Questa
storia partecipa al contest “Un,
due… Trash!” indetto da Amahy
sul forum di EFP
Tutto
per dei dolcetti.
Gli
unici suoni che si sentivano in quella campagna sperduta erano i
canti dei grilli, e ciò non faceva che aumentare i punti a
suo
favore. L'oscurità giocava a suo vantaggio, non poteva
lamentarsi. E
neanche le scarpe nuove facevano rumore, i sassolini del ciottolato
che portava alla fattoria le sgusciavano sotto le suole come se
fossero state scivolose.
Se
solo quell'idiota di suo fratello non si fosse fatto catturare, e
quell'ora sarebbero stati a casa a bere un bicchiere di latte e ci
avrebbero inzuppato i biscotti dentro, prima di andare a dormire e
sognare dolcetti.
Grace
sbuffò, si infilò le mani nelle tasche dei
pantaloni subito dopo
essersi aggiustata le cinghie che le tenevano appese alla schiena le
sue armi.
Hank
glie l'avrebbe pagata, eccome se glie l'avrebbe pagata! Almeno con un
sacchetto pieno di dolciumi. Un sacchetto al giorno, eh! Se non altro
per un mese.
La
ragazzina ghignò, soddisfatta della punizione che aveva
ideato per
suo fratello. Lei odiava i combattimenti corpo a corpo, erano una
cosa che proprio non riusciva a concepire. Non era più
comoda una
freccia nel petto? O un proiettile dritto dritto in fronte? Ma Hank
non la pensava così. No, lui amava il rumore che faceva la
sua
mannaia quando la tirava fuori dalla guaina in cuoio, il suono della
lama che tagliava la pelle a pezzetti finissimi ed il sangue che gli
schizzava tutto addosso. Certo che lo amava, mica era lui a dover
fare il bucato!
Dall'interno
della fattoria si sentirono degli scricchiolii e mugolii.
Grace
si fermò a pochi metri da essa, aguzzando la vista.
Nonostante il
buio, i suoi occhi erano abbastanza addestrati, perciò
provò a
scorgere all'interno dell'abitazione. C'erano delle luci traballanti
che non le permettevano di focalizzare la situazione in modo
definito, cosa che la fece infuriare e non poco. La pazienza non
sapeva neanche dove stesse nel dizionario. Per un paio di minuti
rimase immobile sul posto, a riflettere se fosse stato davvero il
caso di andare a recuperare suo fratello o lasciarlo lì
ancora una
notte.
Poi
sbuffò. Tolse dalla fondina che teneva legata alla vita una
pistola
dalla canna lunga e stretta e la caricò di proiettili
d'argento. Sì,
con tutta probabilità i licantropi non c'erano, ma la
prudenza non
era mai troppa. E, onestamente, quei proiettili avevano un certo
effetto anche sulle streghe e sulle altre creature magiche.
Fece
roteare il tamburo dell'arma, osservando i proiettili che rilucevano
sotto la luna, e si sentì soddisfatta del suo lavoro. Sulla
schiena
le pendeva la grossa sciabola di suo fratello, quella di riserva,
insieme ad altri ninnoli affilati che avrebbero potuto essere
d'aiuto. Se fosse stato solo per lei, avrebbe sicuramente trovato un
posto appartato e avrebbe fatto fuori chiunque con il suo fucile. Ma
non poteva. Ci voleva troppo tempo, senza contare che le streghe
avrebbero eretto una barriera non appena si fossero accorte della
prima uccisione. Insomma, era brava, ma non così tanto. Non
ancora,
almeno.
Si
toccò la coscia destra, dalla quale penzolava una fodera
consumata
che si reggeva per miracolo. Lì stava la sua ultima
spiaggia,
l'ultima arma a sua disposizione: uno stiletto in ferro battuto,
l'elsa decorata con la testa di un lupo bianco. L'unica arma da corpo
a corpo che possedeva, perché lei era specializzata nella
distanza.
Dopo
aver controllato che tutto fosse al posto giusto, poté
proseguire.
Un passo dietro l'altro, si avvicinava silenziosa come un felino a
caccia. Più procedeva sulla stradina, più sentiva
altri
scricchiolii, e fu quasi sicura che si trattasse di Hank che cercava
di attirare l'attenzione. Si sporse verso la finestra illuminata a
sprazzi del granaio e vide suo fratello rinchiuso in una gabbia.
Ancora?
Una giovane donna
camminava
avanti e indietro di fronte a lui.
˗
Perché non ti hanno ucciso?
˗
Cosa vuoi che ne sappia?
Grace
si batté una mano sulla fronte, tastandosi poi il corpo: la
pistola
spara reti, quella era essenziale!
˗
Io non lo capisco.
˗
Neanche io, in realtà. Con mia sorella ne abbiamo fatti
fuori
parecchi della vostra organizzazione.
La
donna digrignò i denti e gli lanciò uno sguardo
pieno d'odio e di
rancore.
