Perfectly
Mine
Capitolo
nove: Antichi nemici
“Mi
hai fatta uscire a prendere la legna quando fa un caldo pazzesco,
solo per buttarmi fuori di casa, o esiste una ragione valida sul
serio?”
“Di
ragioni valide ce ne sono ben due in realtà, mia cara.
Primo:
voglio invitare i ragazzi per una bella grigliata all'aperto, dato
che hai costruito quella meraviglia di barbecue e due… Ci
avevi
preso.
Volevo
tenerti lontano da qui per un po' di tempo. Ho una sorpresa per
te...”
“Una
sorpresa?”
“Sì.
Ci
ho messo un po' per organizzarla, e sai bene che la maggior parte
delle volte mi lascio prendere dall'entusiasmo quando si tratta di
regali impegnativi.
Stavolta
è stato addirittura più arduo del previsto ed era
fondamentale il
poter agire indisturbata.”
“Beh,
apprezzo l'impegno, ma vorrei capire se hai intenzione di tenermi
ancora sulle spine o posso scoprire qual è questa misteriosa
sorpresa.”
“Sì,
certo.
Ovviamente
ti ricorderai di questo illustre signore...”
“Quel
cosetto blu tutto striminzito che usi per spolverare? Sì, ci
siamo
giusto incontrati questa mattina presto...”
“O
mamma. No! Ho sbagliato… Intendevo questo.”
“Oh,
il tuo foulard nuovo.”
“Esatto!
Se ti avvicini e ti abbassi un poco te lo metto. Come da
tradizione.”
“Tutta
per lei incantevole fanciulla.”
“Bene…
Che impresa eroica!”
“Oggi
sei più impacciata del solito. Dev'essere una sorpresa
davvero
importante se sei così nervosa.”
“Lo
è.
Ce
l'ho fatta. Ora possiamo andare, ti guido io.”
“Ok.”
Con
cautela mi indica la direzione da seguire dal vialetto fino al
terrazzo e quando mi fa svoltare a destra evitando l'ingresso non
afferro il motivo di questa scelta.
Stamattina
quando sono uscita a prende la prima boccata d'aria quotidiana non
c'era niente di diverso dal solito.
Continuo
a rifletterci mentre mi aiuta a sedermi sulla poltrona.
Si
piazza davanti a me, la sua tensione e così tangibile che ci
potrei
suonare una melodia senza troppi sforzi. Prende un lungo respiro
prima di sfilarmi la benda con la sua consueta delicatezza, ed
esitando per un momento mi si siede accanto regalandomi un sorriso di
una bellezza quasi impossibile.
“Sorpresa”
mi sussurra indicando la vetrinetta per cui ha insistito tanto
affinché la riparassi.
In
un primo momento penso di avere le allucinazioni, perché
ciò che
vedo sembra ancora più incredibile di quel sorriso.
Titubo
per un attimo prima di posare di nuovo lo sguardo sulle agguerrite
schiere che ora popolano il mobiletto, ma desisto subito dal farlo:
sono incredibilmente magnifiche
e
si trovano proprio qui, a casa mia…
“Non...”
L'incredulità
che le si legge negli occhi mi fa perdere in un sussulto silenzioso.
Le
mani agganciate con forza ai braccioli della poltrona, lo sguardo
fisso puntato in direzione delle statuette, non certamente intimidite
da quel guardare così allibito da sembrare perso.
Lance
affilate verso l'alto, postura drittissima, scudo al petto. Alti,
forti, decisi.
Sono
così belle da sembrare vere, come se, ad un sol cenno del
capo tribù
si possa scatenare una furiosa battaglia contro chissà quale
nemico.
Quando
le ho viste e dopo aver saputo quanto le desiderasse il volerle
comprare è stato irrefrenabile. Sarebbe stato un sacrilegio
il non
farlo.
Ero
così sicura del mio acquisto che non appena il signor
Takemori aveva
finito di raccontarmi tutta la storia gli diedi immediatamente i
soldi, senza che Haruka se ne accorgesse.
