ever lasting night
Le portate furono
servite con
maestria, merito dell'impeccabilità di Gakupo che
dall'antipasto, al primo, al secondo diresse tutto al meglio senza
nemmeno avvalersi dell'aiuto della cameriera o dei due piccoli
servitori.
Ma, in tutta sincerità, l'aiuto di Gumi era
pressoché
inesistente dato che quell'unica volta che la ragazza aveva tentato di
versare il vino dal collo della bottiglia al bicchiere di Miku aveva
provocato soltanto una vistosa macchia rossa sulla raffinata tovaglia
bianca che difficilmente sarebbe andata via.
Dei due gemellini poi era del tutto inutile parlarne che, presi dalle
rime, ancora stavano dialogando fra di loro. Miku addirittura sentiva
come erano passati dalla classiche rime baciate alle rime alternate.
'Magari evolveranno di
livello e passeranno alle incrociate, pure'.
A fianco di Miku sedeva Meiko che di tanto in tanto, con un tantino di
malizia nei modi e negli sguardi, la invitava ad assaggiare bocconi di
cibo
direttamente dal suo cucchiaio o dalla sua forchetta.
Di fronte a lei Luka la inceneriva con lo sguardo: corrucciando le
labbra, aggrottando le soppracciglia o mostrando qualsiasi linguaggio
del corpo che trasparisse irritazione.
Ne ebbe sempre più la conferma quando, allugando un braccio,
la sentì gridare:
"Non si appoggiano i gomiti sul tavolo, è segno di
maleducazione!"
Al che Miku si fece piccola piccola: va bene che Luka stava recitando
il suo ruolo alla perfezione ma era davvero troppo severa nel farlo.
Fortunatamente Kaito intervenne in suo soccorso.
"Suvvia, Luka. Non puoi pretendere che tutte le persone conoscano le
regole del galateo come noi!" Convenne asciugandosi le labbra col
tovagliolo.
Miku avrebbe voluto ridere istericamente.
'Era un tentativo di
difendermi quello?'
Meiko, euforica, applaudiva le mani peggio di una bambina.
"Ce ne vuole di pazienza per sopportare la nostra Luka!"
Quella frase non fece che aumentare il nervoso di Luka che
riversò quel risentimento con ulteriori occhiataccie verso
Miku.
'Aaahh non
riuscirò mai a farmela amica...'
"Oh, vuoi saperla un'altra cosa?" Spettegolò
Meiko appoggiandosi spalla contro spalla verso Miku.
"Sì, certo, cosa?"
"Quando la vedi tenere delle forbici in mano non farla arrabbiare,
potresti finire male."
Se prima, dagli occhi di Luka, Miku poteva intravedere fulmini e saette
adesso si erano aggiunti tuoni e tempeste.
Quasi tremò quando la vide portare una mano alla bocca e
coprire
le labbra per nascondere un sorriso. Questo non era, nel modo
più assoluto, da lei.
"Era tanto tempo fa, quando mi dilettavo a fare da sarta nel tempo
libero."
"Oh, no! No! Tutti lo sanno che..." Continuò Meiko.
"Sorellona, ti prego" Prima di essere interrotta da suo fratello,
almeno. "Non credo che alla nostra ospite possano interessare certe
cose o pettegolezzi."
"Oh, no affatto! Anzi mi piacerebbe..."
A quel punto esordirono i due gemelli, rimasti fino allora in disparte
nel loro angolino.
"Non le dia retta signorina!"
"Dia ascolto a noi!"
"Quanto è vero che parliamo in rima."
"Le racconteremo una storia che non la annoi."
Miku avvertì i brividi sulla pelle: aveva creato due piccoli
geni del male, di questo non ne era solo certa, ne era assolutamente
sicura.
"Al nostro padrone piace seviziare ragazze nel sonno."
"Ma di giorno è soltanto un rubacuori senza ritorno!"
Miku giurò di vedere gocce di sudore cadere dalle tempie di
Kaito fino alla tovaglia.
"I miei gusti sono alquanto singolari..." Commentò Kaito a
Miku sussurrando ogni singola parola.
