Ehm ehm. Mi
vergogno quasi * *
Prima di tutto
volevo veramente scusarmi per il mio immane imperdonabile
mastodontico ritardo. E' stato un po' un periodaccio con scrittura e
tutto il resto. L'ispirazione era andata in vacanza e con lei anche
la mia voglia di scrivere. Avevo buttato giù alcune bozze, ma
mi facevano tutte schifo, quindi ho preferito aspettare per
riprendere la storia.
Il capitolo è
"strano" vi avverto, non è affatto la trama che
avevo programmato, ma mi è venuta giù così di
botto, mi sembrava di veder apparire sullo schermo le parole di un
altro, e invece è tutta farina del mio sacco. Gli avvenimenti
hanno preso una piega del tutto inaspettata. No, non vi preoccupate
Ron e Hermione ci sono sempre, insieme ai loro problemi, avevo
intenzione di dedicare tutto questo capitolo alla loro "storia"
ma dai picchia e mena, è finita diversamente.
Il prossimo
capitolo sarà solamente su loro due.
Basta, vi sto
annoiando a morte, lo so! ^^;;
Scuse
infinite. Ecco il 10imo capitolo! Spero vi piaccia!
Baciotti
HERMIONE
WEASLEY
______________________________________________________________________
Let
Love Be Your Energy
Lascia
che l'amore sia la tua energia
10
And
if you've got no love for me then I'll say goodbye
If
you're willing to change the world
Let
love be your energy
I've
got more than I need
When
your love shines down on me
If
you're willing to change the world
Let
love be your energy
I
can't contain how I feel
When
your love shines down on me
Let
Love be Your Energy, Robbie Williams
La
sensazione dell'acqua che ti scivola addosso. Acqua bollente, fumante
che corre sulla pelle, in una corsa folle e irrefrenabile. E insieme
a quell'acqua sembra che anche i tuoi problemi vengano portati via,
uno ad uno, senza esclusione di niente. E ti senti una persona nuova,
con una vita nuova e nessun ostacolo ti sembra poi tanto
insormontabile.
Questa
magra, piccolissima consolazione rimaneva ad Hermione. I vestiti
appallottolati sul pavimento, i rubinetti della vasca aperti, fumo in
tutta la stanza, come in un'enorme sauna.
I
suoi movimenti erano meccanici, stizziti, probabilmente non si stava
minimamente rendendo conto di quello che stava facendo.
La
testa svuotata di ogni suo pensiero, i suoni ovattati, la vista
annebbiata, il fumo che ti impedisce qualsiasi distinzione di ciò
che ti circonda. Il vuoto.
Uscì
dalla vasca, trascinandosi lungo il bordo e poi tirandosi su con
estrema fatica. Afferrò uno degli enormi asciugamani che
facevano bella mostra sui radiatori della stanza. Aprì la
porta del bagno accompagnata da un nube di vapore candido. Si strinse
nell'asciugamano alla bell'e meglio. I capelli fradici le stavano
appiccicati sulla fronte, sul viso, lungo la schiena e le spalle. Si
abbandonò sul letto, e prima di potersene rendere conto, stava
già dormendo.
*
Nebbia.
Una nera collina. Ombre. Suoni, sussurri. Il vento. I corvi che
volano in tondo. Freddo. Il cielo grigio. La pioggia. Brividi.
Sussurri. Una voce. Una ragazza. Un'ombra. Spirito. Voce spezzata,
voce incrinata. Paura. Brividi. Parole. Nessun senso. Urlo. Nessun
suono. Striscio, gattono, mi trascino. Una lapide. Iscrizioni.
Elisabeth.
Morta. Uno spirito. Occhi di fuoco. Grido. Nessun suono. Tremo.
Brividi. Paura.
Il
buio.
Vendetta.
*
Hermione
si svegliò di soprassalto. Aveva freddo. Si mise a sedere sul
letto, ma dovette stendersi praticamente subito. Si sentiva la testa
pesante, le palpebre di piombo.
La
fronte imperlata di sudore. Tremava. Non avrebbe saputo dire
esattamente perchè stesse
tremando. Quegli occhi. Due tremendi occhi di fuoco che la
squadravano fissi e dopo, un urlo agghiacciante. Il sangue che si
gela il cuore che cessa di battere, voglia di urlare e nessun suono
che ti esce dalle labbra, voglia di correre e le gambe incollate
irrimediabilmente al terreno. La collina nera, i corvi e le lapidi.
