Note
dell'autrice: Buona sera
a tutti, ecco il capitolo sedici, leggetelo lentamente e con
calma perché fino a dopo il 6 Luglio molto probabile che io
non riesca ad aggiornare per un esame universitario. Ancora non ho modificato il
raiting della storia, perché volevo prima sapere ( in
privato) quanti minorenni ci sono a seguirla attualmente,
perché se fossero tanti preferisco togliere una parte dal
capitolo precedente e pubblicarla come One- Shot con il raiting
appropriato per non togliere la possibilità a chi ha
iniziato a seguirla di non sapere come va a finire. Ringrazio tutti quelli che hanno perso un pò di tempo a recensire il capitolo precedente. Vi auguro
buona lettura, e per chi ha gli esami di Maturità un
grandissimo in bocca al lupo!
Capitolo
13: Ti presento il mio fidanzato.
Si
svegliò che erano quasi le quattordici, era rientrata a casa
che
erano le sei del mattino. E non si era riuscita ad addormentare
subito, un pò per i pensieri rivolti alla splendida serata e
un pò
per attendere il messaggio del biondo.
Non
era proprio abituata a quei ritmi di vita: quando aveva un concerto
andava a dormire tardi, ma mai superava le tre di notte.
Aveva
detto alla cameriera che non si sentiva tanto bene, in modo da poter
rimanere a letto anche per il pranzo, costituito da degli onigiri
fatti in casa e dell'ottima tartare di tonno.
Il
suo pensiero in quel momento era rivolto all'imminente arrivo di
Seiya, dopo gli avvenimenti di quegli ultimi due giorni non sapeva
bene come comportarsi , e in più l'essere da sola in casa
con lui le
arreccava non poche preoccupazioni su come tenerlo a bada. Era sicura
che quello che aveva provato per lui era solamente un bisogno di
protezione di un amico, non altro. Era stata anche ingenua a
scambiare le corde che vibravano dentro di lei con quelle suonate
dall'amore che era esploso improvvisamente nella sua vita.
Una
cosa era certa: non gli avrebbe parlato di Haruka, non si fidava di
lui. Lo percepiva troppo vicino ai suoi genitori, ed era consapevole
che nel momento in cui gli avrebbe rivelato la sua presenza, loro le
avrebbero creato un sacco di problemi.
La
cosa più difficile sarebbe sicuramente stata uscire alla
sera, per
poi svegliarsi alle dieci del mattino come se niente fosse, facendo
finta anche di essere riposata. Non era sicura di essere in grado di
sostenere quel ritmo al lungo, anche se sapeva di doverlo fare:
durante il giorno le sarebbe diventato impossibile passare del tempo
col biondo.
Doveva
farlo per lui e per tutto ciò che egli rappresentava: la
libertà
che spesso aveva sognato senza mai viverla fino in fondo e di cui
era assetata. I due giorni precedenti sembravano aver pareggiato il
conto. Era come se lui le avesse dato l'acqua di cui aveva
disperatamente avuto bisogno fino a quel momento, ma sentiva che non
bastava, aveva la sensazione che per stare finalmente bene avrebbe
dovuto avere la presenza del ragazzo costantemente al suo fianco.
Per
lei quello era essere libera.
E
anche il suo mare era d'accordo, in fin dei conti lui si faceva
accarezzare dal vento ogni giorno, dall'alba al tramonto. Come
avrebbe potuto farle capire che non era la cosa giusta?
Sospirò
lievemente. I suoi pensieri furono interrotti da un telefono che
suonava, sul display il numero di sua madre.
Chissà
che vuole, non ho voglia di sentirla.
"Pronto
mamma" rispose poco dopo finendo di masticare una delle ultime
forchettate di tonno. Cercando di fare il minor rumore possibile: ai
suoi non piaceva che mangiasse a quell'ora, e sicuramente sua madre
le avrebbe fatto la scenata. Incolpando volentieri quella della
servitù: situazione che lei voleva evitare.
"
Ciao Michiru, tutto bene?" le disse la donna.
Strano
si sono ricordati di avere una figlia, chissà come mai.
"Si
tutto benissimo, i concerti come stanno andando?" chiese lei di
rimando, era quasi certa che quella telefonata nascondeva un bisogno
primario. In caso contrario non l'avrebbero mai chiamata. In fin dei
conti non lo avevano mai fatto, se non per avvisarla che le avevano
fissato un altro concerto, ovviamente
senza dirle nulla.
"
O bene tesoro, per ora il teatro è tutto esaurito, anche per
i
concerti di stasera e domani sera" la sentì dire al telefono
"
Ti ho chiamata per dirti che Seiya ha preso l'aereo qualche ora fa
dovrebbe essere ormai quasi a casa, mi raccomando comportati bene con
il nostro ospite"
"Sono
contenta che stia andando tutto bene, non mancherò
mamma...dovevi
dirmi altro?" indagò la pittrice.
"
No tesoro, solo questo fai attenzione a non farlo rimanere male,
è
così un bravo ragazzo"
Ma
quando impareranno a farsi gli affari loro? Non solo mi mettono in
casa un estraneo e mi dicono pure come trattarlo.
"Mamma
stai tranquilla andrà tutto bene" rispose lei " Ci vediamo
dopo domani allora, buon concerto" chiuse la chiamata così,
senza dare il tempo alla donna di replicare, in caso contrario
sarebbe nata una discussione senza fine.
Haruka
non si era ancora fatto sentire. Probabilmente
starà ancora dormendo, poco male, ne approfitto per farmi
una doccia
prima che inizio a digerire il pranzo.
Fu
il suo pensiero mentre si alzava dal letto, addosso aveva ancora
l'odore dell'acqua di colonia di lui, un profumo del quale sapeva
già
di non poter fare a meno.
L'acqua
tiepida che le scorreva sul corpo era un toccasana per le sue membra
stanche e abituate ad altri ritmi. Ma si sentiva comunque coccolata
da quel elemento così vicino all'oceano vasto e profondo.