Hank
stava seduto a gambe incrociate nella gabbia di ferro, i muscoli
delle braccia messi in risalto dalla maglietta strappata.
Un'altra
maglietta da buttare,
si lamentò mentalmente Grace. Comunque, da lì non
poteva entrare.
Suo fratello si stava mettendo nei guai a forza di provocare i suoi
carcerieri, ma non poteva sperare che non facesse idiozie. Era pur
sempre un ragazzo, no?
Si legò i
capelli in una coda
alta e un po' disordinata, in modo da non aver nulla che ostruisse la
sua vista. Sperò che quella donna non decidesse di ucciderlo
mentre
lei faceva il giro per poterla prendere di sorpresa.
Non
morire, okay?,
pensò a gran voce. Per quanto non sopportasse suo fratello,
spesso e
volentieri, era pur sempre l'unica famiglia che le era rimasta. Non
poteva permettersi di perderlo per nessuna ragione al mondo.
Prese un paio di
respiri e si
staccò dalla finestra, pronta per andare alla ricerca di una
seconda
entrata che non facesse scattare allarmi magici o cose del genere.
La struttura era
forte,
nonostante fosse vecchia e apparentemente abbandonata. I muri erano
in pietra fredda, non limata ma accatastata così, senza un
apparente
senso.
Eppure
il congegno rivelatore di magia che circondava il polso di Grace
stava brillando, quindi c'era un senso eccome. Lei era un semplice
essere umano, seppur con capacità eccezionali,
perciò non riusciva
sempre a percepire il pericolo. Il problema veniva ovviato da quegli
strani amuleti dati a lei e ai suoi colleghi, permeati di energia
magica che si illuminavano a contatto con un loro simile.
Se solo il suo capo
avesse
saputo… lei non era autorizzata ad uscire da sola di notte
per
lavori non commissionati da un cliente. La sua agenzia cacciava
demoni, streghe, fantasmi, qualsiasi cosa che non facesse parte
dell'universo umano e che desse problemi, non si occupava di missioni
di recupero e cose simili. Era riuscita a coprire la mancanza del
fratello per qualche giorno e le scuse iniziavano a mancare. Mal di
pancia, raffreddore fulminante, colpo della strega… doveva
assolutamente riportarlo a casa o sarebbe successo il finimondo!
Lungo
il perimetro del fienile trovò ben due entrate alternative:
dietro
la prima porta stava una bestia magica particolarmente potente e
fastidiosa da gestire, qualcosa che col corpo a corpo non sarebbe mai
riuscita sconfiggere; dietro la seconda stavano invece due
entità di
minor potenza. Due li poteva reggere: con la sua pistola a canna
lunga. Il grosso problema era che se avesse sconfitto quei cosetti,
poi la bestia grossa sarebbe dovuta intervenire. E anche la donna che
faceva la guardia ad Hank sarebbe entrata in azione, aumentando il
rischio di fallimento dell'operazione.
Ma, d'altro canto,
sarebbe
bastato correre fin dall'altro lato del granaio e liberare in qualche
modo suo fratello, alla bestia enorme avrebbe pensato lui da bravo
gentiluomo. Sì, così poteva funzionare.
Aspettò che
le piccole entità
si allontanassero dalla porta per socchiuderla e guardare
all'interno. Un granaio, niente di più.
Fieno e paglia
ricoprivano il
suolo e c'erano svariati box in cui sarebbero dovuti stare dei
cavalli o delle mucche. Erano vuoti. Probabilmente servivano per le
bestiole magiche.
Espirò e
trattenne il respiro
per un paio di secondi, poi entrò nel granaio. Subito venne
invasa
da un odore acre e fastidioso che le fece pizzicare il naso. Si
trattenne dallo starnutire, anche perché sarebbe stata
scoperta in
un attimo.
Sfoderò
la pistola e mirò proprio in centro alla nuca del primo
marmocchio.
Erano odiosi, quei mostriciattoli. Agli esseri umani comuni
sembravano dei bambini normali, un po' malconci probabilmente,
però
comunque dei bambini. A lei, invece, apparivano senza ombra di dubbio
come esserini diabolici, venuti fuori chissà dove evocati
per dare
fastidio all'umanità.
Il
dito era sul grilletto. Ci sarebbero voluti due secondi per
riprendere la mira e sparare, poteva farcela. Erano esserini idioti,
piccoli, ma soprattutto idioti, non capivano spesso cosa stava
succedendo.
Premette leggermente,
sentendo
che la pistola le fremeva tra le mani.
˗ Senti una cosa!
Cazzo.
Grace si
affrettò a nascondersi
dietro ad una balla di fieno, il cuore che quasi non le schizzava
fuori dal petto. Quella donna maledetta aveva parlato all'improvviso,
le aveva distrutto la concentrazione.
˗ Sei un essere magico?
˗ No.
˗ E tua sorella?
˗ Neanche lei.
˗ Credi che
verrà a salvarti?
˗ Con tutta
probabilità no.
˗ Che sorella degenere!