Pensavo
di aver fatto un bel gesto ma la sua immobilità mi
terrorizza…
Che,
dato il lungo tasso di tempo trascorso, non le interessino
più? Ho
riaperto una vecchia ferita?
Mi
manca il fiato…
“Ti
prego, dì qualcosa!”
“Non
riesco a crederci…
Sono
davvero lì dove le vedo? Oppure sì? Insomma, non
le sto
immaginando… vero?”
“Oh
no amore. Ci sono per davvero. Ti piacciono?”
“Sono
magnifiche! Tu non immagini per quanto tempo ho desiderato
acquistarle.
Avevo
ricevuto una delle mie prime grandi delusioni non avendo potute
averle.
Non
credo ancora che siano realmente davanti ai miei occhi.
Grazie...”
Lo
sguardo quasi commosso mi riempie di tenerezza mentre lei se ne sta
ancora tremante sulla poltrona. Chissà quanto ci
metterà a
riprendersi. Nel frattempo mi siedo sul suo grembo abbracciandola con
tutto l'affetto che posso dimostrarle.
Ottimo
lavoro Michiru!
Non
è che chiudendo gli occhi spariscono e vengo inghiottita di
nuovo
dalla delusione?
Mamma
che tremarella…
Ogni
volta che Michiru mi fa un regalo rischio di prendermi un infarto!
“Come
fai?”
“A
fare cosa?”
“Queste
sorprese incredibili. Ogni volta mi lasci senza parole. Penso che
ciò
che mi regali sia ineguagliabile e invece la volta dopo sono sempre
costretta a ricredermi.
Così
mi togli il fiato.
Sei
una maga?”
“Non
esagerare...”
“Non
c'è altra spiegazione!
Non
ho mai potuto comprarle perché Atsushi le teneva da parte
per un
altro compratore molto facoltoso.
Come
sei riuscita ad averle?”
“Diciamo
che Atsushi ha capito il vero valore dell'ex compratore.
Da
giovane tutto ciò che gli interessava erano gli affari,
tuttavia col
passare del tempo capì che avere un cuore sereno conta
ancora di più
del denaro.
Ha
deciso di venderle a me proprio per questo. Voleva farsi
perdonare.”
“Sto
per piangere...”
L'odore
della poca salsedine proveniente dalle acque oceaniche che si
riversano nel fiume oltre la casa si diluisce nelle onde dolci
rimanendo quasi un ricordo.
Ho
voluto portare qui Michiru per ringraziarla del meraviglioso regalo
che mi ha fatto, e dato che non se la sente ancora di tornare al
mare, ho deciso di non privarla comunque del suo elemento che qui,
seppur non con la vastità a cui è abituata, bagna
libero le sponde
e il suo letto.
Il
vento fa stormire gli alberi con un ritmo dismesso, irregolare;
sembra quasi non sapere nemmeno egli in che direzione soffiare, anche
se lo comprendo conoscendo la burrasca in cui è stato
coinvolto la
settimana scorsa. Lo perdono, senza remore.
Anche
lo sbatacchiare dell'acqua sui sassi che fanno da sponde al torrente
stona un poco, ma neanche ciò è per noi un
problema. Siamo venute
qui a godere della quiete del posto e non certo per giudicarlo.
Ci
limitiamo a notare ciò che ci sta attorno in una sorta di
stato
meditativo che ci connette con l'essenza della Terra. Essa ci spoglia
dai meccanismi mentali che contaminano togliendoci il potere di
gioire per la magnificenza che la Natura ci offre e ci innalza ad un
livello superiore.
Siamo
come dei Buddha che nel perdersi nel silenzio trovano la pace
interiore, dimentiche di ciò che, almeno per brevi ma
intensi
momenti, accade nelle nostre teste tracimanti di pensieri
ottenebranti.
