CAPITOLO
7
Collisione
Era cominciato con un boato, seguito dal crollo delle mura di
cristallo.
Poi vennero le urla di giubilo e di carica degli invasori e infine le
grida di terrore dei pony investiti dalla marea nera.
Costretti a rinunciare alla formazione difensiva, Discord e Twilight
si erano gettati nella mischia per dare manforte ai civili che
cercavano di resistere all'invasione. Il coraggio non li mancava, ma
da solo non era sufficiente per fermare un esercito addestrato,
numeroso e fanaticamente fedele come quello dei Mutanti.
Nonostante fossero ben consapevoli di questo divario, le due creature
magiche diedero sfogo ad ogni loro potere per aiutare la loro fazione
a prevalere sul nemico: Twilight sfrecciava in volo da un capo
all'altro del castello come impazzita, facendo cadere sui nemici una
pioggia di magia viola e Discord, dopo aver creato qualche decina di
copie di se vestite da soldati dell'Unione a cavallo e aver assaltato
l'orda al grido di «Cavalleggeri, carica!» teneva
a bada il nemico menando fendenti con le sue sciabole di cartone,
armi innaturalmente dure e letali negli artigli del Draconequus e dei
suoi cloni.
Eppure, nonostante i loro sforzi, tutto questo non era ancora
sufficiente per definire “sicuro” il castello: anche
colpiti, gli sgorbi ibridi si rialzavano, colpiti ma abbastanza
determinati da ignorare il dolore.
Allora venne il turno degli umani.
Nessuno se ne accorse inizialmente, troppo concentrati su quanto
stava accadendo intorno a loro, ma presto i difensori poterono notare
come i Mutanti si fossero improvvisamente concentrati in un'area del
castello.
Ad uno sguardo poco attento, il loro intervento poteva sembrare
ininfluente: sei umani contro un'intera legione di Mutanti?
Eppure, per ogni umano c'erano decine e decine di Mutanti a terra,
feriti e incapaci di continuare a combattere, terrorizzati dalla loro
ferocia.
Perché quelli non erano pony, ma esseri umani! Una specie che,
al contrario della loro, viveva a braccetto con guerre, litigi,
baruffe e scazzottate, creature dotate di un naturale istinto
selvaggio che a volte riuscivano a domare e altre no, con gravi
conseguenze ogni volta che perdevano il controllo. E quei sei
soggetti in particolare erano individui che quell'istinto non lo
dominavano, anzi, faceva parte integrante della loro vita!
Un gruppo di pazzi, disagiati, malavitosi. Fuorilegge e fieri di
esserlo, un male contro un male ancora peggiore.
La loro carica fu come altrettante manticore che difendono la tana,
fianco a fianco anche quando tutte le possibilità sono contro;
non per la gloria, non per il denaro, ma per il rispetto e
l'incrollabile fedeltà che provavano uno dell'altro.
Bobo, in mezzo alla carica, sembrava essere diventato più
bestia che uomo: senza mai smettere di correre, travolgeva i mutanti
da un capo all'altro del corridoio con la sua mole. Quei pochi che
non venivano calpestati o sbattuti da quei cento- e- rotti chili di
acciaio dovevano fare attenzione alle sue mani: molti vennero
afferrati per colli e corna e usati come armi improprie, agitati da
una parte all'altra contro i loro fratelli, lasciando dietro di loro
una di ossa rotte e sangue vermiglio che gocciolava dai carapaci
spezzati come grissini, fino a che loro stessi non assumevano la
consistenza di un budino e venivano gettati lontano per fare spazio
ad un altro.
El Bastardo manteneva fede al suo nom de guerre e
usava ogni oggetti che gli capitava a portata di mano come se fosse
stato tutto posizionato secondo le sue necessità; un
attaccapanni, un'asta di legno o addirittura la gruccia di un
armadio... nelle sue mani, tutto appariva improvvisamente più
spaventoso e letale di quanto avrebbe potuto essere in un incubo.
Questa sua imprevedibilità, unita all'intramontabile ghigno
feroce e le incessanti risate sadiche ogni volta che rompeva
qualcosa, un oggetto o un osso, gli diedero un'aria semplicemente
terrificante e molti Mutanti vennero a meno alla loro fedeltà
alla causa e preferirono fuggire, piuttosto che aveva a che fare con
quel mostro psicopatico.