˗ Eh,
spiegaglielo…
Ma
che cazzo stanno dicendo?
Grace si
asciugò il sudore che
le colava dalla fronte. Sarebbe dovuta andarsene e abbandonare quel
fratello ingrato al suo destino, ma non poteva proprio farlo. Avrebbe
voluto, assolutamente. Oh, se avrebbe voluto! Gli avrebbe fatto
passare le pene dell'inferno, lo avrebbe schiavizzato e costretto a
lavorare per lei!
Però, prima
di tutto ciò,
doveva recuperarlo.
Strinse
i denti, sbuffò ed appoggiò la canna della
pistola sulla balla. Per
fortuna gli esserini non si erano spostati così tanto dalla
loro
postazione, quindi non fu troppo difficile replicare la scena di poco
prima.
Espirò
lievemente e pigiò il
grilletto: uno dei due crollò a terra in una pozza di
sangue.
Si
posizionò di nuovo, pronta a sparare una seconda volta, ma
l'altro
esserino era scomparso.
Eppure era sicura che
fosse lì,
ce l'aveva a portata di tiro! Si guardò attorno, alla
ricerca di
quel demonietto malefico, e se lo ritrovò proprio di fianco.
˗ Ragazzina, non
dovresti
sparare.
Grace trattenne un
urlo di paura,
mise mano allo stiletto e lo piantò di fronte a
sé. L'esserino non
c'era più, per cui trafisse il vuoto.
˗ E neanche giocare
con queste
cose. Sono pericolose.
Si
sentì la schiena più leggera e subito si rese
conto che
quell'essere aveva sganciato le cinture che tenevano legate le armi
di suo fratello.
Doveva pensare in
fretta, stava
iniziando ad andare in iperventilazione.
Poi, con uno sforzo
immane,
trattenne il respiro per un paio di secondi e tutto le parve chiaro.
Era ovvio che il piano di entrare in silenzio era andato in fumo, per
cui aveva solo più l'alternativa del combattimento. Non lo
amava,
per niente, ma cercò di organizzare tutte le idee che aveva
e si
lanciò contro il piccolo mostriciattolo, lo stiletto dritto
in
fronte a sé.
Il bambino dalla
carnagione
bruciacchiata la guardava confuso, inclinando la testa da una parte
all'altra, mentre schivava i colpi della ragazza.
Grace si
fermò un attimo: che
avesse sottovalutato quel mostriciattolo? Eppure era sicura di poter
combattere contro di lui ad armi abbastanza pari! C'era decisamente
qualcosa che non quadrava. Era troppo furbo per essere un
mostriciattolo del genere.
Strinse forte con la
mano libera
il medaglione che portava al collo, quello che usava per parlare al
fratello e trovarlo nel caso fossero lontani. Non era giusto che lei
si facesse il mazzo da sola, Hank doveva escogitare qualcosa.
˗ Queste sbarre non
sono così
spesse, sai?
Grace
sgranò gli occhi nel sentire quella frase. Poco dopo si
sentì un
forte rumore metallico ed uno sordo nello stesso momento, come se
qualcosa di morbido avesse sbattuto contro qualcosa di duro. Ci mise
un attimo a capire: un sorrisetto le increspò le labbra fini
e vi
passò sopra la lingua, pronta a ribaltare la situazione.
˗ E allora
distruggile, ˗
sussurrò al medaglione.
I
rumori continuarono ed aumentarono di intensità,
così da darle una
frazione di secondo di tregua. Il mostriciattolo si distrasse,
voltando il capo da bambino verso i suoni che improvvisamente avevano
riempito il fienile, così che Grace potesse impugnare per
bene
l'arma e saltargli addosso. Lo infilzò esattamente in centro
alla
fronte, cadendo insieme a lui sul fieno morbido. Subito questo si
tinse di rosso, gli occhi di quel bambino la fissavano e lei si
sentì
scossa. Solo per poco, comunque, perché il mostriciattolo
rivelò la
sua vera natura nel momento in cui espirò. La pelle si
raggrinzì,
gli occhi si inscurirono fino a diventare completamente neri, i
vestiti da essere umano si stracciarono e diedero alla luce un mostro
verde e scheletrico.
La ragazza si
alzò cautamente,
si mise a posto i capelli e si asciugò la fronte dal sudore.
Alla
fine si era dimenticata che non era sola: per quanto quell'imbecille
fosse in gabbia, poteva essere utile in un certo senso.
˗ Che stai facendo?
Non puoi
aprirle, sono magiche.
˗ Dici di no? Neanche
se mi
impegno?
Si spalmò
la mano sulla faccia.
Hank era un vero idiota.
Recuperò
tutto il suo
armamentario, caricò la sua arma, controllò la
pistola che lanciava
reti e notò con enorme soddisfazione che fosse carica. Ora
poteva
entrare in azione seriamente.
Lanciò
dall'altra parte del
fienile un catenaccio probabilmente abbandonato lì dai
vecchi
proprietari, facendo un gran rumore. Il legno del pavimento
scricchiolò, il catenaccio tintinnò con violenza
ed il tonfo fu
particolarmente sordo.
