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Titolo: Il coniglio
Generi: Romantico,
comico, fluff.
Note: Cavolata
allucinante scritta a casa di una mia amica che ha, per l’appunto, un coniglio
che rischia sempre di finire nel forno per quante ne combina XD
Quindi
prendetela per quello che è … uno delirio post studio e probabilmente ooc ma c’è
un coniglietto fluffluoso nel mezzo quindi perdonatemi =)
Desclimer: per fortuna
Sherlock non mi appartiene perchè se no … *risata cattiva* insomma avete
capito.
Questa volta sono solo 9 pagine di Word! Voglio una medaglia u.u
Buona
lettura
Il coniglio
<<
Sherlock? >>
<<
Mh? >>
<<
Perché c’è un coniglio in soggiorno? >>
Così
era iniziata la giornata a Baker Street, con un coniglio bianco errante sul
pavimento e un ex medico militare lievemente sconvolto.
John
Watson serrò gli occhi e li riaprì di scatto, ma il coniglio era sempre lì, ad
annusare ogni anfratto della casa senza badare all’uomo che lo osservava
allucinato.
<<
Sherlock >> lo chiamò ancora e allora il detective alzò gli occhi dal
computer e lasciò vagare lo sguardo lungo il perimetro della stanza dove, ora,
l’animale giaceva appallottolato su sé stesso.
<<
Sì, John? >>
<<
Il coniglio! Perché c’è un coniglio a casa nostra? >>
Sherlock
alzò gli occhi al cielo mostrando la sua famosissima quanto detestabile espressione
esasperata che, tradotta in un inglese spicciolo, poteva significare
approssimativamente “gradirei che tu non interrompessi i miei pensieri per porre
domande dall’ovvia risposta”.
John
respirò pesantemente e aspettò che l’uomo lo degnasse di attenzione.
<<
E’ per un esperimento >> si espresse tornando ad esaminare i file sul suo
laptop.
E
così il buon dottore si sconvolse e per poco la tazza con caffè nero bollente
non cadde sulla testa del povero animale << E per quale accidenti di
esperimento ti serve un coniglio vivo?
>>
<<
Un caso >>
<<
Avevi detto esperimento >>
<<
L’esperimento è per un caso >>
<<
Quale caso? >>
<<
Te ne ho parlato ieri >>
<<
Ieri ero da Harry >>
<<
Davvero? >>
<<
Sì, Sherlock, e come al solito non ti sei nemmeno accorto che non ero qui
>> sbottò rassegnato.
Sherlock
sventolò la mano in aria << Quisquiglie >>
<<
Sherlock, quale caso? >> ripete scandendo bene le sillabe.
<<
Un prestigiatore trovato morto dietro le quinte del Soho theatre[1], gola
recisa e nessun segno di lotta. Il suo camerino a soqquadro. Solo il coniglio
non è stato toccato, poiché si tratta di un comunissimo innocuo roditore
>>
<<
E quindi lo hai portato qui. Perché? >> domandò curioso e Sherlock
sorrise sghembo con gli occhi azzurri resi luminosi dall’eccitazione per quel
caso così interessante.
<<
Perché nessuno ha pensato di guardare dentro
al coniglio >>
John
aprì la bocca, sconvolto, e osservò ancora il roditore.
<<
Dentro? >> sottolineò incredulo << Come sarebbe a dire? >>
Sherlock
levò gli occhi al cielo, esasperato.
<<
Non è ovvio, John? >>
<<
Sherlock! Sono le sette del mattino, mi sono appena alzato e ho trovato un
coniglio bianco vagare nel nostro soggiorno quindi no, non è ovvio >>
<<
Traffico di diamanti >> disse laconico per poi prendersi la testa fra le
mani, irritato nel dover sempre spiegare le sue deduzione più che ovvie al
resto del mondo. John lo stava
guardando, a braccia conserte, aspettando impaziente che proseguisse, così il
consulente si arrese e si alzò mostrandogli una foto a raggi x. C’era una
massa, sotto lo stomaco del coniglio ben evidente e delle piccole ombre regolari
all’interno di essa.
<<
Il prestigiatore itinerante gira molte città europee, ma non guadagna
abbastanza per potersi permettere auto e vestiti costosi, considerate le spese
per l’affitto dei teatri e gli spostamenti aerei. Così si fa coinvolgere in un
giro di riciclaggio di preziosi rubati. Ma se fosse lui il corriere al primo
controllo aeroportuale verrebbe subito arrestato. Perciò elabora un piano:
quale bagaglio non passa sotto i raggi x ed è stivato direttamente? [2]
>>
<<
Il coniglio >> indovinò John incredulo.
