Atto
III
"
Sono il blocco intestinale di Sasuke"
«
Devo aprire, potrebbe essere importante. »
Sakura,
nonostante la tempesta ormonale in atto, riuscì a trovare un
briciolo di volontà per divincolarsi dal virile abbraccio di
Akasuna no Sasori ed evitare, di nuovo, il contatto tra le loro
labbra. Si allontanò a malincuore, davvero a malincuore, ma
qualcosa – forse il suono molesto del campanello – le
aveva inculcato il presentimento che fuori dall'uscio della sua casa
potesse esserci qualcuno capace di spiegarle che diavolo stesse
succedendo perché, francamente, lei non ci stava capendo più
niente.
«
Adesso, per colpa tua, sarò costretto a fare una doccia
fredda, lo sai? » dichiarò Sasori, facendo arrossire la
ragazza che, tentando di ignorare quella vocina nella sua testa che
le stava dicendo "Resta o rischierai di rimanere vergine a
vita", lasciò la stanza.
La
medesima vocina che, una volta richiusa la porta alle sue spalle, le
aveva detto "Sei un'idiota" . E non se la sentì
di darle torto.
Nel
breve tragitto che dal bagno portava alla porta d'ingresso, Sakura
incrociò mentalmente le dita: "chiunque ma non lui,
chiunque ma non lui", ripeté come un mantra, conscia
di non essere assolutamente pronta, dopo quello che era accaduto in
bagno, a sostenere una conversazione con colui che poteva essere
stato il fautore di tutto. Il rischio di poterlo defenestrare o,
peggio, incastonare in modo perenne in un muro portante della casa
era fin troppo alto. Inoltre, con tre infarti già in corso –
uno miocardico, uno cerebrale e uno ovarico – era certa che due
concentrati di eros puro dentro la sua casa, contemporaneamente,
avrebbero potuto decretare la sua prematura dipartita, o peggio,
imprevedibili conseguenze. Scosse con violenza la testa per
allontanare da lei quell'ultimo pensiero che sarebbe stato in grado
di far arrossire l'Erosennin in persona e dopo aver preso un bel
respiro volto a ossigenare il suo cervello e ritrovare un minimo di
contegno, posò la mano sulla maniglia della porta e l'abbassò
lentamente.
La
vocina nella sua testa iniziò a sghignazzare sadicamente
appena un Sasuke Uchiha in posa plastica, con il gomito poggiato sul
montante della porta, la fronte adagiata sull'avambraccio e il dito
indice incollato al dannatissimo campanello, si palesò dinanzi
a lei. In quell'occasione, Sakura convalidò in toto la tesi
secondo la quale "La probabilità che qualcosa accada è
inversamente proporzionale alla sua desiderabilità"(1)
.
«
P-potresti... » Sakura indicò con uno sguardo minaccioso
il dito che premeva ancora sul molesto campanello che la stava
facendo impazzire – e non solo quello. In realtà si era
ormai rassegnata all'idea che si fossero tutti messi d'accordo per
farle perdere il senno.
Sasuke,
per fortuna, ebbe la bontà di ubbidire immediatamente,
interrompendo così l'acustico tormento e, senza chiederle il
permesso, si intrufolò dentro casa, sfiorandola
accidentalmente passando nel piccolo spazio tra lei e il montante
della porta.
Il
poco casto pensiero di qualche attimo prima ritornò con
prepotenza a figurarsi nella mente della povera Kunoichi che scosse
nuovamente la testa e questa volta con una forza tale che ebbe il
timore che potesse staccarsi di netto.
Alzò
gli occhi al cielo, sperando che i Kami si ricordassero della sua
esistenza ogni tanto, e , sospirando, chiuse la porta.
«
Che ci fai qui? » indagò subito, insospettita e dall'ora
tarda e da quel ghignetto divertito stampato sul viso dell'Uchiha.
Sasuke
si guardava in giro, come in cerca di qualcosa.