Dopotutto
anche l'acqua in determinati momenti della sua esistenza era parte
del mare, la differenza non era troppa.
Decise
di lavarsi anche i capelli, lo shampoo era naturale e al miele.
Donava ai suoi capelli mossi un buonissimo profumo, rendendo definite
le onde che le scendevano quasi a metà schiena. Se li
massaggiò
velocemente per non perdere troppo tempo con loro.
Devo
escogitare un modo per riuscire comunque ad uscire alla sera,
nonostante ci sia Seiya senza farmi scoprire da lui.
Quel
pensiero era oramai fisso, chiudere la vetrata era possibile,
poichè
la finestra aveva un fermo e una sua piccola chiave. E quindi da li
non sarebbe potuto entrare nella sua stanza alla notte per
verificarne la presenza, ma la porta che dava sul corridoio non
avrebbe potuto chiuderla con tanta facilità: la cameriera al
mattino
si sarebbe accorta di quel cambio di abitudini facendolo
insospettire.
Era
preoccupata anche per l'atteggiamento che lui avrebbe tenuto nei suoi
confronti, le sembrava uno di quei ragazzi che non mollano la presa
facilmente. Sarebbe stato molto difficile per lei tenerlo a bada, ma
era costretta a farlo.
***
Un
fastidioso ronzio arrivò alle sue orecchie, costringendolo
ad aprire
gli occhi nella penombra della stanza creata dai raggi del sole che
filtravano le tapparelle. L'attenzione fu catturata dal suo cellulare
che a causa della vibrazione macinava centimetri sul comodino.
Ma
che cazzo, la gente proprio non pensa che gli altri potrebbero voler
dormire.
Pensò
irritato, a giudicare dal mal di testa e dal malessere generale che
sentiva sul corpo aveva dormito per massimo quattro o cinque ore.
Allungò il braccio per arrivare al telefono con qualche
fatica.
Sullo schermo compariva il nome di sua madre.
Ma
non poteva chiamarmi più tardi? Che rottura di palle.
"Pronto"
disse con la voce impastata di sonno, sperando che la chiamata fosse
breve.
"
Ciao stavi per caso dormendo?" gli chiese la donna,
ingenuamente.
"Mah,
guarda che strano..direi proprio di si... sono solo le dieci del
mattino" rispose lui stizzito.
"
Non sarebbe strano se tu andassi a dormire ad un orario umano..deduco
che stanotte sei stato fuori a fare il matto come tuo solito" lo
riprese lei.
No,
non aveva capito proprio niente se lo aveva capito a quell'ora per
fargli una ramanzina senza ne capo ne coda.
"No
mamma ieri sera sono stato a casa tranquillamente in ottima
compagnia, ma non ritengo opportuno questo tuo modo di fare visto che
sono andato via di casa. Se dovevi chiamarmi per farmi la paternale
potevi anche risparmiare tempo e denaro." le rispose forse
più
duramente di quanto avrebbe voluto, ma i toni tranquilli e bonari con
sua madre non avevano effetto. E per quanto gli dispiacesse trattarla
in quel modo, non aveva alternative per tutelare la sua privacy.
"No
in realtà ti chiedevo se potevi venire a pranzo da noi oggi,
Usagi
vuole farti conoscere una persona, ti avrebbe chiamata lei ieri ma si
è dimenticata perché troppo presa dalla scuola"
si sentì
rispondere in un tentativo abile della donna che lo aveva messo al
mondo di non litigare.
"
E chi sarebbe questa persona? Tu la conosci?" mormorò lui
sulle
difensive, se era una sua amichetta la risposta era già no.
Aveva
già abbastanza scocciatrici di cui non gli interessava molto
per
andarsene a cercare altre.
"Si
io questa persona la conosco già da qualche giorno, ma tua
sorella
ci teneva a fartela conoscere" la curiosità di lui fu
stuzzicata incredibilmente bene dalla donna che lo aveva messo al
mondo.
"Bene,
se è importante la mia presenza tenterò di
esserci anche se ho
molto sonno e preferirei dormire fino a dopo pranzo. Ma se Usagi
vuole questo va bene" si rassegnò lui.
Addio
beato dormire. Addio sogni beati.
Che poi tanto beati non erano visto che, erano sempre popolati da due
grandi occhi blu, circondati da dei capelli verde acqua.
Chissà
quando avrebbe potuto presentarla a loro due. Il pensiero
andò
subito a Usagi, sarebbe impazzita nel sapere che il suo idolo era la
sua fidanzata.
"
Ci vediamo per le tredici qui a casa" mormorò la donna prima
di
chiudere la comunicazione.
Trovò
vari messaggi di Setsuna, di quella mattina. Mentre della violinista
ancora non c'era traccia.
Decise
di rimettersi a dormire ancora per qualche oretta. Anche se poi
avrebbe dovuto correre per arrivare puntuale a pranzo, i suoi occhi
però non avrebbero accettato di fare nient'altro di diverso.
Buongiorno
piccola, torno a dormire. Dopo a pranzo da mia mamma, se non mi senti
quando ti svegli più tardi è per quello :*
Si
sforzò di scrivere su Whatsapp, si sforzò anche
di leggere i
messaggi che aveva ricevuto da Setsuna. Sapendo che a quel punto
avrebbe dovuto pure risponderle per evitare che lei lo sommergesse di
altri messaggi mentre stava dormendo.
Certo
che la principessina ti ha proprio fottuto il cervello per non farti
rispondere a così tanti messaggi, e sopratutto per levarti
dalla
circolazione per così tante sere di seguito, beh come
è andata?
Sapeva
che la sua amica aveva ragione, succedeva davvero di rado che
qualcuna lo prendesse a tal punto da fargli dimenticare di prendere
contatti con il mondo esterno come aveva fatto in quelle ultime ore.
Di solito qualcosa scriveva sempre, ma quella volta era diverso,
sentiva che l'unica che voleva sentire era solamente l'artista. Di
tutto il resto del mondo, famiglia compresa, improvvisamente gli
importava meno.