Mi
sento come una bambina qui su questi massi che precedono quelli
bagnati dalle correnti mentre ne osservo ogni minimo movimento: le
farfalle che svolazzano a pelo d'acqua per dissetarsi, i pesciolini
che vi si intravvedono sotto e che si nascondono tra le pietre piatte
e levigate, la sabbia che si sposta secondo il loro volere formando
piccole valanghe orizzontali.
Lo
sgorgare continuo crea tanti agglomerati di bollicine che scoppiano e
ricompaiono ad intermittenza provocando un rumore solo lontanamente
percettibile.
A
far compagnia a tutto questo arriva più chiaro di prima il
canticchiare degli usignoli e di tanti altri piccoli volatili di cui
non so ancora distinguere le specie.
Spero
che non li disturberemo e che verranno, come ogni sera, a rifugiarsi
nella casupola alle nostre spalle, ove Haruka ha piazzato una delle
tante torrette di ricezione della riserva. Sarebbe davvero bello
fotografare quella scena e farne una gigantografia da appendere nella
stanza del piccolo.
“Michi,
guarda da quella parte!”
La
sua voce mi distrae dalle mie fantasticherie e il suo indice guida il
mio sguardo portandolo di nuovo verso il fiume dove un giallo
scintillante guizza agilmente e con andatura sinuosa.
Non
riconosco immediatamente quella silhouette ma le sue labbra
prominenti e i baffetti che hanno un non so che di francese
risvegliamo la mia memoria stupendomi.
Una
carpa Ogon!
“Speravo
tanto di vederne una in natura!”
“Eccoti
accontentata!”
“È
giallissima! Che ci fa qua?”
“Beh,
questo è pur sempre un fiume a corso lento, anche se non
sembra.
È
implementato automaticamente dalla vecchia diga che si trova molto
più in la delle spalle della riserva. Ad una certa ora, a
meno che
non sia necessario che la quantità di acqua resti costante
anche di
notte, la pompa che lo rifornisce viene chiusa; in questo modo il
flusso acqueo torna alla sua portata originale. Ecco perché
qualche
coraggioso esemplare si fa avanti fino a qui per raggiungere il lago
che si trova nei possedimenti del Mastro di foglie.”
“Davvero?
Non lo avrei mai immaginato!”
***
“Sei
sicura che possiamo pranzare qui? Non farà troppo caldo a
quell'ora?”
“Non
pranzeremo qui infatti. Vedi quella cupola nascosta tra gli
alberi?”
“Sì,
ora che me l'hai fatta notare. Che genere di struttura
è?”
“Una
vecchia tenda usata dai vecchi custodi nei giorni di perlustrazione
degli appezzamenti o quando volevano portare fuori la famiglia per
una scampagnata.
Pranzeremo
lì e grazie ad un tendone di lino staremo al
fresco.”
“Non
lasci niente al caso eh?”
“La
natura è la prima meraviglia del mondo, ma bisogna comunque
tenersi
pronti per affrontare le sfide che essa ti lancia.”
“Concordo.
Come
ci arriviamo?”
“Il
ponticello sopra i sassi è inagibile a causa delle ultime
piogge,
quindi dovremo aggirare gli ostacoli addentrandoci nella vegetazione
dal punto alla nostra destra.
La
boscaglia è molto fitta e non sarà facile
passare, ma con le giuste
precauzioni in mezz'ora avremo raggiunto la destinazione.”
“Bene.
Che
ne dici se partiamo subito? Inizio già ad avere
fame.”
“In
marcia allora!”
Mettiamo
gli zaini in spalla e mi lego con una corda né troppo corta
né
troppo lunga a Michiru in modo da non rischiare di venir separate
fisicamente dall'intrico di rami che ci aspetta.
“Possiamo
partire. Pronta?”
“Sì.”
***
Mancano
ancora dieci minuti di camminata per arrivare a destinazione e tutto
sommato il viaggio non è stato così difficoltoso
a parte l'essere
rimasta impigliata qua è la in certi punti...
