Maybe
you could be
the
one, the one who's meant
for
me.
I
know I should wait
but
what if you're my soulmate?
(I
know you know- Big Time Rush)
Capitolo
sedicesimo.
Il
primo pensiero che mi colpisce l'indomani e' che sono una deficiente.
Una garnde deficiente. Cosa diavolo mi e' saltato in mente? Ero
andata semplicemente a casa di Mona, quella che dovrebbe essere mia
amica e mia compagna di banco/classe e niente di piu' per passare un
po' di tempo in compagnia (o potremmo anche dire per lasciare casa
libera ai due piccioncini). Ovviamente la colpa non e' solo mia.
Insomma, mica ho fatto tutto da sola! Anzi, per fortuna non ho fatto
niente o meglio qualcosa l'ho fatta, ma...Basta! In questo modo
incasino ancora di piu' la situazione. Mi costringo a posare i piedi
per terra e il pavimento freddo sotto la pelle mi rende piu' lucida.
E' stato solo un gioco, un divertimento, un passatempo tra amiche, mi
ripeto. Niente a cui dare importanza. Madre di tutti i cieli, quanto
sto diventando bugiarda e falsa! Il problema e' che non avrei dovuto
baciarla, ne' spogliarla ne' fare altro. Entro in bagno e mi ci
chiudo dentro. Katniss stara' ancora dormendo e Peeta sara' gia'
uscito per aprire il panificio. Posso prendermi tutto il tempo che mi
serve e tra l'altro sono solo le sei e mezza: ho tutto il tempo del
mondo. Lentamente mi tolgo la maglia lunga che uso come pigiama e mi
infilo direttamente sotto il getto dell'acqua tiepida. Mi insapono
per bene e lascio per diversi minuti i capelli sotto l'acqua. Mi e'
sempre piaciuto fare il bagno. Certo, dove vivevo prima non avevo un
box doccia, ma solo una piccola vasca da bagno dove dovevo
insaponarmi con le ginocchia strette al petto. Ma stare sotto il
getto dell'acqua, abbandonare il proprio corpo a quella dolce
corrente mi ha sempre fatto stare bene. Come se uscissi dal mio corpo
e lo lasciassi in balia dei movimenti dolci dell'acqua. Sembra
persino strano come discorso. Dopo essermi lavata per bene, esco e
inizio ad asciugarmi. In bagno c'e' un grande specchio e spinta dalla
curiosita', lascio cadere l'asciugamano giallo che finisce per terra.
Inclino leggermente la testa e mi osservo in cerca di qualche
cambiamento, difetto o chissa' cos'altro. Nell'ultimo periodo ho
messo su un po' di peso quindi non si vedono piu' sporgere le
costole, anche se continuo ad essere magra: le gambe asciutte, la
pancia piatta e le braccia secche. I capelli sono cresciuti ancora di
piu' e adesso mi scendono morbidi lungo le spalle, fino a coprire
meta' schiena. Hanno ripreso parte del loro splendore originale:
adesso sono di un bel biondo brillante. Gli occhi chiari brillano
alla luce del sole e non sembrano piu' incassati e spenti. Alla fin
fine, non sono messa proprio male. Sorridendo e canticchiando un po',
mi rivesto scegliendo un semplice jeans chiaro e una maglia a maniche
lunghe blu. Asciugo in fretta i capelli con un asciugamano e li lego
in un'alta coda di cavallo, ancora mezzi umidi. Si, decido girandomi
nuovamente allo specchio, non sono niente male.
-Demetra!
Sei in bagno?- chiede la voce assonnata dietro la porta.
-Si,
Katniss sto uscendo!- le rispondo di rimando e apro la porta. Lei ha
tutti i capelli arruffati e gli occhi impastati di sonno.
-Buongiorno!-
dico allegramente mentre lei biascica un:-'Giorno-. Si infila
velocemente nel bagno e dopo due secondi sento il getto della doccia
di nuovo aperto. Prendo lo zaino e scendo velocemente le scale
urlando un:-Sto andando, ci vediamo piu' tardi- e infilo la porta.
**
-Ehi..Nick..per
caso sai dov'e' Mona?- chiedo in un sussurro al ragazzo seduto dietro
di me. Lui si aggiusta gli occhiali tondi con un gesto di stizza.
-In
realta' io sarei Dick e no, non so dove sia la tua amica- risponde
prima di continuare a leggere il libro davanti a se'. Alzo gli occhi
al cielo e mi giro prima che la professoressa mi possa richiamare.
Questa mattina ero in preda all'ansia nel dover rivedere Mona, ma
adesso sembra essersi volatilizzata. Ed e' strano che non si sia
presentata o che non mi abbia fatto sapere che non sarebbe venuta.
'Magari
anche lei aveva paura di incontrarti oggi' sussurra una vocetta
stridula e particolarmente fastidiosa nella mia testa. Nah, deve
esserci un'altra spiegazione. Potrei andarla a trovare subito dopo
l'uscita della scuola. Ma per dirle cosa? 'Scusa, ero preoccupata per
via della tua assenza. Tutto bene?'. Ridicola. Alla fine decido di
aspettare che sia lei a cercare me e non il contrario. Ma quando la
campanella che segnala la fine delle lezioni squilla come una
trombetta e mi ritrovo a passare davanti alla sua palazzina, la
tentazione e la curiosita' mi spingono a suonare il campanello.
Aspetto una manciata di secondi davanti il portoncino marrone quando
sento dei passi avvicinarsi e in un secondo compare il padre di Mona.
E' un uomo alto, magro con due grossi baffi neri e capelli radi in
testa.
