“Sono
a casa!”
Louis
Napoleon aprì il portone, appoggiando la busta della spesa sul
pavimento per cambiarsi le scarpe. Era un abitudine che avevano sempre
avuto in famiglia e ormai non ci faceva più caso. “Mamma?” Chiamò. Il
bomber francese ascoltò per qualche secondo. Non avendo ricevuto
risposta, corse allarmato verso la cucina: vuota. Passò per il
soggiorno: sempre vuoto. L’angoscia gli stava salendo al cervello
finché, aperta la porta della camera degli ospiti, non vide la madre
arrampicata sulla scala e intenta a pulire i vetri della finestra.
“Mamma!”
La chiamò, fra l’esasperato e il sollevato. Prevalse la prima emozione.
“È un’ora che ti chiamo!” Sbottò il ragazzo.
Simone,
che stava intonando una melodia, guardò il figlio come se le avesse
appena detto di aver visto un cavallo volare. “Ero qui a pulire…”
Rispose candidamente.
“Lo
vedo!” Esclamò il figlio, sempre più irritato. “Scendi immediatamente!
È pericoloso! E poi non devi fare sforzi, diamine!”
Simone
scese dalla scala e allargò le braccia come per dire: ‘eccomi qui,
tutta intera’. “Faccio solo quello che mi sento…” Gli sorrise, con
l’intento di rassicurarlo.
Rabbonito
da quell’atteggiamento, Louis scosse la testa. Sapeva che non era
giusto costringerla sul divano o nel letto. L’autostima e l’orgoglio
che ancora ravvivavano quel viso dopo mesi di sofferenze ne avrebbero
risentito. “Va bene… ma cerca di non strafare… o di non fare cose
pericolose quando sono assente. Come arrampicarti su una scala.”
“Va
bene, va bene…” Ridacchiò Simone. Un istante dopo Louis le reggeva la
scala e lei continuava a lucidare il vetro esterno della finestra. Il
cannoniere fissava il viso della madre illuminato dai raggi di sole che
si affacciavano curiosi dalle piccole nubi di passaggio. I tratti erano
distesi e lei sembrava serena. Lo sguardo cadde poi sul foulard azzurro
che le avvolgeva il capo. Ne aveva comprati davvero tanto negli ultimi
tempi e dai più svariati colori. Ogni tanto uscivano insieme e
compravano anche vari tipi di cappellini, sua mamma si divertiva ad
abbinarli a orecchini o bracciali. Era come se con quel suo modo
spensierato di acquistare quegli accessori, sua mamma tentasse di
esorcizzare il dolore e allontanare la paura. In quei momenti, Simone
sembrava dimenticarsi della tristezza che l’assaliva ogni qualvolta si
guardava allo specchio senza il foulard a coprirle la testa.
“Più
tardi passeranno Pierre e Juliet a salutarti!” La informò Louis qualche
minuto più tardi, mentre la madre annaffiava le piante del balcone.
Gli
occhi di Simone si riempirono di gioia. “Che bella notizia! Si fermano
a cena, vero?”
“Beh,
se insisterai penso proprio di sì.” Sospirò Louis, ormai consapevole
dell’inutilità di qualsiasi tentativo d’impedire alla madre di cucinare
per i suoi amici. Da una parte c’era la sua apprensione di non volerla
affaticata, dall’altra, però, sapeva quanto la cucina fosse per lei una
fonte di distrazione. Le piaceva avere gente in casa, soprattutto a
pranzo e cena. Negli ultimi tempi invitava molti amici e preparava
piatti totalmente nuovi e creativi. L’aveva vista spesso sfogliare
riviste di cucina con grande interesse. Di sicuro anche quello era un
modo per tenere lontano i pensieri tristi.
“Prima
o poi dovrai invitare anche Makoto, eh? Magari per il mio compleanno!”
Esclamò la donna, dissetando l’ultimo vaso di ciclamini.
“Ancora
con questa storia?” Louis scrollò le spalle. “Dimentichi che Soda sta
dall’altra parte del mondo…”
“Sì,
lo so benissimo. Ma il mio compleanno è fra due mesi, se glielo dici in
anticipo magari viene!”
“Guarda
che a giugno sono ancora nel pieno del campionato, la J League dura da
marzo a dicembre! Non è come da noi!”
“Oh,
come sei informato!”
“Solo
perché ormai ne parlano tutti, che ti credi?” Rispose stizzito il
bomber. Simone ridacchiò.
“Vabbè,
dai. Tu invitalo. Digli che la mamma del suo ragazzo vorrebbe averlo a
cena una volta nella vita!”
“Ehi!
Soda non è il mio ragazzo!” Sbraitò Louis.
“Beh…
andate a letto insieme… da anni… però non siete fidanzati… cielo!
Queste cose da giovincelli sono troppo complicate!”
Louis
abbassò gli occhi, rosso come un peperone. “Mamma, ti prego… non
cominciare…” Avrebbe voluto sprofondare. Maledì il giorno in cui aveva
ammesso la sua pseudo relazione con Soda. Da quella volta, sua madre
non gli aveva dato tregua. Negli ultimi tempi, poi, era diventata anche
più esuberante nel modo di parlare, non si vergognava più come un tempo
a toccare tematiche come la sessualità. Anzi, sembrava proprio
divertirsi a farlo, quasi volesse tirare fuori quella parte di sé
tenuta a freno a causa del proprio ruolo di madre e dell’appartenenza a
una generazione differente.
Era
come se non le importasse più di nulla, ma solo di vivere appieno il
fragile tempo della propria vita.
“Dai,
vedrò cosa posso fare…” Louis non si riconobbe in quella risposta. In
altri momenti si sarebbe negato. Ora, invece, era come se la forza di
sua madre lo stesse contagiando, era colmo di quella voglia di osare e
varcare quei confini oltrepassati i quali si sarebbe giocato il tutto e
per tutto.
Quando
se ne rendeva conto, Napoleon si sentiva davvero stupido. Non sarebbe
stato molto più facile ammettere tutto prima, affrontando la cosa,
invece di nascondersi per anni dietro l’orgoglio e atteggiamenti di
facciata? Evidentemente no, visto che per arrivare a quella
consapevolezza aveva dovuto subire un simile scossone.
Indirizzò
lo sguardo sul proprio cellulare appoggiato su una mensola. Chissà se
avrebbe davvero trovato il coraggio di chiamarlo e rivelargli tutto. Su
sua madre. Sui suoi sentimenti. Sul vuoto che toccava con mano quando
usciva di casa lasciando Simone da sola, così simile alla sensazione
che lo sfiorava ogni qualvolta Makoto tornava in Giappone.
Così
simile alla paura di perdere ogni cosa.
FINE
Ecco
qui il breve spaccato della vita di Louis… le cose cominciano a
complicarsi, eppure Louis sembra voler trovare la forza per parlare a
Makoto.
Soda
gli vuole telefonare per chiudere, mentre lui lo vuole chiamare per
dirgli cosa sta succedendo e parlargli anche dei propri sentimenti… vi
assicuro che la prima cosa che ci sarà nella prossima storia sarà una
telefonata!
Chi
avrà fatto il primo passo???
Spero
di potervelo dire presto!!!
Un
bacione immenso,
la
vostra Rel <3
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