Sakura
ipotizzò che fosse più che altro in cerca di
"qualcuno": forse si era recato da lei per controllare che
il suo piano stesse funzionando. Il dubbio che lui potesse essere in
qualche modo la causa di tutto quello che stava accadendo andava
appurato, e subito.
In
vero, Sasuke aveva preso a guardarsi in giro perché non aveva
mai messo piede in casa di Sakura. L'aveva sempre vista solo dal di
fuori, forse una o due volte aveva intravisto l'ingresso, ma non
aveva mai avuto modo – e desiderio – di entrarci.
«
Ti piace la zuppa di gamberetti? » le chiese, di rimando,
ignorando completamente la sua domanda mentre il ghigno sul suo viso
si allargava ancora – era rimasto di proposito di spalle per
mascherarlo, certo che, una volta posta la domanda, l'espressione sul
viso di Sakura sarebbe stata talmente buffa che non sarebbe riuscito
a trattenersi dal ridere.
"Ok.
É impazzito!" decretò
la Kunoichi, ormai sull'orlo di una crisi di nervi. Cosa c'entrava
ora la zuppa di gamberetti!?
"
Forse vuole invitarti a cena? " ipotizzò la "Inner
Sakura" , già in preda a convulsioni e film mentali di
diversa entità.
"
Sì... per avvelenarmi " le rispose la vera Sakura,
più realista, più disillusa, sperando in quel modo di
placare l'entusiasmo: doveva rimanere lucida.
«
C-credo di non aver compreso » ammise, poi, titubante,
pensando a quale diabolico piano potesse celarsi dietro quella
domanda.
"Zuppa
di gamberetti"
Forse
si trattava di un anagramma che celava una minaccia di morte –
Sasuke era sempre stato molto criptico: era il tipo che ti diceva
"grazie" e poi ti tramortiva, che sosteneva di aver
bisogno di un nuovo ninja medico e poi tentava di carbonizzarti con
un chidori; c'era da fidarsi, insomma – o forse ci aveva
beccato al primo colpo e aveva davvero intenzione di avvelenarla. Era
impensabile che lui fosse interessato a sapere se il suo palato
gradisse la zuppa di gamberetti quando non si era mai disturbato di
conoscere nulla di lei.
«
Non è una domanda difficile, Sakura » ribatté lui
con quell'insopportabile aria di sufficienza con cui aveva sempre
guardato tutti dall'alto in basso – in special modo lei «
Penso che tu sappia cosa ti piace e cosa no » aggiunse,
voltando appena il viso verso di lei, ma rimanendo di spalle.
"
Emerito figlio di... " Questa
volta Sakura non riuscì a dare per niente
torto alla sua vocina interiore.
Lei
conosceva perfettamente i suoi gusti, non era piccola e stupida come
lui credeva. Come si permetteva quel, quel... pallone gonfiato?
Tanto
per fare un esempio, Sakura sapeva con certezza di provare ancora
attrazione per lui malgrado fosse un nukenin psicopatico; che le
piacevano i suoi occhi, le sue labbra, il suo nasino a punta, il suo
fisico scolpito, le sue orecchie, i suoi capelli e sì...
anche il suo carattere di merda – aveva ammesso da un po' di
tempo di essere affetta da una sorta di masochismo autolesionistico.
L'assurdità,
caro il nostro pallone gonfiato, non risiedeva nell'argomento della
domanda, ma nella domanda in sé.
«
I-io... » balbettò, prendendo a martoriarsi le mani.
Come faceva? Come poteva riuscire ancora a farla sentire un'inutile
dodicenne?
Lei
era cambiata, era diventata forte, era rispettata da tutti. Perché?
Perché non riusciva a dimostrarglielo una buona volta,
spaccandogli la faccia e tutte le ossa del corpo?
«
Allora? » la invitò a rispondere, spazientito.
«
Allora... » ripeté Sakura, stringendo i pugni.
Sasuke
si decise finalmente a voltarsi e quel che vide non fu proprio quello
che si aspettava : gli occhi di Sakura non era affatto sul punto di
esplodere in un fiume di lacrime e le sue gote erano rosse, ma non
certo per l'imbarazzo.