<<
Esatto. Una volta raggiunta la meta lo uccide e recupera la refurtiva per poi
sostituirlo con un altro “pieno” di altra merce >>
<<
Dio, è orribile >> esalò osservando ora il coniglio con occhi nuovi, compassionevoli
<< ma perché uccidere il prestigiatore allora? Se il piano funzionava …
>>
<<
Conosci le motivazioni, John, pensa >>
John
sospirò << Avarizia >>
<<
Bene >> sorrise il detective, sorpreso.
Motivato
da quel complimento il blogger proseguì << Rubava ciò che doveva
consegnare >>
<<
Sostituendola con merce falsa. Era nel giro da abbastanza tempo da conoscere le
persone adatte >>
<<
E come arriverai a capire chi? Si tratterà di un’organizzazione vasta >>
<<
Analizzando la refurtiva. Se saprò da dove proviene conoscerò il modus operandi
della rapina e troverò il chi >>
<<
E sei sicuro di ciò? >>
<<
John … è il mio lavoro >>
<<
Ma ci saranno un’infinità di dati da analizzare >>
<<
Hai da fare oggi? >> ironizzò.
John
si stropicciò gli occhi con le dita e cercò di andare oltre la sfrontatezza del
detective per non rischiare che le sue mani finissero attorno alla sua gola.
<<
E cosa vorresti fare per recuperare i diamanti? >>
Sherlock
lo gelò sul posto con quegli occhi impenetrabili << Non è ovvio? >>
<<
No … non lo è! Smetti di chiedermelo >>
Sherlock
sospirò e scocciato indicò l’animale << Lo sacrificherò in nome della
scienza >>
<<
Che cosa? >> chiese esterrefatto << Vuoi uccidere quel povero
coniglio? >>
Il
detective lo guardò intensamente con evidente incredulità << John, sei
stato in guerra, per l’amor del cielo, hai ucciso innumerevoli volte e ti
sconvolge la morte di un roditore utile ad un caso? >>
<<
Sì! Per la miseria! E’ un animale innocente! >>
<<
Ha l’addome pieno di diamanti, morirà comunque >>
<<
Non se li estrai operandolo anziché uccidendolo >>
Sherlock
aggrottò la fronte << Ma ci impiegherei ore, John! Ore! >>
John
gli voltò le spalle e prese il coniglio fra le mani e quello lo fissò
circospetto. Era davvero un bel coniglio, dall’aspetto paffuto, orecchie
piegate e pelo bianco privo di macchie. Due occhi neri lo scrutarono
terrorizzati e qualcosa di incredibilmente potente si mosse dentro John.
<<
Non ucciderai questo coniglio, Sherlock! Te lo impedirò >>
<<
Oh, non essere assurdo >>
<<
Tu non essere assurdo! E’ un coniglio! >>
<<
Questo sentimentalismo non ci porterà da nessuna parte! >>
John
prese fiato e pensò in fretta con gli occhi fissi sul coniglio che,
all’improvviso, aveva suscitato tutta la sua compassione. Non meritava di
morire a causa di un mago bastardo e avido né per mano di Sherlock versione
scienziato pazzo.
<<
Ebbene! >> esclamò conclusivo << lo farò io >>
<<
Tu? >>
<<
Sono un medico, ero un eccellente chirurgo sul campo. Posso farlo >>
esclamò deciso.
<<
John, devo rammentarti che l’apparato umano è differente da quello animale?
Potresti ucciderlo ugualmente e fare perdere tempo a me >>
Il
dottore guardò il coniglio, il povero e indifeso coniglio bianco con gli occhi neri
e il nasino in perenne movimento, ed annuì deciso.
<<
Non lascerò che muoia >>
<<
E’ un coniglio, John! Ne hai mangiato uno ieri a cena >>
<<
Zitto! >> proruppe cercando di organizzarsi.
Molly
era rimasta sconvolta – più del solito- quando Sherlock le aveva bruscamente
chiesto, alle otto del mattino, un tavolo sterile libero da cadaveri perché
John doveva operare un coniglio.
Un
coniglio?
<<
Come scusa? >> aveva chiesto innocentemente osservando l’animale giacere
immobile dentro un gabbia dorata.
