CAPITOLO
8
Bilico
La guerra flagellò la città di Ponyville non appena
giunse al culmine. Privi di ogni ordine o schema tattico da
rispettare, la guerriglia da strada dei cittadini si era trasformata
in una schermaglia tra due fazioni nemiche da tempi immemorabili,
Pony e Mutanti. A farne le spese furono gli edifici, ridotti in
macerie per la ferocia degli incantesimi e i colpi che i due eserciti
si scambiavano senza tregua, le strade sconnesse dai continui duelli
e gli stessi cittadini di Ponyville, che vedevano in quel disastro la
rovina della città in cui vivevano.
Un trascinante senso di rabbia e frustrazione, impossibile da
ignorare, cominciò a battere nei loro cuori e, gridando tutta
la loro rabbia, i comuni Pony galopparono verso i Mutanti per far
loro pagare tutto il dolore che stavano causando con la loro
devastazione.
Ma anche gli stessi invasori non erano in grado di trattenere la loro
furia e il loro desiderio di veder realizzato il prima possibile il
piano della Regina.
In mezzo a tutto questo caos, gli umani giunti da un altro mondo si
misero al riparo dietro un muro che una volta doveva appartenere ad
un edificio. Susy ricaricò l'arma, mentre El Bastardo si
massaggiava una spalla. Bobo restava immobile, ma la divisa da
football era ridotta ad uno straccio pieno di buchi dai bordi
bruciati, il casco era andato perso molto prima e la sua pelle
puzzava di brace. Nonostante le ustioni, tuttavia, lui non dava a
vedere segni di dolore.
«Dove accidenti è finito Bulldog?» chiese El
Bastardo, mentre si guardava intorno. Una fitta nebbia color smeraldo
si era improvvisamente alzata, rendendo difficile trovare qualsiasi
cosa.
Susy caricò l'ultima cartuccia che le restava, dicendo
«L'ultima volta che l'ho visto, mi stava coprendo contro una
squadra di quei cosi neri.»
Come sentendosi chiamato, anche l'ultimo rinforzo umano arrivò
«Stavate parlando di me?»
L'accoglienza fu inizialmente felice, costellata da sorrisi, ma
presto quei sorrisi mutarono in smorfie cariche di rimorso e rabbia.
Contemporaneamente, un motivetto raggiunse le orecchie degli umani.
Aria si avvicinò al gruppo dei suoi alleati fischiettando e
camminando seraficamente in mezzo alla devastazione. Sembrava quasi
che intorno a lei ci fosse una specie di barriera che la tenesse
lontano dalla ferocia del cataclisma che si consumava tutto intorno.
Le cicatrici sul suo corpo si erano fatte sempre più numerose
e luminose.
Proseguendo la sua camminata la sirena raggiunse il gruppo e, senza
fermarsi né smettere di fischiettare, accarezzò
dolcemente il petto di Bobo passandogli a fianco. Nessuno, in quel
momento, si mosse o reagì.
Fu quando Aria superò tutti e quattro che la situazione
degenerò rapidamente.
Abbandonando ogni ragione o istinto di sopravvivenza, gli umani
lasciarono la copertura e le proprie armi caricando, gridando e
sbavando, per arrivare al primo gruppo Mutante che avevano a tiro.
Già di norma combattevano come bestie feroci, ma ora
sembravano animati da una furia sconosciuta anche al genere umano:
improvvisamente essi erano regrediti da umani più o meno
senzienti ad esseri animati unicamente dal desiderio di sangue e
violenza senza freni.
Mentre ossa e carapaci Mutanti venivano spezzati, ricambiati da
bruciature, morsi e incantesimi, Aria continuava ad avanzare pensando
unicamente al suo motivetto.
Una leggera foschia verde cominciò ad alzarsi dove lei
camminava e, se lei era immune a quello che le succedeva intorno, chi
capitava nel suo raggio d'azione avvertiva di contro la propria
rabbia decuplicare.
Sulla piazza dove Alastor e Queen Chrysalis si stavano affrontando,
la loro sfida proseguiva a senso unico.