“Ora
ci attende il tratto più difficile. Tieni le mani in alto a
proteggere il viso.
Devi
afferrare i rami nel punto in cui non ci sono spine e trattenerli
finché non sei passata oltre.”
“Ok,
ho capito. Se dovessi pungermi rischio qualcosa?”
“Dipende
da quali spine incontri.
Quelle
rosse secernenti un liquido bianco e viscoso sono velenose.
Le
altre invece potrebbero darti un po' di prurito.”
“Bene,
quindi alla larga dalle spine rosse!”
“Esatto.”
***
“Che
bel posticino. Non lo facevo così lussuoso!”
“Ci
siamo sempre trattati bene da queste parti.
Il
canneto che fa da tetto non basterà a ripararci dal caldo
quindi
piazzo subito il telone.
Nel
frattempo puoi scoprire i fornelli e iniziare a cucinare.”
“Va
bene. Ci metti tanto a sistemarlo?”
“Dipende
da quanto sono fortunata…
Wow,
al primo colpo!”
“Non
male!
Complimenti.”
“Merci!”
***
“Caspita
che acquazzone...”
“Mi
dispiace piccola. Era del tutto imprevisto.
Hai
ancora freddo?”
“Sì,
mi sento gelare.
E
comunque non è colpa tua. So che non sei
onnipotente.”
“Menomale
che ho portato anche i due teli di plastica, altrimenti non saremmo
nemmeno riuscite a ripararci dalla pioggia.”
“Sì,
ma ti sei tutta infradiciata. Rischi di prendere un malanno.
Lascia
almeno che ti dia una passata ai capelli.”
“Tesoro,
non fa niente. Si vede che non stai bene.
Forse
non avresti dovuto mangiare il pesce.
Magari
ti ha fatto male...”
“Impossibile.
Lo sai che il pesce di Yasu è di prima scelta, e poi avrebbe
fatto
male anche a te.”
“Hai
ragione… Cosa senti in particolare? Hai nausea, bisogno di
vomitare?”
“Oltre
al freddo e un po' d'abbiocco non ho nausea o fastidio allo
stomaco.”
“Questo
è un bene.
Hai
portato qualcosa per passare il tempo?”
“A
dire il vero non ci ho pensato…
Dovevamo
essere a casa per le cinque e invece...”
“Giusto.
Però,
se non ricordo male, nascoste da qualche parte ci dovrebbero essere
delle vecchie tessere di domino!
Chissà,
magari troviamo una confezione completa!”
“E
sarebbe qualcosa di cui vantarsi?”
“Saremmo
le uniche, mia cara!”
“Caccia
al tesoro allora!”
***
Il
temporale continua a imperversare sopra e intorno al nostro rifugio
temporaneo, con il vento che soffia prepotente facendo sbattere le
gocce che si accumulano sul terreno contro il tendone più
esterno,
come fossero le onde del mare.
Il
freddo, forse immaginario e sentito solo da me, cerca di oltrepassare
alla carica le barriere che mi avvolgono.
Torrenziale
e sfacciato questo acquazzone estivo ci ha proprio spiazzate,
lasciandoci ad affrontare senza alternative il volere avverso della
natura in un momento d'impreparazione assoluta.
Lo
stare a pensarci su non migliora di certo le cose ma non posso fare
altrimenti, come se non fossi più padrona dei miei pensieri.
Sento
le forze che mi abbandonano e il malessere le rimpiazza avaro contro
ogni mia resistenza. Si palesa come un parassita che mi risucchia le
energie, cominciando dal polso, con il suo naso appuntito e tagliente
che infetta tutto ciò che è passibile della sua
contaminazione.
Distilla
via la mia vitalità, riducendo all'osso la mia pazienza,
gettandomi
sempre più in un baratro profondo che mi spaventa.
Perfino
le gocce di sudore freddo pesano sulla mia fronte quasi a volermi far
precipitare più in fretta. Haruka, aiutami ti prego!