Sets
cazzo, stavo dormendo per quello che non rispondevo. È
andato tutto
bene, presto credo che riuscirò anche a presentarvela. Torno
a
dormire qualche oretta, che sono poi a pranzo da mia madre con Usagi.
Digitò
stizzito. Peggio
di mia madre quando ci si mette. Fu
il suo pensiero. Le persone che pressavano così tanto gli
altri non
gli andavano tanto a genio, lui era uno spirito libero, le
costrizioni e i vari soffocamenti da parte di chi gli girava intorno
li tollerava poco. Bastava un niente per farlo innervosire. E questo
brutto lato del suo carattere si ripercuoteva sul suo comportamento
quando era nei box prima di qualche gara automobilistica. Momento in
cui voleva solamente starsene solo, alla ricerca di quell'empatia con
il vento, quell'alchimia che lo tranquilizzava più di
qualunque
altra cosa.
Sospirò
nel tentativo di rimanere tranquillo mentre toglieva la connessione
dal cellulare, per poi appoggiarlo sul comodino e voltarsi
dall'altra parte avvolgendosi nelle coperte.
***
Sentì
bussare lievemente alla porta nel momento in cui si tirò su
il
secondo ciuffo da fissare dietro al capo con una molletta insieme a
quello preso con la mano destra poco prima.
"Arrivo
un attimo" esclamò a voce un po' alta per essere sicura di
essere udita al di la del muro; dopo di che fece una lieve pressione
sui capelli per permettere al fermaglio di bloccarli. Lo sguardo le
cadde sugli orecchini che portava alle orecchie, due roselline rosse
a bottoncino. Mise qualche goccia di correttore a nascondere le
occhiaie, non erano molto presenti ma sicuramente sia la
servitù che
Seiya le avrebbero notate, tempestandola di domande in un solo
momento.
"Signorina
mi scusi se la disturbo ma è arrivato Seiya" la voce della
cameriera si alzò al di la del muro.
E'
già qua? Speravo potesse passare ancora qualche ora prima di
rivederlo.
Fu il suo pensiero, ancora si sentiva poco pronta a quella nuova
esperienza. Sapeva già che il rapporto con lui era cambiato,
almeno
dalla sua parte, e aveva paura di ferirlo. Il bruno comunque non se
lo meritava, e in quella situazione quella che giocava coi sentimenti
era lei: da vittima a carnefice.
La
realtà era che in qualsiasi modo si fosse comportata con lui
lo
avrebbe solo ferito. Da quando aveva conosciuto il biondo le sue
priorità erano cambiate, e le imposizioni dei suoi genitori
iniziavano ad andarle veramente strette. Più di quanto non
le
andassero già.
Percorse
il corridoio che la separava dalla sala il più lentamente
possibile:
non aveva nessuna fretta. Arrivata a pochi passi dalla porta alla
fine del lungo corridoio scorse immediatamente la figura del ragazzo
in piedi, era volto verso la finestra e osservava con sguardo assorto
il giardino davanti a se.
"Ciao
Seiya" mormorò mentre entrava nella stanza, cercando di non
essere troppo distaccata ma mantenendo tuttavia un certo contegno.
***
Si
volse improvvisamente verso la sorgente di quella voce che,
nonostante i pochi giorni di assenza, gli era mancata. Era difficile
ammetterlo ma il silenzio della ragazza che aveva mantenuto davanti
ai suoi messaggi di Whatsapp gli aveva fatto temere veramente il
peggio. E sperava con tutto il suo cuore che i timori non si
avverassero. Quel filo sottilissimo che sentiva legarlo a lei avrebbe
dovuto crescere molto di più per poi essere spezzato con il
giusto
rumore.
Non
devo pensarci ora, devo pensare a lei. Altrimenti il filo da spezzare
non ci sarà in partenza. Fu
il suo pensiero.
"Ehi
ciao bimba" le rispose dolcemente, abbassandosi per darle un
bacio sulla guancia, l'irrigidimento di lei al contatto della pelle
con le sue labbra non gli sfuggì inosservato. "Qualcosa non
va?" chiese immediatamente.
"No
Seiya tutto a posto, sono stata benissimo in questi giorni senza
persone intorno. Persone di nessun
genere" gli rispose lei, calcando la penultima parola di
proposito.
Mi
sta facendo capire che non sono gradito, dev'essere successo qualcosa
mentre io ero assente. Vorrei tanto capire che cosa.
"Michiru
ma sei ancora arrabbiata perché sono tornato a casa con i
tuoi
genitori approffitando della situazione?" era sicuro che sotto
sotto era quella la causa dell'allontamento di lei. Si era offesa
molto quando lo aveva saputo, e il piccolo litigio che avevano avuto,
in cui era emersa un pò della gelosia di lei era un ricordo
ancora
nitido. Dopo tutto lo avevano avuto solamente pochi giorni prima.
"Ma
assolutamente no figurati, non vedo perché dovrei ancora
essere
arrabbiata per una sciocchezza simile" sorrise lievemente. Lui
ebbe la sensazione che lei lo stesse rassicurando. Ma non riusciva a
stare tranquillo, sapeva che non gliela stava raccontando giusta. Il
suo cambio era stato troppo repentino.
"Come
mai non hai risposto quasi mai a ciò che ti scrivevo?"
chiese
allora qualche istante dopo.
"
Semplicemente perché avevo di meglio da fare, non penso sia
un
problema. Siamo solo amici dopo tutto"
Solo
amici. Lo
aveva declassato dunque a solamente "un amico". Un amico
come tutti gli altri. Sentì il nervoso ammontargli dentro,
la
ragazza era più furba di lui. Gli aveva fatto credere
chissà che
cosa per poi dirgli di no.
"Che
vuoi dire con solo amici scusa?" le rispose, cercando di tenere
a bada le emozioni. Quel dialogo rischiava di mandare a monte tutto,
doveva trovare il modo e la strada per farla ricredere. Per farle
pensare che lei era quello giusto.