A
dire il vero, la Kunoichi appariva come una teiera sul punto di
esplodere e, infatti... esplose!
«
Adesso tu mi spieghi che diavolo ci facciamo qui! Come siamo finiti a
Konoha e perché... perché vuoi sapere se mi piace una
stramaledettisima zuppa di gamberetti? » tuonò la
ragazza, minacciosamente.
Sasuke
sbarrò per un attimo gli occhi, disorientato, e quando Sakura
iniziò ad avvicinarsi a lui brandendo un pugno che non aveva
affatto un aria rassicurante, pensò bene di fare qualche passo
indietro fino a toccare il muro con le spalle. Non aveva paura di
lei, no di certo; avrebbe potuto tranquillamente metterla ko con un
semplice sguardo, ma quella reazione inconsulta lo aveva un tantino
stupito – appena appena – e non aveva avuto il tempo di
elaborare nessuna frase umiliante, o destabilizzante, che avrebbe
potuto riportare la situazione a suo vantaggio – come sempre.
«
Mi dispiace per te, Sakura, ma non è ho idea » le
rispose, cercando di apparire sincero: il pugno era ormai a pochi
centimetri dalla sua faccia e doverla tramortire con lo sharingan non
rientrava nei suoi piani – dopotutto non aveva ancora saputo se
le piacesse o meno la zuppa di gamberetti.
Sakura
abbassò la guardia: non aveva ancora perso il vizio di
credere a priori a ogni cosa proferita dalle sue labbra.
Le
sue labbra.
Sakura
non si accorse di essersi avvicinata un po' troppo a lui – più
del solito – e che le labbra, quelle bellissime labbra che
aveva sognato di baciare almeno una volta prima di morire, fossero
talmente vicine che se qualcuno fosse passato di lì ,
casualmente, e l'avesse spinta appena, ci sarebbe cascata sopra.
Avvampò, guardando Sasuke negli occhi, chiedendosi se anche
lui avesse notato la stessa cosa.
L'Uchiha,
in effetti, aveva provato un profondo senso di disagio e fastidio
nell'averla così vicina, ripensando a quella notte in cui
aveva violato le sue labbra – a tradimento – ma riuscì
a mantenere il controllo e dissimulare le sue emozioni.
Peccato
che oltre loro due, in quella casa, non ci fosse nessuno – o
quasi.
Sakura,
infatti, come da tradizione, una volta che Sasuke era comparso
davanti ai suoi occhi, aveva dimenticato anche il suo nome e di
conseguenza Sasori che, sentendo la sua ragazza sbraitare, aveva
pensato bene di uscire dalla doccia.
«
Non ti credo! » affermò debolmente la Kunoichi,
allontanandosi con dispiacere da lui e dal suo inebriante profumo,
consentendo così all'Uchiha di poter riprendere a respirare in
modo regolare e assumere nuovamente un atteggiamento più
consono alla sua natura, di norma,
fredda e distaccata.
«
Fai come vuoi. »
"Tipica
risposta Uchiha" constatò
Sakura.
"
Che ti aspettavi?" aggiunse
la sua vocina interiore.
«
Io non riesco a capire...» continuò la ragazza,
portandosi una mano alla fronte « Se davvero tu non c'entri
niente allora chi... »
«
Sakura, chi era alla porta? »
La
voce di Sasori, proveniente dalle scale, le ricordò della sua
esistenza, facendola irrigidire, mentre Sasuke inclinava da un lato
la testa e tendeva un orecchio, accigliato.
«
Sa-Sa- Sasori? » balbettò Sakura, imbarazzata,
andandogli incontro. Cosa che, se possibile, fece accigliare ancor di
più l'Uchiha.
Sasori?
Dove aveva già sentito quel nome? E cosa ci faceva in casa di
Sakura?