“Michiru,
stai bene?
Non
hai un bell'aspetto amore...”
“Ho
tanto freddo...”
“Aspetta,
prendo le coperte termiche.”
“Grazie.”
“Sei
pallida. Lascia che controlli se hai la febbre.”
“Ok.”
“Qualche
linea. Hai la fronte bollente e le mani gelide.
Ti
senti debole?”
“Sì…
Mi fa male il braccio.”
“Destro
o sinistro?”
“Sinistro.”
“Fammi
vedere.”
“Ma
è un taglio.”
“Sì,
come se ti fossi impigliata a qualcosa con le spine… Ricordi
dove
te lo sei fatta?
Se
è nell'ultimo tratto potrebbe trattarsi di una pianta
velenosa.
Cerca
di rivedere la scena nella tua mente.”
“...”
“Non
voglio forzarti piccola, ma se è davvero velenoso devo
cercare
subito un rimedio perché potresti stare molto male tesoro.
Addirittura peggio di come stai ora.”
“C'era
un fiore bianco, su un albero.
Era
molto bello e volevo coglierlo ma i rami erano troppo fitti e ho
desistito, solo che ho avuto difficoltà nel togliere le mani
dal
groviglio. Potrei essermi graffiata con quelli, anche se nel momento
non ho sentito niente...”
“Fiore
bianco… Su un albero con groviglio di rami. Era il fiore di
un
rampicante con le foglie grandi quasi a forma di cuore?”
“Sì,
la pagina inferiore era rossa.”
“È
un fiore abbastanza raro, ma non impossibile da trovare.
I
suoi effetti non sono letali, ma è comunque necessario
prendere un
antidoto perché la febbre che provoca può
perdurare anche per una
settimana e dare allucinazioni.
Devo
trovarlo e prepararne un rimedio se vuoi sentirti meglio.
Preferirei
non lasciarti ma devo andare subito a cercarlo.”
“Ma
sta ancora diluviando.”
“Lo
so, ma non mi piace vederti in questo stato.
Te
la senti di rimanere da sola?”
“No,
ma se non c'è altra soluzione...”
“Un
momento… Potrei provare a cercare i lupi di Okami,
così non sarai
sola del tutto.”
“Provi
a chiamarli da qui?”
“Farò
un tentativo, ma se non saranno qui vicino dovrò dirigermi
verso le
grotte verdi.
Distano
cinque, sei minuti...”
“Ok...”
“Provo
a richiamare la loro attenzione. Non muoverti.”
Ti
prego, fa che siano nelle vicinanze!
Estraggo
il richiamo in legno dalla tasca interna della giacca a vento
sperando che sia rimasto del tutto asciutto e continuando a stare
attenta affinché non si bagni vi soffio per tre volte in
attesa che
delle orecchie appuntite si facciano intravvedere nel folto della
vegetazione.
L'incessante
frastuono della pioggia non mi consente di udire passi ma l'agitarsi
basso degli arbusti palesa, con mio sommo sollievo, la presenza non
di uno, bensì di sei lupi.
Non
potevo desiderare di meglio!
“Michi,
li ho trovati!
Io
mi porto dietro solo Zankou, gli altri rimangono qui con te.
C'è
anche Basquiat!”
“Ciao
bello! Grazie per la visita.”
“Amore,
ascolta. Ora che sei in buone mani io devo andare.
Dovrei
metterci due orette circa prima di essere di nuovo qui.
Tu
cerca di bere molta acqua e mangiare almeno una fettina di mela ogni
mezz'ora, così non rischi di indebolirti, intesi?”
“Sì,
aspetta. Dammi un bacio.”
“Subito
amore. Non sforzarti, ok?!”
“Ok...”
“A
presto.
Prendetevi
cura di lei ragazzi.”
Dolente
mi allontano dalla mia amata che soffre, seppur lo faccia per
salvarle la vita.
