Capitolo
3 - Ispezione
“Tutto ciò è inaudito!” aveva
detto Aizen “In una sola notte, sono stati commessi ben tre
furti, di cui uno al sottoscritto! Consideratevi tutti agli arresti
finchè il colpevole non sarà scovato”.
Tacque e squadrò gli Espada a lungo, con sospetto, poi con
tono minaccioso aggiunse: “avrei voglia anche di mandare
all’aria la festa di stasera, ma considerato
l’entusiasmo con cui avete accettato di partecipare
al concorso per la miglior zucca decorata…”
Affermazione, questa, decisamente esagerata. Iniziative del genere
venivano prese da Aizen ogni anno, e gli Arrancar sospettavano che lo
facesse per il solo gusto di tormentarli: il Natale prima, quando era
stato il turno di “Presepi dal Mondo”,
Szayel Aporro aveva avuto una crisi isterica dopo avere estratto la
Mongolia come nazione a tema, e per Carnevale gli Espada ricordavano
ancora con terrore di essere stati tutti costretti a travestirsi da
donna, con risultati agghiaccianti, per il divertimento del loro
sovrano.
Alla notizia dell’ennesimo concorso, avevano tutti resistito
finchè Aizen si era ritirato, poi molti erano scoppiati a
piangere, e Nnoitra aveva infilato un ciuffo d’erba gialla in
cima alla sua zucca, asserendo che aveva completato la sua zucca-Halibel, prima di lanciarla in aria e tagliarla a metà con
un gesto eloquente.
“…diciamo che eviterò di
punire tutti per la slealtà di uno solo” concluse,
affondando anche le loro ultime speranze che da quella riunione potesse
uscire qualcosa di buono. " Ora tornerete alle vostre camere e non ne
uscirete finchè non saranno state controllate a fondo:
ciò vale anche per le vostre Fraccìon. Kaname, ti
nomino task force. Provvederai agli interrogatori e alle ispezioni, e
risponderai personalmente dei risultati.”
“Agli ordini, Eccellenza.” rispose quello
“Mi assicurerò che la giustizia segua il suo
corso, come sempre.”
“No, Kaname” replicò gelido Aizen
“ti assicurerai di ritrovare il mio gel nel minor tempo
possibile! Non posso continuare ad andare in giro con questo nido di
rondine in testa!”
“Oh… ehi, sembra divertente! Posso andare
anch’io con Kaname, Cap?” si intromise Ichimaru.
L’imbarazzo di poco prima era svanito in fretta: era tornato
alla sua espressione abituale, quella di un bambino alle prese con un
nuovo giocattolo... da rompere.
Tosen allora alzò gli occhi al cielo e sperò con tutto il cuore che la sua muta
preghiera venisse ascoltata… ma la giornata era destinata a
passare da storta a tragica, se ne era reso conto fin dal mattino.
“Certo che puoi, Gin. Anzi, devi. E se
scoverete il colpevole, forse deciderò di chiudere un occhio
su quel simpatico scherzo della torcia… ma se
fallite” e qui i suoi occhi ebbero un lampo pericoloso
“preparatevi a ricevere… un tatuaggio!”
Gin e Tosen si scambiarono un’occhiata. “Ma,
Capitano… noi non siamo Espada!”
Aizen sorrise, annuendo con aria furba. Quell'espressione, combinata
all'aspetto assurdo dei capelli, gli conferiva un aspetto assai sinistro. “Non parlo di quel tatuaggio. Se
non mi portate il colpevole, farò marchiare Kaname a fuoco
con la scritta “Fate la carità, sono un povero
cieco”, mentre tu, Gin, sfoggerai un bel “Rido
perchè sono scemo”.
Il sorriso di Ichimaru si congelò
all’istante. “Siete stati
avvertiti…”
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“Che facciamo, Kaname? Non voglio essere marchiato come un
vitello!” piagnucolò
l’ex-Capitano della Terza Compagnia. I due Shinigami procedevano fianco
a fianco lungo uno stretto corridoio, da qualche parte al terzo piano
della Torre Est.
“Awww… buuuh!” gli fece il verso
Wonderweiss, mentre saltellava dietro di loro.
Tosen aveva insistito perché il giovane Arrancar li
accompagnasse, in qualità di suo assistente.
“Che individuo irritante… Facciamo quello che ci
è stato ordinato. Investighiamo.” Tosen aveva in
mano una lista di nomi, uno dei quali era stato già
depennato: “L’assenza di Stark alla riunione
è oltremodo sospetta. Credo che ci convenga fargli
visita.”