"Non
penso che ci siamo tante interpretazioni a questa frase non credi?"
si sentì rispondere. E aveva maledettamente ragione la
ragazza.
"Hai
ragione, non ci sono molte interpretazioni però gli amici
non si
baciano di regola. O forse sono io che non sono aggiornato sulle
relazioni delle nuove generazioni" non riuscì a trattenere
un
moto di sarcasmo.
"E'
stato un errore, probabilmente una debolezza per entrambi, ma mentre
eri via ho capito che alla fine a te voglio bene come a un caro
amico". Piombò il silenzio, non sapeva proprio come
risponderle, il discorso che lei aveva fatto non faceva una piega: la
lontananza le aveva fatto capire che quello che le era parso di
provare, anche se un sentimento minimo, non era ciò che
entrambi
pensavano che fosse. O meglio non era quello che lui sperava che lei
sentisse nei suoi confronti.
Rischia
di mandare a monte tutto questo imprevisto. Devo inventarmi
qualcos'altro per riuscire a mettere in moto il piano. Altrimenti i
miei genitori saranno molto delusi da me. E' la prima ragazza che non
cade ai miei piedi con qualche moina, probabilmente ne riceve
talmente tante che per lei non sono un qualcosa per cui batte forte
il cuore.
Ti
- Ti.
I
pensieri del moro furono interrotti dallo squillo del cellulare di
lei, suono che riconobbe come quello di Whatsapp. La osservò
attentamente mentre tirava fuori lo smartphone Notò come gli
occhi
cambiarono immediatamente espressione non appena lessero il mittente
del messaggio, da freddi e distaccati gli sembrarono improvvisamente
più luminosi e vivi. Era molto simili a quelli che lei aveva
qualche
giorno prima nei suoi confronti.
Deve
aver conosciuto qualcun altro durante la mia assenza. Non ci sono
spiegazioni, e molto probabilmente questo qualcun altro è
più bravo
di me a farla cadere ai miei piedi.
"Chi
ti ha scritto?" provò a indagare, non che fosse convinto del
fatto che lei gli dicesse la verità a proposito.
"Una
mia compagna di scuola, mi ha chiesto se posso passarle delle cose
che le servono per i compiti che ci sono stati assegnati dai docenti"
rispose lei, mordendosi il labbro subito dopo.
Non
me la stai raccontando giusta, il mordersi il labbro è un
segno di
disagio. Fu
il pensiero del bruno. Prima
o poi riuscirò a capire cosa mi nascondi questo è
poco ma sicuro
Kaioh. Ti terrò d'occhio.
***
Erano
le tredici in punto quando suonò al citofono del palazzo in
cui
aveva vissuto fino a quasi una settimana prima. Nonostante il sonno
era contento di poter passare una giornata in compagnia della sua
famiglia, o almeno di quanto ne rimaneva.
Prima
di recarsi verso il palazzo si era fermato nella pasticceria
preferita di Usagi, quella in cui erano andati a far merenda dopo che
aveva acquistato i biglietti del concerto.
Michiru...quanto
vorrei che tu potessi essere qui in questo momento.
Al
solo pensiero che lei potesse essere in compagnia di quel pallone
gonfiato che aveva visto uscire dalla villa mentre le faceva la posta
lo mandava in bestia.
Quel
tipo anche se non lo aveva visto da vicino e nemmeno gli aveva
stretto la mano gli ispirava tutto fuorché fiducia.
Non
ci devo pensare, altrimenti mi rovino la giornata e rovino anche il
pranzo a mamma e Usagi. Si
disse, più per autoconvizione piuttosto che altri motivi.
Arrivato
in ascensore sollevò leggermente i rayban dagli occhi per
controllare che i capelli fossero a posto, una veloce passata di mano
li mise nella posizione migliore.
Tirò
leggermente il colletto della maglietta per far si che stesse un
pò
su senza afflosciarsi inutilmente sulle sue spalle.
Il
suono dell'ascensore che era arrivato al piano arrivò alle
sue
orecchie nel momento esatto in cui aveva finito di mettersi a posto.
Entrò nel pianerottolo deserto, illuminato dalla luce, e si
diresse
verso la porta di casa sua. Una volta che l'ebbe raggiunta
suonò il
campanello, dall'interno arrivò la voce di sua madre ma non
riuscì
a capire la natura del suo interlocutore.
"E'
arrivato, è arrivato" era sua sorella, e aveva una voce
euforica ed emozionata. Pochi secondi dopo vide la porta aprirsi e
gli odango bianco invadergli il campo visivo.
"Usagi,
mi stritoli se fai così" si limitò a dire,
ricambiando
l'abbraccio di lei. Nonostante fosse una stratosferica rompi scatole
quando era a casa, non averla più tra i piedi gli era
mancato molto.
"Scusa
Haru, e che mi sei mancato un sacco questi giorni" mormorò
lei,
guardandolo con quei due pezzi di cielo che aveva incastonati nel
viso. Molto diversi dagli occhi blu come gli oceani della sua
violinista.
"Mi
sei mancata anche tu" rispose lui "dai entriamo in casa
così posso salutare anche la mamma" avanzò.
"Devo
presentarti una persona però prima, scusami se non ti ho
parlato
prima di questa persona...è solo che mi vergognavo da
morire"
la sentì mormorare, mentre le gote le arrossivano
copiosamente.
Si
sentì afferrare improvvisamente dalla mano della ragazzina
che lo
tirò lungo il corridoio fino ad arrivare alla sala. Seduta
sul
divano di fronte all'ingresso c'era la donna che aveva dato al mondo
entrambi tanti anni prima, i suoi occhi però si fermarono
lungo la
figura maschile che era seduta dandogli le spalle e che non gli
sembrava affatto di conoscere.
