Capitolo 3. Modi di essere.
Pioggia.
Tanta
pioggia a Tokyo.
Acqua. Tanta
acqua invade i tombini, riempiendoli.
Vento.
Quello
sì, si è calmato.
Sole.
Qualcosa
che non vedrò almeno per qualche giorno.
Traffico.
Qualcosa che urta i miei nervi.
H. un segnale inequivocabile: ospedale.
Parcheggio.
Per
fortuna che ho il posto assegnato.
Cartellino.
Praticamente il mio migliore amico.
Orario.
7.15. 15
minuti. Ho ritardato di 15 minuti. Ovviamente, è per questo
che sta diluviando
ora.
Io non
arrivo
mai tardi. Sono sempre in orario. Odio non esserlo. Odio vedere adesso
i miei
colleghi meravigliati e quasi divertiti del mio
“ritardo”. E dire che lavoro
con loro solo da un mese.
“La puntualità, dott. Chiba!
La puntualità!”
Ridono.
Grazie.
Non è mica colpa mia se stamani qualcosa si è
messo in mezzo. Sì, qualcosa.
Quella
stupida
Odango. Mi ha fatto incominciare male la giornata.
Anzi, no.
Adesso
è rovinata totalmente.
Quella
strana
ragazzina. Neanche l’ho sfiorata che già arrossiva.
Ah, le
donne.
Come sono stupide.
Cafone e
zotico.
Io sarei cosi? E dire che volevo pure aiutarla.
Mah, le
donne.
Che genere complicato.
“Buongiorno, Mamoru”.
Una voce
alle
mie spalle. Eccone una. E’ Setsuna. La mia collega
più giovane.
Una ragazza
intelligente e matura.
Una bellezza
travolgente. Tutto il personale sanitario maschile è
innamorato di lei.
Però
lei sta
sempre vicina a me.
Cosa che mi
dà
fastidio e mi scoccia altamente. Essere la preda di Setsuna
è peggio che scavarsi
la fossa da solo.
“Buongiorno a te”, le
rispondo
cordialmente e con un sorriso. Falso, ovviamente.
Questo
è
d’obbligo se non voglio che mi fulmini prima con lo sguardo e
poi con altro. È
risaputa la sua famosa indole vendicativa. Ricordo ancora il piede del
povero
dott. Tomoe quando qualche giorno fa lei scoprì che era
sposato.
Un gran
bastardo, lui. Una poco di buono, lei.
“Stamani sei in ritardo”,
mi dice
incuriosita.
“Eh si..”,
tergiverso. Non ho voglia di
dare troppe spiegazioni.
Lei mi
guarda
con occhio accigliato. Mi quasi spaventa questa donna, a dir la
verità.
“Uhm, sarà..”,
borbotta in maniera
sprezzante, avvicinandosi sensualmente verso di me.
“Sei ancora in tempo..”,
mi sussurra in
maniera non proprio appropriata in un orecchio.
Rabbrividisco.
In
tempo per cosa? Sono due giorni che non mi dà tregua!
Odio questo
tipo
di donna. Cioè, odio le donne in generale, ma queste per me
sono le peggiori.
“Ah ah, ora vado!”,
le rispondo,
lasciandola un po’ stupita un e un po’ eccitata, a
giudicare dal suo viso.
Forse dopo
la
storia di Tomoe lei non si arrenderà facilmente. Forse lei
non mi lascerà mai
in pace visto che ormai mi vede come il suo prossimo obiettivo.
Forse.. non
è il
caso di pensarci ora. Anche perché la cosa più di
tanto non mi preoccupa. Anzi
non mi interessa nemmeno.
Dovrei
pensare
solo ai miei pazienti, adesso.
Dovrei
iniziare
le visite! Ho bisogno della lista, però, prima.
Entro in
ambulatorio
e chiedo all’infermiera di prendermela. Appena trenta secondi
ed ecco che
questa è tra le mie mani.
“Prenda anche un caffè,
dottore!”, mi
dice gentilmente l’infermiera di turno con me.