-Buongiorno-
esordisco di fronte a questo tizio dall'aspetto burbero- Sono
Demetra, una compagna di scuola di sua figlia. Oggi non e' venuta a
scuola e mi chiedevo se stesse bene- concludo la frase esitando
leggermente nel notare uno strano scintillio di rabbia nei suoi occhi
cupi.
-Mia
figlia sta poco bene. Presumo la rivedra' a scuola entro pochi
giorni, nel frattempo le consiglio di tornare a casa sua. Io ho da
fare. Buona giornata- risponde seccamente prima di chiudere la porta
alla sue spalle e dirigersi verso il Palazzo di Giustizia nel quale
lavora come avvocato o qualcosa del genere, lasciandomi li',
intontita e spaesata. Ma che diavolo di modi sono questi? Ignorando
spudoratamente le parole di quel vecchio arrogante, scavalco il
cancello laterale e mi arrampico lungo l'albero, dopo aver poggiato
lo zaino a terra. Raggiungo immediatamente la stanza di Mona che si
trova al primo piano, ma la finestra e' chiusa e le tendine
leggermente accostate. Mi avvicino un po' di piu' con l'intenzione di
bussare e farmi aprire quando vedo due figure nella stanza. Una e'
sicuramente Mona, la riconosco anche se da' le spalle alla finestra,
l'altra sembra appartenere ad un ragazzo. Mi sporgo ancora un po' in
avanti fino ad avere l'occhio incollato all'unica parte di finestra
non nascosta dalle tendine color pesca. Mi immobilizzo quando
riconosco quella figura. Jeremiah. Cosa diavolo ha intenzione di fare
quel farabutto a Mona? Osservo avidamente ogni scena per cercare di
capire cosa stia succedendo tra i due. Parlano, ma non animatamente.
Lui cammina avanti e indietro per la stanza, come se fosse pensieroso
e Mona gli si avvicina e lo accarezza. Ma che diavolo..? E' possibile
che quei due siano diventati amici? No, impossibile. Mona mi ha
raccontato tutto su di lui e di come l'abbia trattata male e mi ha
messo in guardia da lui. No, deve esserci qualcosa sotto, ma quella
piccola e aggraziata mano che stringe in una morsa possessiva il suo
sedere lascia ben poco spazio alle incomprensioni. Mona continua a
sussurrargli qualcosa e lascia andare il suo sedere per raggiungere
la scrivania. Poggio delicatamente anche un orecchio per cercare di
sentire qualche pezzo di conversazione. Sento che lei apre un
cassetto e mormora qualcosa che non riesco a capire. Non vedo neanche
cosa estrae da questo cassetto, ma vedo il viso di Jeremiah
illuminarsi di botto e scagliarsi su di lei. Per un attimo il mio
cuore perde un battito pensando che stia cercando di ferirla dopo
aver raggiunto il suo scopo (cosa potra' mai nascondere Mona in quel
cassetto?), li vedo riemergere completamente incollati. Lui l'ha
presa in giro piantandogli rudemente le mani aperte sui glutei e lei
gli ha allacciato le gambe intorno alla vita mentre lo bacia
avidamente. Sento un nodo intorno alla gola. Io e lei siamo solo
amiche, lo so. Io non provo niente nei suoi confronti e quella di
ieri e' stato solo uno sfogo a sfondo sessuale, ma vederla attaccata
a lui, vederla gemere mentre lui le prende in bocca un seno, vederla
infilare le mani nei suoi boxer, mi fa sentire lo stesso tradita.
Adesso un grande segreto ci separa e quella che credevo essere la mia
unica amica, si potrebbe rivelare la mia peggior nemica. Scendo
silenziosamente dall'albero e mentre mi incammino penso se il padre
di Mona sapesse che la figlia era in compagnia di Jeremiah e la cosa
gli stesse bene. La mia mente cerca di elaborare tutti i pensieri
possibili, ma l'unica immagina che mi si prospetta davanti e' Mona
attaccata a Jemmy. Mi passo una mano sul volto, stanca. Non ho voglia
di pensare e scoprire cosa cio' significa. So gia' che sarebbe troppo
doloroso e so anche che devo farlo ugualmente. Quando giro la chiave
nella toppa, l'unica cosa che vorrei e' salire su per le scale e
gettarmi a capofitto nelle braccia di Morfeo, nella speranza che sia
Jamie a consolarmi. Ma cio' che mi trovo davanti invece e' di
tutt'altra natura. Nel salotto di casa Everdeen- Mellark ci sono due
donne sedute di fronte a Peeta e Katniss che ridono amabilmente. Una
e' una graziosa ragazza che tiene in braccio un bambino dai capelli
color sabbia e dagli occhi blu come il mare. Annie. L'altra invece e'
una donna dai capelli corti e scuri, con un sorriso beffardo sulle
labbra e quando si volta a guardarmi mi sento raggelare.
Johanna.
Angolo
dell'autrice.
Buon
pomeriggio a tutti! No, non sono morta. Come sempre ormai, ho
ritardato nell a pubblicazione del capitolo. Mi dispiace davvero
tanto ma sono stata fuori e l'ispirazione come sempre era a zero.
Spero di essermi fatta perdonare lo stesso con questo capitolo che
lancia molti indizi ai miei carissimi lettori. Ormai possiamo dire
che ci stia avvicinando alla fine di questa storia. Ho deciso che e'
inutile tirarla ancora per le lunghe, sopratutto per voi che perdete
anche l'interesse nei confronti della storia. Come mai Demetra teme
tanto Johanna? E cosa sta combinando Mona alla sue spalle e insieme a
Jeremiah?
Ringrazio
tutti quelli che hanno letto, recensito e inserito questa storia
nelle seguite/preferite/ricordate. Grazie a tutti voi, miei cari <3
Hoon21
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