˗ Cos'è
stato?
˗ E che ne so, sono in
gabbia.
Grace si sporse
leggermente da
dietro alla balla di fieno per scorgere cosa stesse succedendo
più
in là: la donna si era fermata e fissava il punto in cui era
caduto
il pezzo di ferro.
Vieni
a vedere…
˗ Perché
non vai a controllare?
Era la voce di Hank. A
volte era
davvero svelto a capire le situazioni, soprattutto se si trattava di
tattiche offensive. Aveva sicuramente intuito come si fosse creato
quel frastuono metallico e stava dando una mano alla sorella, a modo
suo ovviamente.
˗ Devo fare la guardia
a te.
˗ Sì, ma
sono in gabbia, io. E
di certo non riuscirò a rompere queste sbarre in breve
tempo, per
quanto mi piacerebbe.
Silenzio. La donna
guardava Hank
e poi guardava verso Grace senza vederla, indecisa su cosa fare.
Si voltò di
nuovo verso Hank e
prese un enorme respiro. Sembrava che avesse deciso.
Grace
si nascose dietro alla balla di fieno, si sfilò gli stivali
per fare
il minor rumore possibile e strinse la cinghia che teneva insieme le
sciabole e le armi del fratello: non avrebbe permesso a quelle cose
tintinnanti di far casino mentre andava a riconsegnarle al legittimo
proprietario.
Chiuse gli occhi e
focalizzò la
via più breve per arrivare dall'altra parte. Doveva riuscire
a
muoversi senza prendere fiato o avrebbe rallentato; sarebbe poi
scivolata davanti alla gabbia del fratello e gli avrebbe dato le
armi; avrebbe mirato alla donna e le avrebbe sparato con la pistola,
così da poterla immobilizzare e avrebbe anche sparato alla
bestia
grossa, in modo da rallentare i suoi movimenti mentre avrebbe
recuperato le chiavi della gabbia. In tutto avrebbe dovuto metterci
una quindicina di secondi. Poteva farcela. Poteva farcela
sicuramente.
Si mosse al limite
della balla,
appoggiandoci le mani sopra.
Attese
finché la donna non fosse
arrivata proprio di fronte a lei. Era bella, davvero bella, con i
capelli castani striati di viola e gli occhi profondi come l'oceano.
Come poteva una donna così affascinante essere parte di
un'organizzazione criminale? Che peccato, che enorme spreco!
La donna le fu di
fronte.
Strinse la mano
sull'elsa della
pistola a canna lunga ed uscì dal suo nascondiglio, dandosi
una
spinta che quasi la fece cadere a terra.
Iniziò a
correre sempre più
veloce, poi sparò alla creatura magica un paio di colpi, e
si trovò
di fronte alla gabbia del fratello, dove scivolò,
esattamente come
aveva previsto.
˗ Ce l'hai fatta!
Hank sorrise
raggiante,
sporgendosi quanto più poteva tra le sbarre.
˗ Certo!
Grace
espirò e tossicchiò,
portandosi una mano sul petto. No, correre non era per lei.
˗ Sei stata brava.
˗ Lo so.
˗ Adesso devi farmi
uscire, ˗
il ragazzo indicò con il capo la serratura della gabbia, ˗
Hai le
chiavi?
Grace scosse la testa,
sganciandosi le armi del fratello dalla schiena.
˗ Come non hai le
chiavi?
˗ Ehi!
I fratelli si
voltarono e videro
la strega che li fissava, incredula.
La
giovane ragazza si batté una mano sulla fronte. Si
tastò la cintura
e mirò al petto della donna; attese mezzo secondo, il tempo
per
prevedere la sua direzione, e poi sparò, costringendola in
una rete
magica dove il suo potere non avrebbe avuto effetto.
Grace raggiunse la
strega che
scagliava magie contro la rete in cui era imprigionata senza sortire
mai l'effetto desiderato.
˗ Dammi le chiavi,
devo liberare
mio fratello.
˗ Ah, sei tu quindi.
No,
assolutamente no.
˗ Come assolutamente
no?
˗ Sul serio pensi che
ti dia le
chiavi senza battere ciglio? Ma sei scema? ˗ Hank la
rimproverò ad
alta voce, dando una leggera testata alla sbarra di fronte a
sé.
˗ Che dovrebbe fare?
Non può
usare la magia, non ha senso che stia lì a pensare di poter
fare
qualcosa.
˗ Ti rendi conto che
il tempo
passa ed io continuo ad essere in gabbia?
˗ Non è
colpa mia se ti fai
catturare mentre esci con le donne!
˗ Ma la senti come mi
tratta? ˗
il ragazzo si lasciò cadere a terra, passandosi le mani sul
viso, ˗
Prendi quelle cavolo di chiavi!
˗ Io non vi
darò le ˗ venne
interrotta bruscamente da uno sparo che la fece ammutolire. Grace
abbassò piano il braccio, puntando l'arma sulla strega.
