Eccomi
di nuovo fra di voi, sempre se a qualcuno interessa.
I
miei soliti problemi di salute mi hanno tenuto nuovamente lontana
dalla pubblicazione, ma se qualcuno tiene sempre a questa storia io
tornerò sempre per onorare la sua costanza, anche se dovesse
essere
una sola persona.
Non
intendo farvi indugiare oltre lettori, vi do solamente la buonanotte
e
mi fermo a ringraziare chi mi è stato sempre vicino. Questo
capitolo
è dedicato proprio a te, temerario seguace ;)
Buona
lettura!
Perfectly
Mine
Capitolo
otto: Noi
“Oddio,
guarda che carino questo!”
“Molto
simpatico, sì.”
“Allora,
signorina, le piace quel che vede?”
“Oh,
sì! Tutto è bellissimo qui! Sarà
davvero un'ardua impresa
scegliere le bomboniere fra tutte queste meraviglie.”
“Beh,
la ringrazio per le lusinghe. E comunque non si preoccupi. Ho aperto
il negozio apposta per voi, quindi ha tutto il tempo che desidera,
mia cara,”
“Non
so davvero come ringraziarla signor Takemori. Lei è stato
incredibilmente gentile.”
“Tutto
per la futura sposa della mia più affezionata cliente!
Ora
devo proprio lasciarvi. Devo sbrigare alcune faccende, per cui vi
lascio.
Divertitevi
ragazze.”
“Grazie
di tutto Atsushi.”
Il
buffo signore, fischiettando, recupera i suoi sopra-indumenti
dall'antico appendiabiti di legno intagliato. La sua mole sembra
appartenere ad un gigante se non fosse per la sua figura snella e il
suo bell'aspetto. Il suo viso ispira simpatia da ogni sua parte, dai
baffoni bianchi e folti agli occhi vivaci e birichini, passando per
il naso rotondo e grande.
Un
tipo molto interessante, insomma!
E
che mani ha! Dita lunghe e agili, forti di tanti tagli e pestaggi,
che hanno saputo lavorare qualsiasi materiale venisse posto davanti
loro. Mani da uomo esperto ma non superbo e che questo attributo l'ha
saputo mettere in tutte le opere realizzate.
Il
rumore d'accensione della sua macchina, una vecchia ma tuttavia
prestante Bentley d'un colore chantilly che certo poteva essere
scelto solo da un uomo dai gusti sopraffini e dalla mente libera da
preconcetti e altre castronerie come lui, mi distrae dal flusso
stesso dei miei pensieri.
A
far concentrare su di sé la mia attenzione è ora
la luce del
mattino che riverbera tra gli oggetti di legno, proiettando verso
ovest le loro ombre longilinee quasi distorte, comunicandoti che il
loro comune obbiettivo è solo uno: ottenere il tuo interesse.
“Allora,
c'è qualcosa che ti piace in particolare?”
“Sì,
molte cose a dire il vero. Il problema è che non so cosa
scegliere.
È tutto bellissimo!”
“Lo
so bene amore, ma purtroppo non posso permettermi di comprarti tutto
il negozio...”
“No,
non te lo chiederei mai. Dovremmo costruirci una nuova casa per poter
ospitarlo tutto...”
“Infatti.
Su
cosa sei maggiormente orientata? Vorresti qualcosa di unico per
ciascuno degli invitati slegato da tutti gli altri o preferisci
cercare una serie di oggetti che facciano parte di una stessa
famiglia?”
“La
seconda opzione è quella che più mi attizza.
Vorrei che ciascun
oggetto fosse speciale e originale in sé, ma voglio che
appartenga
ad una serie determinata. Ogni oggetto deve essere legato a tutti i
suoi simili, così come noi siamo legati alle persone a cui
teniamo
di più.”
“La
tua è un ottima scelta e... so anche dove trovare quello che
stai
cercando. Seguimi.”
La
prendo sottobraccio e la conduco al centro della bottega ove, sotto
un magnifico lucernario, si trova il meglio del meglio delle
collezioni del negozio, tutte conservate e sistemate in modo
impeccabile sui ripiani di un ottagono di espositori che constano
otto scaffali ciascuno. Non a caso hanno costituito e costituiscono
tutt'ora la fortuna dell'attività del signor Atsushi.
Oltre
ad essere ordinate, tali collezioni hanno una disposizione
particolare, in quanto le prime due scansie di ogni espositore sono
occupate da miriadi e miriadi dei soldatini che tanto ho amato quando
ero bambina.