Incapace di respingere le magie, già superiori rispetto alla
media di Ponyville, Alastor tentava di resistere come meglio poteva,
ma per quanto si sforzasse era evidente la sua inadeguatezza davanti
alla Regina dei Mutanti.
Un suo nuovo pugno, che avrebbe potuto mettere zampe all'aria un
bufalo in carica, venne intercettato da una bolla magica evocata
dalla stessa Queen Chrysalis.
«Se per lo meno avessi qualcosa... che so, un artefatto
alimentato dalla tua rabbia, forse avresti qualche speranza. Ma così?
Cosa vorresti fare?» lo schernì la Regina, prima di far
scoppiare la sua protezione, spedendo Alastor a diversi metri di
distanza.
«So che nel tuo mondo siete abituati a sentire sciocchezze
paradossali del tipo L'Impossibile non esiste o Se un uomo
vuole, può ottenere tutto quello che desidera, ma cerca di
crescere e affrontare la realtà dei fatti.» proseguì
la Regina, vedendo l'umano che, nonostante le ferite, cercava ancora
di rialzarsi.
Una volta in piedi, Alastor ritornò vicino a Queen Chrysalis,
mormorando minacciosamente «La realtà dei fatti è
che, quando avrò finito con te, dovranno raccoglierti con il
cucchiaio!»
La regina dei Mutanti reagì alla sfrontatezza dell'umano
inarcando un angolo della bocca in un ghigno divertito, agitando la
testa come davanti ad un bambino capriccioso.
«Era da molto tempo che non vedevo qualcosa del genere.»
confessò «Da quando ho preso le sembianze di Princess Mi
Amore Cadenza.»
Alastor reagì con un altro diretto, che la Regina intercettò
nuovamente alzando una barriera tra lei e la mano chiusa a pugno.
Tuttavia, questa volta, l'umano insistette e, ringhiando come un
animale rabbioso, sfondò la barriera mandandola in pezzi e
colpendo violentemente il suo nemico proprio sul muso.
Queen Chrysalis indietreggiò di un paio di passi, portandosi
una zampa sulla parte lesa. Non sorrideva più.
Quando rialzò lo sguardo, tutto il suo divertimento era
sparito per lasciare spazio ad una furia che avrebbe fatto
indietreggiare da solo un intero branco di lupi del legno.
«Osi mettere le tue sudicie mani su di me? Osi tanto?»
gridò la sovrana, caricando il corno con la sua magia, pronta
ad attaccare e non più a divertirsi con il suo avversario.
Per tutta risposta, Alastor portò i pugni all'altezza del
volto, rispondendo con scherno «Te l'ho detto. Un
cucchiaio.»
Ponyville era diventata un campo di battaglia, le Guardie Reali
fronteggiavano la minaccia Mutante mentre cercavano di radunare i
cittadini e i feriti in una zona sicura.
Grazie al potere combinato delle tre Principesse Alicorno riunite era
stato possibile mettere al sicuro l'area intorno all'ospedale di
Ponyville.
Lì dentro, i medici prestavano il primo soccorso ai feriti e
tentavano, molte volte invano, di placare coloro affetti da
un'improvvisa smania di combattere: certe guardie attesero giusto il
tempo di essere fasciate, prima di tornare nel mezzo dello scontro
nonostante la resistenza dei medici e delle infermiere.
La presenza combinata delle reggenti di Equestria metteva in grave
disordine il cielo stesso: benché avrebbe dovuto essere tarda
sera, sia il sole che la luna brillavano in cielo, segnando con una
netta linea una zona illuminata dal giorno e l'altra ombrata dalla
notte. La situazione, tuttavia, era tale che non c'era il tempo o il
modo di rimediare senza aver prima sistemato la minaccia Mutante;
fortunatamente a nessuno dei presenti importava davvero.
«Qual è la situazione?» domandò Princess
Celestia, non appena venne affiancata dalla sorella Luna
«Continuiamo a respingerli, ma i Mutanti sembrano essersi
centuplicati dall'assalto di Canterlot e non rinunciano al
combattimento.»