“Stark? Oh, andiamo! Il Capitano Aizen ha ragione: uno che
non riesce a stare sveglio neanche di giorno, che va in giro di notte a
rubare cianfrusaglie?” e diede in un ghigno
“Piuttosto, ci andrei cauto con quella piccola peste che si
porta sempre dietro… è decisamente antipatica, mi
fa le linguacce ogni volta che mi vede!”
“Gin!” replicò Tosen con tono indignato
“ Dovresti lasciare le tue antipatie personali fuori dalle
indagini!”
“Già… ed è per questo che,
in barba ad ogni logica, le indagini sono cominciate dalla stanza di
Grimmjow, vero?” ridacchiò Gin.
“Non so proprio di cosa parli. Grimmjow era il sospettato
numero uno: è infido, inaffidabile,
attaccabrighe…”
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“Che diavolo ci fai qui, Tosen?”aveva ringhiato la
Sexta Espada, trovandoselo davanti appena dieci minuti dopo la
riunione. Dietro di lui, i cinque membri della sua Fraccìon
si erano immobilizzati sul posto, ed avevano un’aria
imbarazzatissima. Anche un cieco si sarebbe accorto che avevano le mani
occupate, e che stavano tentando, senza troppo successo, di nascondere
qualcosa dietro la schiena.
“Cosa ci faccio qui?” era stata
l’impassibile replica.“ Sono venuto ad ispezionare
la tua stanza, Grimmjow. Non eri presente quando Sua Eccellenza ha dato
gli ordini?”
“E in quale sistema numerico il 6 viene per primo?
Ripassa tra un’ora, non ci siamo ancora lib…
cioè, stiamo riordinando! Non vorrei mai che il signor
Sherlock Holmes si imbattesse nei calzini sporchi di Di Roy…
sono un’arma di distruzione di massa!”
Naturalmente, Tosen non si era lasciato convincere: “Questi
patetici tentativi mi insospettiscono. Mi dai da pensare che tu
c’entri qualcosa con i furti di stanotte, e non intendo
lasciarti il tempo di cancellare le tue tracce! Facci
entrare!”
“Non c’entro proprio nulla, sottospecie di sosia di
Edgar Davids! Vai ad importunare qualcun altro!” Gin
cominciò a ridacchiare, ma non disse nulla. Neppure per un
attimo aveva pensato che Grimmjow fosse implicato, ma sospettava di
sapere cosa il gruppetto cercava di nascondere…
Era stato Wonderweiss a sbloccare la situazione: un attimo prima era
lì che ciondolava sulla soglia con aria annoiata, un attimo
dopo aveva drizzato la testa e urlato: “Auuaaah!”
ed era scattato attraverso la stanza, e prima che Shawlong e Nakeem,
che si erano portati alle spalle di Grimmjow con aria innocente,
potessero fermarlo, aveva ficcato la faccia sotto un cuscino del
divano, sotto il quale si intravedeva un angolino colorato…
“Bawabaw…”
“Ehi, piccolo sgorbio! Mettilo giù, non
è roba tua!”
Troppo tardi: Wonderweiss aveva già ritrovato la via verso
le braccia di Tosen, sventolando allegramente la sua preda.
“Adidabuma!”
“A-ha! Bravo, Wonderweiss. Vediamo se indovino... Ancora
giornaletti porno! Eppure eri stato avvertito!”
“Maledetto! Ridammelo!”
“Non se ne parla: è confiscato. E se ne hai altri,
sarà bene che li tiri fuori subito e mi dai anche
quelli.”
“Oh, andiamo! Siamo un gruppo di sei Arrancar maschi,
dobbiamo pure ammazzare il tempo! Da quando ci hai confiscato il Risiko
con la scusa che la guerra è la madre di tutti i mali del
mondo, le serate nell’Hueco Mundo non passano
mai… E poi tu non te ne puoi fare niente, sei
cieco!”
Gin era piegato in due dalle risate: “Già, ma ora
che ci penso, nessuno sa COME è diventato
cieco…”
“Non fare umorismo di bassa lega, Gin. Allora, vediamo:
abbiamo possesso di articoli illeciti, tentativo di resistenza alle
forze dell’ordine, occultamento di prove… e
tentata corruzione di minore!”
replicò imperturbabile l’altro, strappando di mano
a Wonderweiss il foglio incriminato. Il piccolo sembrava genuinamente
interessato, e cominciò a strillare cercando di riprendersi
il maltolto.
“A me pare che stia facendo tutto da
solo…” digrignò l’Arrancar
tra i denti.
“Ritieniti fortunato che Sua Eccellenza abbia altro per la
testa in questo momento. L’integrità morale degli
Espada deve essere di esempio per tutti gli Arrancar!”
concluse Tosen, prima di allontanarsi trionfante con la pila di
giornaletti confiscati, con Wonderweiss che gli si agitava in braccio.