Fronteggiamo
il primo escludendo le prime quattro famiglie e soffermandoci,
invece, sulle altre sei mensole. Scorriamo con gli occhi le nove
Muse, le cui vesti sembrano danzare fra vento e luce in compagnia a
quelle delle Ninfe. Abbiamo poi gli dei e le dee, sia greci che
romani e perfino quelli celtici a cui seguono tutte le figure delle
fantasie classiche e nordiche. Insomma, la mitologia in tutte le sue
lingue e i suoi protagonisti. Non potrei scordare tutte le ore
trascorse ad ammirarle ipnotizzata.
Dopo
fate, gnomi, elfi e i restanti esponenti della comunità
magica
incontriamo quelli che fanno bella la Natura. Fiori, piante e alberi
di tutte le specie mimate alla perfezione nelle foglie, nei frutti e
nelle radici. Perfino funghi compaiono in questo
naturalistico
teatro in miniatura. Da nessun'altra parte del mondo potrebbe
trovarsi un qualcosa di simile.
Andando
avanti cominciano a mostrarsi gli animali provenienti da ciascuna
fascia climatica esistente sulla terra.
Si
inizia con i vari animali domestici e da cortile, quelli a cui noi
tutti siamo più affezionati, e seguono gli animali dei poli
nord e
sud. Questi paiono portarti un po' del loro freddo, merito della
fedele riproduzione che rappresentano.
Procedendo
abbiamo ampia visuale degli abitanti della savana, della tundra,
della steppa e ancora della foresta pluviale.
Continuo
a scorrere le varie faune accompagnata dallo sguardo di Michiru, ma
per qualche secondo di anticipo la supero. Passiamo la seconda e la
terza vetrina in rassegna e quando volgo gli occhi in direzione della
sesta per vecchie riminiscenze di qualcosa di particolare, sento che
invece si blocca alla quinta esultando subito dopo.
Torno
indietro da lei e il suo gongolare mi colma di gioia.
“Missione
compiuta!”, esulta,
e indovinate un
po' cosa ha scelto...
“Ho
trovato quello che cercavo!
Voglio
gli animali della Foresta! Sono perfetti per noi!
Certo,
dobbiamo assegnare con coscienza ciascun animale ad ogni invitato, ma
è proprio ciò che voglio. Non possiamo sbagliare
con questi!”
“Se
lo dici tu, mi fido! Sono felice che sono riuscita ad accontentarti
al primo colpo.”
“Non
potevi darmi suggerimento migliore di questo! Grazie amore...”
“Figurati
piccola.”
La
gratitudine si rinnova in un bacio che mi stringe il cuore
cosìccome
la vista di un tramonto sotto al cielo che preannuncia una serata
tranquilla.
Quella
che sarebbe potuta essere una ricerca infernale si è
proficuamente
rivelata una passeggiata piacevole nel paese incantato, un connubio
tra il Paese dei Balocchi e Quello delle Meraviglie.
Rinnovo
il gesto baciandola ancora una volta, piano e ripetutamente, e la
felicità per la conquistata meta si accresce sempre di
più
portandomi in estati.
Posso
decisamente eliminare le bomboniere dalla lista “fonte di
preoccupazione” e tutte le ansie e le paure recatomi dal
timore di
non riuscire a trovare qualcosa che diventasse qualcosa di davvero
speciale mi salutano andandosene per la propria strada.
Che
sollievo trovare una soluzione in modo rapido e indolore!
Chiedo
ad Haruka di posizionare il nostro ambito tesoro nel loro apposito
scrigno e di continuare con il tour del negozio perché ora
ho
proprio voglia di godermelo.
Me
lo merito dopo una ricerca ardita ma portata avanti con successo.
Chissà, magari ci scappa anche qualche ulteriore acquisto...
“Lo
immaginavo.”
***
“Un
giorno potrò sapere cosa stavate tramando tu e Atsushi
mentre ponevo
le bomboniere nella scatola?”
“Sì,
prima o poi lo scoprirai. Nel frattempo credi di poter aggiustare la
credenza a forma di trifoglio di tuo nonno? Vorrei metterla in
terrazza nell'angolo riparato.
Farebbe
davvero un bel figurone tra i raggi del sole...”
“Non
ricordo in che condizioni l'abbiamo lasciata dopo averla trovata in
soffitta. Posso provarci, però.
Come
mai questa richiesta?”
“Mi
sono ricordata di uno dei quadri del nonno e ho visto quanto era
bello l'effetto che dava nelle giornate di sole. Ti dispiace?”