«Come possono essere aumentati in questo modo?» si chiese
a voce alta la principessa, agitando lentamente il capo
«Il Lago- Specchio!» esclamò una voce alle loro
spalle
Le principesse si voltarono, riconoscendo Twilight andare verso di
loro. La principessa aveva numerosi cerotti e segni di morsi sulle
zampe, nonché un occhio nero, ma sembrava talmente agitata da
ignorare persino il dolore «Le forze di Queen Chrysalis
provenivano dalla Everfree Forest. Forse hanno trovato il lago e
hanno usato la sua magia per moltiplicarsi a dismisura!»
«Se così fosse, Zecora non avrebbe dovuto accorgersi dei
loro movimenti?» domandò Luna
«Possono aver preso le sembianze di altre creature per
mimetizzarsi e ingannare la sua vista.» rispose Princess
Celestia, portandosi una zampa sul mento per riflettere «Il
problema, adesso, sta nel fermarli. Conosco un incantesimo che può
aiutarci, ma se lo lanciassimo bandiremmo in questo modo anche i
Mutanti originali!»
«Non sarebbe una perdita così grande!» osservò
Discord, sbucando dal nulla alle spalle di Princess Luna. Per le sue
parole, ricevette uno sguardo fulminante da tutti
«I Mutanti saranno anche una minaccia, ma nessuno di noi li
sacrificherà per salvarci!» esclamò Twilight
«L'unico modo è raggiungere il Lago. Distruggendo la sua
magia, le copie generate spariranno con lui.» propose allora
Princess Celestia «E qualcosa mi dice che anche le tue amiche
devono essere rinchiuse in quella grotta, Twilight!»
Sentendosi ferita sul personale, al pensiero delle sue amiche rapite
e sostituite da copie Mutanti, Twilight scattò in volo
«Lasciate fare a me. Andrò nella Everfree Forest,
libererò le mie amiche e sigillerò quel lago una volta
per tutte!»
L'entusiasmo della giovane alicorno venne tuttavia fermato dal
pensiero più pratico di Luna «Se questo lago è il
segreto di Queen Chrysalis, non si può escludere che ci siano
altre decine, se non centinaia, di guardie a proteggerlo!»
«Andrò io con lei.» rispose Princess Celestia,
affiancando la sua studentessa.
Immediatamente si levò un vocio contrario alla scelta: si
trattava di un coinvolgimento troppo elevato per una figura
importante come Celestia, se mai le fosse capitato qualcosa sarebbe
potuta essere la rovina del regno!
Tuttavia la principessa del sole fu irremovibile «Non lascerò
che Twilight se ne occupi da sola. Insieme siamo più che
sufficienti per respingere qualunque difesa Queen Chrysalis abbia
alzato sul suo nascondiglio. Non preoccupatevi per noi, torneremo...
e sono certa che lasciamo il comando della difesa in zampe più
che capaci!» esclamò lei, ammiccando alla sorella e a
Discord, prima di sparire al fianco della sua ex-allieva volando
attraverso una delle finestre.
«Molto bene...» iniziò Discord, sarcastico «E
ora che facciamo?»
«Quello che avete fatto finora. Resistiamo.»
La resistenza di Alastor cominciava ad innervosire pesantemente la
Regina dei Mutanti: per quanto lei continuasse a colpirlo, lui
sembrava una macchina programmata per continuare a combattere fino al
raggiungimento dell'obiettivo, senza mai arrendersi. E inoltre, da
quando era riuscito a superare la sua barriera, l'umano
si era rianimato di una nuova fiducia, come se avesse improvvisamente
scoperto che la magia di Equestria non era infallibile come pensava
agli inizi.
E così, i due sfidanti
continuarono a combattere: anche se Queen Chrysalis rimaneva in netto
vantaggio sullo sfidante, non per questo la situazione era per lei
meno irritante.
Ma la Regina e l'umano si
gelarono nelle loro posizioni, quando si resero improvvisamente conto
di uno strano ed innaturale fenomeno che si stava consumando non solo
intorno a loro ma in tutta Ponyville.
Una strana magia si stava
diffondendo sul campo di battaglia, ingrandendosi con il passare del
tempo come un cancro. Alastor poteva sentire un sottofondo di
sussurri e urla distanti, mentre percepiva una strana nebbia verde,
colma di piccole scintille bianche, fluttuare intorno a lui: il suo
tocco etereo era gelido e sgradevole, ma i tentacoli di nebbia si
protraevano verso tutti coloro che stavano combattendo, agognandone
le energie e il calore.