˗ Dammi quelle chiavi,
˗
ordinò, con la voce bassa e roca. Sembrava molto
più grande di
quanto non fosse in realtà con quel tono, suo fratello
glielo diceva
sempre, ˗ o il prossimo ti finisce in fronte.
La strega rimase in
silenzio,
basita e terrorizzata. Una pistola puntata alla fronte non era una
cosa da tutti i giorni.
La ragazza
roteò gli occhi al
cielo, puntò di nuovo la pistola al soffitto e
sparò, ancora. Tornò
col braccio teso verso di lei subito dopo, ˗ Le chiavi. Eppure non
mi sembravi sorda.
La donna prese a
tremare
leggermente, così portò le mani alla cintura e
cercò di slacciare
un portachiavi in cuoio, dove sicuramente stava quella che apriva il
lucchetto.
Un ruggito improvviso
ruppe la
tensione.
˗ Grace…
˗ È finito
il tempo…
˗ Grace!
La bestia magica aveva
ripreso
conoscenza e si stava dirigendo a passo lento verso la gabbia. Era
enorme, marrone, puzzava di carogna e aveva un muso da cavallo che
pareva stesse andando in putrefazione. Le braccia oblunghe toccavano
a terra e gli ingobbivano la schiena, facendolo sembrare anche un
gorilla, con mani possenti e gambe corte e muscolose. Era un qualcosa
di obbrobrioso e stava andando a prendere suo fratello.
˗
Hank! ˗ urlò, mentre la bestia prendeva senza problemi la
gabbia
dove stava rinchiuso e la scuoteva, facendo sbattere Hank da una
parte all'altra. Si voltò di nuovo verso la strega, che
sembrava
confusa almeno quanto lei, ˗ Dammi quelle chiavi o mio fratello
morirà e non ne sarai così felice! Forza!
˗ Qui dentro non posso
controllarlo, fammi uscire!
˗ Non dire cazzate!
˗ Se mi fai uscire
posso salvare
tuo fratello!
˗ Dammi quelle chiavi!
Rimasero
ad osservarsi in cagnesco, le iridi azzurre di Grace in quelle
castano scuro della strega senza nome: era una guerra che nessuno
aveva intenzione di perdere, ma la cacciatrice aveva il motivo
più
grande per non farlo.
˗ Ti do esattamente
tre secondi,
se non mi dai le chiavi ti sparo in fronte e le prenderò dal
tuo
cadavere, ˗ minacciò a denti stretti. La strega dovette
arrendersi,
smanettò un po' con la sua cintura, mentre la ragazza dava
occhiate
preoccupate al fratello. Aveva smesso di lamentarsi, era un pessimo
segno.
Quel mostro aveva
ancora la
gabbia sulla testa, dando ogni tanto dei morsi alle sbarre inferiori
cercando di mangiarsi Hank.
˗ Datti una mossa!
La donna nella rete si
slacciò
il portachiavi e glielo lanciò quasi addosso, come se
volesse
liberarsene il più in fretta possibile.
Grace lo raccolse da
terra e
quasi lo fece saltare tra le mani tanta era l'ansia che provava.
˗ Credi di potergliele
lanciare,
adesso?
La
ragazza diede un'occhiata gelida alla strega, che ammutolì
immediatamente. Doveva pensare a come far arrivare quelle chiavi alla
gabbia del fratello. L'unica era distrarre il mostro in qualche modo,
sperare che Hank si liberasse dalla gabbia e lo facesse secco.
Strinse
forte il portachiavi tra le dita, sentendo il cuoio che scricchiolava
contro la pelle, mentre con l'altra mano afferrò il
medaglione. Sì,
aveva piena fiducia in suo fratello. Sarebbe riuscito a farcela.
Espirò per
raffreddare il
cervello e tutto le fu più chiaro.
Afferrò la
pistola a canna
lunga, la puntò alla base del collo del mostro ed
aspettò il
momento giusto: il tempo parve fermarsi, non c'erano più i
ruggiti
della bestia ed i rumori inquietanti di suo fratello nella gabbia. Si
focalizzò sul battito cardiaco, regolare e lento. Tum. Tum.
Tum.
Inspirò e
vide la traiettoria
del proiettile: esattamente dove stava mirando.
Sapeva che l'avrebbe
fermato solo
per poco. Aveva solo un proiettile, doveva fare tutto in tempi
velocissimi o sarebbe morta. E suo fratello dopo di lei.
Sentì le
sue dita scivolare sul
cuoio e decise che quello era il momento giusto. Sparò al
mostro,
che barcollò e si voltò verso di lei col suo muso
fatiscente.
Lasciò cadere la gabbia con un tonfo ferroso, un rumore
agghiacciante.
˗ Hank!
Urlò e gli
lanciò il
portachiavi il più in fretta possibile. Un solo colpo di
quell'arma
avrebbe fermato il mostro per un paio di secondi, forse tre se aveva
preso un nervo.