É
praticamente impossibile descrivere la faccia che fece Sasuke quando
l'ex nukenin, sceso l'ultimo gradino delle scale, apparve in salotto
con indosso solo uno striminzito asciugamano stretto in vita.
Nonostante fosse sempre stato un asso nel celare le sue emozioni, il
suo colorito assunse una tonalità verdognola e le sue labbra
si schiusero, assumendo un'espressione vagamente rassomigliante a
quella di una triglia morta da svariati giorni.
«
Ricordi Sasori, vero Sasuke-kun? » esordì Sakura,
con un fintissimo sorriso, tentennando alquanto prima di posare, in
modo incerto, una mano sulla spalla dell'Akasuna.
"
Ma non gli avevo portato su un asciugamano più grande? "
pensò, guardandolo.
«
Ma certo. » confermò Sasuke, ormai abituato ad
apprendere sconvolgenti rivelazioni e fingere di esserne al
corrente.
Sasori
aveva poi allungato un braccio e aveva cinto il ventre di Sakura che,
abbastanza restia ad avvicinarsi ancora a lui – sopratutto
davanti a Sasuke – fu costretta, suo malgrado, ad appoggiare la
schiena sul petto nudo del ragazzo – terribilmente caldo e
umidiccio.
«
É il mio ragazzo » dichiarò lei, paonazza,
indicandolo con il pollice « o almeno credo » aggiunse
sottovoce.
"
Sul serio? Anche se non avessi avuto l'accortezza di dirmelo ci sarei
arrivato da solo, nonostante trovi alquanto assurdo che tu possa
avere un ragazzo" avrebbe voluto risponderle Sasuke, con un
tono che definire acido sarebbe stato eufemistico: in quel gesto non
aveva visto solo un modo da parte di Sakura di metterlo al corrente
delle ultime novità, ma anche un malizioso tentativo della
stessa di provocare il lui una qualsivoglia reazione. Gelosia ad
esempio?
"
Povera illusa!" ringhiò
sadicamente.
Sakura
che non aveva la ben che minima idea di dove dimorasse la malizia, si
era, invece, premurata di farglielo sapere in virtù del fatto
che non dovevano in alcun modo destare sospetti: se Sasuke
effettivamente non aveva nulla a che vedere con quella faccenda –
e la sua faccia a quel punto era stata una prova più che
lampante – dovevano cercare di scoprire chi fosse il
responsabile. Come al solito Sasuke aveva capito fischi per
fiaschi.
«
Uchiha, che ci fai qui? » gli chiese Sasori. il cui sguardo, a
occhio e croce, sembrava essere un po' ostile.
Niente
di nuovo per Sasuke: era abituato agli sguardi ostili, ma non
riusciva a capire perché quel tizio che non aveva mai visto in
vita sua potesse avercela su con lui.
«
Sono venuto a trovare la mia compagna di Team, qualcosa in contrario?
» gli rispose a tono l'Uchiha
– che storicamente non si era mai tirato indietro di
fronte a una sfida. Non aveva una grandissima esperienza in fatto di
"fidanzati gelosi", ma una sfida era pur sempre una sfida e
il tono usato da quel tipo era in.con.fu.ta.bil.men.te di
sfida.
Come
osava?
«
A quest'ora? » ribatté Sasori « Doveva trattarsi
di qualcosa di importante... » aggiunse, glaciale come la
marionetta che era stato.
Sakura,
in mezzo ai due, realizzò che in quel momento, nel suo
salotto, si stesse svolgendo un vero e proprio scontro tra titani.
All'angolo destro: Sasuke Uchiha da Konoha, campione del mondo di
indifferenza e presunzione; dotato di orgoglio smisurato e affetto da
egocentrismo patologico. All'angolo sinistro: Akasuna no Sasori da
Suna, ex marionetta priva di sentimenti umani, freddo e calcolatore;
affetto anche lui da uno spiccato egocentrismo, un po' macabro, che
lo aveva portato a diventare di legno per raggiungere la perfezione.
Chi
l'avrebbe spuntata? Difficile a dirlo.