Queen Chrysalis invece, grazie
alla sua sensibilità aumentata dalla magia, poteva sentire le
energie raccolte venire trascinate via, non troppo lontano da loro, e
si concentrò sul punto di origine di quella nebbia. Di fianco
a lei, a pochi metri di distanza, c'era Aria Blaze.
Alastor seguì lo sguardo
di Queen Chrysalis poco dopo.
La sirena era in piedi, sulla
cima del sentiero di terra battuta che portava a loro; attorno ai
suoi piedi la nebbia sembrava farsi più intensa, nascondendoli
alla vista mentre si muovevano seguendo il ritmo di passi lenti e
sospesi, come se fosse stata in trance. Scariche di energia color
amaranto attraversavano le sue dita, mentre le crepe dello stesso
colore che segnavano il suo corpo atletico si erano intensificate di
luce.
Contemporaneamente, le energie
negative dei combattenti di quel giorno si radunarono e turbinarono
intorno alla ragazza. Il cielo sembrò gonfiarsi per l'accumulo
di potere.
E Aria Blaze, guardando i due
sfidanti con occhi rossi così intensi da nascondere le
pupille, cominciò a cantare e una sinistra musica riempì
l'aria della sera.
La sorpresa di tutto questo fu
tale che Alastor fece appena in tempo a imprecare «Cosa
diavolo... cosa significa?»
«Che le cose stanno per
prendere una piega ben diversa.» rispose Queen Chrysalis,
infastidita
Ignorando la discussione tra i
due sfidanti, Aria aprì le braccia e si alzò in volo,
intonando Gods And
Monsters. Mentre
cantava, le scariche di potere magico divennero una turbinante
tempesta d'energia magica, avvolgendo anche il bozzolo in cui erano
tenute le altre Dazzling.
In the land of Gods and
Monsters
I was an angel
Living in the garden od evil
Screwed up, scared, doing
anything that I need
Shining like a fiery beacon
You got that medicine I need
Dope, shoot it up, straight
to the heart please,
I don't really wanna lnow
what's good for me
God's dead, I say “Baby,
that's all right with me!”
Esclamata l'ultima strofa, i
bozzoli esplosero dall'interno sparando cumuli di muco ogni dove,
lasciando uscire le altre due sirene. Queste si alzarono in volo come
la loro compagna, tutte loro avevano le simili cicatrici rosse che si
stavano aprendo sulla loro pelle.
Nessuna smise di cantare la
stessa canzone per un solo istante, in una sincronia innaturale.
No one's gonna
take my soul away
I'm living like
Jim Morrison
Headed towards
a fucked up holiday
Motel, sprees,
sprees and I'm singing
Fuck yeah! Give
it to me, this is heaven, what I truly want
It's innocence
lost.
Innocence lost!
Una volta riunite, le Dazzling si presero per mano e rapidamente
vennero avvolte da una luce rossa dal quale ne uscirono cambiate:
all'apparenza erano rimaste le stesse, ma i loro capelli si erano
allungati assumendo una forma simile a code che scendevano dalla nuca
fino a superare le caviglie, dalle scapole lunghe ali di resina
trasparente venivano agitate dolcemente mentre restavano in volo, le
unghie assunsero una lunghezza simile ad artigli e infine intorno
agli occhi danzava un'aura color amaranto, simile ad una lingua di
fuoco.
Era la prima volta che Alastor vedeva le tre sirene riunite: Sonata
era alta quanto Aria, ma al contrario di lei aveva un enorme paio di
occhi viola e i capelli azzurri raccolti in una coda; Adagio invece
era la più alta del gruppo, i boccoli biondi, il fisico
prorompente e la pelle liscia la facevano sembrare la venere di
qualche statua greca.
Fu proprio quest'ultima, sorridendo al termine della canzone, che
ruppe il silenzio creato dalla loro liberazione, intonando un “la”
che letteralmente squarciò il cielo, aprendo una fenditura
verso un luogo buio e spoglio, pieno di spuntoni rocciosi e
taglienti.
