Contrariamente a quanto si aspettava Ataru, il pranzo che Lamù aveva
preparato era stato delizioso e il ragazzo si stava ancora leccando le dita.
"Vedo che il cibo che ho preparato è stato di tuo gradimento", disse Lamù
soddisfatta.
"Devo proprio dirlo… era tutto buonissimo, ma i sakuramochi in
particolare erano sublimi!", esclamò Ataru con le papille gustative ancora in
festa.
"Tutto merito del ricettario di tua madre che ho trovato in cucina!", ammise
sinceramente la bella aliena.
"Se penso che per tutto questo tempo non ho fatto altro che fuggire da lei
per soddisfare il mio orgoglio… che stupido sono stato!", si rimproverò il
giovane Moroboshi stringendo i pugni per la rabbia.
"Che ti prende, tesoruccio?", domandò Lamù notando il turbamento del
ragazzo.
"Non preoccuparti, non è niente. Piuttosto, perché mi hai portato proprio in
questo luogo?", domandò il ragazzo mentre volgeva lo sguardo verso un punto
indefinito all’orizzonte seduto sulla radice di un grande albero in fiore simile
a un ciliegio sul pianeta natale della bella oni.
Prima di rispondere, Lamù si sedette sui talloni e fece cenno al suo
tesoruccio di poggiare la testa sulle sue ginocchia. Seppur titubante, il
ragazzo si sdraiò di fianco e poggiò il capo sulle gambe dell’aliena.
"Ricordi quando te ne andasti sul pianeta El la prima volta?", chiese ad un
tratto la bella extraterrestre in bikini tigrato mentre massaggiava
delicatamente la cotenna del suo tesoruccio con le sue esili dita. "Mentre tu
eri con Elle, io sono tornata sul mio pianeta e proprio all’ombra di
quest’albero stavo per gettare via la mia Stella di tigre… anche se poi
non sono riuscita a farlo. Quel giorno ho pensato seriamente di dirti addio per
sempre ed è stato uno dei momenti più tristi della mia vita".
"Mentre io stavo in quell’angusta cella a frignare come una femminuccia, lei
era qui a piangere disperata per l’ennesima sciocchezza che ho commesso nella
mia vita", si disse Ataru furente di rabbia mentre ripensava ancora una volta a
tutte le varie circostanze in cui aveva fatto soffrire Lamù per i suoi sciocchi
capricci.
Non potendo più indugiare, Ataru alzò la testa e sedutosi anch’esso sui
talloni, prese le spalle scoperte di Lamù e le disse fissandola dritto negli
occhi: "Vuoi sapere una cosa? Nello stesso momento in cui ti trovavi qui, io ero
chiuso in una cella insieme a Ten e mentre mangiavo fra le lacrime il pasto che
mi hanno dato, ho invocato più volte il tuo nome ed ho pensato che se avessi
sposato El, non sarei mai stato veramente felice perché non avrei mai più avuto
te al mio fianco!".
Colpita da quella confessione, la bella oni avrebbe voluto stringere
Ataru fra le sue braccia, ma il giovane la fermò e dopo essersi alzato in piedi,
le voltò le spalle e assunse un’espressione decisa. "Il momento è arrivato!",
pensò il ragazzo mentre si infilava la mano destra nella tasca dei pantaloni per
poi tirarla fuori stretta in un pugno.
"Lamù, posso chiederti un’ultima cosa?".
"Di che si tratta, tesoruccio?", chiese la bella aliena alzatasi anche lei in
piedi.
"Perché continui a fare tutto questo per un povero e presuntuoso sfigato come
me?".
Rimasta inizialmente spiazzata da quella domanda, Lamù sospirò profondamente
prima di dare una risposta convincente. "Perché ti amo!", esordì. "Anche se
finora ti sei sempre comportato da dongiovanni incallito e non mi hai confessato
apertamente i tuoi sentimenti, mi hai fatto intendere in più di una circostanza
di amarmi più di qualunque altra ragazza. E poi, anche se non sei d’accordo,
sappi che una moglie rimane sempre al fianco del marito, soprattutto nei momenti
più difficili".
"Sapevo che avresti risposto così… e mi sono attrezzato apposta!", affermò il
ragazzo prima di aprire il pugno e mostrare alla sorpresa Lamù le Stelle di
tigre che brillavano sul palmo della mano del ragazzo.
"Ma tu… quando le hai prese?", chiese Lamù.
"Questo devi chiederlo a Ten, non a me!", si limitò a risponderle Ataru. "Con
questi anelli ho intenzione di fare una cosa che avrei dovuto fare tempo
fa".
Detto ciò, il giovane Moroboshi si mise uno degli anelli all’anulare della
mano sinistra. "Dammi la mano", disse gentilmente a Lamù, la quale mosse in
avanti il braccio sinistro permettendo così al ragazzo di infilarle l’anello al
dito.
Mentre Lamù osservava la Stella di tigre brillare luminosa sul suo
anulare con gli occhi lucidi, Ataru le prese le mani fra le sue e le disse
mettendoci tutta la sincerità possibile: "Lamù, io non posso ancora considerarmi
tuo marito ed ho ancora difficoltà a riconoscerti come moglie, ma con questo
gesto voglio dimostrarti che sei tu l’unica che, fra le tutte le ragazze
dell’universo, amo veramente e da questo momento in avanti farò tutto il
possibile per renderti felice come meriti. Ma per farlo ho bisogno che tu mi sia
accanto e quando arriverà il momento giusto, ti giuro che sarò io stesso a
chiederti di sposarmi ufficialmente".
Leggendo negli occhi del suo tesoruccio tutta la sincerità di cui erano
impregnate le sue parole, Lamù non poté fare a meno di abbracciarlo con una tale
foga da far cadere entrambi sull’erba alta ai piedi dell’albero.
"Queste sono le parole più belle che tu mi abbia mai detto!", esclamò
commossa la bella aliena sdraiata sopra il corpo di Ataru.
In quel preciso momento, un soffio di vento scosse i rami fioriti dell’albero
e mentre la maggior parte dei petali violacei si faceva trasportare dalla brezza
sotto il cielo puntellato di stelle, altri finirono fra i capelli della bella
extraterrestre.
"Come sei bella…", sussurrò estasiato Ataru mentre sfiorava appena una delle
ciocche laterali che scendevano dal volto della ragazza.
"Anch’io ho una promessa da farti", esclamò ad un tratto Lamù. "D’ora in poi
cercherò di essere meno gelosa ed invadente. Dopo tutto, dopo la nostra sfida mi
sono frapposta fra te e Shinobu…".
"Ti sei soltanto limitata a dare il colpo di grazia ad una relazione che io
stesso stavo mandando in malora", la interruppe Ataru continuando ad
accarezzarle il volto. "Sono sicuro che Inaba sarà per lei un compagno migliore
di quanto lo sia stato io. E poi… lei è una mia carissima amica fin dai tempi
dell’asilo e le voglio bene, ma ora l’unica cosa che voglio veramente è stare al
tuo fianco e non rischiare mai più di perderti per colpa di un mio capriccio
come è successo con Shinobu!".
Senza proferire altre parole, Lamù avvicinò il viso a quello del suo
tesoruccio e lo guardò con occhi che brillavano come le stelle del cielo. "Ti
amo, tesoruccio", disse la ragazza accarezzandogli i capelli.
"Anch’io!", rispose Ataru prima che i due innamorati si scambiassero il bacio
più passionale che si fossero mai dati dall’inizio della loro storia d’amore,
rafforzando così un legame talmente insolubile che neppure il capriccio della
regina di un intero pianeta e la morte stessa è riuscito a
spezzare.