Avvolta
dal braccio di Sasori e con lo sguardo di Sasuke addosso, cominciò
a scorgere in quella situazione paradossale, un qualcosa di
impensabile, impossibile.
"
Shannaro! " esclamò
dentro si sé prima di poggiare la mano, fino a quel momento
rimasta inerme sul fianco, su quella dell'Akasuna, non per mettere
carne sul fuoco, ma semplicemente per la necessità concreta di
un appiglio che le consentisse di non svenire.
Ovviamente
Sasuke non comprese il vero senso di quel gesto e, scambiandolo di
nuovo per uno sciocco tentativo di farlo ingelosire, fulminò
la ragazza con lo sguardo, cagionando così un ennesimo
fraintendimento. Forse il più grave.
«
Mia madre necessitava di sapere se Sakura gradisse la zuppa di
gamberetti » dichiarò l'Uchiha, sentendosi un po'
stupido, ma in fondo era quello il motivo per il quale era lì.
"
Sua madre??? Cosa c'entra sua madre adesso?
" si chiese
Sakura, traducendo la sua confusione in uno sbattimento convulso di
ciglia.
"
Sorpresa, eh? " gioì
l'Uchiha, conscio di aver guadagnato un punto a suo favore.
«
Ah! La cena settimanale a casa dei tuoi genitori. » rammentò
Sasori, ghignando « Dal fratello di Itachi mi sarei aspettato
qualcosa di meglio. Continui a usare la tua famiglia per tenerla
legata a te. » concluse con sdegno.
"
Io cosa?"
"
Lui cosa?"
L'ultima
affermazione di Sasori scatenò un tripudio di palpebre
sbattute e face palm di costernazione.
"
So che le cose tra voi non sono andate come ti aspettavi"
Quello
che sua madre gli aveva detto solo poche ore prima, adesso gli sembrò
un po' più chiaro, benché avesse tentato con tutto se
stesso di non cogliere il nesso che vi era tra quelle parole e
l'affermazione di Sasori.
Sasuke
sentì un chiaro brivido di terrore scorrergli lungo la colonna
vertebrale, mentre Sakura, al contrario, di eccitazione e gioia. Quel
mondo iniziava a piacerle, e molto anche.
«
Fatti gli affari tuoi... » sbraitò l'Uchiha, cercando di
ricordarsi il nome di quell'individuo che lo stava facendo uscire
fuori dai gangheri.
«
Sasori » concluse Sakura, vedendolo in difficoltà.
«
Sì, appunto... Sasori » ripeté l'Uchiha, sputando
fuori il suo nome come un insulto.
«
Gli hai risposto? » chiese a quel punto l'Akasuna alla ragazza.
Sakura
scosse la testa e lui la invitò con un cenno del capo a
rispondere alla domanda dell'Uchiha in modo che si levasse dalle
scatole.
«
P-puoi rassicurare tua... » le sembrava assurdo proferire
quella parola « M- madre. La zuppa di gamberetti mi piace
molto. Ringraziala da parte mia. » " E dille
anche che, malgrado le apparenze, ho sempre amato suo figlio più
della mia stessa vita"
avrebbe voluto aggiungere, ma per ovvi motivi preferì stare
zitta.
«
Bene, ora hai la tua risposta. » decretò Sasori,
facendogli gentilmente capire che non avesse più alcun valido
motivo per trattenersi.
Sasuke
non riusciva a crederci: sconfitto su tutta la linea. Come era potuto
succedere?
Digrignando
i denti e stringendo i pugni si avviò verso la porta e proprio
nel momento in cui ebbe impugnato la maniglia, si ricordò che,
di norma, l'ultima parola in qualunque discussione fosse sempre stata
la sua.
«
Dimenticavo... ero venuto anche per un altro motivo. Kakashi-sensei
desidera parlarci. »
«
Va bene » annuì Sakura « Domani mattina al solito
posto? »
«
No » le rispose Sasuke, di spalle, con un sorriso trionfante
dipinto sul viso « Adesso!»