«Avete provato a fermarci, ma siamo tornate. Nessuna creatura
vivente può resisterci, adesso: il vostro futuro appartiene a
noi!» dichiarò Adagio, mentre si alzava in volo prima di
tuffarsi nello squarcio aperto dalle sue compagne.
Sonata la seguì subito dopo; Aria rivolse un'ultima occhiata
con il suo ormai ex-aiutante.
I due non si scambiarono una sola parola per alcuni secondi, ma dalle
loro espressioni sembravano in grado di leggersi come un libro aperto
fino nell'anima. Ma alla fine, senza parlare, anche Aria sparì
dietro lo squarcio con le altre due sirene.
Vedere la ragazza sparire, per la seconda volta, parve sbloccare
Alastor: «Cos'è successo?» riuscì a
chiedere, dopo qualche tentativo.
Queen Chrysalis rispose mentre lo superava, come se la loro sfida non
avesse più alcun valore, nemmeno per il suo ego «A
occhio e croce, Aria Blaze ha liberato le altre sirene, loro hanno
recuperato i loro poteri grazie alla nostra guerra e adesso stanno
radunando un esercito tutto loro. Fossi in te scapperei: non
riusciresti mai a resistere a quello che tireranno fuori,
quando sarà il momento.»
Alastor squadrò la Regina, mentre spariva dentro a fiamme
verdi sempre più intense, salutandolo con queste parole «Il
cuore deve aver cominciato a saltarti qualche battito. La salivazione
sparirà presto e ti sembrerà di avere dei sassi sul
petto. Non voglio esserci quando inizierai a piangere. Ma se mai
vorrai liberarti di tutto questo... be', sai dove trovarmi.»
Rimasto solo, Alastor avvertì gli occhi inumidirsi. Si passò
il polso sulla faccia e cominciò a correre verso Ponyville,
alla ricerca di un posto dove poter avvertire chi di dovere,
cacciando in profondità quel rospo che gli si era incastrato
in gola.
Il Tartaro poteva essere visto come la più grande cantina
dell'universo, dove non solo Equestria ma l'intero pianeta gettava “i
rifiuti” e faceva finta di dimenticarseli. O almeno, era questo
quello che ad Aria piaceva pensare, quando le si chiedeva un parere
sulla prigione mistica più grande e sicura che si conoscesse.
Se invece si fosse cercata una spiegazione più tecnica, il
Tartaro era una vera e propria dimensione vuota, un universo composto
da un'unica landa, che sarebbe stata desolata se non fosse stato per
i monti che puntellavano il paesaggio senza fine e le sue particolari
prigioni, dove non esisteva il tempo. Condannato ad una notte eterna,
i suoi prigionieri non avrebbero mai più rivisto la luce del
sole o della notte; tuttavia la natura magica di quel posto rendeva
possibile vedere perfettamente avanti a se, come se si possedesse una
torcia.
Sempre parlando molto tecnicamente, il Cerbero, la titanica creatura
a guardia di questa prigione, si trovava esattamente all'ingresso di
questa dimensione alternativa; posta nella più bassa
profondità di una caverna a cui soltanto i sovrani dei vari
regni del mondo e i loro membri più fidati potevano accedere.
Perché la natura estrema di quella prigione aveva dato modo ai
vari sovrani nelle numerose generazioni che si erano succedute di
rispettare un altrettanto rigido accordo: soltanto i casi più
estremi, le creature più pericolose e aldilà di
qualunque redenzione o perdono potevano subire un castigo come quello
di venire rinchiusi in una delle celle del Tartaro.
Perché venire rinchiusi voleva dire perdere ogni possibilità
che il mondo reale avrebbe potuto offrire loro e diventare, di fatto,
dei fantasmi; per sempre rinchiusi nelle loro celle, incapaci di
invecchiare o di finire, in qualunque modo, la loro condanna.