In
un triste smarrimento come dev'essere stato quello di Romeo dopo aver
saputo della morte di Giulietta, o forse l'angoscia di quest'ultima
quando ha visto morire il suo sposo tra le sue braccia per un
vituperabile scherzo del destino.
Mi
affretto stracciandomi di questi pensieri dall'inaudita molestia,
forse troppo presa da questo sottile panico che mi fa barcollare.
Basta
Haruka! Non sei nata dalla penna di Shakespeare e tanto meno Michiru
è sul punto di morire.
Devi
sbrigarti se vuoi che i suoi patimenti non letali svaniscano, ma
lascia perdere le tragedie e trova per lei le giuste cure!
“Zankou,
salta lassù e appiattisci quel cespuglio, altrimenti non
posso
arrampicarmi.”
***
Mezz'ora
è passata da quando sono riuscita a scalare il costone
roccioso che
mi ha permesso di dimezzare il tempo per tornare al punto esatto dove
Michiru si è ferita.
Fortuna
che i cespugli lo hanno tenuto abbastanza asciutto nonostante il
diluvio.
Ora
è meglio lasciar perdere queste considerazioni. Devo
concentrarmi
per trovare l'antidoto, contenuto nella stessa pianta come Natura
comanda.
Si
tratta delle foglie palmate, della loro peluria per esattezza. I peli
schiacciati rilasciano un liquido viscoso che ha proprietà
rigenerative della cute, mentre le foglie in sé sminuzzate
costituiscono un ottimo disinfettante naturale.
Cresce
in mezzo alle altre piante, alberi in realtà, come un
parassita
evitando così l'esposizione alle intemperie e alla luce
solare.
Grazie
al suo fiore bianco e scintillante è assai riconoscibile ed
individuabile anche tra i gruppi di rami più fitti.
Eccolo
là! Ce ne sono addirittura tre. Ne basteranno due comunque,
così
avrò l'antidoto per qualche altro giorno nel caso in
ospedale ne
siano sprovvisti.
Indosso
i guanti di cuoio per evitare di ferirmi anche io e con delicatezza
srotolo le sottili liane fogliate che avvolgono i rami. Devo fare in
modo che non si rompano, altrimenti il liquido evaporerà e
saranno
inutili.
Ripeto
l'operazione per tutti i pendenti e con ancora più
attenzione li
faccio scivolare dentro la sacchetta che li terrà
all'asciutto per
tutto il tragitto.
Ora
posso tornare da Michiru, ma dovrò compiere una piccola
deviazione
da quello fatto per arrivare nuovamente qui, reso impraticabile
dall'aumentata foga della pioggia.
Proverò
a ripetere il cammino che abbiamo fatto insieme per raggiungere il
capanno.
“Zankou,
si passa di qua.
Riesci
ad aprirti un varco?”
***
Haruka
è via da poco più di un'ora e la sua assenza
è mitigata, per
fortuna, dal calore che la pelliccia di Basquiat emana a contatto con
il mio corpo.
Il
suo sguardo preoccupato è così dolce che averlo
vicino è un
toccasana per la mia resistenza, come rassicurante è la
presenza
degli altri quattro lupi che fanno una guardia serrata al rifugio
facendomi sentire del tutto protetta, anche se a qualcuno potrebbe
sembrare un controsenso.
Toltami
il peso del timore riesco nella mia poca lucidità a
concentrarmi sul
cercare di stare meglio e grazie a questa strategia la lipotimia che
mi ha preso in schiava ha perso il fattore freddo, anche se sono
ancora provata.
I
vomiti preannunciati non sono ancora giunti, e ne sono molto
felice…
Le allucinazioni invece hanno fatto la loro comparsa da una mezz'ora
e non sono affatto piacevoli.
La
mia concezione dello spazio è alterata. Mi sento come se
stessi
cadendo per terra sebbene non mi trovi sul letto, il che è
veramente
irritante oltre che sconvolgente.