Miku si sentì avvampare mentre Meiko
sbadigliò annoiata.
"Mio fratello colleziona reggiseni."
"Fa peggio: calcola a vista d'occhio la tua taglia del seno!" Aggiunse
Luka schifata.
"Ha anche un fetish per il gelato!"
"E lo mangia come un assatanato!"
L'occhio di Miku vagò fino a Kaito che, osservato bene,
pareva
pietrificato. Doveva essere dura essere un solo uomo in mezzo a tutte
quelle donne.
Cioè, in realtà non era l'unico uomo ma Gakupo
non faceva
testo dato che, nella sua impeccabilità si estraniava da
certi
discorsi. Di Len poi non ne parliamo.
Meno male che fu proprio Gakupo a richiamare l'attenzione, servendo
quello che doveva essere il terzo secondo e che si presentava come una
magnifica grigliata di carne aromatizzata.
Naturalmente a Miku stava per scoppiare lo stomaco ma non
ci sarebbe stata altra occasione per lei di poter mangiare piatti tanto
deliziosi e prelibati. Contrariamente Meiko ingurgitava tutto senza
problemi, poco importava se si trattava di cibo, acqua o vino: era una
botte senza fondo.
"Ancora?" Le sussurrò Gakupo chinando il fiasco di vino in
direzione del suo bicchiere vuoto.
Miku protese le mani in alto, sapeva che era meglio non alzare il
gomito.
"Oh, no, no. Non sono per niente abituata a bere, potrei finire per
stare male... meglio di no."
Ricordava ancora come, in una delle precedenti Notti, era
dovuta correre
a chinarsi su un gabinetto mentre Gumi le tirava indietro i capelli ed
era meglio evitare una spiacevole esperienza come quella di nuovo.
"Peccato..." Gonfiò le guance Gumi. "Gakupo ha scelto ogni
cosa con cura..."
"Gumi! Non si offendono le decisioni di un ospite!"
Tossicchiò
Gakupo. "Piuttosto, ritorna in cucina e aiutami a servire il dolce e il
caffé."
"Agli ordini!" Gumi filò via in direzione delle cucine
accompagnata dalle risatine dei gemellini che, nonostante i continui
rimproveri che Luka riversava contro loro, non si decidevano ad alzarsi
dalle sedie.
La donna li stava spronando ad aiutare il maggiordomo e a riordinare la
tavola il più possibile, quantomeno togliendo i piatti vuoti
ma
i due perseguitavano a fare i nullafacenti lamentandosi di essere
ancora troppo piccoli per fare lavori domestici così
faticosi
come lo sparecchiare una tavola.
"Deve essere dura sopportare tutto questo..." Bisbigliò Miku
a Gakupo.
"Non lo è se ci sei abituato... chi fa da sé fa
per tre."
Difatti Gakupo faceva tutto da solo e tutto finora era andato liscio
come l'olio.
Miku non riuscì a fare a meno di chiedersi se Gakupo fosse
così perfetto anche nella vita privata, a dire il vero aveva
la
totale sensazione che tutti loro attori avessero caratteristiche in
comune con i personaggi che interpretavano.
"Certo che è una notte davvero noiosa..." Meiko
sventolò
il suo immancabile ventaglio davanti al viso mentre osservava assorta
una delle grandi, ampie finestre munite di balcone presenti all'interno
del salone.
La notte era scura e il vento quasi impetuoso che tirava fuori faceva
sì che i rami degli alberi si muovessero con movimenti
irregolari.
"Sono certo che se la mia padrona ci pensasse al meglio riuscirebbe a
trovare degli ottimi modi per trascorrere questa notte..." la
rincuorò Gakupo mentre si apprestava a porle sotto il naso
una
tazzina ricolma di caffè fumante.
"Uh? Sento un odore speziato..." Commentò la donna,
mostrando ancora una volta le abilità del suo naso
superfino.
Con la stessa grazia Gakupo porse un'altra tazzina anche a Miku.