«
Adesso??? » chiesero all'unisono gli altri due.
"Io
non perdo mai"
«
Deve trattarsi di qualcosa di importante se Kakashi-sensei vuole
vederci a quest'ora » si allarmò Sakura, liberandosi
dell'abbraccio di Sasori.
«
Sicuramente. » le confermò Sasuke, sentendo chiaramente
sulla sua pelle lo sguardo straripante di odio che il ragazzo gli
stava riservando.
«
Andiamo allora, cosa stiamo aspettando? »
"Che
genio!"
«
Mi dispiace, ci vediamo dopo »
Sakura
sentì di dover dire qualcosa a Sasori che, ancora con
l'asciugamano in vita, aveva assistito attonito a quella che a naso
aveva tutta l'aria di essere una messa in scena. Forse aveva
sottovalutato l'Uchiha.
In
realtà sembrava diverso dal solito, più sicuro di sé,
più determinato, meno farfallone.
«
Si tratta di lavoro, dopotutto. Vai, ti aspetterò qui.»
le disse, lanciando un'occhiataccia all'Uchiha, il cui ego stava
sghignazzando ferocemente « Ma prima... »
Le
afferrò la nuca e la baciò con foga – e con la
lingua – mantenendo lo sguardo fisso sul rivale, il cui ego
aveva smesso contestualmente di sghignazzare, rinchiudendosi in un
irreversibile silenzio. E di nuovo il viso di Sasuke si era
trasformato in quello di una triglia morta, ma non da svariati
giorni... da mesi interi. Una putrescente triglia... ecco a cosa
assomigliava con quelle labbra spalancate e gli occhi strabuzzanti.
In
tutto questo Sakura aveva rischiato di soffocare un paio di volte e
dall'emozione e a causa della lingua di Sasori che aveva, in quei
pochi istanti, esplorato per intero la sua cavità orale.
Il
suo primo bacio.
Sasori
l'aveva baciata e... davanti a Sasuke!
Roba
da matti!
Sakura
non sapeva se saltare di gioia o sperare che il terreno la
inghiottisse.
Quando
Sasori le aveva, infine, consentito di respirare, lei d'istinto si
era girata verso Sasuke che, riuscendo a riposizionare le labbra e
gli occhi in tempo record , aveva ripristinato la sua classica
immagine da gufo impagliato.
«
A dopo » sussurrò, rossa fino alla punta dei capelli,
raggiungendo il compagno di Team sulla porta con una mano poggiata
sulle labbra umide.
Sasuke
e Sasori si lanciarono un'ultima, eloquente, occhiataccia, il cui
significato era pressoché questo: " Non finisce qui "
.
Sasuke
aveva vinto lo scontro, ma non la battaglia – di questo era
consapevole. Sicuramente questa faccenda di Sasori avrebbe complicato
ulteriormente la situazione.
Oltre
allo stupore, inconsciamente aveva provato anche qualcos'altro quando
quel tizio dai capelli rossi aveva baciato Sakura, una specie di
fastidio fisico, come un blocco intestinale. La bocca dello stomaco
gli si era chiusa e aveva sentito le budella attorcigliarsi. Forse
era stato il fatto che lui l'avesse baciata a sfregio, per
dimostrargli che era sua: nei suoi occhi aveva visto chiaramente una
scintilla di soddisfazione mentre affondava la lingua nella bocca di
Sakura.
"Che
se la prendesse pure. É tutta sua!" si disse, ma
volgendo lo sguardo verso la ragazza che stava camminando al suo
fianco, risentì nuovamente quella fastidiosa stretta allo
stomaco, notando come continuasse a toccarsi le labbra e a sorridere
e ad arrossire.
Percepì
un'inspiegabile sensazione, un misto di rabbia e risentimento –
più comunemente denominata "gelosia" –
crescergli dentro e diffondersi in tutto il corpo, mentre una serie
di domande iniziavano ad affollargli la mente.
Chi
era quel Sasori?