Susy tempestava i suoi nemici con una pioggia orizzontale di
proiettili, correndo e saltando i suoi nemici dimostrando un'ottima
mira. La struttura dei Mutanti rendeva i proiettili poco letali, la
loro natura magica permetteva loro di sopravvivere anche quando un
proiettile attraversava le loro teste, ma nessuno di loro si sentiva
di rialzarsi dopo essere stato ferito dalla ragazza. La frenesia
dello scontro impediva alla cameriera del Black Canary di ricorrere
al suo fucile, quello che secondo lei era il migliore amico di una
donna, ma anche con “solo” la sua coppia di pistole seppe
seminare il panico nella legione nemica.
Bulldog sbucava dal nulla, approfittando della sua bassa statura per
mimetizzarsi nel caos dell'orda nera e lanciare assalti feroci e
mirati contro gruppi di nemici, spesso già indeboliti dagli
altri membri di quell'improvvisata resistenza, dando loro il colpo di
grazia saltandogli al collo.
Aria e Alastor resistevano insieme: l'uno vicino all'altra, quasi
schiena contro schiena, la strana coppia resisteva con una sincronia
che sembrava si fossero allenati per anni, muovendosi come un unico
corpo con una mente in comune. Senza bisogno di parlare, Aria
compensava la lentezza dei colpi di Alastor stordendo i nemici con
rapidi fendenti della mazza da baseball, prima che lui spazzasse via
chiunque stava intorno a loro con un solo movimento della mazza
edile.
In quel caos, in quella confusione, in quell'assedio dove
l'andrenalina scorreva come un torrente in mezzo ai guerrieri, un
alone rosso cominciò a coprire le iridi della sirena mentre
combatteva come un'amazzone in mezzo alla mischia, sotto l'egida di
Alastor.
Ad un certo punto, muovendosi automaticamente come se qualcuno la
stesse manovrando, Aria Blaze alzò una mano e un'ondata
invisibile travolse i Mutanti avanti a loro, gettandoli a terra. La
frenesia dello scontro era tale che nessuno se ne accorse, meno la
stessa Aria che non ebbe il tempo per chiedersi cosa stesse
succedendo.
Poco dopo, presi dal panico per i nuovi improvvisati avversari, la
marea nera batté in ritirata, rientrando in quel varco che si
erano aperti nelle mura del castello.
I pony esultarono del trionfo, ma Twilight sapeva anche troppo bene
che era davvero troppo presto per festeggiare: avevano respinto a
malapena una legione di Mutanti, Queen Chrysalis ne aveva a
disposizione decine. E poi, con i suoi nuovi poteri, chissà
cosa non avrebbe potuto fare, da sola!
Un'ora era passata da quando la guerra era cominciata. Ne mancava
un'altra, come minimo, perché le principesse arrivassero con i
rinforzi.
Fu mentre guardava le forze che aveva portato Alastor che ebbe un
lampo di genio. Voltandosi verso Discord, lo chiamò «Discord!
Teletrasporta tutti in centro a Ponyville!»
Il Draconequus, non capendo, guardò la principessa con gli
occhi fuori dalle orbite «Sei impazzita? Ci circonderanno, qui
per lo meno non possono mandare più di una legione alla
volta!»
«Lì i pony potranno correre all'impazzata, allungando di
molto i loro tempi per catturarci tutti.» osservò invece
Aria, capendo le intenzioni della principessa
«E poi, avremo anche noi un margine di manovra
maggiore.» appoggiò Susy, mentre ricaricava
Discord alzò una zampa. Alla fine, si sarebbe trattato di dare
modo ai cittadini di Ponyville di organizzarsi all'interno delle loro
stesse abitazioni, luoghi che conoscevano molto bene.
«Non manca molto alla nuova ondata. Se vuoi avvisarli, ti
conviene farlo ora.» disse però, prima di schioccare gli
artigli.
Twilight si alzò in volo e si rivolse ai
cittadini che, doloranti e feriti, la guardavano con lo sguardo
perso, come se non sapessero cos'altro attendersi.