"Spero che le spezie miscelate al caffé vi piacciano, in
particolare questa è una mia specialità."
Miku soffiò sopra il liquido scuro.
"Non sono una grande intenditrice di caffè, ma immagino che,
se
preparato da te, deve essere squisito di sicuro." Convenne.
"Si tratta di un caffè marocchino: ossia un caffè
dove ai
soliti grani vengono mishiati anche cannella, chiodi di garofano,
bacche di cardamomo, noce moscata, zenzero e pepe nero." Si intromise
Kaito bevendolo e destando un sorriso compiaciuto in Gakupo.
"Vedo che il mio signore se ne intende."
Kaito sollevò prima in alto la tazzina e poi la bevve in un
sorso; Miku lo imitò deglutendo quel caffè,
forse, per
lei fin troppo aromatizzato.
"Rimane il fatto che questa serata è noiosa..." Riprese
Meiko.
"Così buia e triste... oh, ma certo!" Improvvisamente si
alzò in piedi trascinando Miku con sé. "Dobbiamo
far
divertire la nostra ospite! Canti, balli, giochi! Qualsiasi cosa che
renda questa notte divertente!"
Soltanto Miku restò appagata da quella proposta, soltanto
lei
sapeva che l'organizzare una festa dopo la cena era un dovere
inviolabile di quel infinito copione, al contrario gli altri non si
dimostrarono così entusiasti.
"E per tutti gli dei in cielo..." Rovesciò la testa
all'indietro Kaito. "Cosa vorresti fare, sorella mia?"
Meiko parve prima rimurginarci un po' su per poi battere le mani fra
loro con vigore.
"Una caccia al tesoro! Sì, quando abbiamo comprato questa
Villa
e ci siamo trasferiti qui il precedente proprietario non ci ha forse
detto che da qualche parte, in qualche stanza, fosse nascosto un tesoro
segreto?"
Calò il silenzio.
"Sognate troppo mia signora, quel vecchio era solo un ciarlatone."
Meiko si rabbuiò.
"Non possiamo sapere se è vero oppure no, non abbiamo mai
cercato."
"Vero o no, quello era uno che di soldi ne aveva."
I gemelli saltarono su con una delle loro.
"Perché non ci giochiamo?"
"Così non ci annoiamo!"
Non tutti i presenti risultarono entusiasti dalla proposta fatta dalla
padrona, Miku per prima non era sicura di voler partecipare. Era bene a
conoscenza dei segreti che nascondeva quella misteriosa Villa perduta
nel bosco. Segreti che avevano a che fare con seminterrati bui, dove vi
erano disposte bare in circolo e dentro quelle bare...
Osò non pensarci.
Meiko fece gli occhioni a tutti i presenti con la speranza di
convincerli.
"Provate a pensarci: è solo un modo come un altro per
scacciare
la noia, per passare il tempo. Magari non troveremo nulla ma se,
invece, ci fossero davvero ricchezze in questa Villa? Non potremo
saperlo dato che domani ognuno di noi andrà per la sua
strada.
Ci rimarrà solo l'insoddisfazione di non aver reso questa
Notte indimenticabile.
Kaito si grattò quel poco di barba che
possedeva.
"Un ragionamento che non fa una piega..."
Meiko piroettò su se stessa.
"Allora è deciso!" Ululò piena di gioia.
"Possiamo cercare da soli! Andare in coppia, formare delle squadre...
"Andremo da soli."
Puntualizzò Miku azzerando tutto l'entusiasmo appena nato in
Meiko.
"Oh va bene..." Disse sconsolata. "Possiamo andare tutti da soli..."
Miku voltò loro le spalle: non ce l'aveva con nessuno in
particolare, semplicemente sapeva già che in quella Villa
non
esistevano cose belle come un forziere pieno di monete, tesori nascosti
chissà dove o chissà quali ricchezze perdute nel
tempo.
'L'unica cosa che esiste...'
Si ritrovò a pensare fermandosi davanti al grande orologio a
pendolo situato nell'ingresso principale.
'...è questa Notte maledetta.'
