Amici?
Io non ho amici!
John
era seduto sulla solita panchina, quella delle pause caffè,
quando il
lavoro in clinica diventava troppo stressante o troppo noioso. Di
solito era la seconda opzione: noioso.
Harry lo aveva raggiunto per fare due parole, per
riallacciare i
rapporti, ma John non sembrava prestarle molta attenzione.
Continuava
a ripensare alle lettere, a come quel Sherlock William Scott Holmes
avesse fatto irruzione nella sua vita in una fredda serata londinese,
prima ancora che Baker Street li mettesse in collegamento.
Era
in licenza, era la serata prima di ritornare in Afghanistan per un
altro anno. Tante ne erano successe, ma quell'episodio gli era sempre
rimasto in mente: una rissa in un locale, un uomo che non aveva
decisamente l'aspetto del tipico frequentatore di pub, alcune battute
volgari e lui che si era messo in mezzo per difendere uno sconosciuto.
Sconosciuto
con cui poi era andato a bere una birra; per quello che ne sapeva
poteva essere davvero un serial killer. Eppure si era istintivamente
fidato.
L'ultima
lettera, poi, lo aveva particolarmente colpito. Non era la solita
lettera di crimini e esperimenti scientifici. Da quando si erano
incontrati dal vivo, Sherlock era diventato più amichevole,
quasi
cortese.
Sono passato nel tuo
nuovo quartiere.
Quello
in cui abiti nel 2010.
Adesso
ci abita una gattara.
Mai
visti tanti gatti sotto una finestra.
E' un bel quartiere ma manca
qualcosa.
Recinti bianchi, cani..cosa
manca John? Abiti in periferia.
Ti manca la
città.
Vuoi ridere?
Mi manca un albero in
giardino.
Abito in periferia, un
albero dovrebbe essere un mio diritto.
- Come va con Mary? - chiese Harry, che da almeno cinque minuti aveva
smesso di messaggiare con la sua amica.
-
Bene - rispose lui. In realtà non andava né bene
né male. Prima di
andare a vivere assieme però, gli sembrava tutto molto
diverso. Forse
era proprio la routine che lo stava ammazzando e stava deteriorando il
loro rapporto. Tornava a casa dal lavoro, facevano qualche chiacchiera,
guardavano la tv e andavano a dormire.
C'erano
le serate con gli amici, pub, cinema. Però non si sentiva
davvero
realizzato e finiva per sentirsi in colpa. Mary era una brava ragazza,
dolce e premurosa, lo aveva aiutato ad uscire dalla depressione post
traumatica, anche se non ne era del tutto certo. Non meritava di stare
con un uomo che si era rassegnato a vivere una vita
ordinaria senza
stimoli.
Forse doveva solo smetterla di pensare
ad una vita diversa, doveva smetterla di restare in attesa
dell'arrivo dell'avventura. L'avventura era finita, non
sarebbe più
successo. Era stato in guerra e ora doveva tornare alla vita civile,
casa - lavoro - pub.
- Loquace - ribatté Harry,
critica. Guardava John così spento e si sentiva male per
lui. Prima di
partire per il servizio militare era così diverso, aveva
degli
obiettivi, delle ambizioni. Adesso era vuoto, spento.
- Scusa Harry, ma... -
- Cosa? State insieme da pochissimo e non sembri tanto entusiasta.. Non
credo che poi migliorerà -
-
Grazie dell'incoraggiamento - fece lui, guardandola torvo. Come poteva
criticarlo, proprio lei che aveva divorziato da una donna
così paziente.
- C'è un'altra persona? - fece la sorella a bruciapelo.
John quasi si soffocò con il suo caffè - Come
dici? -
- Sei strano, stai lì a rimuginare, ogni tanto sorridi tra
te.
Hai incontrato qualcuno di speciale? Più speciale di Mary? -
John
aprì la bocca per dire qualcosa ma poi la richiuse
immediatamente. Era
più l'idea di un'altra persona e di una vita diversa.
***** *****
15 dicembre 2010
Ho una sorella,
ma non andiamo molto d'accordo.
Ha divorziato da poco e
ancora parliamo a stento.
E' un ex alcolista e
prima che tu lo deduca, io non approvo.
Non so perché
te lo sto scrivendo in realtà.
Forse perché
trovo terribilmente difficile confidarmi con le persone, dirlo a voce
alta
Ma scriverlo, beh
è diverso.
Mi sento più
a mio agio.
Non occorre nemmeno che
mi rispondi, magari non sapresti cosa dire.
16 dicembre 2008
Ho
un fratello, Mycrift, più grande di me ed è dannatamente
fastidioso.
Sta
sempre a controllarmi, come se non fossi in grado di badare a me stesso.
John
era davanti alla cassetta di Baker Street quando la lettera
arrivò.
Pensò che poteva dare il via ad una specie di chat, per cui
rispose
subito, sperando Sherlock lo notasse.