«Amici
miei! Vedo nei vostri occhi la paura che io stessa faccio fatica a
contenere.»
cominciò a spiegare lei.
«Siamo
testimoni del grottesco spettacolo sputato fuori dall'angolo piu
oscuro di Equestria, l'intero Regno di Mutanti sta per piombare su di
noi. Siamo pochi e inesperti contro tanti e addestrati. Eppure, in
quest'ora così buia, vi chiedo... vi prego...
di resistere! Resistete!
Lance saranno scosse e pony saranno feriti nella furia della
battaglia che ci aspetta, ma non abbiate paura, non temete
l'oscurità! Per tutto ciò che amate di questa città,
vi invito a resistere!
Non
ci sarà il giorno in cui dovremo abbandonare tutto e tutti per
salvarci. Non
verrà il giorno in cui i nostri legami saranno spezzati in
nome della sopravvivenza. Il nostro legame e la nostra amicizia sono
più forti di qualsiasi minaccia, perciò, oggi,
resistiamo. Oggi riscattiamo Ponyville dalla tirannia e dalla paura,
per portarla verso un futuro più radioso di quanto possiamo
immaginare; perché questo giorno non appartiene ad uno solo,
ma a tutti noi. Insieme, libereremo Ponyville e, domani,
condivideremo la nostra pace!»
Nella sala scoppiò un tripudio: Ponyville apparteneva ai pony,
perciò avrebbero scacciato i Mutanti a qualunque costo.
Venne rapidamente spiegato il piano: nessuno, nemmeno i Mutanti che
si erano infiltrati per le loro strade, conoscevano la città
meglio di loro. Avrebbero usato quel vantaggio per lanciare una serie
di attacchi di guerriglia urbana, allo scopo di mettere in difficoltà
le forze nemiche e ridurre il loro soverchiante vantaggio numerico.
Nel frattempo i rinforzi umani avrebbero attirato le attenzioni delle
forze nemiche continuando quella guerriglia che loro sembravano
conoscere tanto bene.
E, se lo sembravano, era solo perché erano davvero
abituati.
Queen Chrysalis, comodamente sdraiata sul suo divano in velluto color
amaranto sulla cima del carro, si sentiva abbattuta, ma c'era da
aspettarselo. Succedeva ogni volta che uno dei suoi labirintici piani
giungeva a compimento: la soave malinconia che si prova al termine di
un'opera sudata e amata l'abbracciava come un amante focoso e non la
lasciava fino al suo finale.
In tutta Equestria, e forse anche nel resto del mondo, non esisteva
creatura vivente dotata dell'acume e della finezza necessaria ad
apprezzare gli intricati dettagli dei piani che aveva intessuto. A
volte aveva provato a spiegarli, ai suoi subalterni o a qualche
prigioniero, ma il gioco perdeva così tante sottigliezze da
risultare tedioso.
Aveva pianificato la sua vendetta nei confronti di Twilight Sparkle
dalla sua disfatta durante la Cometa del Segretariato
e aveva messo in pratica le sue trame non appena venne liberata.
Nessuna creatura mortale poteva comprendere i suoi piani, meno che
Twilight Sparkle. Princess Celestia possedeva la forza e la
determinazione necessaria per affrontare ogni suo possibile inganno o
stratagemma, mentre Luna e Cadance erano esattamente allo stesso
livello di qualunque altro pony: soltanto Princess Twilight aveva
dimostrato, in due occasioni su tre, di poter leggere attraverso le
sue trame e far fronte non solo per affrontarla ma addirittura per
sconfiggerla. Tutte e due le occasioni. Solo per questo, meritava la
più infida delle vendette.
Il suo piano cominciò con un giro di turisti, pony che nessuno
conosceva e dall'aspetto stravagante, che potessero dare nell'occhio:
in questo modo potevano conoscere il più possibile sugli
abitanti di Ponyville grazie alla loro naturale curiosità
verso i propri simili provenienti da terre lontane e, una volta
appreso abbastanza sulle loro vite, una ad una li sostituivano.