Hermione
tentò di fare mente locale. Doveva essere un cimitero,
probabilmente il piccolo Campo Santo che si stendeva a qualche miglio
da Hogsmeade.
Non
dovette farsi molte domande per capire chi fosse quella ragazza. Si
strinse nell'asciugamano e solo allora si rese conto di non essere
vestita.
Si
costrinse ad alzarsi dal letto, non aveva nessuna intenzione di stare
a vegetare tra le coperte. Una strana e assurda convinzione andava
via via facendosi strada nella sua testa.
Lei
l'aveva chiamata, Lei aveva richiesto la sua presenza. E
Hermione non poteva far altro che ubbidire.
Sarebbe
andata al cimitero, un mazzo di fiori, e qualche lacrima. Si sentiva
in dovere di farlo e l'avrebbe fatto.
Raggiunse
l'armadio molto lentamente e cominciò con altrettanta flemma a
vestirsi. Prese le prime cose che le capitavano sottomano, era già
tanto che il cervello stesse rispondendo ai suoi deboli impulsi, non
aveva nessuna voglia né forza di pensare alla moda in quel
momento.
Legò
i capelli in una coda di cavallo, si infilò il mantello e
scese le scale.
Giunse
nella Sala d'Ingresso, era deserta. Doveva essere molto presto e in
effetti quando uscì sui prati si rese conto che potevano
essere al massimo le sei del mattino. La luce era poca, e il buio
inghiottiva ancora gran parte del parco.
Camminò
in solitaria in direzione del sentiero per Hogsmeade, solo allora si
rese conto che in tutto quel verde, qualcosa non andava.
Una
persona si muoveva in penombra nei pressi del lago. Alta con i
capelli rossi. Era Ron, senza ombra di dubbio.
Si
voltò facendo per andargli incontro, ma si bloccò
all'istante.
Aveva
passato i primi dieci minuti di dormiveglia tentando di capire che
cosa avesse fatto la sera precedente, ma un po' per gli strascichi
dell'alcool un po' per il gran mal di testa che aveva, non era
riuscita a ricomporre quel puzzle, per ora rimasto ancora irrisolto.
Vedendo
Ron qualcosa era tornato fuori, come un fiore che sboccia
all'improvviso, inavvertitamente, stupendo tutti i presenti.
Qualcosa
le stava impedendo di andare da Ron, una sensazione, la
consapevolezza di aver fatto qualcosa. Di avergli
fatto qualcosa.
Hermione
era una persona puntigliosa estremamente pignola e attualmente non
sapere quello che lei stessa aveva fatto, la stava mandando nei
pazzi. La irritava, e non poco.
Cosa
aveva detto a Ron? Che cosa gli aveva fatto?
Le
sembrò tutto così assurdo. Lei, sempre precisa e pronta
a tutto, non aveva la risposta a quella domanda. Ron, sicuramente non
l'aveva vista, decise quindi di fare silenziosamente retromarcia e
evitare la sua compagnia fino a che non avesse scoperto gli
avvenimenti della sera precedente.
Le
sembrò inutile stare a rimuginarci troppo sopra, non le
sarebbe venuto in mente niente sforzando le meningi in quel modo.
Doveva aspettare, pazientare e attendere, che qualcosa o qualcuno le
facessero tornare vividi nella mente i ricordi della serata che la
notte si stava portando via con sé.
*
Rabbrividì
stringendosi ancora di più nel golf color porpora che la
Signora Weasley gli aveva mandato , secondo l'ultima lettera di Bill,
Molly ne aveva fatto uno per tutti i membri dell'Ordine. Sorrise al
pensiero di sua madre intenta alla lavorazione di una ventina di golf
fatti a maglia.
Fece
una smorfia al pensiero di Piton con uno stupendo golf verde scuro,
con le iniziali "SP" lavorate sul petto.
Stupido
Pappacefalo pensò Ron.
Era
la terza volta che faceva il giro del lago, rimuginando, camminando
senza sapere bene dove stesse andando. Aveva freddo ma nessuna
intenzione di coprirsi di più. Non aveva dormito molto quella
notte. Le parole di Hermione gli rimbombavano nella testa. Non sapeva
esattamente come comportarsi di fronte a un tale fiume di parole in
corsa. Una parte di lui si sentiva offesa, in effetti non erano state
affatto amorevoli le frasi che la ragazza gli aveva rivolto, ma
l'altra si sentiva soddisfatta perchè in fondo quel mucchio di
insulti non servivano ad altro che nascondere una dichiarazione, e
più ci pensava e più la cosa gli sembrava palese.