Gin diede un’ultima occhiata al gruppetto di Arrancar:
sembravano dei cani a cui era stato portato via un prosciutto
particolarmente grosso.
“Prima o poi, al nostro signor ufficiale supervisore
capiterà un brutto, bruttissimo
incidente” sibilò tra i denti l'Arrancar
Sexto. Non sopportava di essere messo in ridicolo di fronte ai
subordinati, e Tosen era sulla sua lista nera già da molto
tempo.
Ichimaru gli battè amichevolmente sulla spalla:
“Non te la prendere, Numero 6. Tosen-san è cieco,
poverino… se potesse vedere certi titoli nella collezione di
DVD del Capitano Aizen, forse sarebbe meno intransigente. E
comunque”, aggiunse malizioso, con una strizzatina
d’occhio “su con la vita! Ho ancora quelli che mi
avete prestato…!” e si affrettò sulle
orme del collega.
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La stanza di Stark aveva presentato una sorpresa: la Primera Espada era
accasciata sul letto con aria infelice, i capelli arruffati e due
occhiaie enormi: sembrava uno che non dorme da una settimana.
“Ok, Numero 1, ripetilo lentamente: non sono sicuro di avere
afferrato. Non hai chiuso occhio per tutta la notte,
perché…”
“Oh, Stark, ti prego… non renderti ancora
più ridicolo!” Lilinette lo scrutava con un misto
di compatimento ed esasperazione, le braccia appoggiate allo schienale
di una sedia.
“Se almeno tu mi lasciassi tenere il mio orsacchiotto
Tippy…”
“Mi-ri-fiu-to! Non permetterò mai che il mio
principale vada a letto con un orso di peluche! E tanto meno che faccia
tante storie solo perché ha perso il suo
ridicolo…”
“…portachiavi luminoso?”
completò Gin incredulo.
“…a forma di Topo Gigio!” aggiunse
Stark, la disperazione nella voce. “E non l’ho
perso! Fino all’ora di cena era qui, sul mio comodino!
Qualcuno me lo ha portato via, qualcuno che sapeva che senza una lucina
nella stanza ho t-troppa p-paura del b-buio per
addormentarmi!”
Sembrava sul punto di piangere: evidentemente, il suo fisico abituato a
18 ore di sonno era ormai prossimo al coma.
Gin si passò la mano sul volto: la faccenda si complicava
ancora. Con questo i furti diventavano quattro, e non avevano ancora
nessun indizio!
“Molto bene, Stark… sei pulito.” Tosen
era appena uscito dalla camera di Lilinette. “Tu, invece,
signorina, togli immediatamente quel poster di High School Musical
dalla tua scrivania! Non si può vedere, è
diseducativo per una bambina!”
Lilinette ribattè piccata: “Tu non dovresti
poterlo vedere! Come diavolo hai fatto?”
“Non fatemelo ripetere ogni volta. Attraverso questi miei
poveri occhi non sono io che guardo, è la
giustizia!”
“Cieca anche quella…” pensò
mestamente Gin, alzandosi. “Molto bene, Numero 1. Indagheremo
e ti faremo sapere…”
“Vi pregouahh!”sbadigliò Stark, prima di
riaccasciarsi sul letto infilandosi il pollice in bocca
“ritrovate il mio portachiavi, o rischio di
impazzire…” Li lasciarono lì,
lui semiaddormentato e tremebondo, lei impegnata a togliere
il poster mentre alternava borbottii come “ti farò
vedere io, bellimbusto” ad altri tipo “vergogna tra
gli Espada”.
“Davvero non capisco, Kaname… Cosa se ne
può fare uno di una Zanpakuto, una dentiera, un portachiavi
e del gel?” questionò Ichimaru mentre si
allontanavano verso la stanza in fondo al corridoio.
“E’ proprio quello che dobbiamo scoprire,
Gin…” replicò Tosen, impassibile.
Sembrava meditabondo.
Perché
diavolo è così tranquillo? si
chiese la Volpe d’Argento. Forse dietro quegli occhiali da
sole ha già la soluzione del caso… ma,
un momento! Questo fa di me il dr. Watson della situazione! Non voglio!
“Awaa…” Wonderweiss aveva assunto un
atteggiamento strano. Sembrava non riuscire a smettere di ridacchiare,
e guardava Tosen con aria furba, il viso seminascosto tra le
mani.
Gin lo fissò. No…
Watson lo fa lui. Io faccio Moriarty, si adatta meglio alla mia
scintillante personalità. Infatti, se scopre il colpevole
prima di me, giuro che lo butto in una cascata!
Capitolo 3 Up, finalmente! Capitolo 4, forse, alla fine di Febbraio. XD
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