Nessun Pony, dopo gli ultimi eventi a cui avevano assistito, sembrava
avere più paura della Everfree Forest e questa loro
spavalderia aiutò i Mutanti a rapirne un numero considerevole
e a sostituirli senza che se ne accorgessero. Una volta integrati
nella popolazione, usavano tutto quello che avevano imparato sulla
loro vittima per mimetizzarsi: non era concesso il minimo errore.
In questo modo, l'infiltrazione di Queen Chrysalis cresceva,
invisibile, dall'interno. Poco a poco, giorno dopo giorno, c'era
sempre meno Ponyville e più soldati di Queen Chrysalis.
Non era facile mantenere lo status, di natura i Mutanti sono un
popolo molto poco restio alle confidenze, ma la loro Regina aveva
ordinato che così fosse fatto e così venne fatto.
Grazie a questa infiltrazione a Ponyville, Queen Chrysalis riuscì
a raggiungere anche le portatrici del misterioso potere nato
dall'Albero dell'Armonia: avvicinandole, prendendole separatamente,
riuscì a isolare la principessa e ad avvicinarsi allo specchio
che le avrebbe dato il libero accesso al mondo parallelo dove si
trovavano le sirene, il suo obiettivo.
Conosceva la loro storia, così come era a conoscenza del
potere grezzo della magia del Caos: catturandole avrebbe potuto
conquistare il potere che le serviva e pareggiare i conti con
Twilight una volta per tutte.
Una volta al suo interno, agì in maniera simile a Ponyville:
confondendosi tra la popolazione, nonostante con il cambio di realtà
i suoi soldati perdessero la facoltà di cambiare aspetto,
raccolsero informazioni fino a scoprire di un trio di cantanti che,
durante un concerto, avevano seminato parecchia confusione.
Riconoscendo il marchio delle sirene, Queen Chrysalis ordinò
una caccia serrata, catturandone due su tre.
L'unica mancante, tuttavia, era protetta da un bipede che i suoi
sudditi lo descrivevano come “Un'Ursa con t-shirt, gilet, jeans
e anfibi” che si era sbarazzato di tre Mutanti con altrettanti
colpi. Inoltre, entrambi erano arrivati proprio a Ponyville.
Nonostante il fastidio di dover adattare il piano alle circostanze,
la Regina dei Mutanti ordinò l'invasione pur mantenendo il
potere di due delle tre sirene: una volta catturata anche la terza,
sarebbe entrata nel vivo della battaglia, scatenando i suoi nuovi
poteri.
Mentre si crogiolava pensando a quanto era stato fatto per arrivare a
quel punto, la perfida sovrana si sorprese vedendo le proprie truppe
che sciamavano in massa fuori dal castello di Twilight. Era
consapevole che i pony non sarebbero caduti facilmente, ma non
avrebbe mai pensato che da soli avrebbero potuto respingere un'intera
legione.
Solo quando i soldati, feriti e doloranti, tornarono avanti a lei, la
situazione le fu più chiara: Discord era giunto come rinforzi,
in attesa dell'arrivo di Princess Celestia, Princess Luna e della
Guardia Reale, inoltre alcune creature bipedi simili ad Alastor e
Aria erano apparse dal nulla, combattendo come furie.
La Regina dei Mutanti comprese subito di cosa si trattava «Tsk,
feccia bipede...»
L'esistenza di quel mondo parallelo non le aveva impedito di odiarlo
ferocemente, una volta scoperta la sua storia. Non solo era un mondo
assolutamente privo di magia, motivo per il quale lei lo avrebbe già
raso al suolo per la sua inutilità, ma l'accesa ossessione
degli umani per le loro libertà individuali, al punto di
difendere anche le idee più assurde e impedendo in questo modo
l'ovvio processo di unione come specie le suonava come un vero e
proprio insulto al suo lavoro di unificazione dei Mutanti sotto
un'unica bandiera.
Per questo, anche se aveva avuto modo di scoprire il nome scientifico
degli umani, ancora preferiva rivolgersi a loro con il nome di
bipedi.
Illuminò nuovamente il suo corno con quell'alone verde
circondato da fulmini rossastri e una lama di luce inondò i
soldati avanti a lei, guarendoli immediatamente da ogni ferita.
Subito dopo, un flash passò attraverso le finestre del
castello di Twilight.