Sentì il
rumore delle chiavi che
cadevano a terra e pregò che fossero arrivate vicine
abbastanza.
˗ Se quello fosse
già morto,
moriremo anche noi.
˗ Non è
morto.
˗ Come lo sai?
˗ Non è
morto.
La strega tacque,
sospirando.
Forse si stava rassegnando alla morte, ma Grace aveva piena fiducia
in suo fratello. Spesso litigavano, si insultavano, ma lui era tutta
la sua famiglia, l'unica persona al mondo che sarebbe riuscita ad
uscire da una situazione del genere.
Il mostro si riprese
lentamente,
facendo un paio di passi.
˗ Hank…
la
bestia era ormai davanti a Grace e lei sentiva le gambe che
iniziavano a cederle. Maledizione a lei che si era sopravvalutata! La
strega aveva ragione, sarebbe morta. Magari quella bestia orrenda le
avrebbe morso la testa, oppure l'avrebbe stritolata, o magari
l'avrebbe sbatacchiata come aveva fatto con Hank…
Il fiato le si
mozzò in gola
quando sentì una forte pressione attorno al petto.
Spalancò gli
occhi e si trovò a pochi centimetri dal muso della bestia.
Stava
soffocando e l'ultima immagine che avrebbe visto era quella cosa
schifosa che la fissava con le cavità orbitali vuote, nere
come la
pece. Era uno dei mostri più orrendi che avesse mai visto,
era
terrorizzata dall'idea che sarebbe morta con quell'immagine nella
mente.
˗ Ehi! Lascia stare
mia sorella!
In un secondo Hank
aveva piantato
una delle sue sciabole nella scapola di quella bestia e la fissava,
rassicurante.
˗ Hank… ˗
Grace sussurrò,
sia dovuto al fiato che mancava sia perché stava iniziando a
piangere. Non credeva che sarebbe stata così sollevata nel
vederlo
lì.
˗
Ci penso io, ˗ Hank le fece l'occhiolino e si mise in piedi sulla
spalla. Sguainò un'altra spada, lunga ed affilata, e
cercò di
infilarla nel collo, però qualcosa glielo impedì.
La bestia
scrollò le spalle per
far cadere il ragazzo, ma lui si aggrappò con tanta forza
alla
sciabola conficcata che questa scese, procurandogli una grossa
ferita.
Hank
era ancora attaccato alla schiena del mostro e Grace tra le sue mani,
eppure non aveva più paura perché suo fratello
stava facendo di
tutto per salvarla.
La bestia
ringhiò ed ululò. Il
suo alito era fetido, sapeva di cadavere e Grace trattenne a stento
un conato di vomito.
Hank si
arrampicò di nuovo,
puntò il piede sull'elsa della sciabola e vi si
appoggiò con tutto
il peso per farla sprofondare quanto più potesse. La bestia
strillò
e lasciò andare Grace, che cadde a terra sulla paglia.
Il ragazzo
tirò fuori un'altra
lama, un pugnale che brillava di bianco, e lo conficcò nella
cavità
oculare, iniziando poi a dimenarlo scompostamente.
˗ Grace, ricarica! Te
lo tengo
impegnato!
˗ Munizioni…
˗ Che?
Un altro ruggito e una
mano della
bestia arrivò a prendere Hank alle sue spalle. Il ragazzo si
aggrappò e resistette il più possibile, ma
ruzzolò al suolo,
rotolando per un paio di metri.
Tossicchiò
e si batté il pugno
sul petto per riprendere fiato.
˗ Munizioni, ho finito
le
munizioni! ˗ si lamentò Grace, mettendosi in piedi
lentamente.
Barcollò, si appoggiò alle ginocchia per
regolarizzare il respiro.
Aveva preso una bella botta e la schiena le faceva un male cane, ma
doveva aiutare suo fratello.
Hank
imprecò, si rimise in
posizione eretta appena prima che l'enorme mano del mostro lo
schiacciasse. Schivò di lato, appoggiandosi ad una lama
forse troppo
sottile per sostenere il suo peso.
˗ Allora
dovrò fare da solo?
˗ Come posso aiutarti?
Il ragazzo le
lanciò ai piedi la
spada fine che lo sosteneva e le sorrise.
˗ Occupati dei suoi
piedi, io
farò la testa.
˗ Non mi piace usare
le lame…
˗ Se ti fossi portata
più
munizioni, avresti potuto sparare.
˗ Secondo te io potevo
sapere
che mi sarebbero servite?
˗ Taglia quei
maledetti
legamenti!
Grace
sbuffò impettita, raccolse la spada con la mano destra e la
strinse
forte, sentendo le mani che scricchiolavano sull'elsa.
˗
Non mi piace usare le lame, ˗ si lamentò, ancora.
Però poi osservò
la spada: era lunga, elegante, pareva talmente fine da non poter
tagliare un bel niente, ma il filo era brillante e liscio. La
roteò
leggermente e l'aria produsse un suono che la rassicurò
molto.
