Capitolo 9.
Ho avuto un
piano.
Un piano perfetto, uno
di quei piani che ti vengono in mente una volta nella vita e che
passerai il resto dei tuoi giorni a rimpiangere.
Sono venuta a Parigi.
Sicuramente
è una città romantica: la torre Eiffel, i
menestrelli sulla riva del fiume, i piccioni che ti attaccano a ogni
angolo e le crociere sulla Senna, ma io sono qui per seguire un corso
d'arte, imparare a fare le baguette e a togliere le lumache fritte dal
guscio.
Certo, il mio piano
non comprendeva perdere le valigie in aeroporto e rimanere incastrati
nel traffico per quattro ore, girando a destra e a sinistra e chiedendo
aiuto a tutti i passanti perchè nessuno aveva la
più pallida idea di dove fosse l'appartamento che mio padre
mi ha preso in affitto per il prossimo mese.
Ora, io non sono una
di quelle persone che tengono il broncio per anni e ci scrivono sopra
un album, ma se Justin osa mettermi la mano sulla coscia ancora una
volta dopo aver passato due settimane a dirmi che i baci erano stati
uno sbaglio, giuro che gliela trancio via.
La macchina si ferma
davanti a un palazzo di sei piani con vetrate assurdamente enormi e un
portone che farebbe invidia a quello della Casa Bianca, e io riesco in
qualche modo a uscire senza inciampare nella borsa.
L'appartamento
è bianco e ha due camere da letto e un bagno,
perciò dovrò impegnarmi a fare le maratone per
superarlo ogni mattina e fare la doccia per prima, ma questo problema
posso risolverlo buttando Justin fuori dalla finestra e chiamandolo un
incidente.
Josh lascia cadere le
valigie a terra e crolla a sedere sul divano, annaspando come se si
fosse fatto sei piani a piedi.
"La mia camera
è quella più grande, la tua camera è
in balcone." Informo Justin prima di allontanarmi giù per il
corridoio e aprire tutte le porte, trovando finalmente una stanza con
un letto a due piazze e una piccola tv a schermo piatto.
"Potremmo dormire
insieme. Qui non c'è la legge dell'età." Mi
ricorda lui mentre mi segue, così mi giro verso di lui e
alzo un dito per zittirlo.
"Sai cosa, Justin? Ho
le tasche piene delle tue battute e delle tue confessioni e delle tue
promesse e dei tuoi dubbi e di tutte le altre cazzate che mi hai detto.
Non puoi baciarmi due volte, ignorarmi per due settimane e pensare che
rimarrò ad aspettarti a braccia aperte per sempre. Ho
passato quasi due mesi a correrti dietro. Mi sono messa in ridicolo per
te, ho cercato modi per piacerti, ti ho chiesto di darmi una
possibilità, e tu non hai fatto altro che prendermi per il
culo. Perciò sai cosa ti dico? Puoi fare quello che ti pare,
puoi andare fuori e portare ragazze a letto ogni notte se ti fa
piacere, puoi anche continuare a ignorarmi. Ho un programma di cose da
fare e sicuramente non mi farò te. Questo è
quanto, spero di essere stata chiara. Ora, con permesso,
andrò a sistemarmi in camera e fingerò che non ti
abbia mai conosciuto." Impongo prima di entrare nella mia stanza e
sbattergli la porta in faccia, ignorando lo sguardo sconvolto del
ragazzo per cui solo una settimana fa avrei fatto di tutto.
Dio, che palle.
Lancio la borsa sul
letto e apro le due finestre, lasciando entrare l'aria fresca mentre mi
metto a sistemare le lenzuola e i miei vestiti nell'armadio.
Se due mesi fa
qualcuno mi avesse detto che sarei stata io a non voler sapere
più niente di Justin, probabilmente sarei morta sul colpo.
D'accordo, posso
essere giovane quanto vuole, posso avere 16 anni e posso comportarmi da
bambina, ma sicuramente so quando è ora di lasciar perdere
qualcuno che continua a farmi male.
Esco dalla camera dopo
aver finito di ordinarla e mi fermo sui miei passi quando vedo Justin
tirare i suoi vestiti fuori dalla valigia.
"É un
peccato che quel bel corpo sia stato sprecato per una testa di cazzo."
Dico mentre mi avvio verso la cucina, sentendo i suoi passi risuonare
dietro di me quando mi segue lungo il corridoio.
"Ne possiamo parlare
civilmente, Andrea?" Mi chiede quando si siede al bancone e mi guarda
andare avanti e indietro per controllare tutti gli armadietti.
"No, non ne possiamo
parlare proprio. Anzi, non possiamo parlare in generale
perchè hai un bel modo di fare con le parole ma il
realtà non sai fare altro che parlare, parlare e parlare.
Prima mi baci e poi mi ignori, prima dici che ti piaccio, che vorresti
stare con me, e poi dici che non c'è niente da fare. Secondo
me hai dei problemi e se fossi in te, andrei a farmi curare." Borbotto
prima di sbattere un'anta e girarmi verso di lui.