Mentre i suoi soldati ammiravano stupiti l'ultimo prodigio della loro
sovrana, Queen Chrysalis accentuò un sorriso sardonico,
immaginando il significato di quell'improvvisa luce.
Stendendo una zampa, ordinò a tutte le sue forze in campo «Il
nostro nemico si è spostato a Ponyville. Circondateli e
catturateli. Portatemi la sirena e Discord.»
«Maestà...» obiettò una delle guardia più
corazzate e vicine alla sovrana «Cosa le fa pensare che non
siano scappati tutti da un'altra parte? Quella luce resta sempre un
sistema di teletrasporto...»
«Discord non ha il potere per trasportare così tanti
pony e bipedi molto lontano. Non quando deve farlo tenendoli tutti
assieme.» spiegò allora la sovrana, mentre con la corona
dello zoccolo accarezzava il rubino sul suo giogo dorato «Mentre
parliamo, si stanno disperdendo come formiche per ogni vicolo,
casa... non ci sarà un solo pertugio dove potrete controllare
senza il rischio di cadere in una trappola.»
La guardia esitò. Si prospettava una battaglia molto difficile
«Mia Signora... non è possibile un altro modo per
catturarli tutti?»
«Non prima che le Principesse arrivino.» rispose lei
lapidariamente, troncando ogni speranza del suo suddito «Ma non
preoccuparti. La vostra Regina è qui per proteggervi.»
A quelle parole, animati da un fervore anche maggiore di quello dei
pony, centinaia di migliaia di Mutanti presero il volo, riversandosi
su Ponyville alla ricerca dei suoi abitanti.
Mentre lo stridio dell'intero esercito Mutante riempiva l'aria e
l'ombra che prima oscurava Queen Chrysalis si spostava su Ponyville
un colpo, quello di chi picchia contro una parete, arrivò alle
lunghe orecchie appuntite della sovrana.
Sospirando, si voltò verso il bozzolo dietro di lei e vide,
esattamente come si aspettava, Adagio Dazzle prendere a pugni la
parete trasparente della sua prigione, tentando invano di romperla.
«Come ho già avuto modo di dire, queste prigioni le creo
magicamente, il che significa
che esistono solo due modi per uscire di lì: o lo decido io,
oppure vi procurate un potere che surclassi il mio. In poche parole,
otterreste maggiori risultati fischiando!»
Adagio reagì picchiando ancora sulla parete, ricambiando con
uno sguardo di puro odio quello di sufficienza che la Regina dei
Mutanti le riservava. Quando appoggiò la fronte alla parete,
senza staccare gli occhi viola da quelli della sua aguzzina, ringhiò
«Quando usciremo da qui... perché usciremo da
qui... ti pentirai di ogni singolo istante in cui ci hai tenuto
prigioniere!»
Queen Chrysalis reagì alla minaccia ridendo molto
sarcasticamente «Ma guardatevi! Siete soltanto delle ombre,
relitti di un'epoca lontana che arrancano nei secoli, nella vana
speranza di poter scimmiottare quel loro passato momento di gloria.
La vostra epoca è finita con l'Era degli Alicorni, che a sua
volta è terminata con il risveglio degli Elementi
dell'Armonia. E presto, anche questa breve Era dell'Armonia finirà...
accontentatevi di essere vissute abbastanza a lungo per assistere a
tutto questo!»
Detto ciò, la sovrana lasciò le due sirene, godendo
sadicamente del brutto epiteto con cui Adagio la chiamò mentre
si allontanava.
Quest'ultima, notando come il
suo insulto non otteneva alcun effetto, scivolò lungo la
parete fino a cadere in ginocchio. Una volta a terra, posò lo
sguardo in basso e chiuse gli occhi.
Di fianco a lei Sonata,
preoccupata per la reazione del suo “capo”, si avvicinò
a lei appoggiandole una mano sulla spalla «Lo sai, pensavo: il
mondo umano ed Equestria sono molto diversi, forse qui
quella parola è
un complimento!»
Adagio ignorò
volontariamente l'ingenuità di Sonata e si mise a sedere,
passandosi il dorso della mano sugli occhi inumiditi.
«Lo sai qual è la
cosa che più mi da fastidio di tutto questo, Sonata?»
domandò, sussurrando come se non volesse essere sentita.