"Ah
ecco che è arrivato il mio primo genito" mormorò
la donna al
loro ospite, lo sconosciuto si alzò immediatamente in piedi
voltandosi verso di lui.
Rivelando
un ragazzo sui diciannove anni dai capelli corti e bruni e dagli
occhi blu scuro abbastanza alto. Vestito con un paio di jeans e una
camicia bianca sopra la quale c'era un maglioncino a mezze maniche.
"Haru,
lui è Mamoru... è il mio ragazzo" la voce della
sorella
raggiunse squillante le sue orecchie. Di tutta la frase la sua mente
registrò solo mio
ragazzo .
Cosa voleva dire? La sua Usagi si era fidanzata? E da quando? No
no no! Non poteva essere, la sua sorellina era troppo piccola ancora
per pensare a quelle cose. O
forse no? Forse doveva solo accettare la realtà che Usa
stava
crescendo.
"Piacere
Haruka, sono veramente lieto di fare la tua conoscenza, Usagi mi ha
parlato davvero molto di te, ti vuole davvero tanto bene" disse
il bruno.
"Piacere
mio, scusami ma non sapevo che mia sorella fosse fidanzata...per me
è
un pò una doccia gelata questa" rispose lui, senza
preoccuparsi
di fare brutta figura.
"Nessun
problema Haruka, Usagi mi aveva detto che ancora non ne sapevi nulla
perché si vergognava a dirtelo" sorrise.
Beh
perlomeno non è un pallone gonfiato, e sembra una persona
semplice.
"Beh
ragazzi, direi di approfondire la conoscenza davanti ai piatti
pieni" intervenne sua madre, nel tentativo di rendere il più
informale possibile l'incontro dei due.
I
quattro si spostarono subito in cucina, dove la tavola era
già
preparata con una tovaglia blu, i piatti bianchi e dei semplici
bicchieri in vetro dal bordo superiore del medesimo colore della
stoffa.
Come
immaginava la donna , nonostante il lavoro, aveva dato tutta se
stessa nel preparare le diverse portate. Tutto questo per la
felicità
della figlia ma anche per fare bella figura.
"Nella
vita studi o lavori?" chiese dunque al loro ospite, era curioso
di sapere che tipo prediligeva sua sorella.
"Studio,
sono al primo anno di Università, e studio qui in
città"
rispose lui.
Primo
anno di università.... cosa? Vuol dire che ha diciannove
anni, la
mia Usako ne ha solo quattordici. No! No! No! E' troppo grande.
Cercò
di non far trapelare il suo sconcerto nell'apprendere
quell'informazione.
Hanno
interessi diversi, lei è una bambina...lui è un
uomo.
Non
sapeva come comportarsi, certo l'importante e che lui la facesse
stare bene, ma pensarla con un ragazzo così tanto
più grande lo
turbava e non poco.
"E
così studi?" chiese la madre, distogliendolo dai suoi
pensieri
apprensivi.
"Studio
Giurisprudenza, i miei genitori hanno uno studio e per me legge
è
una vera passione, il pensiero che un giorno potrò aiutare a
far
prevalere la giustizia aiutando le persone ingiustamente incolpate o
a metterne in galera altre mi rende orgoglioso e determinato verso il
percorso scelto" rispose lui, con passione.
"
E' un percorso molto impegnativo quello che hai scelto complimenti"
rispose la donna, lieta del fatto che sua figlia fosse in buone mani.
"Tu
Haruka invece che fai?" chiese il moro curioso, mentre iniziava a
mangiare il primo. Un bel piatto di pasta al forno.
"
Corro con la macchina, partecipo alle gare giovanili sul circuito di
corse giapponese, e sono quattro stagioni che chiudo al primo posto"
rispose con una punta di orgoglio.
Meglio
che non gli dica che partecipo anche alle corse clandestine, sempre
che Usagi non glielo abbia già detto. Visti
i suoi genitori, era meglio non rischiare un arresto.
***
La
melodia che raggiungeva le sue orecchie era molto più vivace
e
allegra di quelle che aveva sentito fino a pochi giorni prima in
quella casa, durante le lezioni di musica a cui aveva assistito. Se
non di persona almeno con le sue orecchie mentre studiava per i suoi
esami di Settembre.
Le
note prodotte in quel momento invece, gli comunicavano un senso di
leggerezza e libertà. La ragazza però non si
sentiva libera, per
niente. Glielo aveva fatto intuire più di una volta durante
quei
pochi giorni di conoscenza, si sentiva stretta tra quelle mura. In
quel giardino pieno di fiori e cespugli. Quello a cui lei anelava era
la libertà, e quella musica che improvvisamente le sentiva
suonare,
gli faceva venire in mente proprio quello.
Era
successo qualcosa durante quei due giorni, ne era sicuro più
che mai
in quel momento sentendo il cambiamento di melodia repentino con cui
esprimeva il suo stato d'animo.
Chiuse
il libro che stava cercando di studiare, senza ottenere molti
risultati a causa dei diversi pensieri che affolavano la sua mente.
Decise
di sdraiarsi un po sul letto per cercare di rilassarsi a tal
proposito afferrò il suo ipod dalla scrivania della piccola
camera
che i Kaioh avevano messo a sua completa disposizione.
A
coprire la dolcezza del violino si intromise il suono vibrante e
acuto di una chitarra elettrica, era uno dei brani che lui e i suoi
fratelli avevano inciso a livello amatoriale senza mettere nemmeno in
conto la possibilità di esordire a livelli alti. Non avevano
nemmeno
mai provato a mandare il disco inciso a livello non professionale a
qualche casa discografica.
Devo
parlarne con gli altri, si può sempre provare magari
riusciamo a
farci un nome e a portare una buona fonte di guadagno in casa.
Pensò
il bruno. Non aveva avuto una brutta idea, doveva solo convincere
Yaten e Taiki a sconfiggere la timidezza, o meglio la timidezza, che
avevano quando si parlava delle loro creazioni canore e musicali.