Un ruggito animalesco
la riportò
alla realtà, facendola sobbalzare.
Si scagliò
contro la bestia
inferocita mentre suo fratello le scalava la schiena, piantando dei
piccoli pugnali lungo tutta la spina dorsale, o quello che il mostro
aveva.
A colpi di fendenti,
attaccava
gli stinchi, le cosce, l'inguine, tutto quello a cui poteva arrivare
senza saltare o fare capriole.
˗ Non lo ucciderete
così…
La voce della strega
fece
ringhiare entrambi i fratelli che cercavano di non morire
schiacciati, pestati, stritolati.
˗ E come? ˗
urlò Hank,
appiattendosi contro la schiena dell'avversario per evitare una
manata. Grace saltellò sul posto e schivò un
calcio.
˗ Non credo ve lo
dirò, ˗
esalò, con un sorriso che le increspava le labbra.
La cacciatrice di
streghe puntò
la pistola.
˗ È
scarica, l'hai detto tu…
Grace la
aprì, infilò un
proiettile nel tamburo, un proiettile normale, e lo fece girare. Poi
puntò di nuovo.
˗ Vuoi giocare?
˗ Non
succederà, una pallottola
normale non può ˗ venne interrotta da uno sparo a vuoto, che
la
fece sobbalzare.
˗ Come si ammazza?
˗ Io non ˗ un altro
sparo, un
altro colpo a vuoto. La strega rimase paralizzata.
˗ Sai, credo di essere
fortunata.
˗ Il prossimo
è quello giusto?
˗ Hank si sporse dalla spalla della bestia per vedere l'andamento
della situazione. Vide solo all'ultimo momento il possente braccio
del mostro che si abbassava. Se non avesse fatto qualcosa avrebbe
tranciato il corpo di sua sorella di netto, per cui saltò.
Fece
l'unica cosa che gli venne in mente: saltò sul braccio e lo
abbassò,
in modo che non beccasse sua sorella.
˗
Fai troppo casino, ˗ brontolò Grace, avvertendo il rumore
alle sue
spalle.
˗ Cerca di darti una
mossa, per
cortesia. Non mi sto divertendo molto.
˗ Voi non siete
normali, che
cosa vi ˗ Grace sparò.
˗ Ahi, era quello
sbagliato. Ma
ci siamo quasi. Come si uccide? ˗ domandò di nuovo, la
stessa aura
gelida che l'aveva pervasa prima. Quella ragazza diventava un mostro
con una pistola in mano.
˗ Io ˗
Grace mirò
ai suoi piedi, poco
prima delle scarpe a punta, e sparò. Quella volta ci fu il
botto e
il proiettile fece un buco nel pavimento del granaio, risuonando
nelle pareti ancora per qualche secondo.
˗ Allora?
˗ È un
famiglio! Solo la strega
che l'ha evocato può distruggerlo o stabilirne la morte!
˗ E l'hai evocato tu?
˗ No! Non sono
così potente.
Grace
sbuffò e si massaggiò le
tempie.
˗ Grace, sta arrivando
della
gente. Cosa facciamo?
˗ Che ne so io?
Hank saltò
giù dalla bestia
mentre cercava di tagliarle il collo. Niente, era indistruttibile.
Quella
ruggì ancora, ma era un
ruggito diverso, più gutturale, più sofferente.
Iniziò a gonfiarsi
scompostamente, a bozzi pelosi, e continuava a ruggire, e a patire.
Il ragazzo fu il primo
a capire
cosa stava succedendo.
˗ Via da
qui…
˗ Cosa?
˗ Sta per esplodere!
Grace
non se lo fece ripetere due volte, iniziò una corsa a
perdifiato
verso l'altra parte del fienile. Si voltò, sicura di vedere
suo
fratello, però quello stava prendendo a spalle la rete con
la strega
al suo interno, cosa che lo rendeva ancora più lento.
Non solo era ferito,
si
preoccupava pure di salvare qualcun altro!
˗
Hank sei un ˗ urlò, ma tutto poi divenne bianco.
Si svegliò
con un fischio
fastidioso nelle orecchie, un'insistente bisogno d'aria e un mal di
testa martellante. Sembrava che le dovesse scoppiare il cervello da
un momento all'altro.
Voleva tossire, voleva
mettersi
in piedi, o carponi per lo meno, ma non riusciva a muoversi.
Hank.
Dov'era Hank?
Subito il cuore
iniziò a
batterle forte, le faceva male insieme a tutto il resto del corpo e
gli occhi bruciavano ancora, vedeva macchie nere che le danzavano
nelle iridi.
˗ Fai finta di essere
morta.
Non aveva la forza
necessaria per
riconoscere la voce, o ribattere, o fare qualsiasi altra cosa, per
cui si limitò ad obbedire in silenzio.
Chiuse gli occhi e
rimase
immobile.
˗ Sono…
˗ Morti, sì.