Sonata si inginocchiò
per avvicinare l'orecchio ad Adagio e negò con il capo.
«Che non posso fare a
meno di pensare che, se siamo qui, è anche colpa mia.»
Sentite quelle parole, Sonata
aprì le mani «Il tuo piano prevedeva essere catturate
dalla Regina dei Mutanti e venire usate per creare una connessione
con la magia del Caos che noi non abbiamo più? Non me lo
ricordavo...»
Questa volta fu Adagio a negare
con il capo «No, certo che no... non so come lei faccia ad
usare quella scheggia del nostro potere, a dire il vero... ma se non
vi avessi coinvolte quando ho cercato di riprendere i nostri poteri
in quella scuola, se vi avessi risparmiato il mio piano... a
quest'ora non saremmo qui! Avremmo i nostri poteri, per quanto scarsi
fossero, e avremmo continuato a vivere come sempre...»
Sonata rispose rivolgendo ad
Adagio un sorriso che da solo avrebbe potuto sciogliere il burro «Oh,
non essere così dura con te stessa. Certo, la situazione in
cui siamo è pessima,
ma sei l'unica che ti incolpa di qualcosa.»
Adagio guardò la
compagna senza parlare. Questa volta era Sonata quella che doveva
spiegare.
«Non abbiamo più
poteri e adesso non possiamo scappare. E Aria sta rischiando grosso
anche lei... ma questo non vuol dire che la colpa è del tuo
piano, le cose brutte capitano! Che si sia sirene, umani, o
addirittura alicorni! Sono sicura che nemmeno Aria ti serba del
rancore per com'è andato a finire il tuo piano... anzi, se
potessimo tornare indietro nel tempo, ti seguiremmo comunque!»
«Davvero?»
fu l'unica domanda che Adagio riuscì a fare
«Ehi,
forse non capisco i dettagli dei tuoi piani... va bene, diciamo che
volte non li capisco proprio... ma sei tu
la mente del nostro gruppo! Diciamoci la verità, anche se Aria
non lo ammetterebbe mai a voce alta, né io né lei
seguiremmo mai un piano che non sia il tuo Adagio!»
Commossa
da quelle fedeltà, Adagio abbracciò Sonata,
ringraziandola. Sonata, capendo come si sentiva l'amica,
ricambiò il gesto commentando «Non
serve ringraziare: a che cosa serve, se no, essere amiche come noi?»
A volte un abbraccio è
quello che ci vuole per scacciare una brutta sensazione.
La battaglia lungo le strade di Ponyville proseguì in maniera
caotica: se i Mutanti avevano il vantaggio numerico, la popolazione
si dimostrò ben poco propensa ad arrendersi facilmente e, con
una serie di attacchi mordi- e- fuggi seminava la confusione
nell'esercito Mutante, apparendo da dentro un pozzo, o da un angolo
buio, travolgendo la squadra avanti a loro con oggetti come casse
piene di materiali pesanti, bombole del gas o tubi di piombo, prima
di sparire nuovamente prima che altri nemici arrivassero per
contrastare l'effetto sorpresa.
Non sempre questi attacchi andavano a buon fine: nonostante avessero
scambiato il poco spazio a disposizione nel castello di Twilight in
favore di una zona ben più ampia in cui dividere e contrastare
le forze nemiche, per i loro attacchi lampo serviva comunque una
precisione cronometrica e un solo secondo di ritardo voleva dire ad
altre decine di Mutanti che piombavano su di loro come pioggia,
pronti a catturarli, rinchiuderli in bozzoli verdi per poi
abbandonarli sul posto e muoversi alla ricerca di altre prede.
Discord e Twilight facevano come meglio potevano per aiutare i
cittadini: la principessa gridava ordini all'impazzata, mentre
scagliava potenti magie contro i bozzoli per aprirli e volava
all'impazzata per stare dietro alle squadre nemiche. Il Draconequus,
invece, affrontava svariate centinaia di Mutanti per volta: la sua
magia era indiscutibilmente più potente di tutti loro messi
assieme, ma i rinforzi al castello, la battaglia di prima, il
teletrasporto di tutta la cittadinanza e l'orda inesauribile
cominciavano a consumargli le energie e spesso qualche incantesimo
Mutante arrivava a bruciargli il manto. La Regina aveva richiesto
espressamente la sua cattura e i sudditi erano ansiosi di
accontentarla.
