Maternità/Paternità
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi
appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e
della Toei Animation.
11 - Mamoru con
Chibiusa (due mesi)
A volte, quando Mamoru si svegliava all’alba, assisteva a un raro
momento di quiete assoluta. Ascoltava il respiro soffice di Usagi, poi
si alzava e si spostava per la casa, godendosi il silenzio.
Quando tornava indietro, si avvicinava alla culla e affinava l’udito: a
poche settimane di vita Chibiusa espirava pochissima aria, velocemente.
Lui si tratteneva dal toccarla. Da sveglia lei non era sempre di buon
umore: si ricordava di volere la sua mamma e piangeva, piccoli vagiti
delicati che lo lasciavano incredulo. Da grande lei sarebbe stata capace
di tali urla…
La notò sbattere le ciglia, un esserino che scopriva di nuovo il mondo
nel ritrovarlo intorno a sé.
«Ehi» mormorò.
In risposta lei emise un suono breve, di conferma.
Ehi.
Mamoru le accarezzò la testa. Molto piano, la prese in braccio.
«Buongiorno» bisbigliò. «Andiamo di là.»
Attaccata al suo petto Chibiusa tentò una risposta, che lui interpretò
come una domanda.
«Non dobbiamo svegliare la tua mamma.»
La portò con successo in salotto, sistemandosi vicino alla finestra. Si
intravedevano i primi raggi del sole oltre le tende.
Muovendosi sicura nelle sue mani, Chibiusa cercò di spostarsi verso la
luce. «Uh.»
Lui rimase a sentire la morbidezza dei suoi capelli fini sui
polpastrelli.
«Ci sarà tanto sole oggi.»
Chibiusa tornò a guardarlo, attratta dalla sua voce.
Mamoru non parlò più: rimase a osservare il viso di lei. I tratti di
Usagi si erano riprodotti in miniatura su un’altra persona.
Ma il carattere era di lui: con nessun altro aveva sentito tanta
affinità immediata. A Chibiusa era piaciuto sin dal primo momento in cui
l’aveva percepito. Nella pancia lei si era calmata ascoltando le sue
parole. Al vederlo per la prima volta aveva spalancato gli occhi,
incantata.
Oh. Eccoti.
Mamoru provava le stesse cose. Erano padre e figlia, persone che si
somigliavano e che esistevano per volersi bene.
Infilò il mignolo nel piccolo pugno di lei. Sentendo la stretta, fece
dondolare le loro mani unite.
«Ti aiuterò ogni volta che avrai bisogno.»
«Uh.»
«Ti capirò.» Come lei capiva lui, pur piccola com’era.
Chibiusa abbozzò un sorriso. Stava imparando.
D’un tratto, la sua espressione virò sull’incertezza, poi sulla
disperazione.
Mamoru comprese. «Shh, okay. Non preoccuparti.»
Chibiusa stava già piagnucolando quando la appoggiò sul fasciatoio.
Appena sentì la freschezza della salvietta umida sulla pelle, lei iniziò
a calmarsi, sollevata. Mamoru terminò di pulirla, aggiungendo un po’ di
talco. Per Chibiusa fu la felicità completa.
«Basta poco» sorrise lui.
La riportò in camera. Era un piacere poterla presentare tranquilla alla
sua mamma.
Usagi era molto paziente con lei. Tuttavia, svegliarsi coi suoi pianti
le metteva fretta e a volte la oberava. Usagi rinunciava volentieri al
sonno per la loro bambina, ma ogni tanto lui la vedeva sospirare per la
troppa stanchezza, e soffriva per lei.
Avevano molti impegni in quel periodo. La loro vita in famiglia era la
gioia più pura e semplice che fosse loro concessa. Lui voleva prolungare
ogni momento di serenità.
Si risdraiò sul letto, Chibiusa in braccio, a pochi centimetri da
Usagi.
Non c’erano Re e Regine su quel letto. Solo una madre, un padre, e
quanto di più caro avevano al mondo.
Chibiusa emise un vagito incerto, muovendo le braccia. La fame
cominciava a farsi sentire.
Lui le coprì la pancia con una mano, massaggiando.
Usagi aveva aperto gli occhi. «Oh.»
«Ciao.»
Lei creò un sorriso con le labbra, sporgendosi ad abbracciare la loro
piccola. «L’hai calmata. Sei un angelo, Mamo-chan.»
«Non si è svegliata piangendo.»
«Ma ha fame. Non è vero?» domandò a Chibiusa. L’aveva già avvicinata al
petto, abbassando il pigiama per porgerle il seno. Le diede il latte che
bramava e sbadigliò. «Che bello.»
«Cosa?» sorrise Mamoru.
«Svegliarmi così bene. In pace.»
«Usa-chan sta crescendo. Piano piano piangerà sempre meno.»
Un sorriso, a bassa voce. «Ha solo due mesi.»
«Due mesi in meno di pianti.»
Usagi sbadigliò ancora. Cercò un suo braccio con la mano libera.
«Mamo?»
«Hm?»
«Puoi preparare anche una colazione meravigliosa?»
Mamoru si divertì. «Dobbiamo riconsiderare l’idea dei servitori.»
Usagi si stiracchiò. «Non voglio gente per casa.»
Nemmeno lui. Ma in futuro non gli sarebbe dispiaciuto non doversi più
occupare dei pasti. Dopotutto, il suo mondo esigeva molto da lui e
Usagi. Piccole comodità sarebbero state d’aiuto.
«Mamo-chan?»
Lui era già sulla porta.
«Ti amo tantissimo.»
Mamoru rise. «Quando ti preparo la colazione?»
«In quei momenti di più.»
Scuotendo la testa, felice, lui si diresse in cucina.
FINE
NdA: viva le ispirazioni fulminanti e le idee semplici, che mi
permettono di scrivere anche quando mi sento bloccata :)
Spero vi sia piaciuta!
Elle
P.S. Per chi non lo conosce, ecco il gruppo facebook dedicato alle mie
storie: Sailor
Moon,
Verso l'alba e oltre...