Hermione
provava qualcosa per lui, era evidente, ma adesso il problema era
rendersi conto di quello che lui provava
per lei. E attualmente, quello per Ron, era il problema più
complicato davanti al quale si fosse mai trovato.
Ma
d'altronde, le sue avventure, le sue esperienze non erano state forse
che vani tentativi per cercare di colmare quel vuoto? Quel vuoto che
lei creava in lui. Quel vuoto che avrebbe voluto riempire con attimi
e momenti vissuti con lei e con nessun'altra. Non era forse la
disperata ricerca di sicurezza? Aveva bisogno di convincersi che
Hermione per lui non era che un'amica, una splendida incredibile
amica che gli stava accanto nei momenti difficili che lo sorreggeva
negli attimi di smarrimento. Eppure c'era sempre stato un vuoto tra
di loro, una distanza che in qualche modo andava colmata, e che Ron,
seguendo chissà quali pensieri, aveva riempito con altre
ragazze. Le sue avventure fisiche o metaforiche che fossero non
l'avrebbero più stimolato né appagato, si era reso
conto che avrebbe scambiato mille notti con una qualsiasi di loro in
cambio di un sorriso di Hermione. Un sorriso di quelli che solo a lui
riservava, un sorriso carico di emozioni e affetto, di cui Ron non
aveva forse mai capito il significato, se non quando gli erano venuti
irrimediabilmente a mancare. L'aveva allontanata da sé,
estraniata dalla sua vita e adesso ne pagava le conseguenze. Cosa
credeva? Che Hermione fosse un automa, uno stupido pezzo di latta che
non provava alcuna emozione?
Bè
la sera precendente lei gli aveva dato la prova che contraddiceva
tutto questo.
Era
ubriaca, lo sapeva, ma aveva visto quel bagliore nei suoi occhi,
quella sincerità nelle sue lacrime, che adesso era
praticamente convinto che gli avesse detto la verità, verità
che era rimasta racchiusa nei pensieri di lei, una manciata di
emozioni represse.
Una
folata di vento gli spettinò i capelli. Lo costrinse ad alzare
lo sguardo verso la collina che portava all'Ingresso del castello.
Fu
un attimo. E la vide. Era praticamente certo che la cosa non fosse
stata reciproca, lei era voltata verso il sentiero per Hogsmeade e
solo per qualche remoto e assurdo caso avrebbe potuto rendersi conto
di essere stata vista.
Le
andò dietro facendo ben attenzione a non farsi sentire.
L'avrebbe seguita, tenendosi a debita distanza. Capì che
probabilmente era una delle sue solite cavolate, ma stavolta volle
andare fino in fondo.
*
Nonostante
fossero le sette passate il cielo era rimasto grigio e pieno di
nuvole.
Hermione
si trovava davanti ad un cancelletto arrugginito che la sorpassava di
poco in altezza. Al di là di questo i morti riposavano.
Il
vento ululava e i corvi volavano sulla sua testa. Qualche albero
spoglio rompeva la monotonia del Campo Santo.
Allungò
una mano tremante verso il cancello e lo spinse.
Si
aprì con un sordo e angusto cigolio. E tutt'a un tratto l'idea
di andare lì da sola le sembrò la cosa più
stupida di questo mondo.
Ma
ormai era arrivata fino a lì, perchè non andare avanti?
Che aveva da perdere?
Niente,
le sembrava di aver già perso tutto.
Lasciò
il cancelletto aperto e si avviò su per uno stretto viottolo
che divideva due immensi prati verdi. Tante piccole lapidi di forma e
dimensioni diverse lo costellavano.
Ogni
tanto un mazzo di fiori, qualche margherita gialla o un crisantemo
viola, facevano capolino dalla massa monocroma che le si stendeva
davanti agli occhi.
Non
sapeva esattamente come avrebbe fatto a trovare la tomba di
Elisabeth, ma fu come se quello fosse l'ultimo dei suoi problemi.
Camminava
lentamente. I corvi gracchiavano. Il vento ululava.
Si
lasciò trasportare verso ovest, in una parte di cimitero dove
il poco sole non batteva.
Una
lapide attirò la sua attenzione. Era molto grande. Un angelo
con le ali spiegate vi stava sopra. Vi si avvicinò non si
scompose minimamente quando lesse il nome sul marmo.