Il sudore cominciava ad imperlare lo spirito del Caos e il fiatone lo
teneva piegato in due, quando un attacco combinato lo fece distrarre
perché potesse essere colpito alle spalle, cadendo a terra.
Fece appena in tempo a voltarsi, che uno stormo di Mutanti lo fissava
con sguardo da predatore, pronti a catturare la preda.
In volo, fecero per cadere in picchiata contro di lui, quando uno
sparo echeggiò nell'aria e la prima squadra cadde lontano. I
Mutanti a terra, poi, vennero travolti da una macchia bordeaux che
sbraitava oscenità, un colosso con la bava alla bocca e un
pazzo che, armato di un lungo tubo di piombo, seminava il panico
ridendo divertito.
Susy, Bulldog, Bobo ed El Bastardo combattevano come furie in mezzo
alla piazza, dando man forte alla creatura magica.
«Come capiamo se sono buoni o cattivi?» domandò
Susy, mentre con il fucile scacciava altri nemici che tentavano di
catturarla, riferendosi alla loro possibilità di cambiare
aspetto
«Se stanno cercando di catturarti, sono i cattivi!»
rispose El Bastardo, mentre picchiava con la punta del tubo il ventre
di un Mutante, facendogli rigettare la colazione.
Poco lontano, Alastor mise fuori gioco con una testata un Mutante,
mentre Aria esclamava «Siamo destinati a soccombere, se le
forze delle principesse non arrivano presto! E se anche fosse, Queen
Chrystalis possiede la magia di noi sirene! Il Cielo sa cosa può
fare, adesso!»
Alastor alzò lo sguardo. Da dove si trovavano, poteva vedere
dove si trovasse Queen Chrysalis, riconoscendola grazie al carro su
cui restava seduta con dietro i bozzoli delle altre Dazzling. Dopo un
secondo di riflessione, si voltò verso Aria senza dire una
parola.
«Che c'è?» chiese la sirena
«Qualunque cosa succeda... tu resta qui.»
Detto questo, l'umano strinse ancora più forte la mazza edile
e cominciò a correre, lasciando Aria sola.
La ragazza aprì la bocca per chiamarlo, ma uno strano
formicolio alla mano la fermò. Spostando lo sguardo, vide come
delle sottili crepe si stessero aprendo sulla sua pelle, riflettendo
ognuna una tenue luce rossastra. Contemporaneamente, un alone dello
stesso colore coprì i suoi occhi.
Un sorriso feroce piegò le labbra della sirena, mentre
constatava cosa le stava succedendo.
«Si torna in scena...»
Alastor impiegò poco tempo per arrivare davanti a Queen
Chrysalis: priva di qualunque difesa, non fu nemmeno difficile
avvicinarsi e la stessa Regina stava avvicinando il carro al paese,
come per assistere meglio alla battaglia.
Quando i loro occhi si incrociarono, lei fermò la sua avanzata
e chiese semplicemente «Vuoi dirmi qualcosa?»
Alastor strinse la presa sulla mazza, puntandola contro la Regina ed
esclamò minaccioso «Lascia andare le altre sirene, o
io...»
«Tu?» ripeté Queen Chrysalis, ridendo
divertita «Tu e quale esercito?»
I due sfidanti erano soli, tranne che per le sirene che guardavano la
scena da dietro il bozzolo. La regina dei Mutanti scese dal carro con
un piccolo salto e si parò avanti all'umano. Le loro altezze
erano quasi uguali, ma se Alastor era sicuramente più
muscoloso, Queen Chrysalis aveva l'enorme vantaggio del suo potere.
Senza dire una parola, Alastor attaccò, sollevando la mazza
sopra la sua testa prima di farla picchiare contro la regina, mirando
alla testa. Ma lei, con un leggero sorriso, alzò semplicemente
una barriera che frantumò la mazza come se fosse stata un
grissino.
Osservando il moncherino della sua arma rimasto tra le mani, Alastor
imprecò a denti stretti prima di gettarlo altrove. Sarebbe
stato ancora più difficile di quanto avesse immaginato.