Come
faceva Sakura a conoscerlo?
Che
rapporto c'era stato nella realtà tra quei due?
A
Sakura era piaciuto quel bacio?
Quest'ultima
domanda si aggiunse alle altre senza un motivo valido – o
almeno si convinse che fosse così.
La
possibilità che quel tizio fosse stato il fidanzato di Sakura
anche nel loro mondo non sembrava poi così remota.
Probabilmente, durante la sua assenza, Sakura si era gettata tra le
sue braccia per superare il dolore insopportabile cagionato dalla
sua mancanza. Doveva aver sofferto davvero molto per aver scelto
di stare con un tizio dai capelli rossi e con uno scorpione tatuato
sul petto – di pessimo gusto davvero. Di conseguenza, la sua
eccelsa mente, aveva trovato anche una ragione valida al perché
Sakura si fosse presentata, inspiegabilmente, nel Paese del Ferro con
l'intento di eliminarlo: per vivere con serenità la sua nuova
storia d'amore senza temere che lui potesse tornare – era
sempre stato particolarmente predisposto a giungere a conclusioni
affrettate.
"Vipera!"
ringhiò dentro di sé, guardandola con odio.
«
Dove dobbiamo incontrarci con Kakashi – sensei? » chiese
ingenuamente Sakura, davvero convinta che a quell'ora Kakashi non
avesse di meglio da fare che organizzare riunioni straordinarie –
convintissima.
«
Nh! » mormorò Sasuke che, avendo focalizzato tutte le
sue energie psichiche per averla vinta su quel Sasori, non aveva
pensato al dopo, a cosa avrebbe detto a Sakura per spiegarle che "No,
non avevano alcun appuntamento con Kakashi- sensei"
«
Non abbiamo nessun appuntamento con Kakashi-sensei, vero? »
Sasuke
aveva sottovalutato la sua perspicacia – Che stupido! Sakura
era sempre stata molto intelligente, inutile, ma intelligente.
Incassò
con eleganza il colpo e scosse con grazia la testa per confermare la
sua supposizione e salvare il salvabile.
«
Lo immaginavo » dichiarò lei, sospirando.
«
Chi era quello? » le chiese Sasuke, di colpo, modulando il tono
della voce in modo tale che quella sembrasse una domanda di
circostanza, tipo : "Che tempo è previsto per domani?"
«
Sasori, dici? »
"Perché
ce ne sono altri?" si
chiese, in preda a un inspiegabile terrore.
Sasuke
si limitò ad annuire e deglutì una litrata di bile.
«
Akasuna no Sasori, nukenin di livello S del Villaggio della Sabbia,
sconfitto dalla qui presente e da Chiyo- baasama nel covo
dell'Akatsuki. » gli spiegò Sakura con un certo
orgoglio.
"Sconfitto
da lei? Nel covo dell'Akatsuki?"
Non
solo Sakura era stata in grado di sconfiggere un temibile nukenin –
e di per sé questa cosa aveva dello straordinario, ricordando
quanto fosse debole ai tempi dell'Accademia – ma quel che più
gli rodeva era che fosse riuscita a trovare il covo dell'Akatsuki
prima di lui che, all'epoca, era ancora il "toy- boy" di
Orochimaru.
«
Quando l'ho affrontato... beh...» continuò Sakura,
toccandosi di nuovo le labbra e arrossendo « lui non era
proprio com'è adesso.»
«
Che intendi? » indagò Sasuke, stranamente incuriosito.
«
Lui era... come posso spiegarti...»
"Era?"
L'attesa lo stava uccidendo.
Perché Sakura non era in gardo di parlare come tutte le
persone normali? – come lui, s'intende.
Perché doveva metterci tutta quella enfasi, quell'attesa
snervante, quell'emozione? – e non usare un
linguaggio comprensibile solo per forme aliene dotate di
un'intelligenza superiore.
«
Una marionetta » Sakura sputò fuori il rospo, sperando
che non la prendesse per pazza.