Alcune
volte facevano persino storie per far sentire il loro disco agli
amici dei loro genitori che curiosi chiedevano di averne un assaggio.
Non
li capirò mai, abbiamo una possibilità di
diventare qualcuno e non
la sfruttiamo. Poi c’è chi non ha ne doti ne la
possibilità che
si sbatte per trovare la propria strada. E non sempre la trova in
modi limpidi e corretti.
Sospirò
rumorosamente. Si sentiva improvvisamente molto spossato,
probabilmente per il viaggio che aveva fatto. Sebbene non lungo, era
comunque un cambio di ambienti. E in quel momento non si trovava
affatto nel suo.
In
cuor suo sperava che presto si presentasse la possibilità
che tanto
sperava, per poter fare del male psicologico alla ragazza a pochi
muri da lui.
Ed
era sicuro che quel momento non era nemmeno molto lontano.
Avevano
pranzato insieme, un pranzo veloce e soprattutto silenzioso. Che gli
aveva donato l’impressione che lei volesse stare in sua
compagnia
il minor tempo possibile. E i suoi pensieri furono confermati dal
fatto che, appena finito l contorno, la ragazza si era diretta
direttamente in camera sua senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
Era
abituato ad avere le donne ai suoi piedi, che lo imploravano
solamente per avere uno sguardo. La Kaioh invece aveva messo lui a
fare lo zerbino senza farsi troppi problemi.
***
Il
ronzio prodotto dalla vibrazione del telefono appoggiato sul comodino
la fece bloccare all’istante, distogliendola dalla melodia
che
stava suonando. Era fuori discussione il fatto che quei pezzi fossero
ancora custoditi tra quelle quattro mura: al prossimo concerto doveva
trovare il coraggio di proporre i suoi brani. Sarebbe andata come
doveva, e se non fossero piaciuti al pubblico se ne sarebbe fatta una
ragione.
A
chi la vuoi dare a bere sciocca, se non dovessero piacere, i tuoi ti
faranno un lavaggio di testa di ore. E te ne fregherà tanto,
forse
troppo.
Fu
il pensiero che si dipinse nella sua mente.
Per
lo meno però suonava qualcosa di totalmente suo, in cui i
suoi
genitori non avevano messo mano. Sarebbe stata libera di esprimere al
meglio se stessa sul prossimo palco. I brani che portava ormai da
tempo a teatro, erano stati messi a posto dai suoi genitori,
perché
ancora era molto insicura in composizione all’epoca. Ormai
quell’insicurezza era svanita, almeno nel comporre. Per
quanto
riguarda il suonarli in pubblico ancora no.
Raggiunse
con questi pensieri in testa il comodino, e si sedette sul suo letto
poco distante. Nonostante la stanchezza dovuta al ciclo del sonno
alternato, non vedeva l’ora di sentirlo.
Ciao
Michi,
Sono
ancora da mia mamma e da mia sorella, indovina… Usagi ha
portato a
casa il suo ragazzo. Gelosia a mille. Te che fai? Stasera ci sei?
Sentirlo
così geloso nei confronti del ragazzo di sua sorella la fece
sorridere.
Ehi
:3
Stavo
suonando i brani nuovi, sai quelli che dovrei presentare ai concerti
ma non mi decido davvero mai…Non pensavo che tu fossi
così geloso
nei confronti del fidanzato di tua sorella. Stasera non so se riesco
a esserci, ora che c’è Seiya uscire di nascosto
è molto più
complicato. Devo escogitare un modo però, stare tanto senza
vederti
non se ne parla :*
Scrisse
veloce, inviò ancor prima di non veder più online
il biondo. Da
come i suoi occhi verdi avevano brillato la sera prima, quando lei
aveva notato la foto della ragazzina e gli aveva chiesto di lei,
doveva essere molto legato alla sorella. E quella gelosia nei
confronti del fidanzato confermava le sue ipotesi. Lasciandola
piacevolmente sorpresa.
E
così sei un gelosone Haruka, non lo avrei mai detto.
Cerca
di trovare il modo piccola, che stasera ti presento le mie amiche.
Non puoi non esserci. Ho voglia di vederti. Bacio :*
Farò
il possibile, più tardi ti scrivo e ti dico se riesco ad
evadere.
Bacino e non fare troppo il gelosone nei confronti di questo ragazzo.
Per
risposta, quasi nell’immediato, ottenne una faccina che
sbuffava.
Lo immaginò dall’altra parte del telefono con
l’adorabile
broncio che sicuramente aveva messo su.
“ A
chi scrivi?”
Una
voce maschile e famigliare piombò nella sua stanza,
facendola
sobbalzare con il cuore in gola. Era talmente presa dal messaggiare
con il motociclista di non essersi minimanente accorta della presenza
di Seiya.
Ma
da quanto è qua? Ora che gli dico, devo inventarmi una scusa
credibile, e non so se quella della mia compagna di classe che chiede
per i compiti lo è abbastanza. Oddio. Che gli rispondo.
“Non
credo siano affari tuoi il sapere con chi mi scrivo Seiya”
rispose
secca, cercando di tenere a bada l’agitazione dovuta alla
paura che
lui capisse che probabilmente non gli stava raccontando la
verità,
ma tutto il contrario.
“Beh
direi che un po’ affari miei lo siano, sono tornato e non mi
stai
degnando nemmeno di uno sguardo. Come se io non esistessi e tutto
ciò
improvvisamente e senza motivo. Qualche dubbio forse mi viene che
dici” le rispose lui, fissandola negli occhi. Insinuando in
lei la
paura che potesse leggerle negli occhi tutta la verità che
non
voleva dirgli. Non si fidava di lui, era troppo sotto ai suoi
genitori. Era inutile.
“Non
penso che io debba dar conto a te di ciò che faccio e
soprattutto di
come decido di comportarmi nei confronti delle altre persone. E non
sempre deve per forza esserci un motivo sai..a volte lo faccio senza
un perché semplicemente perché mi va”
rispose gelida.