<<
Molly, entro questa mattina, grazie >>
<<
Ma ... ma … >>
<<
E’ per salvargli la vita >> aveva specificato il medico con un sorriso
dolce sulle labbra.
Così
venti minuti dopo, John Watson, stava sedando un coniglio bianco dopo che
Sherlock aveva calcolato le dosi adatte per non ucciderlo.
John,
visibilmente agitato, chiese un bisturi da incisione, bethadine e garze e, dopo
aver rasato la piccola pancia dell’animale, lo aprì seguendo la linea
cicatriziale dell’operazione precedente volta a infilare dentro i diamanti.
Sherlock,
immobile accanto al microscopio, osservò la scena con interesse, gli occhi che
non si staccavano dal volto concentrato del medico, che finalmente aveva il
piacere di vedere all’opera al meglio di sé, come se su quel tavolo ci fosse
stato un bambino afghano ferito.
<<
Faresti qualsiasi cosa per lui … >> sussurrò Molly alle sue spalle e Sherlock
non capì a chi si riferisse << Come? >> domandò allora incerto.
<<
Ho detto che per lui faresti qualsiasi cosa >>
<<
E’ stata un sua idea >>
<<
Non per il coniglio, per John >> specificò con un sorriso mesto.
Sherlock
serrò le labbra, improvvisamente a disagio su quella sedia, e si mosse per
spostarsi, ma John lo teneva ancora inconsapevolmente inchiodato lì con quello
sguardo serio e appassionato dedicato al roditore.
<<
Mi ha … raggirato >> tentò di giustificarsi invano.
<<
Ti sei finto morto per lui, ti sei preso i suoi pugni, gli fai operare un
coniglio in obitorio … non ti ha raggirato >> ridacchiò con malizia
<< Ti ha conquistato >>
<<
Chiudi la bocca, Molly >>
John
estrasse una sacca contenente ventisette diamanti insanguinati e glieli passò,
sterilizzati, cosicché potesse analizzarli al microscopio. Infine ricucì e
bendò l’animale, ora perfettamente sano. Raramente Sherlock gli aveva visto
un’espressione così soddisfatta in viso.
Scosse
la testa e osservò le pietre.
***
Lestrade
non poteva credere di essere riuscito ad arrestare un’intera cosca mafiosa
russa esperta in colpi a basso rischio che ricettava merce in tutta Europa. E questo
grazie al confronto con altri casi internazionali e al prezioso aiuto dell’SIC.
[3]
In
una sola settimana Sherlock aveva sbrogliato la matassa di un caso che persino
l’MI6 avrebbe risolto in due anni.
Quell’uomo
era un autentico fenomeno e, trovato il tempo, avrebbe dovuto ringraziarlo a
cuore aperto. Eh sì, aveva mandato al manicomio l’intero apparato forense dell’intelligence
svizzera, ma … diamine … come accidenti aveva fatto?
“Ho
avuto accesso completo ai file dell’MI6 grazie a Mycroft. È bastato analizzare i
diamanti prelevati e confrontarli per carature e colore con quelli rubati. Poi
ho analizzato le dinamiche del furto con questo
e quello” e Lestrade aveva smesso di ascoltarlo perdendosi alla prima
formula matematica sciorinata da quell’uomo.
Andava
bene così, anche senza capire.
Aveva
tredici criminali russi dietro le sbarre e al diavolo i dettagli.
Un
volta a casa, dopo sette giorni intensi, Sherlock si lasciò praticamente cadere
sul divano, incurante della polvere che in quella settimana si era accumulata
dappertutto. L’inconfondibile presenza della signora Hudson si ritrovava nei
piccoli oggetti spostati per fare spazio ad una grande gabbia sulla scrivania.
<<
Sherlock >> lo chiamò il blogger dopo qualche minuto porgendogli la prima
tazza di tea della settimana << Cosa ne facciamo del coniglio? >>
<<
Quale coniglio? >> si sorprese. Di che cosa stava parlando il suo
blogger? Era forse impazzito?
<<
Il coniglio che ho operato per permetterti di risolvere il caso >>
esplicitò divertito tirando fuori l’animale dalla gabbia, accarezzandogli il
pelo morbido e bianco.
<<
Oh >> si espresse con incredulità. Era ancora lì? Perché era ancora lì?
