Lo
conosci?- le bisbigliò all’orecchio, chinandosi un
poco.
Lei
annuì.
-Non bene, ma l’ho già visto. Conosce Barbabianca
ed è una specie di
cartomante, ma non so altro.-
-Siete
solo,
Monsieur?- fece Benn, fissando il
nuovo arrivato con distacco e sospetto.
Basil non
si
offese per quella diffidenza plausibile, l’aveva prevista,
come aveva previsto
il luogo d’incontro e come sapeva da molto prima di
quell’idea di organizzare
una milizia a difesa del popolo, perciò
rispose in modo educato, ma secco. -Siamo circa una cinquantina di
uomini.-
Lesse lo
stupore negli occhi di molti, soprattutto in quelli del giovanotto in
fondo
alla sala, il quale sembrava morire dalla voglia di presentarsi e
porgli un
sacco di domande.
Gli
bastò
un’occhiata per capire che quel ragazzo aveva un gran compito
da svolgere,
oltre che a possedere molto carisma, e anche a lui stesso avrebbe fatto
piacere
scambiarci qualche parola, ma sentiva che quello non era il momento. Ce
ne
sarebbero stati altri e, per quel giorno, le carte gli avevano mostrato
compiti
differenti.
-Col
vostro
permesso, Signori.- mormorò Hawkins, dando le spalle al
gruppetto di persone e
avviandosi verso l’uscita.
-Mette i
brividi.- sussurrò Koala e trovò Sabo pienamente
d’accordo con lei, anche se
avrebbe tanto voluto fermarlo per raccogliere qualche informazione sul
suo
conto da presentare a Shanks. Non si era mai troppo al sicuro,
soprattutto con
gli sconosciuti.
Una volta
terminata la lista, venne stabilito che ogni uomo partecipante alla
brigata
avrebbe indossato come simbolo una coccarda ricamata con i colori di
Parigi,
ovvero blu e rosso.
Ne venne
consegnata una a tutti i presenti e altre vennero date loro in
dotazione
affinché le distribuissero ai loro uomini. Ne
indossò una anche Sabo,
puntandosela al petto con orgoglio. Se ne mise poi una in tasca per
darla più
tardi a Ace, mentre l’ultima che teneva tra le mani sapeva
esattamente a chi
regalarla.
-Tieni.-
disse a Koala, porgendogliela con un sorriso entusiasta.
Lei
sbatté
le palpebre, sorridendo poi a sua volta. -Posso? Davvero?-
-Che
domande! Fai parte del gruppo, no?-
La
guardò
ridacchiare, mentre fissava la spilla sul bavero della giacca,
nascondendo
infine le braccia dietro la schiena e alzando la testa per
mostrargliela. -Come
mi sta?-
-D’incanto.-
approvò il ragazzo, annuendo convinto, tornando poi con i
piedi per terra
quando Benn lo chiamò, ponendogli una domanda alla
sprovvista.
-Ehi,
Sabo,
ma le armi?-
Effettivamente,
se volevano avere una possibilità, avevano bisogno di armi
per la milizia e si
dava il caso che Sabo sapeva esattamente dove trovarle.
Doveva
ammettere che all’inizio, quando Shanks aveva ideato il
piano, si erano
ritrovati ad un punto morto proprio a causa della carenza di ferri, ma
grazie
alle continue ronde e ricognizioni fatte per tutta la città,
erano riusciti a
scoprire che alcuni edifici, oltre che a fungere da magazzini per il
cibo,
mantenevano al sicuro anche molte armi.
Il
giovane
sorrise, scambiandosi un’occhiata complice con Koala, la
quale era a conoscenza
della cosa, e afferrò la sua giacca blu, pronto per uscire.
-Dite ai
vostri uomini di prepararsi.- li avvisò. -Abbiamo un
po’ di luoghi da
saccheggiare.-
E, mentre
chiudevano le sale del municipio e si affrettavano a scendere nelle
strade, un
pensiero fisso spiccava nella mente di Sabo, determinato ad andare fino
in
fondo e a mettere fine a quel lungo tempo di separazione forzata.
Prima tappa: la
fortezza della Bastiglia.
Angolo
Autrice.
Buonasera!
E’
tardissimo, lo so! Ho anche un sacco di scuse da fare e cose da dire,
quindi
andiamo con CALMA.
Scusatemi
il
mio ormai classico ritardo, a parte gli impegni vari, voglio sempre
avere un
capitolo pronto in più, giusto per non perdermi troppo per
strada come mi è già
capitato con altre long (CHE PRIMA O POI FINIRO’ *O* ).
Stiamo,
finalmente oserei dire, arrivando alla parte centrale, chiamiamola
così, dove
troviamo il famoso avvenimento della presa della Bastiglia.
Informandomi sui
fatti ho letto di un sacco di morti, quindi dovrò
sbizzarrirmi e buttare giù
una lista di vittime. LOL, mi servirebbe un Death Note.
Anyway,
su
questo capitolo vediamo un Eustass Kidd analfabeta. No, ok, la cosa mi
ha fatta
scoppiare a ridere. Insomma, il poveretto è una capra! Oltre
a lui, vediamo che
Shanks ne ha sempre una pronta, ma non riesce mai a raggiungere la cara
Makino.
Lo prometto, mi farò perdonare, mlmlml.
Ace
inizia a
prendere in simpatia Barbabianca e quell’aria paterna del
vecchio lo sta, a
poco a poco, conquistando ** anche se con Marco le cose non vanno
proprio alla
grande ma, chi lo sa, forse stanno per cambiare? Anche
perché il biondo ha
provato ad abbordarlo, ricordiamocelo!
E poi
arriva
Usopp che ha il suo bel da fare come oratore, ma solo per poco
perché non può
rischiare troppo, non è ancora arrivata la sua ora, mentre
Sabo ormai sta
usurpando il posto di Shanks, è sempre in mezzo come il
giovedì, dopotutto. Ma lasciamogli
pure le questioni burocratiche, penso che nessuno sia più
adatto di lui a fare
il politico. E, come è giusto che sia, dove
c’è lui c’è Koala :3
E’ arrivato
anche Basil, ma di lui ne parleremo più avanti.
(Mi sono
resa conto che Smokah-san è scomparso, così come
Tashiji ;________________; non
so dove siano finiti, lo giuro)
Oh, e nel
prossimo capitolo inizia la rivoluzione, giusto per dire :D
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http://images3.wikia.nocookie.net/__cb20090630154539/onepiece/tr/images/3/3d/Shanks1.png
come to me, bro.
http://40.media.tumblr.com/tumblr_m49k5kwPEU1qebmgqo1_1280.jpg
vecchio, vuoi rogne?
http://img4.wikia.nocookie.net/__cb20140916081227/onepiece/images/e/e6/Usopp_Manga_Pre_Timeskip_Infobox.png
vai, Usopp, incita la folla.
http://www.centrostudilaruna.it/wp-content/rivoluzionefranceses.jpg
Saint-Lazare durante la rivolta.
https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/originals/b2/c9/9e/b2c99e64e97f9bb38ac96821beb294b4.jpg
Grazie
come
sempre a tutti, recensori e lettori silenziosi, spero vi stiate
divertendo!
Beeeeeene,
ci vediamo la prossima settimana, spero ^^
See ya,
Ace.
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