***
Gli
occhi blu che aveva davanti virarono in un colore tempestoso,
sembravano contenere un mare in burrasca che non accennava a
calmarsi.
Una
risposta così lo aveva spiazzato, il tono soprattutto. Lo
aveva
sorpreso di nuovo, fosse stata un’altra sentendosi dalla
parte del
torto avrebbe sicuramente iniziato a urlargli contro. Perché
unica
difesa era l’attacco verbale.
La
primogenita dei Kaioh invece era diventata improvvisamente fredda e
forse anche più calcolatrice di quanto lui pensava.
“ Da
una ragazzina viziata quale sei non ci si può aspettare che
questo.
Il giocare
con
i sentimenti altrui, così giusto perché ti
va” esclamò lui senza
mascherare il risentimento che provava verso la ragazza. Sebbene non
fosse totalmente sincero con lei, sentirla dire quel genere di cose
lo aveva fatto innervosire e non poco.
Devo
riuscire in qualche modo a prendere il suo cellulare quando
è
distratta per cercare di capire con chi si scrive, potrebbe tornarmi
davvero utile in futuro. Se le luccica lo sguardo una persona
insignificante non credo proprio che lo sia, al contrario di quanto
mi vuol fare credere.
“Preferirei
mille volte stare la fuori come una ragazza normale senza essere
immersa in tutte queste sfarzosità, senza non poter uscire
quando mi
pare e piace perché è una perdita di tempo oltre
che pericoloso
perché porto il cognome che porto. Non sai niente della vita
a cui
sono costretta e ti permetti pure di giudicare, sarai una persona
umile e sincera tu, che giudichi senza nemmeno conoscere a fondo chi
hai davanti…ora se non ti dispiace vorrei rimanere
sola.”
Continuarono
entrambi a sostenere lo sguardo dell’altro senza voler
cambiare la
loro meta, troppo pieni di orgoglio per ammettere una sconfitta. Una
debolezza, agli occhi dell’altro. Lui in particolare non
riusciva a
togliere gli occhi da quei due pozzi abbissali in cui si erano
trasformati quelli della violinista. Magnetici e gelidi, come a non
voler ammettere repliche. Ben distanti da quelli che aveva conosciuto
qualche giorno prima.
***
Non
avrebbe mai abbassato lo sguardo per prima, quando non si trattava
dei suoi genitori sapeva essere molto battagliera. Non si piegava
facilmente se davanti un estraneo. E in fin dei conti per lei Seiya
era quello: un estraneo che le avevano messo in casa i genitori con
chissà quale intento oscuro.
Ma
a lei questo non interessava, ciò che le importava veramente
era far
arrivare chiaro e tondo il messaggio al moro: doveva lasciarla in
pace. E meno la calcolava meglio era.
Improvvisamente
si sentì afferrare da dietro la nuca, attratta dalla mano di
lui
verso il viso dell’altro.
Fu
un instante, e sentì le labbra di lui sulle proprie. Un
gesto che
non si aspettava. Non era arrivata ad immaginare che lui si sarebbe
spinto a tanto, pur di cercare di calmarla. Pur di farle dire con chi
sentiva al telefono.
Sentì
le labbra di lui schiudersi per tentare un approccio più
approfondito nei suoi confronti.
Un
suono sordo, intenso e istantaneo arrivò alle orecchie di
entrambi,
nel momento esatto in cui la mano di solito aggraziata e tranquilla
della musicista si abbatté sulla guancia destra del ragazzo.
Dandole
la possibilità in quel modo di allontanarsi da lui.
“Ma
sei impazzita?” esclamò Seiya, toccando il punto
su cui si era
abbattuta il destro di lei.
“Sarei
impazzita io??? Te invece? Come ti sei permesso di
baciarmi??”
rispose alterata lei, cercando di mantenere un tono moderato per non
farsi sentire dalla servitù. Non voleva che intervenissero
loro. Non
erano affari loro, anche se lo avrebbero fatto senza farsi pregare
troppo.
“Qualche
giorno fa non ti sei fatta tutti questi problemi nel farlo, allora
quel giorno li ti andava bene, non sapevi cosa fare ed ero il tuo
giocattolo. Ora che avrai trovato qualche altro passatempo. Sempre
che non si tratti di qualcuno, io non servo più e devo
tornarmene al
mio posto come un cagnolino. Ti sbagli di grosso principessina. Devi
imparare ancora tanto” ribatté lui.
“Non
sei stato un giocattolo per me, ma questi giorni di lontananza mi
hanno fatto capire che al massimo la mia era un’infatuazione
passeggera, perché non ho sentito la tua mancanza. Mi spiace
essere
sincera ma è così” mormorò
lei, non voleva piangere. Ma sentirsi
additare come una di quelle persone che gioca con i sentimenti altrui
era troppo. Non voleva tuttavia dargliela vinta.
“O
forse te lo ha fatto capire qualcuno” mormorò lui
guardandola
negli occhi.
***
“Ma
tua mamma cucina sempre così tanto?” chiese Mamoru.
Erano
entrambi in sala, mentre Usagi aiutava sua madre a lavare i piatti
utilizzati durante il pranzo per poi conservarli nel mobile al loro
posto.
“Sempre
no, ma quando abbiamo ospiti si. Poi quando è al lavoro
cuciniamo o
io o Usagi dipende da chi torna a casa prima, di solito io”
gli
rispose il biondo. Non vedeva l’ora di poter andarsene da li,
e
soprattutto non vedeva l’ora di ricevere la conferma della
sua
dolce sirenetta per quella sera. Anche se sapeva che non sarebbe
stato facile, ma preferiva che lei stesse con lui, piuttosto di quel
pallone gonfiato di Seiya.
Era
geloso nei suoi confronti, anche se di fatto Michiru era stata chiara
che non sentiva nulla.
Ma
qualcosa ha provato, anche se negli ultimi giorni ha detto che le
cose sono cambiate.