16 dicembre 2010
Già, come nel
pub.
John
restò a fissare la cassetta in trepidante attesa, voleva che
Sherlock
fosse ancora lì, che avesse perso tempo a recuperare una
penna al piano
di sopra, ma che stesse per rispondergli.
Ciao
John,
Non
era la prima volta che rimanevo coinvolto in una rissa.
John sorrise.
Immagino che chiunque ti conosca
voglia prenderti a pugni.
Per questo tuo fratello
si preoccupa.
Mio
fratello si preoccupa per niente.
Cosa fa di così
fastidioso?
Lavora
per il Governo.
Intendevo nei tuoi confronti,
non per il resto dell'umanità.
Scusami
John, la signora Hudson mi sta chiamando.
Credo
sia la polizia.
Spero non per arrestarti.
Forse.
Ma
dubito telefonerebbero prima.
S.H.
***** *****
Nei
giorni successivi, John si era recato più volte in
biblioteca e aveva
setacciato ogni sito internet alla ricerca di indizi per il caso di
Sherlock. Sperava ardentemente di trovare una foto trionfante del
detective a fianco dell'assassino dei pub. Ma non c'era alcuna traccia,
nemmeno una riga in cronaca. C'erano articoli riguardanti gli omicidi,
ma nessun colpevole era stato arrestato né vi erano articoli
riguardo
il detective.
Non mi piace la pubblicità, non lascio che parlino di me sui
giornali.
Un profilo pubblico non fa
bene al mio lavoro.
Quindi lasci che gli altri si
prendano i meriti?
I tuoi meriti?
Non lo
faccio per la gloria John.
Forse
sui giornali non parlano del killer dei pub perché
non c'è stato tanto clamore.
Probabilmente
Lestrade l'avrà arrestato e basta, senza conferenza stampa.
L'ispettore Lestrade?
E' spesso
nominato sui giornali.
E un tuo
amico?
Io non ho
amici John.
Quindi noi cosa siamo?
John
rilesse più volte quella domanda che aveva scritto e
riguardò più volte
tutte le lettere che aveva scambiato con Sherlock. Che cos'erano se non
amici? Non nel senso convenzionale del termine, ma sicuramente lo erano.
Lui
considerava il detective un amico. Cercava indizi per il suo caso,
Sherlock gli aveva minuziosamente descritto le scene dei crimini
sperando che John lo illuminasse su qualcosa che gli stava sfuggendo.
Gli aveva anche mandato delle foto delle vittime per avere un parere
medico.
Cos'era se non erano amici? Per lui era ancora un esperimento? Un modo
razionale di usare quella cassetta magica?
Forse
Sherlock aveva preso troppo alla lettera l'idea di John, che magari la
cassetta esisteva per aiutarlo a risolvere il caso.
Finì per accartocciare la sua risposta e decise di rimandare
ogni dialogo ad un altro momento.
***** *****
John
non aveva più scritto nemmeno una riga per giorni. Sherlock
non faceva
che passeggiare su e giù per le scale, aspettando di vedere
una piccola
busta bianca e qualche notizia dal dottore.
Invece non c'era
niente. Cominciava a diventare nervoso. Forse poteva scrivere lui
qualcosa, non era per forza necessario attendere la risposta di John.
Non si ricordava nemmeno cos'era l'ultima cosa che aveva scritto.
Ci pensò un attimo e poi gli venne in mente,
"non ho amici John".
Forse
lo aveva offeso in qualche modo. Forse aveva creduto si riferisse a
lui.
Erano amici? Sherlock non aveva mai definito nessuno
così e di
certo nessuno lo aveva considerato come tale.
Una
punta di panico colse improvvisamente il detective. Se John era
arrabbiato o offeso, o qualunque cosa fosse, non sarebbe ritornato
alla cassetta di Baker Street. Non finché non gli fosse
passata questa
avversione.
Sherlock si sentiva impotente, non poteva
fare niente dal passato, non aveva modo di comunicare. Se John aveva
deciso di smettere di scrivergli, lui non poteva fare niente, nemmeno
scusarsi.
Poi gli venne in mente un'idea un po' folle. Uscì
di
corsa, facendo le scale due a due, chiamò un taxi e si
fermò prima in
una agraria e poi nel futuro quartiere di John.
- Vuoi un albero John? E nel 2010 avrai un albero -
Parlò tra sé il detective, iniziando a scavare
nel giardino per piantare un piccolo acero riccio. Era un albero capace
di crescere anche in città e che in due anni sarebbe
diventato un alberello abbastanza alto da farsi notare.
La gattara non se ne sarebbe nemmeno accorta, troppo anziana
e non del tutto in sé. Forse avrebbe pensato che era sempre
stato lì quel piccolo arbusto.
Ma John lo avrebbe visto, avrebbe visto spuntare un albero
che fino al giorno prima non c'era e avrebbe capito. Era il modo di
Sherlock di chiedere scusa.
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