Consapevole di tutte queste informazioni, Aria seguiva in volo Adagio
aspettando che, prima o poi, avrebbe avuto qualche spiegazione: con i
loro poteri era tornato anche il legame empatico che le teneva unite
e quando Adagio aveva aperto una fenditura tra il mondo reale e la
dimensione del Tartaro usando i suoi nuovi poteri aveva capito che
lei agiva così perché aveva già un piano. Sapere
quale fosse, tuttavia, era ben diverso.
Così, le Dazzling sfrecciarono in volo per molte miglia, senza
interrompere il silenzio che si era creato tra di loro. Fu solo dopo
qualche minuto che Aria si stancò delle insistenti occhiate
che Sonata le rivolgeva e sbottò «Si
può sapere che hai da guardare?»
A sorpresa, Sonata saltò
in braccio alla compagna esclamando con gli occhi lucidi «Ma
allora mi vuoi bene!»
Colta del tutto alla sprovvista,
Aria non riuscì a schivare per tempo la mossa a sorpresa della
compagna e si trovò presto legata nel suo smielato abbraccio.
A nulla valse il lamentarsi, anche in maniera colorita, o agitarsi:
nonostante le differenze di fisico tra loro due, Sonata poteva
vantare una forza considerevole.
«Semplicemente, percepisce
che tu sei felice di essere qui quanto lo siamo noi.» spiegò
brevemente Adagio, la quale si era fermata a mezz'aria con le braccia
incrociate a guardarle con un sorriso divertito.
La sua espressione era sincera:
in quel breve istante si era formata in maniera del tutto naturale
una di quelle situazioni che a loro capitavano tutti i giorni, negli
innumerevoli secoli passati assieme: Sonata che con la sua allegria
esuberante subiva gli insulti e le minacce di Aria, mentre lei
spiegava cosa stava succedendo, facendo la parte della ragione tra le
tre.
Aria riuscì a liberare un
braccio dalla morsa di Sonata e, mentre usava la mano per spingere la
testa della compagna lontano da lei, ringhiò «Che ne
dici, allora, di spiegarci che ci facciamo qui?»
Adagio
indicò intorno a se con il braccio «Il Tartaro è
la prigione più grande che questo mondo conosca. Persino io
non so quanti prigionieri siano stati collezionati qua dentro, nel
corso degli anni. È semplicemente il luogo perfetto
per
organizzare il nostro grande ritorno.»
Sonata, sentita la parola
“ritorno”, liberò finalmente Aria dalla sua morsa
e si agitò tutta contenta «Uh-uh! Ho già in mente
tutto il repertorio! Avremo bisogno di...»
«Non
quel tipo
di ritorno, Sonata!» la interruppero entrambe
Dopo pochi secondi in cui si
schiarì la voce, Adagio spiegò portandosi una mano al
ventre «La guerra che Queen Chrysalis ha mosso verso Ponyville
ha riempito le schegge dei medaglioni che abbiamo ingerito con tanta
energia negativa da riottenere i nostri poteri. Anzi, essendo umane,
forse anche più di quanti non ne avessimo prima: un umano può
ribaltare un intero palazzo con un semplice incantesimo di
levitazione... immaginatevi cosa possiamo fare noi, attingendo
direttamente alla fonte del potere del Caos!»
Sonata ed Aria si scambiarono
un'occhiata non troppo entusiasta. Da un lato erano felici di essere
tornate quelle di un tempo, ma dall'altro nemmeno loro sapevano bene
cosa quei nuovi poteri avrebbero potuto fare.
Fortunatamente per loro, Adagio
sembrava avere invece le idee molto chiare.
«Questo è il
segnale. È giunta l'ora di fare il ritorno ad Equestria che
aspettiamo da secoli!»
«Che cos'hai in mente?»
domandò Aria, incrociando le braccia «Ho penato non poco
per venire qui con voi... spero che ne valga la pena!»
Adagio
allungò un braccio intorno a se «Osservate!»
subito, milioni di finestre, simili alle celle di un alveare, si
aprirono intorno al trio: in ognuna di loro si poteva vedere il
riflesso di una creatura, nessuna uguale all'altra «I
prigionieri del Tartaro. Migliaia, forse milioni, di spiriti malvagi
che presto libereremo per farli combattere. Pony, Mutanti e Tartaro,
uno contro l'altro, finché tutti
pagheranno.»