Gli
disse una vocina nella sua testa, il fatto è che non
riusciva a
capire il motivo per cui potevano cambiare così velocemente
le cose.
Cretino,
sono cambiate per te le cose. Da quando ti conosce sono cambiate,
è
matematico.
Questa
volta a farsi sentire era il lato buono del suo essere, quello
più
ottimista e meno stronzo.
Quello
che non lo rendeva un tipo pericoloso e che gli consentiva di non
essere troppo impulsivo in determinate situazioni.
Testa
di cazzo pensa al soggetto che hai di fronte adesso.
“Ascolta,
che intenzioni hai con mia sorella?” chiese a bruciapelo,
senza
preoccuparsi di sembrare eccessivamente apprensivo verso di lei. A
quella domanda un espressione carica di stupore si dipinse sul volto
dell’altro, lasciandolo poi libero di tendersi in un sorriso
che
arrivava fino agli occhi.
“Haruka,
ti parlo da uomo a uomo. Io Usagi la amo, posso capire che sei
preoccupato un po’ per la differenza di età.
È comprensibile per
un fratello maggiore, e anche per sua madre. Non dico assolutamente
il contrario. Ma io tua sorella la amo, ho un livello di empatia con
lei eccezionale, mi sembra di conoscerla da secoli. Come se fossimo
da millenni destinati l’uno all’altra. Io ora non
posso
assicurarti che questa sarà la storia della vita per lei,
perché
non ho la sfera di cristallo e anche perché a quattordici
anni le
cose si evolvono e cambiano molto. Però posso darti la mia
parola
che mai la farei soffrire a causa di un mio comportamento scorretto
nei suoi confronti. Le litigate in una coppia credo che siano normali
ogni tanto, ma tolto questo non devi temere altro” rispose
lui.
Sembra
una persona seria, che non gioca con i sentimenti degli altri.
“L’importante
e che non giochi con lei, come di certo saprai ha già
sofferto tanto
nell’ultimo periodo e l’ultima cosa di cui ha
bisogno adesso è
di un ragazzo che la faccia soffrire nuovamente” gli disse
Haruka.
“Non
temere, non accadrà. Non potrei mai sopportare di farle del
male”
mormorò l’altro.
“Beh
di cosa parlano questi baldi giovani?” esclamò sua
madre
improvvisamente comparsa sulla porta.
“Cose
da uomini signora” fu pronto a rispondere Mamoru.
Rimase
sorpreso nel vedere come il bruno avesse capito che quella
conversazione doveva rimanere tra loro, senza spifferarla ai quattro
venti.
Il
ragazzo è anche molto intelligente allora.
“Si
mamma gli stavo parlando delle gare a cui partecipo, durante
l’inverno” rispose lui per rendere ancora
più coinvincente la
risposta.
“Mamoru
ti avrà fatto una testa enorme con i motori, perdonalo con
chi non
conosce il suo “lavoro” è sempre
così” mormorò lei
sorridendo.
“ Non
si preoccupi signora, a me i motori interessano particolarmente non
ho fatto fatica a seguire i discorsi di suo figlio”
“Mamo
hai voglia se andiamo a fare un giro?” era sua sorella a
parlare
adesso, aveva raggiunto il fidanzato.
“Certo
amore se vuoi andiamo a fare una passeggiata” rispose lui,
stringendola a se.
Vedere
quella scena provocò una stretta al cuore del biondo. Come
mai
accettare che sua sorella stava crescendo era così difficile
per
lui? Distolse gli occhi dalla coppia, come se gli fosse impossibile
poter osservare ulteriormente i due innamorati. Improvvisamente il
pulcino che aveva sempre tentato di proteggere stava compiendo i
primi voli fuori dal nido.
“Haru
ci sentiamo per telefono se non ci sei più quando
torno” esclamò
la ragazzina distogliendolo dai suoi pensieri.
“Certo,
lo sai puoi chiamarmi quando vuoi, appena posso ti rispondo”
le
disse dandole un leggero pizzicotto sulla guancia” rivolse lo
sguardo al ragazzo che aveva afferrato già la giacca leggera
dall’appendino vicino all’ingresso
“E’ stato un piacere
conoscerti Mamoru, alla prossima occasione”
“Anche
per me è stato un piacere conoscervi, grazie signora per il
pranzo
era tutto squisito” rispose lui, prima di aprire la porta di
casa
“Dai andiamo” disse alla biondina, che
varcò immediatamente
l’ingresso per fermarsi poi nel pianerottolo.
Pochi
secondi e la porta di casa si chiuse.
Il
pulcino ha lasciato il nido.
Pensò lui maliconicamente.
“Haruka
come sta andando nella nuova casa?” la voce di sua mamma, in
cui
potè cogliere una nota apprensiva lo strappò
nuovamente dai suoi
pensieri.
“Bene
ho quasi finito di mettere a posto tutte le mie cose, quando
sarà
tutto finito vi invito a mangiare da me a te e a Usagi”
rispose
lui.
“Come
ti è sembrato Mamoru?” chiese lei.
“Un
ragazzo a posto, non credo la stia prendendo in
giro…possiamo stare
tranquilli che è una brava persona”
sospirò appena, e si accorse
di come la parte più gelosa di se stesso in
realtà avrebbe sperato
il contrario per poter tornare ad avere la ragazzina di qualche
giorno fa, della quale ignorava le tresche sentimentali.
“Tu
invece? Quando hai intenzione di trovarti una ragazza come si
deve?”
chiese la donna.
“Molto
presto mamma, molto presto” rimase sul vago,: dirle
già qualcosa
era troppo azzardato, non sapeva ancora come si sarebbero evolute le
cose tra loro.
La
sua attenzione fu attirata dal ronzio emesso dal cellulare nella
tasca, sicuramente un messaggio.
Stasera
riesco a esserci, ho trovato il modo di uscire senza essere vista.
Però temo di esserci su tardi.
Sorrise.
Dopo quel messaggio quella giornata sarebbe volta decisamente in
meglio.
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