Elisabeth
Taffin
Agosto
1978 - Ottobre 1992
Allungò
le dita verso le scritte ripassandone il contorno. Quando si rese
conto che qualcosa non andava. La lapide diceva Ottobre 1992, ma non
era possibile! Quello era l'ottobre del 1997, Elisabeth era morta
solo pochi giorni prima e non cinque anni addietro. Si sentì
rabbrividire. Ma subito prese coscienza degli avvenimenti. Qualcuno
le stava giocando uno scherzo un terribile scherzo. Cominciò a
controllare tutte le tombe e ogni iscrizione che leggeva più
il sangue le si gelava nelle vene.
Su
ogni lapide, le medesime parole:
Elisabeth
Taffin
Agosto
1978 - Ottobre 1992
Fece
immediatamente marcia indietro, doveva essere una trappola, un
inganno, qualcuno voleva confonderla, spaventarla. Corse in direzione
del cancelletto, la testa ancora girata verso l'angelo di pietra.
Andò a sbattere contro qualcosa o meglio qualcuno.
Alzò
gli occhi incrociando quelli azzurri e spauriti di Ron.
Iniziò
a scuotere la testa mettendoglisi a fianco. Tentò di parlare
ma la gola era secca e arida, nemmeno una parola uscì dalle
sue labbra. Fu lui a parlare per primo.
-Herm,
che sta succedendo?-
Le
si fece istintivamente più vicino, entrambi si guardavano
attorno.
Hermione
aveva le labbra incollate, serrate l'una contro l'altra.
Poi
all'improvviso una sagoma scura attirò la sua attenzione.
Strattonò
la manica di Ron in modo che anche lui guardasse da quella parte.
Via
via che si faceva più vicino, Hermione ne distingueva i
lineamenti dolci, l'espressione gentile, il pastrano nero, i baffi
argentei.
Era
quell'uomo il padre di Elisabeth, quello che aveva incontrato alla
Testa di Porco il giorno prima.
Hermione
deglutì facendo scivolare la sua mano in quella di Ron.
L'uomo
si faceva sempre più vicino.
Quando
non ci furono che un paio di passi a dividerli dall'individuo, l'uomo
parlò.
Aveva
gli occhi bianchi, le braccia rigide lungo il corpo.
-Sei
bella come lei- sussurrò.
Hermione
si sentì mancare la terra sotto i piedi. E all'improvviso una
fiammata, il calore del fuoco e l'uomo inghiottito dalle fiamme,
lingue rosse che gli attanagliavano le membra.
Ron
sgranò gli occhi stringendo la presa sulla mano di Hermione,
entrambi troppo spaventati per parlare. La cosa macabra era che
l'uomo non batteva ciglio rimaneva impassibile via via che le fiamme
lo consumavano, non un grido, un gesto, niente di niente. Quegli
occhi bianchi che fissavano il vuoto.
E
all'improvviso, così come erano arrivate, le fiamme si
dileguarono, e al loro posto, una figura alta magra, il viso scavato,
i capelli lunghi neri, una donna longilinea dai tratti marcati.
-Lestrange-
fu tutto quello che Hermione riuscì a dire.
La
donna scoppiò a ridere.
-Ahahahah!
Stupida mezzosangue, dovresti vedere la tua faccia.- si fece seria
-Hai per caso visto un fantasma?- ricominciò a ridere
tenendosi le mani sulla pancia.
Era
lì sola con l'assassina di Sirius e la mano di Ron stretta
nella sua.
_______________________________________________________________________
E
vabbè io l'avevo detto che era strano, si discosta da tutto il
resto, ma è stato tutto quello che sono riuscita a fare!
Adesso
vedrò di riprendere il ritmo di scrittura, come si
conviene^^;;
Io
e Nightmare abbiamo
un'idea in cantiere per una ff insieme, nevvero Fede?
Bè
vedremo che cosa viene fuori.
E
poi...e poi anche una con Cho89
si si, promesso Sari :*
E
insomma se avessi il tempo vi ringrazierei uno ad uno, ma purtroppo
non ne ho nemmeno a pagarlo oro.
La
prossima volta farò i ringraziamenti personali, uno ad uno,
promesso.
Scusate
questa povera pazza ^^
Ok
dopo aver implorato il vostro perdono!
Un'ultimissima
richiesta: lasciate una recensioncina da bravi!
Un
baciottone a tutti coloro che hanno continuato a seguirmi :*
Grazie
grazie grazie
Hermione
Weasley
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