Erano
due voci nuove, due donne. Sembravano più adulte della
strega nella
rete, quindi probabilmente molto più potenti. Una di loro
doveva
aver predisposto la morte del famiglio putrefatto.
˗ Ne sei sicura, Medea?
L'altra rimase un
attimo in
silenzio. Grace si sentì toccare la caviglia con una scarpa.
Avrebbe
voluto urlare dal dolore, dalla rabbia, dalla frustrazione,
però si
costrinse a stare immobile e a non reagire. Non avrebbe comunque
avuto le energie per farlo.
˗ Sì, sono
morti. Tutti.
˗ Povera
Tabatha…
˗ Era inutile. Per
questo era
qui.
Quello
era uno dei motivi per cui non sopportava le streghe e non si faceva
venire i sensi di colpa per averne uccise a decine. Non avevano
sentimenti umani, non avevano niente
di umano, quindi se lo meritavano. E più stava in quel
posto, a far
finta di essere morta, più se ne convinceva.
˗ Bene, possiamo
andarcene.
˗ Li lasciamo qui?
˗ Più tardi
manderemo qualcuno
a ripulire.
˗ Per lo meno, abbiamo
due
cacciatori in meno.
˗ Troppo pochi.
Le voci se ne
andarono, il rumore
dei tacchi attutito dalla cenere e dalla paglia bruciata.
La
ragazza aspettò ancora un po' di tempo prima di provare a
muoversi.
˗
Sono andate.
Adesso riusciva a
riconoscerlo:
era suo fratello.
Istintivamente, senza
neanche
rendersene conto, si era messa a piangere come una bambina.
˗ Su piccoletta,
dobbiamo andare
via di qui.
Si sentì
sollevare da terra e
trascinare per qualche metro, poi si appoggiò ad una trave
rimasta
in piedi dopo l'esplosione. Tossì forte e trovò
lo slancio per
aprire gli occhi. Le macchie continuavano ad offuscarle la vista, ma
poteva vedere Hank ricurvo su un corpo, probabilmente quello della
strega Tabatha.
˗ È
morta…
˗ No, non ancora.
Dobbiamo
portarla via.
˗ Sei ferito, come fai
a
portarla via…
˗ Non possiamo
lasciare che una
persona muoia sotto i nostri occhi.
˗ Hank, è
una strega. Noi
uccidiamo le streghe.
Il ragazzo scosse la
testa a
quell'affermazione, e solo allora Grace riuscì a vederlo
chiaramente. Il colore della sua pelle era ormai invisibile, era
ricoperto di sangue da testa a piedi e aveva una smorfia che non
sembrava affatto quella contrariata che aveva sempre quando
litigavano. Soffriva, soffriva ad ogni passo, ad ogni respiro, forse
ad ogni pensiero se condivideva lo stesso mal di testa.
˗
Lei è diversa, teniamola in ostaggio, cerchiamo di scoprire
qualcosa… non deve morire così, non serve.
Grace
sospirò e barcollò di
fianco a suo fratello. Gli appoggiò la testa sulla spalla
muscolosa.
˗
Andiamo via, Hank…
Lui annuì,
prese un respiro e si
chinò a prendere a spalle la strega, ferita gravemente come
loro
due.
Uscirono dal fienile
cercando di
non cadere, ma entrambi dovevano appoggiarsi a qualcosa per rimanere
stabili.
La freschezza
dell'aria esterna,
della notte che li circondava, li fece sentire immediatamente meglio.
Non c'era più quell'opprimente odore di fumo e carne
bruciata, ma
solo un leggero profumo di freddo che aprì i polmoni dei
cacciatori.
Tossirono ancora, Grace vomitò appoggiata ad un albero,
però si
sentì quasi viva, subito dopo.
˗ Domani manderemo
qualcuno a
recuperare le armi… ˗ disse, con la voce che le tremava
leggermente.
˗ Domani,
sì.
˗ Ah, Hank…
˗
Sì? ˗ lui si voltò verso sua sorella, un piccolo
sorriso che si
intravedeva attraverso la maschera di sangue.
˗
Mi devi un sacco di dolcetti. Ma davvero un sacco.
Hank
ridacchiò e le prese la
mano, dandole un bacio sul dorso.
˗ Tutti i dolcetti che
vuoi,
sorellina.
Grace
gongolò mentalmente: erano
vivi, avevano un ostaggio che forse non avrebbe passato la notte, e
aveva guadagnato una fornitura a vita di caramelle. Cos'avrebbe
potuto desiderare di più?
Sophie's
space___
Questa
è la prima di una
serie di storie ambientate nella Londra vittoriana, epoca che mi
affascina sempre da morire.
Questa storia
ha poco di
preciso, in effetti, ma le prossime saranno ben diverse ^^
I due
fratelli sono ispirati
ad Hansel e Grethel e ci sono diversi riferimenti alla fiaba
originale, tra cui le streghe, la gabbia e, non per niente, dei
dolcetti!
Non ho idea
di quando
pubblicherò la seconda storia di questa serie, ma se vi
piace, stay
tuned!
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