«Pagheranno...
cosa?»
domandò Sonata
«Per anni, siamo state
bersaglio di chi voleva impedirci di avere quello che ci siamo
guadagnate con tanta fatica durante l'Era Oscura. Adesso, ci
riscatteremo dai soprusi e dalle difficoltà che ci sono state
lanciate!»
Capendo
l'antifona, Sonata si allungò nervosamente il colletto della
maglia. Adagio, invece, spalancò le braccia esclamando
«Osservate, adesso, mentre parlo a tutti
i
prigionieri come una cosa sola!»
Aria e Sonata osservavano con un
misto di meraviglia e terrore: erano affascinate da quello che il
loro capo era in grado di fare, ma allo stesso tempo temevano che il
troppo potere che scorreva nelle loro vene avesse dato la testa ad
Adagio.
Lei, incurante dei pensieri delle
compagne, parlò contemporaneamente a tutti i prigionieri del
Tartaro, mentre il suono di incalcolabili sbarre che si spezzano
echeggiò per tutta l'area «Prigionieri del Tartaro! Da
quando siete stati rinchiusi qui, il mondo vi ha dimenticato; vi
hanno chiuso in una gabbia come le bestie feroci che siete e hanno
buttato la chiave. Ma ora, vi offriamo una opportunità. È
il momento, è arrivata l'ora della vostra rivincita!»
Tutti i volti specchiati nelle
fenditure aperte intorno alle sirene si voltarono verso di loro,
sorpresi di quell'improvvisa voce e di quei tre volti che erano
apparsi avanti a loro. Che potere dovevano disporre, per piegare i
legami magici del Tartaro e manovrarlo come preferivano?
«Il mio nome è
Adagio Dazzle. Assieme alle mie compagne, Aria Blaze e Sonata Dusk,
formiamo le Dazzling. Ora, le sbarre delle vostre celle sono cadute e
verrete presto portati nel mondo reale; la vostra ora è
giunta, i vostri nemici sono spacciati.» continuò a
parlare lei, guardandosi intorno come se si volesse specchiare negli
occhi di tutto quell'esercito improvvisato.
«Ma badate bene!»
puntualizzò subito dopo, con un tono che avrebbe fatto tremare
di paura anche la terra «Noi abbiamo il potere di liberarvi,
così come quello di condannarvi a pene ancora peggiori del
Tartaro. Le regole per seguirci sono semplici: liberati, combatterete
contro tutto quello che vi si porrà davanti. Rifiutatevi e
sarete distrutti. Disobbedite e vi sbricioleremo personalmente.
Provate ad aggirare i conflitti in qualsiasi modo e rimpiangerete il
momento in cui si sono aperte le vostre celle. Non c'è spazio
per alleanze, è lotta senza quartiere. Confido che sappiate
scegliere in maniera saggia.»
Terminato, le fenditure si
chiusero e il suono dei prigionieri del Tartaro liberati che ridevano
sadicamente e gridavano al vento la loro alleanza alle Dazzling
tuonò.
Sonata, udite quelle grida
mostruose, avvertì un sudore freddo rigarle la fronte e
allungò una mano verso Adagio «Dagi... non credi che
stiamo esagerando un po'?»
Aria tenne le braccia incrociate
e si guardò intorno riflettendo a voce alta «Pony,
Mutanti e Tartaro... di Ponyville non resteranno nemmeno le
fondamenta... e forse nemmeno chi adesso si trova lì...»
«Questa
non è la follia dei Draconequus!» esclamò Adagio,
difendendosi dalle accuse delle sue compagne «Ho già
pensato a tutto, non preoccupatevi: Ponyville brucerà, ma
tutti
sopravvivranno
a questo giorno. Non è una pazzia, è destino! È
vendetta! È il palcoscenico del nostro ritorno, un ritorno che
nessuno oserà mai dimenticare!»
Aria e Sonata fissarono l'amica.
Nei suoi occhi non c'era la minima traccia di follia o di
ripensamento: era lucida, esattamente come lo era sempre stata.
Allora, quanto rancore doveva aver provato, in questi secoli, per
escogitare una vendetta di questo spazio?