“No,
assolutamente no! Vivremo insieme in questa casa per il resto dei
nostri giorni e voglio che tu la senta tua come io la sento
mia.”
“Fantastico
allora!
Diamo
un'altra occhiata alle bomboniere? Sono così belle che quasi
mi fa
strano darle via...”
“Vado
a prenderle. Perché non le ritrai, così avrai
sempre una copia per
te? Potresti realizzare dei quadretti piccoli da sistemare nella
camera vuota, sopra la scrivania, per esempio.”
“Ottime
idee entrambe! Hai risolto due miei problemi in un battibaleno oggi.
Come sei efficiente!”
“L'amore
è anche questo piccola. Eppoi lo sai quanto mi fa piacere
vederti
serena e soddisfatta. La tua tranquillità è la
mia prima priorità
principessa.”
“Sono
contenta che tu abbia detto ciò una volta vicine.
È importante che
tu lo abbia condiviso così. Grazie.”
“Hm...
Figurati.”
***
Liberata
l'isola da centrino e centrotavola comincio a disporre tutto il
materiale necessario per ritrarre queste fantastiche creature e farne
tanti piccoli quadretti da appendere nella stanza vuota della casa.
Velocemente
prendono posto sulla superficie liscia e levigata la valigia dei miei
pastelli, di cui non ricordo nemmeno il numero, un paio di blocchi A4
da cui ritaglierò le mie tele, tre gomme chiodino, una gomma
normale
e un temperamatite munito di contenitore.
Con
grande euforia mi siedo ed inizio a osservare attentamente le
fattezze del primo animale, l'astore.
Il
becco nero e aguzzo rivolto all'ingiù, il cipiglio freddo e
guerresco incorniciato da un piumaggio cenere interrotto da spruzzate
bianche e precise ai lati del corpo.
Il
petto in fuori percorso da una flotta aerea di bombardieri che si
presenta in picchiata anche sull'interno delle ali e fino alle zampe
che si dipartono gialle e sormontate da artigli potenti e gagliardi.
Dorso
scuro dall'ali eleganti, aristocratiche nella loro posa più
una coda
importante e pluripennata completano la figura di questo guerriero
dei cieli che sarà d'ora in poi protettore del nostro caro
Luc, il
quale ha una passione sfrenata per questo maestoso rapace.
Ora
tocca a Rei e Minako, per le quali abbiamo scelto un altro rapace, lo
sparviero da sempre simbolo di origine guerresca e indole vittoriosa.
Perfetto per le nostre ragazze!
Il
suo piumaggio è bruno, cadenzato sul davanti da strisce non
uniformi
in una livrea simile a quella dell'astore, come vale per la coda. Il
becco è cadente e poco ricurvo, lo sguardo splendente
più di un
topazio.
Rubano
la scena poi gli artigli lunghi e fini ancorati alle zampe lunghe e
chiare.
Anche
questo padrone dei cieli nel solcare i suoi domini mostra tutta la
sua eleganza, la potenza della sua volontà e la maestria dei
suoi
attacchi.
Spero
che le ragazze apprezzino e comprendano il valore di questo dono il
cui significato mi auguro non sia troppo arduo da comprendere.
Non
vedo l'ora di sapere come tutti reagiranno...
Un
ultimo volatile popolerà questa collezione, un pennuto
dall'aspetto
simpatico, la cui effigie è collegata a risvolti poco
piacevoli ma
che, proprio da questi, ho deciso di depauperarla perché io
la trovo
comunque una creatura affascinante
Sto
parlando della civetta artica, con i suoi occhi gialli a contrasto
col nero della pupilla, il muso bianco da cui pende il becco cadente
e scuro e che risalta nel bianco del colletto che scendendo per il
busto si mischia a striscette brune ripetentisi per tutto il resto
della sua livrea dal davanti all'indietro del dorso, per poi
interrompersi nel candore delle zampe corte e tozze che si fanno
affilate negli artigli ricoperti da piume.
Di
questo rapace voglio far dono ad Usagi e Mamoru, perché
della
saggezza che guida, essi come essa, hanno fatto il loro modus vivendi
come se in loro albergassero due sovrani d'altri tempi.
Abbandoniamo
i cieli e spostiamoci a terra, nei boschi, dove su spunzoni rocciosi
domina i suoi territori il lupo.
