Erano sporchi e rozzi

di Blacket
(/viewuser.php?uid=79894)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Erano sporchi e rozzi XVI Personaggi: Ariovisto (Magna Germania), Liina (Aestii)

Erano sporchi e rozzi -XVI-

V’era la luna, che era donna e Prima, e su di lei si contava il mistero della vita e quello del tempo*- v’era la luna che aveva gli occhi dei suoi figli, e dava il bianco alle loro pelli ed il biondo ai capelli.

Schioppettava ardente il focolare nel buio, blando salvatore delle morse del gelo; soffiava faville di brace all’aere, arrossando i volti pallidi e morsi dalla neve, e chiarissimi ed affamati. Frate foco ondeggiava sospinto dalla notte e minacciato dagli aghi fitti dei pini, spettatore delle notti e dei silenzi, dei ringhi dei lupi e delle fiere e delle loro bocche ritratte con un rantolo.
Fuoco, che era figlio del fulmine e di Wotan, era coraggioso e discreto; sbirciava il volto trepidante d’una piccola ninfa, che era giovane e aveva le gote rosse dei bambini, e gli occhi erano tanto neri che solo le stelle avrebbero potuto specchiarvisi con timidezza. Tratteneva gli stracci di un giovane guerriero, che portava la neve sulla pelle livida e sui graffi, sui capelli sporchi e negli occhi brillanti e vivi più delle gemme delle Muse.
Lei mosse le manine tanto velocemente, sulla casacca e sul mantello e sulle guance dell’amico, ed era tanto spaventata mentre tentava di dargli un bacio che il vento avrebbe potuto portarla via- eppure toccò le labbra di Ariovisto, con la disumana gentilezza e innocenza che le creature silvane parevano avere.

-Liina, cos’era?-
Ed il barbaro si asciugava le labbra, temendo che lei, come le streghe, avesse voluto strappargli l’anima o morderla e sporcarla- un bambino che conosce il dolore del freddo e non quello d’un bacio, e che continuò a sfiorare le labbra sino a che diventarono rosse e tirate dai propri denti, “rosse come la terra Baltia”, pensò il Fuoco, “rosse come le sue piccole membra, il suo volto e la sua vergogna.”



Note:
*I popoli del nord, come i Celti, utilizzavano la Luna come metro di tempo. Preferivano spostarsi di notte, e allo stesso tempo di davano appuntamento ad una precisa fase lunare- che regolava il ciclo della donna, portatore di vita. Vi sono altri interessanti motivi del legame fra queste popolazioni e l’influenza lunare, invito chiunque sia interessato ad informarsi, potrebbe rimanerne piacevolmente stupito!
In ogni caso, parlo davvero di un primo bacio. Strano e scandaloso, poiché spesso gli uomini del nord usavano dare affetto all’altro appoggiando fra loro la fronte e sfregando il naso, le guance. Poi Ariovisto è tanto scemotto, che altro si può pretendere?

Ringraziamenti: un grazie di cuore a chi segue e supporta la storia, un bacio grande grande e la mia gratitudine! Mi raccomando, lasciate un commentino se vi interessa, mi farebbe molto piacere.
Un abbraccio a McBlebber per la recensione!
Alla prossima, Blacket.






Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3251379