Sasuke,
a stento, riuscì a trattenere una delle sue mefistofeliche
risate.
"
Quel tizio era una marionetta? Sakura aveva baciato una marionetta?"
Ci poteva essere niente di più divertente? "Ti è
andata male anche questa volta, cara la mia Sakura."
«
Sì, ma adesso... adesso è diverso. É umano! »
esclamò la ragazza, stroncando l'ilarità dell'Uchiha «
Come può essere accaduto, Sasuke-kun? »
"
Già, come può essere accaduto?" ringhiò
Sasuke nella sua mente, tentando di trovare il bandolo della matassa
in cui si era trasformato di nuovo il suo stomaco.
«
Non mi fido di lui. » dichiarò caustico « E
neanche tu dovresti. Dopotutto è un nukenin e non sappiamo se
c'entri qualcosa con quello che è accaduto. » concluse,
notando nella ragazza un moto di entusiasmo dovuto sopratutto
all'ultima parte del discorso nella quale inconsciamente aveva
mostrato una sorta di preoccupazione, interesse, nei suoi confronti.
«
Anche tu sei un nukenin, Sasuke-kun » osservò Sakura con
arguzia « Ma io mi fido di te » aggiunse, voltando il
viso dall'altro lato, imbarazzata.
"E
sbagli! Perché alla prima occasione ti ucciderò,
donna." avrebbe voluto dirle, ma preferì evitare: sua
madre non avrebbe approvato.
«
Sai, vestito così... come dire... normale...»
Eccola
che ricominciava con i complimenti. Andava fermata e subito.
«
Troviamo un posto tranquillo, dobbiamo parlare di cose serie »
E per cose serie Sasuke intendeva "la cena a casa dei suoi
genitori".
Note
Autrice
Ok,
questi sono eventi storici! Non aggiornavo a così poca
distanza di tempo da "Voce del verbo amare". Bei tempi
quelli! Pubblicavo anche un paio di capitoli al giorno, mentre adesso
sono costretta a rieditare vecchie storie per dimostrare di essere
ancora viva. Che depressione!
:-(
In
questo capitolo abbiamo visto Sasori baciare Sakura ^^
Non
ammazzatemi, sono una Sasusaku, lo sapete bene e sapete anche che mi
piace da matti far attorcigliare lo stomaco all'Uchiha. L'eterno
rapporto di amore e odio tra me e il personaggio di Sasuke mi porta
spesso a trattarlo male. Prima o poi si vendicherà! :-)
Come
avrete potuto notare, alla fine ho deciso di modificare il
sottotitolo: "Il blocco intestinale" mi garbava di più.
Spero
che anche questo capitolo, pubblicato prima del previsto, vi sia
piaciuto. Non ho ancora risposto alle recensioni che avete lasciato a
quello precedente perché mi sono dedicata a rivedere questo,
pensando che sicuramente lo avreste gradito di più – o
almeno spero. Conto, comunque, di rispondere in serata. Intanto vi
ringrazio di cuore per tutte le vostre belle parole che mi spronano a
revisionare in fretta i capitoli di questa storia e mi riempiono il
cuore di gioia.
Un
bacione
Blueorchid31
Spoiler
«
Avete mangiato?» chiese loro Shikamaru con un tono fin troppo
amichevole, invitandoli a sedersi.
«
Sai parlare solo di cibo!» sbuffò Chōji,
incrociando le braccia.
«
Se il cibo non ti piace, non è un mio problema! »
ribatté il Nara « Hey ragazzi, che ne dite se dopo
andiamo a ballare? » aggiunse, mimando una specie di danza.
Inutile
dire che Sasuke e Sakura rimasero abbastanza sconcertati da quei
comportamenti. Sasuke ricordava Shikamaru come un tipo apatico,
abulico, mentre Chōji come un ciccione perennemente affamato.
Ipotizzò che forse, nel tempo, fossero cambiati. Sakura,
invece, che aveva un ricordo di loro un po' più fresco, iniziò
seriamente a temere il peggio.
|