"Senti, non potevo
girarti intorno con tuo padre nella stessa casa. Pensi che mi piaccia
questa situazione? Pensi davvero che sia contento di come stiano
andando le cose tra di noi?" Mi chiede retorico e io inarco un
sopracciglio.
"Quali cose? Quali
noi? Non c'è proprio niente tra di noi e non c'è
neanche un noi. Ci sei tu e ci sono i tuoi cazzo di squilibri mentali e
ci sono io che non voglio più saperne niente di te. Hai
avuto abbastanza tempo per svegliarti e capire ciò che mi
stavi facendo. Sei stato chiamato qui per proteggermi ma mi hai ferito
più tu di chiunque possa aver voluto farmi del male. Sospiro
infine, togliendomi il cardigan e gettandolo su una delle sedie intorno
al tavolo da pranzo.
Hey, There, Delilah
è a ripetizione da mezzogiorno, così come le
infite suppliche di Justin perchè io lo ascolti e gli dia la
possibilità di spiegarsi.
Cosa c'è da
spiegare oltre al fatto che è uno stronzo?
Se venisse qui e mi
confessasse di aver sbattuto la testa da piccolo e che da quel giorno
è incapace di provare pietà e compassione per
qualsiasi persona intorno a lui, allora forse rimarrei ad ascoltarlo.
Ma quante
possibilità ci sono che abbia realmente sbattuto la testa?
Beh, aumenteranno
velocemente se continua a bussare alla mia porta in questo modo.
"Ma te ne vuoi andare?
Sto studiando, lasciami perdere!" Gli urlo per la centesima volta e
sento la porta aprirsi, così sbuffo e alzo lo sguardo dal
libro di arte. "Ma allora non ti è chiaro, Justin. Non
voglio parlarti e non voglio vederti e sinceramente sto pensando di
trasferirti all'albergo e portare Josh qui. Smettila di assillarmi, ho
cose più importanti da fare in questo momento."
Lui si chiude la porta
alle spalle e ci si appoggia contro il silenzio, incrociando le
braccia. "Ero sincero quando ho detto che mi piaci, ed ero sincero
quando ho detto che vorrei stare con te, ed ero sincero quando ho detto
che non possiamo. Andrea, non sto cercando di ferirti o di farti male o
di ingannarti in qualche modo, sto solo cercando di... Beh,
proteggerti."
"Proteggermi da cosa?
Ormai dovrei ingaggiare qualcuno che mi protegga da te e credimi, sono
a tanto così dal farlo. Puoi uscire adesso? Non ha
più senso parlarne, tu non interessi a me e io non interesso
a te, e sono sincera." Affermo prima di girare un'altra pagina e
tornare a leggere l'Impressionismo.
"Andrea, sei la figlia
del Presidente, che cosa penserebbe la gente se scoprissero che stai
con qualcuno di sei anni più grande? Specialmente quando
c'è una legge, quando tuo padre conferma questa legge ogni
minuto della sua vita quando mette in prigione uomini che stanno con
ragazzine." Mi ricorda prima di avvicinarsi alla scrivania e prendere
un'altra sedia.
"Non diranno
assolutamente niente perchè io e te non staremo mai insieme.
É fuori questione. Ora come ora preferirei stare con la
tavoletta del water, almeno quella se ne sta zitta." Borbotto prima di
spingerlo via quando cerca di appoggiarsi su uno dei miei libri.
"Vattene, Justin. Non sto scherzando, sono stanca di vederti intorno e
sono stanca di parlarti e sono stanca di sentirti sparare una scusa
dopo l'altra. Non hai più bisogno di giustificarti o di
scusarti, perchè ormai non mi interessi. Puoi fare quello
che vuoi, non avrà alcuna ripercussione sulla mia vita. Sono
occupata ora, ti dispiacerebbe andartene e non tornare?" Ripeto di
nuovo e lui mi guarda per qualche secondo, poi sospira e si alza dalla
sua sedia.
"Pensavo che avresti
capito, Andrea, davvero. Se non ti interesso più, non
c'è alcun motivo di essere arrabbiata con me." Mi informa e
io lo osservo per un po', poi mi alzo e lo prendo per le spalle,
spingendolo fuori dalla mia camera.
"Non sono arrabbiata.
Sono estremamente contenta di come sono stata trattata ultimamente. E
spero davvero che la prossima volta che incontrerai qualcuno che ti
correrà dietro come ho fatto io, tu riesca a dirle di non
sprecare il fiato." Sintetizzo prima di chiudere le porta e girare la
chiave nella toppa, poi torno a sedermi e continuo a leggere senza
vedere le parole.
E prima ancora che me
ne renda conto, le lacrime iniziano a cadere su ogni pagina.
Solo perchè
non mi interessa più, non vuol dire che non mi manca.
Sono passati mesi, anni,
decenni, ere, i dinosauri hanno ripopolato il pianeta.
E noi siamo ancora al
nono capitolo.
Oh, beh, pazienza.
Sono tornata,
suppongo. :)
Ovviamente l'intero
capitolo è stato ispirato da Clean di Taylor.
Spero vi piaccia. :)
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