Via di fuga - parte 2
Già da quando i suoi piedi toccarono la sabbia, Elisabeth
intuì che qualcosa sarebbe cambiato per sempre. E stavolta
non parlava di foglietti bruciati o di genitori da cui scappare. La
ragazza ha sempre avuto un certo sesto senso, aveva un certo intuito
per le cose. Accompagnata dallo stretto indispensabile, si stava
incamminando verso lo sconosciuto. Spesso lo sconosciuto è
sinonimo di pauroso. I passi di Elisabeth si facevano sempre
più incerti mentre nella sua mente si manifestavano le sue
paure più grandi. Scalciando la sabbia, si diede forza e si
disse, tra sé e sé, che è soltanto fin
troppo sensibile e troppo disabituata ai cambiamenti. Fissò
in testa l'affermazione per cui tutti i cambiamenti sono positivi ed
andò avanti, avanti ancora per molto. Non si
fermò fin quando non ebbe davanti un tetto sotto cui avrebbe
potuto riposare. Simile ad una casa, si ergeva sulla spiaggia un
piccolissimo cumulo di legno e ferro. Elisabeth si accasciò
e respirò profondamente. Si lasciò andare a tutti
quei pensieri negativi che aveva messo da parte. Il vento della sera
accompagnava i suoi capelli in una danza così ambigua che, a
poco a poco, fece intimorire la ragazza. Le poche luci della spiaggia
incorniciavano un'atmosfera magica quanto terrificante.
Riflettè a lungo sui passi seguenti, sulla prossima
meta. Si disse che per trovare una soluzione al suo dilemma, doveva
considerare le ragioni della sua fuga. Nella sua mente
echeggiò il suo pensiero costante. Si alzò in
piedi, si mise lo zaino sulle spalle, ricominciò a camminare
e si guardò indietro, stavolta, per un'ultima volta. Un
foglietto di colore rosa era posto proprio nel luogo in cui si era
fermata a riposarsi. La speranza di Elisabeth non tardò a
manifestarsi. Da lontano, poteva vedere delle luci colorate che
illuminavano la fine della spiaggia. Luci rosse, blu, verdi, gialle si
riflettevano nel mare calmo. Per Elisabeth, quello spettacolo la
riempì di gioia. La ragazza iniziò a correre, non
importandosene di tutto il resto, di tutte le sue preoccupazioni e di
tutto ciò che aveva lasciato. Come se i chilometri di
sabbia, dietro di lei, la inseguissero, corse così veloce da
farle mancare il fiato. Quando giunse alla destinazione,
scoprì quanto potesse essere affascinante tutto
ciò che aveva desiderato. Un groviglio di pensieri le
inondò la mente, il mare già divenne un lontano
ricordo. Si toccò le tasche per agguantare uno dei suoi
foglietti per scriverci e lasciare traccia dell'avverarsi del suo
desiderio. Quando scoprì che le tasche erano vuote,
Elisabeth si lasciò andare ad una fragorosa risata. Si
voltò per vedere una distesa di foglietti colorati che
tracciavano la sua corsa sulla spiaggia. Si disse che quello sarebbe
stato un segno. Tutte quelle parole scritte, quei pensieri mai
realizzati li avrebbe lasciati alle spalle. Tutte le abitudini e la sua
quotidianità l'avrebbe abbandonata per lasciare spazio ad
una nuova e concreta vita. Elisabeth si guardò intorno
estasiata dai clacson delle auto e dalle luci delle insegne. Lei non
avrebbe mai immaginato che, non molto lontano dalla sua abitazione,
c'era così tanta vivacità. Chiuse e
riaprì gli occhi più volte perché
sperava di non svegliarsi da un sogno. Non si svegliò, il
suo sogno era proprio davanti a lei. Elisabeth iniziò ad
incamminarsi con passo deciso e determinato. Ormai non lasciava tregua
a nessuna incertezza. Le sue paure si sciolsero in un'unica grande
certezza. Lei sarebbe stata bene, meglio. Era convinta che, in
città, nessuno le avrebbe permesso di non sentirsi bene.
Non si fermò fin quando non vide l'insegna di un
bar. Vi entrò e, fingendo di non essere entusiasmata da
tutto ciò che vedeva, si sedette con cautela su una sedia
accanto al bancone. Il barista non poté non notare il suo
sguardo spaesato. Elisabeth, attratta dalle peculiarità del
ragazzo, cominciò a guardarlo insistentemente. Occhi scuri,
capelli scuri, odore deciso.
E' da tanto che non
vedevo un ragazzo che non odorasse di mare.
Il ragazzo rimase sbigottito dall'affermazione della ragazza. Non
sapeva se considerarlo un insulto. Elisabeth non si curò
della reazione del barista e continuò a guardarlo, notando
qualsiasi cosa del suo aspetto e tutto ciò che facesse
trapelare la sua interiorità.
E' da tanto che non
vedevo un ragazzo che non avesse nemmeno un granello di sabbia vicino
ai polpacci.
Il ragazzo era visibilmente infastidito. Provava un
profondo fastidio per i giudizi affrettati di Elisabeth. Per dare fine
alla situazione, lui decise di non darle corda, di non risponderle.
Elisabeth non notò ciò, lei era troppo esaltata
per non dar conto soltanto alle proprie emozioni. La ragazza gli
sorrise e, di punto in bianco, si alzò e si dirisse verso
l'uscita. Non solo il barista era infastidito, anche il suo capo aveva
notato la strana situazione. Immediatamente ordinò al
ragazzo di raggiungere Elisabeth per chiederle spiegazioni. Il barista
sbuffò ma non poteva disobbedire, non poteva rischiare di
essere licenziato per una situazione così frivola. Il
ragazzo uscì di corsa dal locale. Non impiegò
nemmeno qualche secondo per trovarla. Lo stava aspettando? Il viso
disteso di Elisabeth fece in modo che il ragazzo non si mostrasse
ostile nei suoi confronti.
Come mai mi hai detto
quelle cose?
Elisabeth notò l'incertezza nella voce. Non
riusciva a non sentirsi attratta da quell'imperfezione che regnava sul
viso e sul fisico del ragazzo. Lei era abituata ad osservare i suoi
compagni di classe, così perfettamente in ordine. L'odore di
caffè la inebetì. Non aspettò nemmeno
un attimo per presentarsi, per fargli capire chi era.
Sono Elisabeth.
Lo sconcerto sul viso del ragazzo era sempre
più chiaro. Sbuffò e le rispose gentilmente. Non
sapeva se dovesse trattarla normalmente o ammettere che fosse
impazzita.
Io sono Andrew, piacere.
Le allungò la mano e subito se la sentì
stringere.
Vieni con me, vuoi
qualcosa da bere?
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