Gli altri, eccezion fatta per i gemelli e Meiko, scrollarono tutti le
braccia e sbuffando fra di loro diedero inizio a quel gioco di caccia
al tesoro. Fra loro parlottavano su chi avrebbe esplorato le stanze o
chi avrebbe ispezionato gli angoli della casa, i gemelli addirittura si
adoperarono per bussare ad ogni centimetro di muro o tirare qualsiasi
candela o candelabro che avrebbero incrociato nel loro cammino.
Ma Miku lo sapeva, nulla di tutto questo era reale. Non vi erano
passaggi segreti o antri misteriosi in quella Villa.
Vi era soltanto un unico, stretto e buio corridoio che portava
giù nell'oscurità, nei meandri di quella Villa ed
era
lì che voleva andare; per verificare ancora quella cosa con
i
propri occhi.
Le bare erano esattamente lì, proprio come le ricordava.
Disposte in circolo e laccate di nero, su ognuna di esse svettava un
singolo numero.
C'erano cose che ancora Miku ricordava vagamente, alcune aveva anche
provato a rimuoverle ma le bare erano un ricordo vivido impressosi
ormai nella sua mente e ce ne sarebbe voluto di tempo prima di
cancellarlo.
"Cancellare questa Notte potrebbe essere un modo..."
Si avvicinò ad una di esse, non badò al numero:
una valeva l'altra.
Con un calcio la fece scoperchiare, il coperchiò
rimbalzò
contro il pavimento provocando un forte rumore che, a causa dello
spazio vuoto e delle pareti, rieccheggiò fino in lontananza.
Dapprima non vide che oscurità. Infine, quando i suoi occhi
si
abituarono, poterono scorgere il fondo di quella bara e il suo
contenuto.
La visione fu troppo brutale per la ragazza che, assalita dagli orrori
e dai sensi di colpa dovette correre fino al lato opposto di dove si
trovava per poi appoggiarsi con le mani alle pareti.
Sentiva i conati di vomito, la testa girare, il respiro mancare, il
mondo farsi ancora più buio di quanto già non
era.
No, non era il momento di svenire. Decisamente no.
"Perdonami." Riuscì solo a sillabare.
Quando riemerse in superficie trovò tutti gli abitanti della
Villa radunati all'ingresso, sembravano aspettarla o quantomeno si
atteggiavano a tale.
"Trovato niente?" Chiese loro notando che nessuno si degnava di dire
qualcosa.
Non ci fu risposta se non il silenzio, almeno fino a quando le lancette
dell'orologio a pendolo non si spostarono entrambe sulla XII e questo
finì per far trillare un forte "DONG!" ripetuto per dodici
volte.
Quel suono... a Miku parve così estraneo.
Da quanto tempo stava cercando di far sì che l'orologio a
pendolo realizzasse proprio quel suono?
Improvvisamente le sembrò un tempo eterno.
Avrebbo dovuto esserne felice, immaginò. Era da tanto che li
sognava, invece quei rintocchi sembravano estraniarla al mondo sempre
più.
"Mezzanotte!" Strepitò all'improvviso Rin.
"Mezzanotte!" Fece eco Len.
Quei rintocchi segnavano la fine?
O forse no?
Sembrava che
questo capitolo o
che questa long non avesse mai avuto una continuazione ed invece eccolo
qua! Finalmente, oserete dire.
Ci sono state diverse problematiche dietro alla stesura di questo
capitolo, leggasi: autrice immersa nel lavoro, temporaneo blocco dello
scrittore, paragrafi scritti e poi cancellati, estate di mezzo e quindi
ferie. Più di una persona mi ha anche scritto in privato per
sapere come mai e la mia risposta era che non avrei abbandonato questa
storia nonostante la lunga assenza da EFP (sì, non sono
stata
poi così attiva). Questo capitolo poi doveva risultare
più lungo originalmente ma allungare il brodo mi
è
sembrato troppo e l'ho accorciato lasciando solo ciò che ho
ritenuto fondamentale, spero che sia piaciuto.
_Flowermoon_
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