<<
Vendilo >>
<<
Non se ne parla! >>
<<
Allora regalalo, John >>
<<
E a chi? >>
<<
Metti un annuncio sul tuo blog >>
John
coccolò il coniglio, imperterrito, davanti ai suoi occhi, e qualcosa si mosse
nel suo stomaco provocandogli istinti omicidi verso quel dannato roditore. Era
solo un coniglio! Cosa aveva di così interessante da meritarsi tutte quelle
attenzioni?
<<
Potremmo tenerlo >> osò il medico incerto << mi sono affezionato e
occuperebbe poco spazio >>
<<
No >> sbottò alzandosi di scatto dal divano.
<<
Perché no? >> domandò continuando a coccolarlo passandogli le dita lungo
il pelo candido, giocando con le sue orecchie. Maledetto coniglio.
<<
I conigli trasmettono la leptospirosi >>
<<
Ma non dire scemenze >>
<<
E la rabbia, John >>
<<
Sherlock, è un coniglio, non un pitbull vagabondo >>
<<
Potrebbe rosicchiare i mobili >>
<<
E tu spari al muro >>
<<
E’ diverso >>
<<
No, non lo è >>
<<
Andiamo, Sherlock. Possibile che non susciti in te un minimo di tenerezza?
>> domandò con un sorriso smagliante esibendo il coniglio davanti al suo
naso.
<<
Solo istinti omicidi >> si inorridì Sherlock allontanando il viso da
quella massa pelosa.
<<
Perché? >>
<<
Perché lo stai vezzeggiando da quando siamo tornati! >>
<<
E allora? Non va bene? >>
<<
No >>
<<
Perché? >>
<<
Ti distrae >>
<<
Distrae da che cosa? >>
<<
Da me, John. Ora lascia quel coniglio a terra e trovagli una gabbia in un’altra
casa! >> urlò esasperato marciando rapido verso la sua stanza.
John
aggrottò la fronte. Guardò il coniglio e il coniglio guardò lui rispecchiando
la sua incredulità.
<<
Ma quanto è idiota, William? >>
Il
coniglio ovviamente non rispose. Saltò a terra e cominciò a zampettare per casa
rosicchiando di tanto in tanto gli angoli del tappeto persiano.
John
lo lasciò lì, attraversò la cucina e, senza bussare, spalancò la porta della
camera da letto trovando Sherlock rannicchiato sul letto in posizione fetale
con un broncio da manuale in volto.
Si
appoggiò allo stipite e lo osservò con studiata tenerezza.
<<
Non c’è niente che devi dirmi, Sherlock?
>>
<<
Non uscirò di qui finché quel coniglio non sarà stato sfrattato >> lo
informò dandogli la schiena.
<<
Il coniglio resta >>
<<
Lo avvelenerò >>
<<
No, non lo farai >>
<<
Ha le ore contate >>
<<
Davvero sei geloso di un coniglio? >>
Sherlock
a quel punto scattò come una molla e si girò per guardarlo, profondamente
turbato. E forse John si sbagliava, ma erano sempre state rosse le sue guance?
<<
Non dire fesserie, John >> esclamò con una smorfia << è solo un
coniglio >>
John
sorrise malandrino << Okay, allora non ti dispiace se torno di là a
guardarlo mentre mangia >>
Il
detective balzò in piedi, fronteggiandolo << Esci da questa stanza e non
ti rivolgerò più la parola >>
<<
Oh, un ultimatum >>
Sherlock
lo fissò con astio e serrò la porta della camera con una manata chiudendo loro
dentro.
<<
Sherlock, non puoi sul serio rinchiudermi qui >> si divertì ad obbiettare.
<<
Posso. Lo sto facendo >>
<<
Il coniglio resta >>
<<
Scordatelo >>
<<
E’ così coccoloso. Non posso lasciarlo ad un altro >>
<<
E’ così cosa? >> domandò
incredulo. Che diavolo di parola era quella?
<<
Coccoloso, tenero, morbido, soffice … >> elencò ed ogni aggettivo pronunciato
sembrava colpirlo dritto al cuore.
Serro la mascella e lo sfidò con gli
occhi carichi di fervore.
<< Non ti permetterò di sostituirmi
con un odioso coniglio bianco >>
<< Non dire scemenze >>
esclamò divertito << Non voglio sostituirti. Voglio solo qualcuno a cui
elargire affetto siccome sono di nuovo solo a causa tua … ricordi? >>
<< Fallo a me >>
John sgranò gli occhi incredulo
<< Cosa? >>
<< Quella cosa... quella che hai
appena detto... la cosa dell’affetto... >> gesticolò disagiato.