Con un ghigno feroce, Adagio
spalancò ancora le braccia. Contemporaneamente, il suono di
incalcolabili fenditure e il riflesso delle loro luci che davano su
Ponyville ancora in guerra illuminò il paesaggio
«Che Equestria
sia testimone. Le Dazzling sono tornate!»
Alastor, dopo aver attraversato la città in corsa, riuscì
a trovare rifugio nell'ospedale, dove venne medicato: nonostante
quello che aveva appena passato, aveva anche diverse ferite,
contusioni e ustioni sparse per il corpo. I medici impiegarono
diversi minuti per curarlo come meglio potevano e nel minor tempo
possibile, saltando direttamente l'anestesia. Nonostante questo,
l'umano non disse una sola parola, nemmeno quando misero i punti ai
tagli più grandi.
Presto, scoprì che anche i suoi amici erano nello stesso
posto, in qualche altra sala: avevano cominciato a scannarsi a
vicenda, riducendosi a degli stracci. Anche se non poteva
dimostrarlo, immaginava che si trattasse di Aria.
Aria.
Pensò a quel nome e, appoggiando la schiena alla parete in un
corridoio, si lasciò cadere a sedere, portando le ginocchia al
petto per non lasciare le gambe sotto gli zoccoli dei pony che
correvano avanti e indietro.
Svuotando i polmoni in un lungo sospiro, si portò una mano
sulla faccia, ignorando i muscoli che gli gridavano contro per il
dolore.
«E così, la mela non brilla più, eh?»
Una voce sconosciuta arrivò mentre teneva gli occhi chiusi.
Cercandone la fonte, Alastor trovò al suo fianco un pony
dotato di ali e corno dal manto scuro e la criniera ondeggiante:
Princess Luna.
«Cosa?» domandò semplicemente, non conoscendo
l'autorità dell'alicorno
«È un modo di dire molto comune, qui ad Equestria.»
spiegò lei, sedendosi comodamente di fianco a lui «Insomma,
la ragazza graziosa che volevi proteggere, alla fine, non era affatto
in pericolo.»
Alastor corrugò la fronte a quelle parole «Ascoltami, se
pensi che...»
«Lasciami finire.» lo interruppe lei, insensibile a
qualunque posa minacciosa l'umano potesse assumere. E lui,
curiosamente, si sentiva incline a darle retta.
«I rapporti, devi sapere, non funzionano come nei libri
o nei vostri film e telefilm! Insomma, “si amano,
si odiano, poi si baciano e tutti felici e contenti per sempre”?
Ma figurati! Nove coppie su dieci non stanno bene insieme già
dal principio e la metà di chi si sposa si lascia comunque. Ma
non mi fraintendere: l'amore, quello vero e giusto, quello che hanno
coppie come Cadance e Shining Armor, o Grumpy e Matilda, esiste
eccome!»
«Stai usando come esempi persone che non conosco.» fece
notare, freddamente, Alastor.
Luna tuttavia rimase indifferente alle parole dell'umano e proseguì
nel suo discorso «Le coppie veramente giuste sguazzano tra gli
stessi guai di tutti gli altri, l'unica differenza è che non
si lasciano sommergere: uno di loro, ogni volta che serve, si farà
forza, si alzerà dal fango e lotterà per quel rapporto.
Se questa coppia è davvero giusta, e se i fidanzati
sono fortunati... uno dei due farà qualcosa.»
Dopo alcuni secondi di silenzio, Alastor chiese in un soffio «Come
si fa a capire quando è giusto?»
«Questo lo puoi decidere solo tu.» fu l'enigmatica
risposta della principessa, prima di alzarsi e lasciare Alastor da
solo.
Circondata dai suoi seguaci più fedeli, Queen Chrysalis
sbraitava ordini a destra e a manca, quando il rumore secco di due
teste che si scontrano distrasse lei e chi le era incontro.
Voltandosi verso la fonte, riconobbero Alastor. La Regina sorrise.
L'umano ricambiò lo sguardo con un'espressione di volontà
adamantina.
«Hai accettato la mia offerta, alla fine?» domandò
la sovrana
«No.»
«E allora, perché sei qui?»
«Vado a riprendermi Aria.»
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