Orecchie
raddrizzate pronte a carpire pericoli o occasioni favorevoli, sguardo
scrutatore color rame, manto cinereo sul capo che va poi ambrandosi
sul resto del corpo agile e muscoloso, scemando sul pallido verso le
zampe possenti e la corta e folta coda. A spezzare il colore
è il
naso nero, assieme a quelle strisce che contornano le fauci maestose,
nascoste perché serrate dalle mascelle.
Arriva
a risaltare anche il bianco delle guance, mescolato tra il grigio e
il rossiccio del muso.
Spetterà
a Hideo questo cacciatore, perché quando mi apparve innanzi
agli
occhi la prima volta che lo incontrai mi sembrò proprio un
affascinante e statuario licantropo dallo sguardo penetrante.
Rannicchiata
in un letto di frasche troviamo invece la volpe, al fresco tra le
alte fronde. Le orecchie ben alzate non la dispensano dall'udire
pericoli, lontani o vicini che siano. Lo sguardo birichino color
miele si perde a controllare tutto ciò che le sta attorno
mentre il
suo manto luccica ai raggi del sole nel suo rossore, che va poi a
dissiparsi nel bianco della punta della coda. Essa nasconde,
impedendone la vista, le zampe e il muso, su cui non s'intravvede un
angolo del naso neretto. Assomiglia proprio a quella della vicenda
che Haruka e Yasu avevano vissuto quando erano ancora molto piccoli.
Correvano per il vecchio sentiero che portava al mercato quando
persero il proprio pranzo al sacco; se ne accorsero a metà
strada e
quando tornarono indietro trovarono quella furbacchiona che si
pappava tutta quella roba squisita! Poverini...
Beh,
Yasu, spero non ti dispiaccia questa piccola riminiscenza.
Ben
più grosso e men che impigrito, dopo un bel sonnellino, vien
l'orso
che girovaga alla ricerca del suo adorato miele. Il suo pelame bruno
intenso arruffato qua e là suggerisce che, per uscire dal
torpore
del sonno, ha trovato sollievo nelle ripide pareti della sua tana.
Le
grosse zampe lasciano notevoli impronte sulla terra della stessa
entità di quelle lasciatemi nel cuore da quelle persone a
cui andrò
a regalare quest'effigie, simbolo di un guerriero prode e fiero,
perché non c'è modo migliore per descrivere la
forza di volontà e
d'animo di questa copia che mai potrà evadere dalla mia
sfera
affettiva, né dal mio spazio vitale.
Il
senso di protezione che Ami e Makoto riescono ad infondermi in
qualsiasi situazione è il motivo per cui la mia scelta
è caduta
proprio su questo grosso mammifero.
Dal
burbero viaggiatore dei boschi approdiamo ad un viandante quasi
microscopico al suo confronto, un tipetto molto carino che
però sa
ben difendersi dai predatori... Parliamo del signor Riccio!
È
quasi difficile guardarlo a causa del luccicore emanato dalle sue
miriadi di aculei nel mare color corteccia della sua pelliccia. Tra
questi spuntano le due rosee orecchiette fini e dalla forma molto
simpatica.
I
suoi occhietti, nonostante siano minuti e nascosti dalle sfumature
nere del muso appuntito, culminante nell'adorabile nasino. Anche le
sue zampette non sono visibili perché mimetizzate tra l'erba.
Iwao
ed Ellen riceveranno questo dono rappresentazione di riparo,
perché
non esiste miglior esempio al mondo di reciproca protezione di questa
coppia di rocce.
Giungiamo
quindi alla fine di questo bestiarium che si conclude con il Principe
della Foresta, sua altezza il Cervo.
I
suoi palchi fendono l'aria facendola quasi liquefare al minimo
contatto, illuminando anche l'ombra data dai mille alberi. Quelle
gemme inscrutabili che sono gli occhi fanno comunque trasparire
saggezza e lungimiranza, perché non si e mai troppo al
sicuro
nell'habitat dei predatori.
La
pelliccia screziata di un arancione tenue tendente al marrone
è ben
nascosta tra la vegetazione, e comunque le sue zampe lunghe e
prestanti, leggiadre e precise non lo faranno soccombere se non per
fatalità avversa.
Proprio
come Suna, guerriera spietata nonostante tutte le difficoltà
della
sua vita, saggia e cruda negli ardimenti della sua mente, ed
è
proprio per questo che non v'è animale che più le
sia adatto.
Tra
sfumature e contorni ho finito il mio lavoro e sono pronta a farlo
esaminare dalla mia più accanita critica. Chissà
se approva le mie
scelte o avrà qualche perplessità da muovermi.