Basquiat
fa di tutto pur di farmi ricordare che non sono sola, posandomi il
mento sulla fronte come per tenerla e quando chiudo gli occhi mi si
accuccia ancora più vicino respirando più forte
per darmi supporto.
È incredibile come gli animali sappiano regalare il loro
sostegno
molto più delle persone.
Quando
mi sarò ripresa devo proprio sdebitarmi con questo adorabile
cucciolone.
Ora
posso solo aspettare che la mia donna ritorni sana e salva dalla
foresta con il tanto bramato rimedio, così potrò
di nuovo reggermi
sulle mie gambe e potremo starcene nuovamente nella nostra beneamata
dimora.
Torna
presto amore mio…
***
“Michiru,
eccomi!”
“Amore...”
“Come
ti senti?”
“Esausta.”
“Ora
non devi preoccuparti di niente piccola. Ho trovato l'antidoto. Ti
aiuterà a sentirti meglio.”
“Mmh
mmh.”
“Hideo
si è fatto sentire?”
“No,
non ha chiamato nessuno.”
“La
centralina sarà ancora fuori uso…
Devo
inventarmi qualcosa per far sì che vengano a prenderci senza
che
nessuno si faccia male.”
“Come?
Il tempo non è migliorato...”
“Zankou
è troppo affaticato per provare a fargli raggiungere la casa
di
Hideo…
Gli
altri lupi come sono messi?”
“Non
si sono mossi da lì. Nemmeno per cercare da
mangiare.”
“Questa
è una bella notizia. Dovremo invitarli a cena una di queste
sere.”
“Scema...”
“Oh,
finalmente un sorriso!
Tra
poco ti disinfetterò la ferita. Fammi sminuzzare un po'
queste
foglie e le applicherò sul braccio.
Brucerà
ma non farà troppo male, ok?”
“Ok…
Basterà a togliere il veleno?”
“Sì,
entra in circolo dopo circa sei ore dando i sintomi più
importanti.”
“Ma
ho già avuto le allucinazioni. Un paio di volte”
“Alterazione
della percezione dello spazio?
Quello
è causato dalla debolezza piccola.”
“Oh,
ok...”
“Eccoci
qui. Pronta?”
“Sì.”
“Sta
uscendo qualcosa… Forse è un pezzo di spina.
Ti
fa male?”
“Non come pensavo...”
“Ok.
Conto fino a tre e la estraggo con la pinza.
Chiudi
gli occhi se vuoi.”
“Va
bene. Uno…
Due…
Tre.”
“Fatto.
Era minuscola, quindi niente pericolo di veleno in circolo.
Baciata
dalla fortuna!”
“L'hai
tolta davvero? Non ho sentito niente.”
“Meglio
così, no?”
“Ma
come hai fatto?”
“È
rimasta incastrata tra le foglie tritate ed è bastato
raccoglierla
con le liane della pianta stessa. Sono appiccicose...”
“Oh...”
“Come
stai?”
“Ho
un po' di capogiro.”
“Stenditi.
Puoi appoggiare il braccio a terra mentre ripulisco il taglio.
Goethe,
prendimi il pennello che è in quel portello difronte a
te...”
“Come
fanno a capirti?”
“I
lupi sono animali già abbastanza intelligenti per natura. Se
presi
con il giusto atteggiamento e non depredati della loro
libertà
possono rivelarsi degli splendidi compagni di vita.
Imparano
molto in fretta.
Certo,
non tutti i lupi sono così, ma è un discorso
troppo complesso per
la tua mente stanca.
Prova
a dormire. Ora ci sono io qui con te e non devi temere nulla,
ok?”
“Va
bene…”
***
“Haruka,
qui Hideo. Mi senti? Passo…
Ripeto,
Haruka sei in ascolto? Passo.”
“Hit,
finalmente! Siete riusciti ad aggiustare la torretta? Passo.”