Vedendo però come il suo avversario non esitava e non mostrava
alcun segno di rinuncia, Queen Chrysalis osservò «Io
sono Queen Chrysalis. Sono la Regina dei Mutanti, solo questo
dovrebbe darti un'idea di quanto io sia pericolosa. E con la magia
delle sirene sotto il mio controllo, adesso sono anche tra le
creature più potenti che tu possa incontrare qui ad Equestria.
Mentre tu... tu sei solo un uomo a cui prudono le mani. Sei sicuro di
quello che vuoi?»
Alastor si limitò a gettare il gilet da parte, restando così
con la sua t shirt bianca, e portò i pugni all'altezza del
volto «Fai poco il gradasso! Posso ancora farti ingoiare i
denti e quella stupida collana. E lo farò, se non lascerai le
amiche di Aria!»
Queen Chrysalis sorrise alla spavalderia dell'umano. I suoi occhi
vennero illuminati di un minaccioso alone rossastro, mentre osservava
con scherno «Oh, devi amarla proprio.»
Lungo le strade e i palazzi di Ponyville si consumava una scena di
una violenza così totale che sembrava di essere tornati negli
anni precedenti il massacro del Draconequus. Poche decine di Pony
fronteggiavano le migliaia di schiere Mutanti, zigzagando tra i
gruppi di nemici seminando il panico e la confusione.
Improvvisamente, una serie di lampi attirò l'attenzione di chi
combatteva più in periferia, lontano dal centro. Lungo tutto
il perimetro di Ponyville, sulla cima delle colline, migliaia di
figure a quattro zampe, alate e a piedi, uscirono allo scoperto.
I rinforzi di Canterlot erano finalmente arrivati.
Sussurrando un ordine, le Guardie Reali caricarono il nemico. Pegasi
ed unicorni scattarono e piroettarono sul campo di battaglia,
gridando la loro determinazione e mantenendo le lance puntate in
avanti. Le loro urla e il clangore delle armature attutì il
sibilo dello sciame Mutante e i loro insulti, quando le due fazioni
si scontrarono.
I pegasi colpirono la linea Mutante come fulmini bianchi e dorati,
travolgendoli con la loro velocità e facendo perdere
facilmente loro l'equilibrio prima di mandarli a terra, alla mercé
degli unicorni.
I comandanti combattevano con tutte le loro forze, fedeli ad
Equestria così come i Mutanti erano fedeli alla loro Regina.
La loro lotta era uno spettacolo glorioso, benché i nemici li
superassero di dieci ad uno. Qua e là, infatti, alcune guardie
non ce la fecero e caddero sotto gli incantesimi e gli assalti dello
sciame Mutante.
Preziose unità vennero perse e per un attimo sembrava che la
Guardia Reale non sarebbe stata sufficiente.
Fu allora che scattò la trappola.
I pegastrelli, la guardia personale di Princess Luna, balzò
fuori dalle ombre dei palazzi di Ponyville e da dietro le schiere
nemiche, saettando tra i Mutanti e travolgendoli con una ferocia
quasi innaturale. Rumori di ossa rotte e di urla presto riempirono
l'aria e i plotoni che avevano accolto la prima ondata dei rinforzi
di Canterlot vennero spazzati via.
Le Guardie Reali e le Guardie Notturne si radunarono, unendosi a
Princess Twilight, Discord e gli ultimi difensori rimasti ancora per
combattere, mentre altre migliaia di Mutanti uscivano ancora allo
scoperto, pronti a continuare la battaglia.
Un sorriso freddo piegò le labbra dei comandanti, mentre una
nuova luce, come se il sole stesso fosse sceso per assistere più
da vicino a quella guerra apocalittica, avvolgeva il campo.
Da sopra i soldati riuniti scesero due figure uniche: due pony molto
più slanciati del normale, una più grande dell'altra,
dotate di lunghi corni, criniera e coda ondeggianti e un paio di
grandi ali.
Princess Celestia e Princess Luna.
Le principesse stesse erano scese sul campo per difendere Ponyville.
Ora, pensò Twilight Sparkle, i Mutanti avrebbero assaggiato la
vera potenza di Equestria.
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