***
Ci
risvegliamo dal torpore del
lieve sonno pomeridiano che ci ha permesso di riprenderci dalle
fatiche mattutine.
Lo
sfrigolio delle foglie al vento emana frescura all'udito e al
pensiero, donando una piacevole sensazione di rilassatezza.
Il
sole attraversa a raggi le innumerevoli punte della foresta e va a
scontrarsi, stendendosi poi sui nostri corpi, con la tendina di
bambù
che ho da poco messo nelle verande di entrambi i piani per ripararci
un poco dalle temperature estive che sembrano finalmente starsi
avvicinando.
Ho
ancora richiuse fra gli occhi gli splendidi disegni di Michiru,
mentre mi alzo e mi metto seduta, e anche se sono dei brevi flash,
riescono a colpirmi con tutta la loro bellezza. Sembrano poter
prendere vita e popolare così la stanza carente di vita
escludendo
me e lei.
Rivedo
il cervo che mi guarda di rimando in tutta la sua non vanitosa
regalità, i tre volatili appollaiati con eleganza in tre
angoli
diversi della camera da letto.
L'orso
che russa davanti alla porta, la volpe che saltella qua e là
emettendo i suoi tipici versi; il lupo che guarda fuori dalla
finestra per ritrovare la sua amata casa ed infine il piccolo riccio
che si nasconde sotto l'armadio per proteggersi da tutti quei grandi
predatori presenti nell'ambiente.
Se
Mo di Cuore d'inchiostro poteva materializzare dai
libri,
leggendo a voce alta, i loro personaggi, Michiru è in grado
di fare
lo stesso dipingendo.
Mi
rivolgo a lei con lo sguardo e mi accorgo che non è ancora
sveglia
così decido di scostarmi piano da lei per non svegliarla.
Sono
le quattro e dato che non ho cose urgenti da fare mi
dedicherò a
riparare
la
vetrinetta che voleva esporre nel terrazzo del piano terra.
Scendo
le scale e la ripesco dal mio studio, rendendomi meglio conto del
fatto che non è nelle condizioni che speravo.
Dovrò
smontarla pezzo pezzo e sistemarli tutti uno per uno. Sarà
un lavoro
abbastanza lungo e impegnativo per questo voglio iniziare subito. Non
voglio farla aspettare troppo.
Opto
di mettermi a lavorare fuori, sotto il primo pino così
starò al
fresco e non mi affaticherò prima del dovuto. Appoggio il
mobiletto
accanto al tronco e vado nel capanno del mulino a prendere il telone
di plastica che uso di solito.
Sediamoci
e cominciamo. Il primo passo è smontare tutto.
L'apice
a trifoglio ha bisogno di essere rilevigato, ridipinto e lucidato.
Dovrò tagliare lo strato superficiale o riposizionarne uno
nuovo
sopra, ma non credo mi convenga. Sarebbe meglio operare una via di
mezzo togliendo il primo strato e sostituendolo con uno nuovo. So che
mi costerà più tempo e manodopera ma il risultato
sarà migliore.
Ora
che ci penso potrei usare il vecchio orologio rotto che prima si
trovava sul camino. Si erano rotti vetro, meccanismo e lancette
supporto compreso (non vi racconto come...) e a Michiru piace molto.
Quant'è
bella la mente che funziona!
È
rimasto il foro su cui erano montate le lancette ma questo non
è un
problema.
So
già cosa fare, ma per il momento lo lascerò
vagare come idea..
La
stessa sorte dell'apice toccherà ai cinque scaffali spessi
due
centimetri, con altezza di trenta centimetri e larghezza di quaranta
e che costituiscono, assieme allo scaffale che li contiene, la
vetrina vera e propria. Questo neanche è in buono stato...
Forse è
il pezzo più malmesso tra tutti. Lo farò per
primo.
Gli
incastri dell'apice sono stati risparmiati dall'ingiuria del tempo.
Hanno solo bisogno di una bella spolverata.
La
base, ove poggia tutto il resto, con stessa forma e dimensioni
dell'apice non è molto graffiata, e anche il suo incastro
complementare con i tasselli presenti sui due lati e sul retro
versano in buone stato. Un impiccio di meno.
“Ruka,
dove sei?”
“Sono
fuori, raggiungimi piccola.”
“Ehi,
che combini?”
“Voglio
iniziare ad occuparmi della vetrinetta.”
“Di
già? Pensavo non avessi voglia di lavorare e preferissi
rilassarti.”
“Lavorare
per la mia donna è rilassarmi.”