<< Tu non sei né carino né
coccoloso >> protestò John provocandolo. Ma Sherlock era troppo preso
dalla sua folle gelosia nei confronti di un coniglio per rendersene conto.
<< Posso provarci >>
<< Come no, signor “sposato col
suo lavoro” >> lo sfotté.
<< John, sono serio >> si
lamentò esasperato muovendo un passo verso di lui. John si paralizzò contro il
legno della porta, l'incredulità dipinta in volto.
<< Oh, buon Dio, lo sei >>
<< Liberati di quel roditore
>>
<< William >> lo corresse.
<< Come? >>
<< Non si chiama roditore, ma William >>
Sherlock sbatté le mani sulla porta,
arrabbiato.
<< Gli hai dato un nome! Il mio
nome!!! Non puoi farlo! >>
<< Perché no?? >>
<< Perché è il mio nome! >>
John lo guardò fingendosi severo
quando, in realtà, voleva solo scoppiare a ridergli in faccia. Sherlock si
stava esponendo troppo a causa di quell’attacco d’ira << Perché gli hai
dato il mio nome? >> domandò ancora, concitato.
<< Sherlock, è solo il primo
nome che mi è venuto in mente, ora fammi uscire di qui >>
<< No! >> sbottò
irrequieto girando la chiave con due mandate e guardandolo con aria di sfida.
John aggrottò la fronte << Okay,
ora mi stai spaventando. Sherlock, è solo un coniglio, okay? >>
<< Un coniglio che, a quanto
apre, ami più di me! >> sbraitò prima di rendersene conto.
John lo guardò, prima incredulo, poi vittorioso
e il mondo parve fermarsi. Allungò una mano e lo prese per il colletto della
giacca attirandolo a sé.
Sherlock sgranò gli occhi, il cuore in gola,
respirando improvvisamente il profumo di John.
<< Io non vole- >>
<< Non osare dire una parola
>> lo rimproverò John prima che potesse rinnegare tutto.
<< John … >>
Non lo lasciò più replicare:
imprigionò il suo viso e lo baciò.
Sherlock mugolò sorpreso e si irrigidì
pensando a quando fossero morbide quelle labbra e quanto odiasse quel dannato coniglio.
<< Solo tu puoi essere così
melodrammatico da metterti in competizione con un coniglio >> sussurrò
John contro la sua bocca. Lo stomaco gli si attorcigliò e osservò i suoi occhi
così innamorati. Rabbrividì e affondò il
viso contro la spalla avvolgendolo fra le braccia.
<< Da quanto lo sai?>>
mormorò Sherlock.
<< Cosa? Che il mio sociopatico
e suicida coinquilino è perdutamente innamorato di me? >> mormorò
malizioso tirandogli scherzosamente i capelli per poter guardarlo negli occhi.
<< Da quando tale individuo ha
deciso di fingersi morto per salvarmi la vita >>
Sherlock sorrise entusiasta <<
Perciò mi hai perdonato? >>
<< No ed è il motivo per il
quale il coniglio resta >>
<< Scordatelo >>
<< Sherlock... >>
<< Ora hai me... >> soffiò
contro il suo orecchio e fu il suo turno di rabbrividire. Boccheggiò in cerca
d’aria, incapace di realizzare che fosse stato proprio Sherlock a dire quelle
parole. Incapace di realizzare che potesse essere una persona così maliziosa.
<< Ripetilo >> lo implorò
e Sherlock posò le labbra sulle sue tracciandone il profilo con la punta della
lingua. John gemette sconvolto e dischiuse la bocca travolto da quell’onda di
improvvisa passione e si lasciò assaggiare fino a perdere il fiato.
<< Fammelo urlare, dottore … so
che ne saresti capace >>
<< Cazzo >> esalò
sconvolto con le mani del detective sotto il maglione sotto la sua camicia e
sotto i pantaloni e.... o mio dio. Lo prese di peso trascinandolo sul letto e
lo osservò distendersi ed aprire le gambe e, no...
<< Sherlock... sei... sei...
>> e senza trovare un aggettivo che potesse rendergli giustizia gli salì
a cavalcioni divorandogli le labbra fino a fargli male e rabbrividì perché le
dita di Sherlock stavano facendo cose deliziosamente malvagie sulla sua pelle.