“No,
abbiamo dovuto installarne un'altra che riuscisse a collegarsi a
tutte quelle esistenti. Dacci le vostre coordinate, passo.”
“Siamo
a sud dalla torre 103, quella in prossimità del vecchio
capanno
della guardia.
La
strada nove è impercorribile. Sarà un problema
raggiungerci, ma ho
bisogno di soccorso per Michiru. Sta delirando, passo.”
“Ho
trovato un mezzo. Se la strada non è agibile come hai detto
dovremo
crearcene una nuova abbattendo stralci di vegetazione, se mi dai il
tuo consenso, passo.”
“Procedete.
Dalla 97 in giù verso est scendendo ci sono piante parassite
di cui
possiamo fare a meno. Abbattete quelle. Passo.”
“Ricevuto.
Potremo essere lì al massimo tra due ore dato il tempo.
Michiru
riuscirà a reggere? Passo.”
“Dovrebbe
farcela. Cercate di fare il prima possibile. Passo.”
“Sissignore,
chiudo.”
***
“Ami,
come sta Michiru?”
“Ha
ancora la febbre ed è debole, ma il veleno non è
entrato in
circolo.
È
una fortuna. La terremo in osservazione tutta la notte.
Se
vuoi vederla puoi andare, cerca di non fare troppo rumore
però. Ha
bisogno di riposare.”
“Certo!
Grazie Ami.”
“E
di cosa?”
Ancora
in bilico tra sogno e realtà, non riesco a liberarmi dal
senso di
offuscamento dove non sono in grado di percepire né
riconoscere lo
spazio in cui mi trovo. Anche il tempo è evanescente nelle
sue tinte
fosche spacciabili forse per quelle del mattino.
L'unica
cosa di cui sono certa è il calore che Haruka fa aderire al
mio
corpo grazie al suo respiro.
Le
sue braccia mi stringono come a proteggermi dalla sensazione di non
appartenenza in cui giaccio.
La
voglia di vederla così vicina a me, di sapere se dorme
serena o è
disturbata da incubi causati dalla mia disavventura mi spinge a
scansarmi dalla debolezza e a girarmi, seppur lentamente, verso di
lei e riappropriarmi di un pezzetto della mia normalità.
Studio i
movimenti delle gambe, del bacino, delle braccia. Ogni centimetro che
sposto mi costa fatica, ma il suo tocco ora che con le dita le
afferro il polso sperando di non farle male, è foriero del
mio
successo: il riuscire a leggere sul suo volto, misto alla stanchezza,
almeno una sfumatura di sollievo.
Il
sole con i suoi raggi lunghi e non caldissimi mi rivela che
è
mattina e con ciò porta anche il risveglio del mio cavaliere
addormentato.
“Ehi,
ti sei svegliata...”
“Sì…
Anche tu.”
“Già.
Come ti senti?”
“Meglio.
Ho ancora un po' di debolezza addosso ma il torpore e le vertigini
stanno svanendo.”
“Bene.
Mi hai fatto davvero preoccupare ieri.”
“Scusa.
Non volevo.”
“Non
devi scusarti. Gli incidenti capitano a tutti, anche se forse avresti
potuto stare più attenta.”
“Sì,
in effetti non sono stata molto brillante. Ho avuto una
dèfaillance…!”
“Capita.
Vuoi
fare colazione?”
“Sì,
però non ho ancora voglia di alzarmi..
E
devo ammettere che ho anche un certo appetito.”
“Ci
credo. Hai mangiato poco più di mezza mela in quasi sedici
ore!
Vado
a preparare. Desideri qualcosa in particolare?”
“Ehm,
più o meno.”
“Dimmi
tutto.”
“Mi
sento molto golosa stamattina. Vorrei qualcosa di godurioso, ma non
so cosa esattamente.”
“Lascia
fare a me. Ho un'idea che ti stupirà!”
“Stupiscimi
allora!”
“E
io che ho detto?!”
“Oh,
andiamo!”
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