“Oh,
buon per me! Vuoi che ti aiuti?”
“Perché
no, potresti passarmi gli attrezzi.”
“Volentieri!
Sto diventando ferrata in materia.”
“L'importante
è che non diventi ferrosa cara. Sarebbe moolto grave
sennò!”
“...”
***
Superato
l'iniziale trauma della mia uscita a suo parere evitabile e infelice,
dopo aver inforcato gli occhiali e aver preso la levigatrice, ed aver
cambiato programma partendo dagli scaffali, mi dedico alla struttura
mediana, quella più rovinata. La separo nei tre pezzi che la
compongono e inizio a fare l'esterno di uno dei lati. L'interno non
è
conciato male come pareva all'inizio, per cui basterà
lucidarlo e lo
stesso vale per gli altri due interni, mentre anche gli altri esterni
devono subire il medesimo trattamento del loro compare che si sta
'sacrificando' per primo. In un quarto d'ora dovrei aver finito la
fase di levigatura e dopo un'altra mezz'ora saranno ridipinti, anche
se dovrò aspettare ancora per fargli asciugare bene in modo
da
poterli lucidare come si deve.
Bene!
Ora tocca all'apice.
Grazie
all'ottimo servizio svolto dalla mia aiutante tutt'altro che
improvvisata ho già in mano la sega che ad ogni mio
movimento separa
sempre più i due strati.
Questi
sono tenuti assieme da piccoli agglomerati di colla che al passaggio
della lama saltano e scoppiettano come minuscoli petardi.
Bisognerà
rimuoverli prima di montare il vecchio orologio.
“Manca
il raschietto nella cassetta... Vado a prenderlo!”
Caspita,
sta diventando sempre più brava. Andrà a finire
che non avrà più
bisogno di me per i lavoretti casalinghi e io diverrò
obsoleta...
Ahiai!
Mi
riconcentro su ciò che stavo facendo e senza premere troppo
sul
legno, che non ho ancora capito da quale albero è stato
ricavato,
controllerò nei miei giornali da falegname. Il tocco deve
essere
delicato, altrimenti potrei rompere l'asse, che ora ha solo un
centimetro di spessore, ma al tempo stesso devo eliminare ogni
traccia di colla che potrebbe lasciare troppo spazio tra i due pezzi
da assemblare compromettendone la resistenza.
L'orologio
è più sottile rispetto all'apice, ma
più o meno hanno la stessa
forma, anche se orientata diversamente. Ciò darà
un bell'effetto
all'arredo finito.
Ora
posso procedere ad incollarli e con loro avrò terminato.
Non
mi resta che ridipingerli, anche stavolta aiutata dalla mia bella
assistente.
Quando
saranno ben asciutti luciderò anche questi e dopo aver fatto
attaccare bene l'ultima mano di coccole potrò riassemblare
tutto.
Stavo
pensando di montare anche dei vetri per proteggere ciò che
potrebbe
trovarsi all'interno in caso di vento o temporali estivi, ma non
posso ancora prendere questo impegno. Dovrò aspettare che il
tutto
sia completato.
Altri
abbellimenti potrebbero aggiungersi quando avrò il risultato
finale
davanti agli occhi.
Adesso,
con un'altra ora e mezzo di lavoro terminerò le fasi di
tinta e
lucidatura e metterò tutti i pezzi ad asciugare nel capanno,
lontano
da fonti di incidenti.
Domani
riprenderò tutto in mano e vedrò il da farsi. Mi
rimbocco le
maniche in quest'ultima tranche di impegno e nel frattempo Michiru
è
tornata dentro per preparare qualcosa per la cena.
Il
pomeriggio è volato, ma come detto prima, sono soddisfatta
di ciò
che abbiamo fatto.
È
così arrivò un nuovo riposo ad allietare
quell'animo lavoratore ed
instancabile, che avrebbe dovuto comunque farlo cessare per
consentire a quel bravo garzone ch'era il tempo di far consolidare
per bene la lucentezza di quella pioggia di luce
Solo
l'indomani si sarebbe potuto riprendere a trottare tenendo conto
d'imprevisti di ogni sorta, ma con la sicurezza che li si sarebbe
affrontati con perspicacia
e
saggezza.
Ancora
però quella mente sempre in moto non voleva spegnersi
perché vi
vibrava dentro l'immagine d'uno sguardo liberato dalle ansie che lo
aveano quasi coperto. L'immagine della sua futura sposa.
Fu
con quella che finalmente si lasciò andare nel mare
sussurrante del
sonno.
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