<< Te lo farò dimenticare quel
maledetto roditore, John >>
<< È una promessa? >>
<< E’ una minaccia >> sussurrò
languido alzando il bacino per andare incontro al suo.
<< Oh, maledizione >> gemette
estasiato.
<< Ebbene >> sussurrò
<< meglio io o quel coniglio? >>
<< Quale coniglio? >>
***
<< Dove diavolo hai imparato quella cosa? >> ansò John,
strizzando gli occhi sconvolto da ciò che aveva appena vissuto con il suo
coinquilino.
Non era così inesperto da non sapere
da dove cominciare?
Gli sembrava di aver vissuto
un’esperienza extracorporea e la lingua del consulente, che continuava a
tracciare lunghe scie sul suo collo, non lo stava aiutando a riprendere
coscienza di sé.
<< Ho avuto tempo per pensare ad
un modo efficace per lasciarti senza voce, dottore >>
John esalò un sospiro incredulo <<
Oddio … sono fottuto >>
***
<< Sherlock... Sherlock...
>> sussurrò John saggiandogli la schiena con i polpastrelli, studiando i
nei e il profilo delle vertebre << devo rimettere William nella gabbia >>
continuò timoroso nel non sapere dove fosse finito il coniglio dopo essere
stato lasciato solo a vagare in soggiorno. E se avesse sceso le scale?
<< Osa mettere un piede fuori
dal letto e farò in modo che la tua frustrazione sessuale raggiunga vette
inesplorate >> sibilò Sherlock al suo orecchio, procurandogli brividi
lungo tutta la schiena.
John trasalì e decise che in fin dei
conti William poteva anche andare a far compagnia alla signora Hudson per
qualche ora.
<< All’improvviso ricordo di
averlo già fatto >> mentì divertito.
Sherlock sorrise.
Due a zero per lui.
***
John sbadigliò e socchiuse gli occhi
ferito dalla luce del sole. Si sentiva il corpo indolenzito – piacevolmente
indolenzito- per le ore passate a
sforzare i muscoli in eccitanti attività notturne.
Entrò in cucina e Sherlock era già lì,
seduto davanti al tavolo ed era bellissimo, con i capelli sconvolti e gli occhi
luminosi dalla soddisfazione. E avevano davvero fatto l’amore per tutta la
notte.
Quasi gli causò un infarto quel
pensiero e poi gli venne per davvero nello scorgere il corpo del coniglio
disteso immobile sul tavolo della loro cucina.
<< Sherlock, hai ucciso il
nostro coniglio! >> sbraitò sconvolto prendendo William in braccio.
<< Narcotizzato >>
precisò.
<< Cosa? >>
<<
Sta solo facendo un sonnellino >>
<<
Perché lo hai fatto?! >>
<<
Ha mangiato alcune foto della scena del crimine >> gli comunicò,
mostrandosi offeso a morte.
John
sospirò incredulo e mise il coniglio nella gabbia.
Forse
era meglio se lo trasferiva in campagna nella tenuta dei signori Holmes prima
che il detective lo uccidesse davvero.
Non
poteva passare il resto della sua vita a tenere in vita entrambi e Sherlock era
al primo posto, sempre.
________________
[1] Il SoHo Theatre è questo qui. Non so che tipo di
spettacoli vengano messi in scena, ma l’ho trovato adatto per via delle lucine
luminose *_*
[2] Dunque, le leggi per il trasporto degli animali in
Inghilterra sono controverse. Hanno abolito la quarantena per animali
provenienti dall’Europa, ma spesso vengono fatti controlli. Diciamo che ho
semplificato le cose per scrivere la storia se no rischiavo di fare un
crossover con Law and Order. XD
[3] SIC: Servizio
informazioni civile - SIC,
è l'organizzazione della Confederazione svizzera che si occupa
dell'analisi e della ricerca di informazioni sensibili (politiche, economiche,
strategiche). Ho trovato tutto nella mia amata Wikipedia.
Spiegazione: Il
caso l’ho estrapolato da un vecchio saggio sui tipi di traffici illegali nel
mondo. Mi aveva colpito questa organizzazione russa che nascondeva la refurtiva
dentro a gatti e conigli per poi portarli in Europa. Per i più sensibili, sì,
sono stati arrestati =) Non è un caso noto perché vecchio ma io sono piena di
questi libri a casa XP
Beh, spero vi sia piaciuta e di avervi strappato un sorriso
anche se ritengo sia un po’ una cavolata questa storia XD
Lascio a voi il giudizio =)
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