Meno male
che è
una donna non più tanto giovane.
Non fa
caso al mio fascino.
Bevo il
primo
sorso e.. coff coff!
Cosa leggo?
Chi
è il primo nome? Motoki Furuhata?
Che ci fa
Motoki
in lista? Come fa a sapere che oggi ero io di turno?
Ma
fondamentalmente
come diamine è venuto a conoscenza del mio rientro in
Giappone?
O forse si
tratta di una coincidenza?
“Dottore, si sente bene?”, mi
chiede l’infermiera
guardandomi in modo strano.
“Sì..”
Non posso
risponderle altro. Sono ancora scioccato.
“Faccia entrare il primo
paziente”, continuo
seccamente.
Questo
idiota. Sono
sei anni che non lo vedo. Deve essere cambiato o forse è
rimasto lo stesso baka fastidioso
di sempre.
“Mamoru-san! Mamoruuuuuu!”
Sì,
confermo. Lo
stesso idiota. No, anche peggio visto come mi sta attaccato al collo.
“E staccati..”, gli
dico, schifato.
Avere la sua faccia vicino alla mia mi fa ribrezzo.
“Mamoruuu! E’ da una vita che
non ci
vediamo! Quando ho scoperto che tu eri l’ortopedico che mi
avrebbe visitato
oggi, non stavo più nella pelle!”, mi
confida eccitato come un bambino
quando un adulto gli regala le caramelle.
“Finalmente sei tornato!”,
continua
mentre mi inizia a guardare con gli occhi a cuoricino.
Non so se mi
fa
più paura o ripugno. D’altronde è
sempre stato così, fin da giovane.
“Sì, sono tornato.. finalmente? No, per
sfortuna!”.
Lui
è l’ultima
persona che avrei voluto incontrare oggi, ma quando una giornata inizia
male..
“Il solito Iceberg, noto”.
Mi fissa. In
modo
serio. Cosa gli prende ora?
Motoki mi
stava
squadrando, dopo l’iniziale entusiasmo.
“Vedo che non sei cambiato nemmeno un
po’,
amico!”
Amico?
Aspetta,
noi non siamo assolutamente amici! E poi cosa sarebbe tutto questo
disprezzo
improvviso?
“Speravo che col tempo ti saresti
addolcito!
E invece..”
Ha quasi le
lacrime agli occhi. Certo che è proprio un tipo strano. Non
lo capisco.
“Impossibile!”,
rispondo fermamente.
“Uno perfetto come me non
cambierà mai…”
Silenzio.
Ecco, ti ho
spento. I win.
“Ahahah!”
Improvvisamente
ride. Vuoi davvero irritarmi? Anche tu oggi?
“Non sei perfetto, amico. Hai numerose
mancanze.”
Accidenti!
Da
quando è diventato così sicuro di sé.
Devo fermarlo. Non posso farmi umiliare
da uno come lui.
“Allora..”
Prima
incomincio, prima finisco.
“Non devi visitarmi.”,
mi stoppa,
deciso.
“Mia sorella ti ha visto qualche giorno
fa
qui in ospedale.. così ho approfittato per vedere se
effettivamente si
trattasse di te.”
Da cosa
deriva
tutta questa sua sicurezza improvvisa?
“E infatti.. sei tu!”,
mi dice caparbio.
“Io lavoro al Crown, quel locale proprio
qui
di fronte. Sai, ho fatto soldi in questi anni-”
Con quanta
spavalderia mi stai parlando? A me poi? Ma cosa mi importa? Non mi
interessa nulla
di te e di tutto quel che ti riguarda.
“Vienimi a trovare lì.. vedrai
non ti farò
pentire di essere tornato.”
Sono basito.
Scioccato.
Quasi, frustrato.
“Cosa significa?”,
gli chiedo interrogativo.
Cosa vorrà dire questo idiota?
“Significa che ti voglio bene amico e che per
il tuo bene Tu cambierai..”
|